Che il mostro sia ferito è indubbio, che abbia la forza per
menare colpi di coda, o allestire una soluzione finale è da vedere. La resa dei
conti, in ogni caso, ha per obiettivo Putin e la sua Russia, nonché i popoli
europei a metà strada tra est e ovest. Quella Russia che, sottratta al magliaro
Eltsin e agli avvoltoi interni ed esterni che lo sbronzone aveva invitato alla
tavola apparecchiata con le membra mozzate dei popoli sovietici, rimessasi in
piedi e in cammino, ha dato l’altolà al processo della mondializzazione
imperialista, ha asserito e concretizzato il suo diritto ad avere una parola in
merito a se stessa e al pianeta, si è mossa in sostegno di tale diritto e a
difesa di chi dalla mondializzazione imperialista doveva essere spianato.
Siamo alle provocazioni che dovrebbero avvicinare quel
confronto risolutivo da cui soltanto degli invasati mentecatti, manovrati al
potere dalla storica cupola finanzcapitalista, possono aspettarsi una
sistemazione dell’ordine mondiale che mantenga in vita l’umanità. Ci stiamo
avvicinando a quel confronto, inevitabilmente nucleare, o vi siamo già dentro? That is the question. Vediamo.
Il Quarto Reich
La palma degli affossatori di ogni diritto, decenza, morale,
umanità, spetta a Israele, ai superatori dei nazisti che dirigono il paese e
proclamano il “più morale del mondo” un esercito che va alla partita di caccia
contro donne uomini e bambini inermi e, dispiace dirlo, caccia condivisa
dall’incirca 80% della sua popolazione che con tale banda di licantropi si
schiera nell’occasione di ogni bagno di sangue, da 70 anni a questa parte. Per
farsi sparare come uccelli di passo da energumeni i cui cervelli grondano
sangue e cinismo, i palestinesi di Gaza, in trentamila e mani nude alle soglie
delle terre loro rubate, hanno preteso di ricordare il diritto al ritorno a
dove erano stati spossessati. Un diritto decretato innumerevoli volte dalla
comunità internazionale, l’ONU, quella ufficiale, vagamente più titolata di un’altra
sedicente “comunità internazionale” che pretende di prevalere su quella che
comprende 193 nazioni, mentre non è che il decimo NATO dell’umanità. Titoli
dell’ONU manomessi nel tempo dalla protervia degli Usa e che un segretario
sguattero ha definitivamente sotterrato con la sua patetica equiparazione tra
assassini seriali e di massa e loro vittime.
Io quelli del ritorno li ho visti, conosciuti, frequentati.
Ci ho vissuto insieme nei campi, da Tel Al Zataar in Libano a Dheisheh sotto
Betlemme. Ho visto dare loro la caccia, seconda ondata di profughi, nella
guerra dei Sei Giorni, 1967, su per la Galilea e sopra al Golan, villaggi
bruciati, gente in fuga con le masserizie caricate su carri e asini, i carri
con la Stella di Davide appresso, con i cingoli e le cannonate.
La “Grande Marcia del Ritorno” è stata fatta nella ricorrenza
della Giornata della Terra, quella di un altro 30 marzo, 1976. I morti
ammazzati dall’esercito “più morale”del mondo” erano stati sei, i feriti un
centinaio. E una buona parte di mondo civile ha protestato, manifestato, detto
ai killer quello che gli era dovuto. Il vittimismo che Israele e buona parte
della comunità ebrea internazionale utilizzano come arma-fine-del mondo per
asfaltare chiunque osi alzare sopraccigli sulle nefandezze dello Stato etnico-confessionale
sionista, ne rimase incrinato per un po’. Stavolta la mattanza è di 17 morti
(finora) e di 2000 feriti e la stampa ciancia di “reazione sproporzionata” alle
“minacce di Hamas”. Il New York Times, standard aureo del giornalismo per la
nostra comunità di presstitute, nasconde i laghi di sangue e i campi della
morte e delle mutilazioni sotto l’insegna “Il diritto di Israele di
difendersi”. Niente di sorprendente: è
l’house organ degli antrpofagi di
tutte le guerre, di tutte le rapine, di tutte le devastazioni.
Ma qui non dovremmo esimerci dal tributare riconoscenza e
onore a quei pochi ebrei che hanno manifestato contro il massacro dei propri moralissimi
carnefici. Basterebbe uno solo di questi manifestanti coraggiosi, o un solo
Pappè, un solo Finkelstein, un solo Atzomon, per impedirci di generalizzare.
Come per i migranti, tutti “rifugiati”, nessuno parte mai dal
primo anello della catena, l’espulsione coatta o necessitata da interventi
occidentali – bombe, multinazionali, Ong - nel quadro dell’appropriazione di
terre e risorse, così sono bastati pochi lustri perché l’opinione pubblica,
quella vigile e agguerrita, si adagiasse nella comoda sdraio dell’oblio. Oblio
del primo anello, il crimine, vero male assoluto, contro un popolo titolare
millenario della sua terra, invaso, espropriato, sradicato, massacrato, tenuto
in ceppi. Un rigurgito del più feroce colonialismo dei secoli precedenti,
salutato come bastione di civiltà e unica democrazia in un Medioriente popolato
da selvaggi.
Quanto i cari rifugiati
stanno sulle palle
A tale bastione di civiltà e diritti umani accorrono ora
coloro che, ove incorsi nella rete criminale di trafficanti e Ong nel
Mediterraneo sono profughi da accogliere senza se e senza ma, da Israele
vengono messi davanti all’alternativa: o il carcere, o l’espulsione verso
Ruanda e altri paesi (che non li vogliono). Sono quei circa 30mila cui è
riuscito di penetrare in Israele sfuggendo alle fucilate delle guardie di
frontiera nel Sinai. Si urla sulle terribili condizioni in cui i migranti sono
tenuti nei campi libici e, alla luce di racconti non strumentali si esagera
alla grande al solito scopo di incrementare il traffico, lo sradicamento,
l’operazione di spostamento di popolazioni. Andassero a vedere come sono
trattati quelli che finiscono nei campi israeliani in mezzo al deserto del
Negev. Con una sfrontatezza degna di coloro che a certi fondatori dello Stato
canaglia dissero “O Auschwitz, o la Palestina”, il plurindagato per ladrocinio
e corruzione Netaniahu concorda con i gaglioffi dell’ONU di scaricare
sull’Italia parte dei primi 16mila da cacciare. Avete udito anche solo un
flebile fiato di sconcerto e riprovazione da parte di quella lobby, israelita
per buona parte, con a capo gli umanitaristi da Nobel Erri De Luca e Furio
Colombo, che si sdilinquisce h24 sulla disperazione dei migranti, la nobiltà
dei soccorritori, l’infamia di chi ne denuncia e indaga il malaffare e gli
occulti mandanti?
Botta ai serbi, che
Mosca non s’illuda….
Kosovo: uno Stato canaglia che non è neanche il caso di
definire Stato e a cui la qualifica di canaglia va stretta, dato che si tratta
semplicemente di una gigantesca base Usa circondata da pretoriani selezionati
accuratamente tra tagliagole UCK, trafficanti di organi e di stupefacenti e
messi a capo, a Pristina, di un sedicente governo. Nel quadro strategico delle
botte da dare a destra e manca, in una
dimostrazione di muscoli che ricomponga un equilibrio largamente alterato dalle
vittorie siriane, irachene e russe in Mediorente (vittorie con retrogusto
amaro, se la liberazione di Ghouta comporta la ricollocazione degli sgherri
Nato, sauditi e turchi a Idlib e Afrin, area definitivamente sottratta dai
turchi), sono state mosse anche le pedine criminali kosovare.
Un manipolo di sbirri albanesi è stato spedito nell’enclave
rimasta ai serbi dopo la pulizia etnica di 300mila dei titolari di questa
terra. A Mitrovica, la città sull’Ibar divisa tra le due nazionalità, nella
parte serba era riunita la delegazione, con rappresentante di Belgrado,
incaricata delle trattative con Pristina sul futuro della regione. Era il 27
marzo ed erano passati due mesi da quando un killer senza volto, ma con
mandante certo, ha ucciso con sette pallottole, sparate da un auto in corsa, il
lader storico della minoranza serba, Oliver Ivanovic. La soldataglia del
premier narcos, Hashim Thaci, è penetrata nella sede della riunione, ha sparato
e picchiato, ferito 32 persone, arrestato il rappresentante del governo di
Belgrado, Marko Djuric, e ha sfasciato tutto. Nessun intervento, né prima, né
dopo, delle forze dell’ONU. Compiaciuto silenzio delle cancellerie e dei media
che si sono inventate questo aborto di entità. Lezione alla Serbia che tentenna
su UE e Nato e, per proprietà transitiva, alla Russia che, diversamente dal
traditore della Serbia Eltsin, con Putin è tornata a occuparsi di questa
nazione sorella.
“Sinistra” di
complemento per genocidi
Sullo sfondo del destino della Jugoslavia e della Serbia
distrutte e devastate c’è, ricordiamocelo, la sciagurata ed efferata “sinistra”
chic, radicale, o comunque la si voglia chiamare, in ogni caso
collaborazionista, che, col “manifesto”, centri sociali, pezzi di Rifondazione,
slinguazzava i mentitori imperiali che distorcevano le figure apicali dei paesi
da obliterare in dittatori sanguinari intenti a massacrare i propri popoli e
minacciare l’Occidente. Così, satanizzando Milosevic, lastricarono la via
all’aggressione, alla restaurazione reazionaria, quando non fascista, nelle
varie repubbliche, all’amputazione dell’Europa. Truppe di complemento dei
genocidi, non si sono mai fermate; ovunque il maglio imperialista volesse
abbattersi, allestivano il terreno con il loro glifosato. Peste li colga.
Morto un Russiagate se
ne fa un altro: i gas nervini di Londra
Il Russiagate, arma farlocca che spara a salve, ma di
notevole potenza deflagrante mediatica, era stato messo quasi fuori gioco dalle
rivelazioni del Senato sul dossier confezionato da spie britanniche in accordo
con il campo di Hillary Clinton (già in grave difficoltà per lo scandalo delle
mail riservate scambiate su indirizzi privati) e inteso a inventarsi ogni sorta
di porcata di Trump, compresi i connubi con Mosca e Putin. Polveri bagnate da
asciugare ed è uscito l’avvelenamento del russo, spia britannica, Sergei
Skipral e della figlia Julia. Non è stata esibita la minima prova, non è stata
aperta un indagine, non è stato individuato un avvelenatore. E’ bastata la
parola di Theresa May, come ogni premier britannico del dopoguerra velina o
paggio dell’inquilino della Casa Bianca, per determinare la responsabilità dei
russi, anzi di Putin. Presunta patria del diritto e della democrazia moderni, tali
diritto e democrazia ha intossicato peggio di chi ha avvelenato Skipral con il
famigerato agente nervino Novichok.
Un ludibrio di cui Londra si era già coperta quando addossò a
Gheddafi l’esplosione in volo su Lockerbie in Scozia, a Natale 1988, di un
aereo Pan Am con 268 persone a bordo. Il giudice della sentenza conclusiva, a
Edimburgo, definì la sentenza che aveva incolpato la Libia un “travestimento
della giustizia”.
Novichok, chi ce l’ha e
a chi conviene usarlo
Del Novichok si sanno per certe alcune cose, del tutto
ignorate dal coro di più o meno riluttanti domestici obbedienti che alle
espulsioni di diplomatici russi hanno aggiunto le loro, per un totale di 150,
riuscendo a infliggersi il danno del peggiore deterioramento di rapporti con un
partner prezioso come la Russia dai tempi della crisi dei missili a Cuba. La
sostanza chiamata Novichok era stata sviluppata in URSS negli anni ’70, ma fu
distrutta nel 1997, insieme all’intero arsenale chimico russo, sotto la
sorveglianza dell’Organizzazione Internazionale per la Proibizione delle Armi
Chimiche (OPCW). Uno scienziato russo coinvolto in quella ricerca, Vil
Mirzayanov, oggi alloggiato in una villa milionaria a Princeton, New Jersey, nel
1996 se ne fuggì negli Usa dove illustrò agli interessantissimi colleghi del
Pentagono ogni dettaglio della sostanza, di cui con ogni probabilità portò qualche
campione con sè, visto che già ne aveva venduto dosi a boss mafiosi degli Stati
baltici. Scrisse tutto in un libro “Segreti di Stato. Il racconto di chi ha
partecipato al programma russo delle armi chimiche”. Hillary Clinton ordinò di
farlo sparire e che non se ne facesse parola.
Cui prodest?
E non abbiamo neanche fatto ricorso alla logica che
polverizza qualsiasi teoria: a chi è
convenuto accusare la Russia di aver condotto un attacco chimico (quello che,
grazie agli occhiuti russi, non si è riuscito a combinare a Ghouta, in Siria)
contro la popolazione su suolo britannico?
Siamo vicini a
mezzanotte o già lì?
Gli scienziati che sorvegliano le condizioni per le quali ci
stiamo avvicinando o allontanando dall’ora X nucleare, hanno spostato
l’orologio dell’apocalisse a due minuti da mezzanotte. Ciò su cui è lecito
argomentare è se l’offensiva Usa-UK-Israele-Nato sia una virulenta risposta ai
contraccolpi arrivati dalla Siria, alla recentissima firma tedesca dell’accordo
con i russi per la costruzione del secondo oleodotto attraverso il Baltico (Nord
Stream 2) e, addirittura, all’affermarsi in Italia di forze politiche poco in
linea con l’UE e con le sanzioni alla
Russia. Per la verità non è più la Russia con i suoi hacker ad aver fatto
vincere Trump, Brexit e, si parva licet…
Di Maio e Salvini. Ora i ruoli si sono invertiti e pare che questi esiti
nefasti li abbiano sulla coscienza FB e Cambridge Analytica. Ma vedrai che ci
troveranno una manina russa in qualche modo. Ma quali milioni impoveriti dalle
guerre di Obama/Clinton! Ma quali lavoratori e disoccupati inglesi stufi di
sputare sangue per l’austerity di Draghi e Juncker! ma quale un italiano su
cinque sotto o attorno alla soglia di povertà e nauseato da un regime di
grassatori e da una sinistra che ne regge lo strascico…!
Per cui, in vista di uno scontro decisivo con il grande
antagonista in costante crescita, con il suo ostico presidente confermato nel
voto in misura come nessun governante occidentale si sognerebbe, è necessario
inventarsi continuamente nuovi motivi per distrarre l’Europa dalle sue
inclinazioni/tentazioni verso il proprio
spazio economico naturale, che non sta a ovest, ma a est. Armeggiando e
costringendo ad armeggiare intorno ai confini dell’Orso, tagliandosi gli
attributi per fargli male.
Nell’ipotesi peggiore siamo già alla vigilia di quello
scontro decisivo, del redde rationem,
dell’armageddon contro coloro, Russia e Cina, che oggi come oggi costituiscono
per i forsennati del governo mondiale unipolare dei ricchi un ostacolo
insormontabile . Ricordiamoci che a Washington sono pazzi e che a tutti gli
altri intorno a noi in Uccidente sono appassite le gonadi.
10 commenti:
http://www.europe-solidaire.org/spip.php?article28370 ....The revolution in Syria is a fundamental part of the North African revolutions, yet, it is also an extension of the Zapatista revolt in Mexico, the landless movement in Brazil, the European and North American revolts against neoliberal exploitation, and an echo of Iranian, Russian, and Chinese movements for freedom. Qst rivista telematica francese sembra ricalcare -negli articoli al lato colonna- il canovaccio della -questione Brasile- e cioè, all'inizio delle proteste che gettarono nel calderone, corruzione e politica, in una escalation di centralizzata ramificazione partita da San Paolo che vide la causa scatenante nel trasporto pubblico gratuito -senza distinzioni alcune mistificando reddito e diritto- . Personalmente credo che stia strisciando anche in Brasile la nuova sinistra -evergreen- ora capitanata da Guillerme Boulos il quale, se non gridò all'impechment contro Dilma, fu collante della protesta il cui fine era ampiamente preventivato e previsto. Che i semterra abbiano mai forzato la mano è escluso, proprio per la tradizione che ne anima il movimento, ben politicizzato [seppur col retaggio (difensivo.necessario) teo-liberazionista] e fermo nel non cadere nelle propagande dell'impero, le cui sedi Washington, Roma, Riad (saulita), Gerusalemme sono ben rappresentate ai lati della bandiera nel Senato statunitense dell'Euroepica biblica e petroliera. p.s. -ho sempre pensato che destra e sinistra indicassero nell'antica Roma le rispettive sponde del fiume così da dividere per corporazioni e non per classi, le elite. Nell'ipotesi di disfacimento prossimo, sarà il caso di trovare collocazioni fuori dai centri urbani.
Anonimo@
La prime tre righe sono il pasticcio idiota/furbo della commistione di opposti. Pura mistificazione Cia per fare apparire oro la merda.
Il resto richiederebbe qualche gentile nota esplicativa. A questo prezioso corrispondente ricordo un'altra volta che, almeno quanto a me, questo blog ospita intelligenze medie.
Lo stato profondo, il gruppo Bilderberg,la trilaterale o
qualunque cosa sia questa sperctre che domina parte
dell'umanità si e' chiusa in un
angolo, e il pugile avversario
la sta riempiendo di cazzotti.
Lei ha ragione da vendere. Che
scrupoli si possono fare personaggi che hanno fatto sganciare ben due ordigni nucleari sulla popolazione civile di Hiroshima e Nagasaki a guerra
ormai vinta, lupi mannari che
hanno ucciso il loro presidente
come fanno i gangster tra di loro,fatto massacrare un milione?
di vietnamiti,fatto uccidere nel
più maldestro dei complotti migliaia di lavoratori americani
l'11/09, fatto massacrare milioni
di persone in medio oriente,fatto
assassinare innumerevoli persone
in tutto il pianeta (solo in Italia non è esagerato affermare
che sono state centinaia).
Agli inizi degli anni 80, al culmine della guerra fredda
un uomo di buona volontà
( il regista Nicholas Meyer),
volle girare il film the Day After come ammonimento a tutte
le coscienze stordite dalla spensieratezza del benessere
di quegli anni.
Consiglio specialmente ai giovani
di vederlo, e di abbandonare le
futilità quotidiane, soppiantandole con cose più importanti, come riscoprire la
fratellanza di comunità e prepararsi a essere guerrieri,
perché i pochi che sopravviveranno non avranno vita
facile.
Scusate per la brutta formattazione del testo, questo
succede quando si scrive dal cellulare.
Saluti
Massimo71
Nel seguire la faccenda Novichok ti consiglio di buttare un occhio al blog di Craig Murray ( https://www.craigmurray.org.uk ), un ex diplomatico inglese che sta marcando strettissimo il suo governo e il Guardian.
Sul Kosovo ha dimenticato di
menzionare uno dei mestieri
prediletti da tali individui:
il magnaccia!!! eccone uno
diventato "risorsa" per il nostro
bel paese.
https://www.casertace.net/34662-caserta-arrestato-noto-magnaccia-di-viale-carlo-iii.html
Luca di Caserta
P.S. Quando c'è vo' c'è vo'.
Ho visto un video di Moni Ovadia a proposito delle stragi israeliane di palestinesi, manifestanti e non, non so se era relativo a questa recente. Tutto un bel discorso accorato e giustamente indignato, contro i nuovi insediamenti, contro la politica del governo israeliano ed accuse anche ad Obama, colpevole non solo di non aver fatto pressioni per far smantellare gli insediamenti "illegali", ma di non essere riuscito a fermare neanche quelli nuove. Ottimo intervento, se non fosse un inciso che potrebbe cambiare la prospettiva del discorso, quel famoso "Io non dico che Israele non abbia diritto alla sua sicurezza, ma...". Quindi si puo' dedure che secondo il commediografo sarebbe giusto non sparare sui palestinesi, e magari lasciare loro anche qualche brandello di terra, purche'restino muti e disarmati e sopratutto, non rompano le scatole per ottenere quello che e' stato loro illegalmente tolto dal 1967 in poi, tanto meno il diritto al ritorno di quelli sradicati con la forza ed il ricatto? Sarei curioso di capire meglio. Saviano tace, troppo occupato di Goutha Est e dal "dittatore" Assad.
Dopo i titoli su Douma di stasera, temo offensiva finale.
Diego
Anche io come Diego penso che il sistema dei governi democratically correct d'occidente non possa tollerare che i suoi ribelli di complemento vengano sconfitti in Siria, che la Turchia faccia un po' come le pare (antisiriana si, ma molto indipendente) e che Israele trovi dopo anni, forse decenni, un fronte abbastanza compatto Siria Libano Iran, e forse anche Iraq ed Egitto, tanto da perdere la testa contro i manifestanti palestinesi e lanciare un attacco missilistico contro un aeroporto siriano, ben lontano dai sui confini. Svanita la fake news del Russia gate, molti dubbi ed incongruenze anche dal presunto avvelenamento della spia Skripal, in più anche l'indigesto Orban viene riconfermato in Ungheria, quale migliore occasione per scatenare un "prova di forza" per mettere sotto pressione la compassata Russia ma anche tanti "populisti ed euroscettici". Quale migliore occasione forse anche per iniziare quella guerra diretta contro l'Iran, tanto desiderata dai governi israeliani soprattutto se fatta dai suoi alleati?
Aggiungo sull'assassinio del leader serbo in Kossovo. Il Manifesto, tanto per non smentirsi aveva dato a suo tempo credito ad una pista "interna" ad una specie di regolamento di conti fra serbi.
Non per essere pessimista, ma credo sia questione solo di giorni. A qualche democratically correct che legga qui e pensi che la guerra sia solo opera di Trump, scheggia impazzita dell'America di provincia, consiglio di vorrei leggesse questo titolo che fa capire che in cima agli interventisti, oltre ad Israele che sa di non poter fare una guerra di ampia portata e durata da solo, c'è la Francia (guarda caso, dopo la Libia) di Macron ,portato ad esempio anche dai settori del PD sconfitto. Dopo le sconfitte dei "ribelli di complemento" contro il governo Siriano, intollerabile per buona parte dei governanti occidentali, o meglio "uccidentali" sembra sia l'ora di mettere sotto pressione la Russia. Non con le fake news. con i fatti, con la guerra economica, già in atto da tre anni, e poi con quella militare, sia pure in quella zona grigia che si chiama Medio Oriente.
http://www.corriere.it/?refresh_ce-cp
Cosa diranno e soprattutto faranno i vari Salvini e Di Maio?
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