mercoledì 19 ottobre 2016

USRAELE-NATO-GOLFO: ALL'ISIS LA SIRIA, A CURDI E TURCHI L'IRAQ - Sullo sfondo dell'offensiva su Mosul


“Genocidio nell’Eden”, “Popoli di troppo”, “Chi vivrà…Iraq!” e “Un deserto chiamato pace” sono i quattro docufilm che ho dedicato alla mia passione per l’Iraq. Lì dentro, testimone oculare,  ho provato a mettere buona parte della lotta rivoluzionaria e antimperialista, dei fenomenali progressi sociali e culturali, della gloria, della sofferenza e dell’incredibile martirio di una grande nazione che, avendo dato i natali alla civiltà del nostro emisfero, non si rassegna a morire.

Dividere tutto ciò che è unito
La parola d’ordine occidentale per questo gigante della storia, della cultura, della modernità e del ruolo nel riscatto arabo, strappatosi a un colonialismo britannico tra i più feroci della storia (Churchill vi sperimentò le prime armi chimiche) fu, fin dal primo giorno dell’indipendenza “frammentazione”.  Indipendenza formale, ma sotto tutela britannica, “concessa” nel 1932 a seguito di numerose rivolte di popolo, ma divenuta effettiva soltanto con la rivoluzione del  1958, protagonista il giovane Saddam, che istituì la repubblica. Alle destabilizzazioni innescate dall’ex-potenza coloniale, ora in combutta con gli Usa e ai colpi di Stato reazionari si accompagnò un primo tentativo di mutilazione: la separazione della provincia irachena del Kuwait, decisa da Londra per affidare l’enorme giacimento di petrolio a un satrapo locale.


La guerra di Bush Senior nel 1991 restituì ai fiduciari Al Sabah il pezzo di Iraq che Saddam aveva, a buon diritto, ma improvvidamente, recuperato alla madrepatria e iniziò a concretizzare il piano della frantumazione dello Stato multietnico, multiconfessionale e, dopo la caduta di Nasser, insieme a Siria e Libia, massimo impedimento al ritorno del dominio coloniale, dello stupro della Palestina e dell’espansione israeliana. La guerra del ’91 annegò l’’Iraq nell’uranio e ne fece a pezzi col cancro le future generazioni. Bill Clinton, con l’orgasmatico appoggio della belluina consorte, volle stroncare una resistenza di popolo, che si rivelava indomabile, con le sanzioni più letali mai impiegate e con un rosario di ininterrotti bombardamenti mirati a infrastrutture, depositi di viveri, l’avanzatissima struttura sanitaria e scolastica, la vita civile.

In fase operativa si entrò con l’aggressione e occupazione anglosassone-Nato del 2003 e, soprattutto, con la spaccatura di una società fin lì assolutamente unita e armoniosa (se si eccettuano le brighe del narco-proconsole USraeliano in Kurdistan. Mustafa e poi Massud Barzani). Parte della resistenza sunnita all’occupante fu comprata, facendo leva sul risentimento anti-iraniano derivato dalla lunga guerra Baghdad-Tehran e diretta contro i fratelli sciti. Ai curdi arrivò il fattivo appoggio in armi e finanziamenti da Israele e Usa. Furono allevati i primi nuclei del jihadismo Isis, con particolare impegno a partire dall’amministrazione Obama e dalla segretaria di Stato Hillary Clinton (che se ne è anche attribuita il merito). Nel frattempo, tra morti della prima guerra del Golfo (compresi i 100mila soldati trucidati dalle bombe al neutrone e schiacciati dai tank nelle trincee nella ritirata dal Kuweit), vittime delle sanzioni (500mila bambini la cui eliminazione fu apprezzata da Madeleine Albright) e nuove vittime della seconda aggressione e successive devastazioni, si era arrivati nel 2009 all’agghiacciante cifra di 2,5 milioni di morti. 4 milioni gli sfollati interni ed esterni). Quando la parola genocidio non è iperbolica.
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Tripartizione a rilento
Sembrava  a buon punto il progetto della frantumazione: sciti al Sud, sunniti al centro, sunniti curdi al Nord, parallelo a quello da decenni concepito, su blue-print israeliano, per la Siria e per la Libia. Con il Kurdistan iracheno la si era quasi fatta, ma tardava la realizzazione degli altri due segmenti, lo scita e il sunnita, tanto più che a Baghdad, dopo l’etnicista governo scita di Nuri Al Maliki, con il nuovo premier Al Abadi si lancia una strategia di riconciliazione e convivenza. Il che determina nei congiurati occidentali il lancio dell’Isis. Il sedicente Stato Islamico di Al Baghdadi, messo su e poi sostenuto con i dollari del Golfo, i rifornimenti e i traffici di Erdogan e le armi Usa, esegue il mandato, dando spazio all’espansione dei curdi (Kirkuk), radendo al suolo quanto delle testimonianze e delle radici della civiltà mesopotamica gli americani avevano risparmiato, dopo i saccheggi e le distruzioni a Baghdad di Biblioteca e Museo Nazionali, e occupando il territorio che avrebbe dovuto diventare la parte sunnita.

Mosul a curdi e turchi, l’Isis a Raqqa
E siamo alla battaglia di Mosul con i suoi diversi attori, autoctoni e intrusi: gli invasori  turchi che Erdogan ha spedito a dividersi con i curdi la provincia di Niniveh con capitale Mosul, a suo tempo colonizzate dagli ottomani; le forze speciali Nato, Usa, britanniche, francesi, australiane, canadesi, tedesche, 500 mercenari italiani, tutti impegnati, al di là di favolette tipo “addestramento dei peshmerga”, o “difesa della diga”, direttamente nei combattimenti in varie capacità. Poi i pompatissimi peshmerga, per Sky protagonisti assoluti (con i curdi a Mosul si ribadisce la tripartizione del paese), al pari di quelli siriani, pulitori etnici di popolazioni arabo-siriane, vezzeggiati da sinistra a destra perchè al soldo Usa e dello squartamento della Siria.

L’unica componente impegnata nell’offensiva, che tutti chiamano “liberazione di Mosul”, mentre per quelli nominati è la sua confisca, che abbia titoli giuridici, storici e morali per riconquistare provincia e città è l’insieme Esercito Nazionale Iracheno-milizie popolari scito-sunnite. Che poi ha dimostrato di costituire l’unico elemento effettivamente combattente e vincente grazie alle successive conquiste di Ramadi, Anbar, Samarra, Falluja, nella risalita verso il confine settentrionale. A dispetto del continuo – e documentato da video e testimoni – supporto fornito dai presunti “alleati” occidentali di Baghdad ai reparti Isis in termini di armi e rifornimenti (l’episodio del bombardamento angloamericano sulla base siriana di Deir Ezzor qui ha avuto decine di precedenti).


L’Isis ha terminato il suo compito. Minato nella sua consistenza numerica  dall’abbandono di migliaia di mercenari demotivati e dal soldo che quelli del Golfo lesinano, privato di rifornimenti dai bombardamenti russi sulle vie di comunicazione che attraversano la Siria, spedito a rafforzare lo schieramento aggressore in Siria, a Mosul opporrà una resistenza formale intesa soltanto a infliggere il maggior numero  di perdite e i danni più vasti all’unica presenza sul terreno sgradita a tutti gli altri: gli iracheni, sciti o sunniti che siano (notare il collateralismo di Amnesty International che, puntuale, se n’è venuta fuori con strepitii di allarme sulle possibili rappresaglie scite ai danni della cittadinanza di Mosul). E il “come volevasi dimostrare” eccolo nei corridoi di fuga da Mosul verso Raqqa in Siria, allestiti da curdi e turchi sotto la supervisione dei padrini Usa e, addirittura, spudoratamentre, nel mancato bombardamento dei jihadisti in fuga da parte degli aerei della Coalizione.

Isis e Al Nusra, travestito da neomoderato Fatah el Sham, servono ad Aleppo e ancor più a Raqqa. A Mosul ci pensano curdi, turchi e quella panoplia di teste di cuoio occidentali che vengono fatti passare da media e Pinotti per maestrine della penna rossa nelle aule dei bravi bimbetti, ma analfabeti militari, peshmerga.

Putin che fa?
Su tutto questo, si vorrebbe sperare, veglia però la Russia, ora all’ennesimo cessate il fuoco ad Aleppo, peraltro prodigo di missili Tow  e rinforzi  per i “ribelli”. A noi però pare che riappaiano quei profumi di ingenuità (qualcuno parla, a mio avviso impropriamente, di cinismo autoreferenziale) che contribuirono a segnare il destino della Libia, quando la Russia volle fidarsi della risoluzione dell’ONU che vietava l’attacco e la Cina, in riva al fiume, aspettava che il cadavere degli aggressori gli passasse sotto il naso.

Mosca e Ankara si accordano sul Turkish Stream, che consente al gas russo di arrivare in Europa saltando l’Ucraina, e i turchi tornano a esportare verso i mercati russi (sostituendo, tra l’altro, anche i produttori ortofrutticoli italiani). Intanto, come se nulla fosse, la Turchia persegue i suoi scopi, nettamente criminali, in Medioriente, in perfetta sintonia con USraele, come  con il resto della Fratellanza Musulmana incistata nella regione. L’eccellente stratega Putin calcola che ciò valga qualche palpebra abbassata sulle incursioni di Erdogan a mangiarsi porzioni di Siria e Iraq, oppure ha nella manica qualche carta che tutti ci aspettiamo possa cambiare l’andamento della partita? Qualcuno parla anche di un accordo tra Mosca e il fronte anti-Assad (Turchia, Qatar, Arabia Saudita) sull’abbandono dell’ex-Al Nusra e la promozione di “moderati autentici”, da coinvolgere nel negoziato per una transizione che contempli, forse, la permanenza di Assad. Possibile che,alla luce della natura di manigoldi de soggetti del suddetto fronte, Putin si fidi? Il Turkish Stream varrebbe tanto? Che gli sviluppi ci smentiscano.



Intanto potremmo fare una bella cosa. A ognuno che ci viene a parlare di sofferenza del popolo ebraico sotto il nazifascismo, sofferenza durata neanche mezza dozzina di anni e compensata da 70 anni di condoni ai crimini israeliani contro palestinesi e arabi, rispondiamo che il popolo iracheno di olocausto soffre da un quarto di secolo e tra i primi a infliggerglielo sono quelli che si nascondono dietro al loro di olocausto. Quello unico!  

Chi vivrà…Iraq!

5 commenti:

alex1 ha detto...

Credo che purtroppo la Russia stia facendo l'errore, come sottolineai a suo tempo per il Donbass, di fare tregue e prepararsi a firmare accordi che la controparte non ha nessuna intenzione di rispettare, salvo usarli per riarmarsi e riorganizzarsi. Ho volute sperare che gli accordi di Minsk, fatti firmare due volte perche' dopo il primo I paranazisti tentarono, senza riuscirvi, di prendersi una rivincita sul campo di battaglia. Oggi I golpisti disconoscono anche ufficialmente quegli accordi, hanno ripreso ad colpire le abitazioni degli abitanti delle due repubbliche popolari. Valeva allora la pena affrettare quella tregua e quell'accordo? Penso che la ripresa del conflitto in grande e' solo questione di settimane, probabilmente si aspetta solo l'elezione della russofoba Killary. Non so se la Russia interverrebbe a difesa degli otto milioni di abitanti. L'anno scorso in un mio breve viaggio a Mosca parlai con una guida che ci racconto' del massacro della famiglia di suo nonno da parte dei seguaci di Bandera e chiese al nostro gruppo italiano: "ma ve lo dicono in Italia che dall'Ucraina sono arrivati piu' di un milione di profughi in Russia?". Silenzio ed imbrazzo generale. E lei non era Putiniana, anzi era una comunista delusa da chi "non era riuscito a costruire il comunismo in URSS" e da chi aveva svenduto il paese.
In Siria ho l'impressione che si utilizzi la tregua (anzi si chiede di allungarla...) per fare avanzare "L'esercito cosiddetto libero siriano" verso Aleppo e magari sostituire gli "assedianti" (che hanno rifiutato la proposta di De Mistura di uscire dall'assedio, mi ricorda tanto la storia di Saraievo) con l'espulsione dei legittimi abitanti da Aleppo Est che a quell punto costituirebbero un grave questione umanitaria per il governo siriano, e sarebbero dimenticati da tutte le Ong varie. Con buona pace di chi alludeva di un'alleanza fra Putin ed Erdogan. Non sono ottimista, gia' per me vedere le foto dei tanti edifici sventrati ad Aleppo e' impressionante perche' fa capire che il livello di distruzione e' altissimo e che l'imperialismo non intendera' mollare la presa, a costo di ridurre la Siria a pezzi come l'Iraq, paese che ha visto una rilevante parte della storia dell'umanita'. La Siria non lo merita, I siriani non lo meritano.

Anonimo ha detto...


Io credo Alex che i Russi stiano facendo veramente molto .
Cercano di arginare le aggressioni dei serial killer ,ma non possiamo pretendere che si immolino da soli davanti a questi mostri psicopatici e a NOI che li sosteniamo.
Proprio NOI,le nostre "opinioni pubbliche",le nostre tv,i nostri"giornali",quei servi che abbiamo eletto per "governarci".Fino a pochi decenni fa si parlava delle guerre dell'IMPERIALISMO AMERICANO (termine attualissimo e correto,che pero' farebbe soorridere di sufficienza chi usa termini grotteschi come sindaca ed assessora)ed esisteva nei paesi allora occidentali,e non uccidentali,una opinione pubblica che costituiva un ostacolo ai piani dei serial killer,e una parte dei mass media che ne denunciava i risvolti criminosi.
Che la Russia si comporti negliattuali teatri bellici come a Stalingrado nel 1942 e' chiedere troppo.Pero' Killary Stranamore farebbe bene a ricordarsi di Stalingrado per il futuro...
Luca

Anonimo ha detto...

E ieri è stato assolto l'unico imputato nel processo per la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, dopo 19 anni di carcere e continui depistaggi da parte delle autorità italiane. Intanto però tutto il materiale girato dai due giornalisti per il loro ultimo documentario è andato perduto, bisognava insabbiare a tutti i costi la rete di traffici che avevano scoperto e che coinvolgeva le mafie italiane e i paramilitari croati.

Un servizio delle Iene ha rivelato che la Legge Madia tra le altre cose permette la privatizzazione dell'acqua, passata da bene pubblico ad un bisogno da pagare profumatamente. Alla faccia del referendum di qualche anno fa. Ovviamente la ministra si è rifiutata di incontrare gli inviati, fa comunque parte di un governo che da del fascista a chiunque vota NO al referendum. Pare inoltre che l'esecutivo di Renzi si sia indispettito con il sindaco di Napoli che ha creato un'ente pubblico per la gestione delle acque della città prima che uscisse il decreto, unica città in tutta Italia. De Magistris è inoltre alla testa dei sindaci che voteranno NO alla riforma costituzionale.

Massimo ha detto...

Ho guardato oggi su internet l'ultimo dibattito, quello di stanotte per noi europei, tra Trump e Killary e inviterei te Fulvio e gli altri utenti a fare altrettanto se non lo avete già fatto.
Non ho potuto fare a meno di notare lo sguardo cattivo, da arpia senza un briciolo di umanità della serial killer Killary in un paio di momenti in cui il suo avversario gli rinfacciava giustamente, il disastro dell'attuale medioriente da lei creato insieme ad Obomba.
Penso che se avesse potuto avrebbe veramente impugnato la pistola con due mani come la bella figura che hai messo sul tuo post e con lo sguardo da invasata avrebbe fatto fuoco.
Il bello in senso amaramente ironico è che questa invasata viene fatta passare per paladina delle donne e delle minoranze, lei che con la sua fondazione assieme al maritino ha rubato tanti di quei soldi venendo foraggiata proprio dai paesi come Arabia Saudita e Qatar in cui le donne le lapidano sulla pubblica piazza.
Poco fa facendo zapping mi sono fermato un attimo sul tg3, giusto il tempo di vedere la rediviva Giovanna house organ Botteri dire a proposito di Trump che mai un candidato presidente era giunto a dire che non accetterà il risultato delle elezioni a meno che non sia lui a vincere...ecco cosa poteva enfatizzare la serva di Obomba-Killary di più di un'ora e mezza di dibattito.
A proposito Obomba a cui è stata rivolta una domanda sui timori espressi dall'uomo con la polenta in testa di possibili brogli, il Nobel più farlocco della storia ha risposto sicuro che no, non ci sono mai stati in accordo a quanto esperti sia democratici che repubblicani hanno certificato e non ci saranno.....la sua protetta ha ovviamente rilanciato la bufala della Russia e di Putin che starebbero dietro al caso delle sue email tirato fuori da Wikileaks.
Del merito delle sue mail neanche a parlarne nè del disinvolto ruolo della sua fondazione per la quale chiedeva soldi a chi volesse incontrarla quando ricopriva il ruolo di segretario di stato.
I brogli in Usa??? Giammai, allora le elezioni del 2000 con il tira e molla di Al Gore con Bush Jr, andato avanti per giorni sul riconteggio della Florida devo essermelo sognato.
Forse era solo un incubo, forse il buon Gore non si fermò perché se lo comprarono con un milione di dollari come ho letto in un commento oggi su un video della campagna elettorale del faro della democrazia mondiale....
Benvenuti nella realtà che è molto peggio di un incubo.

Massimo ha detto...

Dimenticavo che la risposta ai timori su possibili brogli Obomba l'ha data in occasione della visita del nostro cagnolino da riporto Renzi di cui ho notato uno sguardo particolarmente intelligente come suo solito mentre ascoltava il suo superiore....ed io che credevo che dopo berlusca non si poteva andare più in basso, mi sbagliavo, abbiamo scavato.....