mercoledì 25 marzo 2020

Le persone chiuse in casa, il pensiero chiuso in testa---- CACCIA ALLE STREGHE ----- Il tripudio dei cortigiani




Lo Zeitgeist dei pochissimi
Siccome la tendenza dominante, dai filosofi tedeschi chiamata Zeitgeist, spirito del tempo, è quella, dell’imbroglio, del raggiro, del complotto dei pochissimi ai danni dei tantissimi, i primi però con seguito di giullari, sicofanti, guardaspalle, chierici traditori e camerieri, noi ci affidiamo alla controtendenza della sincerità, onestà, libertà. Voci dissonanti che, pure, esistono, si vanno facendo largo tra le crepe della cospirazione. Che se dovessero prevalere, dovrebbero portarci un bellissimo giorno a un simil-processo di Norimberga. Processo in cui giudicare e condannare, certamente non all’impiccagione come l’originale, tutti coloro che hanno provato a fare al mondo un’inversione a U e così bloccare la storia dell’emancipazione umana. Ho scritto “simil-Norimberga”, dato che quell’episodio antigiuridico rappresenta un’aberrazione senza confronti: un processo di criminali di guerra vincenti a criminali perdenti. Il nostro processo sarebbe dei liberi e onesti ai ladri di verità e di onestà. Ladri a mero scopo di dominio e di profitto attraverso l’imposizione, ancora una volta, del dogma, del pensiero unico universale.

A la guerre comme à la guerre
Nei momenti di loro massima crisi, di credibilità prima ancora che di potere, i padroni ricorrono al mezzo estremo: la guerra. Ed è di guerra, di fronte, che straparlano i coloro che gestiscono l’attuale fase di attacco a quel poco che ci era rimasto di secoli di lotte di liberazione. E quando di guerra si parla, non solo appaiono sulla scena colonelli e truppe, ma i dissidenti, le voci alternative, diventano collusi col nemico Il nemico essendo non solo il Virus diventato, da normale fastidio, stragista e “nemico della vita”, ma tutti coloro, magari scienziati, che lo “sottovalutano”. Trattasi di disertori, traditori, il peggio del peggio, quelli che negli anni di Hitler in Germania praticavano la “Wehrkraftzersetzung”,  la disintegrazione della Forza di Difesa.

Ecco, oggi abbiamo, in aggiunta ai tanti castigati perché topi fuggiti dalla tana e oppositori del distanziamento sociale per spinta di sopravvivenza, la peste infame dei disintegratori della Forza di Difesa. Quelli che, quando poteva, la Chiesa faceva ardere sui roghi a maggiore gloria di dio e del proprio dogma. Ora, oltre che con la superfetazione di forze dell’ordine, dobbiamo vedercela con i droni che fulminino, per ora con telecamere, domani, chissà, con gli Hellfire, i delinquenti che, addirittura in coppia, ancora insistono a contagiare il paese facendo più di 100 metri per strada (6000 euro di multa, sei mesi di carcere, 5 anni se vai in giro contagiato).

Rispunta Torquemada


Una strega ideale che, si parva licet componere magnis, sarebbe banale, ma non improprio, avvicinare a Giovanna d’Arco, e la da me ripetutamente citata Maria Rita Gismondo, direttore Microbiologia clinica e Virologia all’ospedale “Sacco” di Milano, il più rinomato, insieme allo Spallanzani di Roma. Questa, al pari di alcuni tra i più autorevoli virologi ed epidemiologi d’Europa, si è permessa di opporre al terrorismo, tipo “Saw”, che ci incuneava in cunicolo dopo cunicolo della paura, un minimo di dati corretti, a ridimensionamento del clown, appunto, di “Saw”, dimostrandoci alla mano di numeri di contagi, malati, morti, come ci trovassimo in poco più di una normale influenza stagionale. Influenza però stavolta precipitata nel deserto di una Sanità pubblica, un tempo attrezzata, oggi ridotta, a dispetto e a insulto di coloro che ci operano da combattenti e martiri, a qualcosa di meno di un lazzaretto seicentesco.

 Roberto Burioni, Clinica privata San Raffaele; Maria Rita Gismondo, Ospedale Pubblico Sacco

Contro Gismondo, che aveva detto saggiamente, in coro con le massime eccellenze europee: “Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia… non dobbiamo preoccuparci”, si sono concentrate le artiglierie di fango di un qualcosa che ricordiamo averci imposto, unici nel mondo, in nome della Scienza dall’ S maiuscola, una e trina (Big Pharma, OMS, Burioni), 12 vaccini fin dalla nascita e sputi in faccia a chi ne temeva le ricadute, peraltro denunciate da un’altra scienza, ovviamente con la s minuscola. Si tratta del “Patto Trasversale per la Scienza” (PTS) dei noti Burioni, Lopalco e Silvestri. Hanno diffidato legalmente (sic) una delle nostre più eminenti specialiste della materia, “per le gravi affermazioni sul Coronavirus, volte a minimizzare la gravità della situazione e non basate su evidenze scientifiche”. Che solo loro hanno. Se la vedranno in tribunale, dato che Maria Rita Gismondo ha risposto da par suo: ”Non torno indietro sulle mie dichiarazioni”. Quanto a voi, da chi andreste in caso di difficoltà respiratoria, da Gismondo, o da Burioni?

Bergamo, Brescia, caro vaccino

A proposito di vaccini, questa è davvero interessante. Bergamo ce l’hanno raccontata come Manzoni la Milano della peste. Siamo stati percossi dalle immagini di innumerevoli camion militari che portavano via bare a una a una. Qualcuno, tra cui questo blog, ha segnalato il dato che, con la regione più inquinata da particolato d’Europa, forse c’era già qualcosa nell’aria della Lombardia che facilitava l’infezione polmonare. Ora ne abbiamo un altro di possibili facilitatori (purchè il prof. Burioni non ci scorga, sennò altro che diffida legale). Nel gennaio del 2020, in una campagna lanciata dalle autorità, vengono vaccinate 34.000 persone contro la meningite, tra le quali 1.680 scolari direttamente nelle scuole e 2.414 lavoratori negli stabilimenti. Anche a Brescia 9.200 persone ricevettero il vaccino speciale, in aggiunta a 1.700 persone da parte di medici di base e pediatri, 1.000 scolari e 300 lavoratori, per un totale di 12.200 cittadini.


Gli scienziati del ramo ci dicono che un effetto collaterale del vaccino può essere la sindrome Guillain-Barré che nel 25% dei casi produce una paralisi della muscolatura respiratoria, i pazienti devono essere ventilati e la mortalità sale al 5,5%. Fatene quel che volete. Ma, oggi come oggi, non fatevi sentire. Verrà il tempo…

Il caudillo e i suoi cacicchi
Il “Modello Italia” che l’OMS propone al mondo intero lo dobbiamo ai comandanti di questa guerra. Una combriccola (classe dirigente sarebbe dire troppo) di feldmarescialli, generali, colonelli, sergenti, tutti delegati dell’OMS, a sua volta delegato di Big Pharma, impegnati a marcare di malato l’asintomatico (sano) e di morto per Covid-19 qualunque deceduto per qualunque patologia, sempre senza autopsia, ma comunque con un tampone che gli ha individuato, ma anche no, tra polmonite e diabete, un qualche virus influenziale. Siamo in guerra, tuonano da ogni schermo e titolo e dunque coprifuoco, stato d’assedio e legge marziale sono fisiologici, istituzionali e indispensabili.


Più che di generali, si tratta di nani da giardino, un po’ Pisolo, un po’ Brontolo, un po’ Gongolo, cui la nostra coltivata sudditanza ha concesso i galloni di ufficiale di giornata, ma che si rappresentano sulla scena come fossero i 300 di Leonida alle Termopili. Nanetti pasticcioni e incompetenti, galline tra le quali è scoppiato un mortaretto, che si accapigliano tra di loro a colpi di ordinanze alla rincorsa di chi colpisce più duro, un’armata Brancaleone che nemmeno l’esercito di Franceschiello.

E i gendarmi? Mentre noi guardiamo in strada, al passato e al presente e al futuro, da sbarre come quelle di Cagliostro nella Rocca di San Leo, tocca preservare la salute a coloro che si preoccupano di tenerci chiusi. A noi, ridotti a larve dalla mancanza di vitamina D che ci regala il sole, 4000 dobloni di multa e 6 mesi di sbarre. A loro, almeno 30 minuti al sole ogni giorno. Ecco il documento, ingranditelo.


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Conte, chiudiamo la nazione, anche se metà non c’entra niente
Anche un incredibile premier che, quando ci sa mezzi abbioccati dall’ora, dagli schermi drogati di panzane e cretinerie, dal sonno, estenuati dalla paura, verso mezzanotte, con il mezzo che rappresenta Stato e governo, cioè sul suo profilo Facebook, ci fa sapere che la mattina dopo ci saranno tanti nuovi reati da farci trattare tutti da potenziali delinquenti. Una tecnica di comunicazione innovativa, rispettosa delle istituzioni, del parlamento degli eletti (che gli frega, mica è stato eletto, lui). Con un decreto nemmeno pronto, figuriamoci se discusso dalle assemblee con relativa assunzione di responsabilità costituzionale, l’ometto devoto a Padre Pio e a molto altro, mette sotto chiave tutti quelli che a lui e ai suoi soci mettono paura, cioè l’intero paese. E ora le ammende sono diventate di 4000 euro, il carcere di 6 mesi, e auto e moto da sequestro.

5,50 marchi al giorno costa allo Stato un malato. Di 5,50 marchi al giorno vive una famiglia sana.

Avendo in mente chissachecosa, con il centrosud del paese addirittura sotto la media annuale delle infezioni virali, gli è parso opportuno mettere in lockout l’intero paese. Fuorchè le fabbriche e gli schiavi nei campi (a proposito, le ONG, le avete mai più sentite?). Guai a far sentire il Nord del 84% dei decessi, perchè sanitariamente scassato e inquinato come nemmeno Seveso, l’untore d’Italia. La Confindustria non voleva. E nemmeno coloro che sussurrano all’orecchio di Giuseppe Conte e che vogliono l’Italia Nuova. Magari un po’ demograficamente dimagrita, libera dal peso sui giovani di vecchietti deboli, malati e improduttivi. Vecchio sogno malthusiano e sorosiano, che oggi si materializza in tutto il mondo occidentale e di cui si fa interprete Barbara Spinelli, eurodeputata nella lista degli amici di Soros, quando sul Fatto Quotidiano descrive il “triage”, la scelta di far morire quelli con minore aspettativa di vita, come “scelta razionale, anche se terribile”, senza prenderne le distanze.

Comunque non c’è solo la falce del Covid-19. Nello stesso tempo in cui al virus sono stati attribuiti nel mondo 250 morti di vecchi, di fame sono morti nel mondo 25.000 neonati e minori. E non si tratta di dato solo stagionale. E quando il mutante avrà terminato il suo giro annuale, dei suoi effetti si continuerà a morire. Una megarecessione trascina con sé sempre un aumento di decessi per malattie, suicidi, tossicodipendenze, alcolismo, violenze domestiche e un generale peggioramento delle difese immunitarie. Come risaputo e provato, c’è già chi, producendo farmaci, se ne lecca i baffi.

Da Roberto I a Urbano VIII, andata e ritorno. L’inquisizione non muore
 
Processo a Galileo Galilei


Come abbiamo ampiamente constatato e don Robertro Burioni ci ha ribadito, prima sbeffeggiando e poi minacciando una voce fuori campo (colpirne una per educarne cento), essere critici non è permesso. “La scienza non è democratica”, ha sentenziato, scambiando la materia con se stesso e se stesso con papa Urbano VIII (quello di Galileo). Eppure, né lui, né l’immenso coro che ci tempesta con l’ordine di stare in casa sennò ci fate morire tutti, hanno avuto da ridire quando si è saputo che la famigerata esercitazione USA-Nato Defender Europe 20 , della cui cancellazione aveva parlato la Merkel, dopotutto si farà. Un tantinello “ridimensionata” (qualche migliaio dei 40mila effettivi in meno, ma con masse di cingoli in terra, navi in mare e aerei in cielo), con tanto di militari di una dozzina di paesi belli mischiati e fraternizzanti nel segno dell’assalto alla Russia. Russia che, ipoteticamente, dovrebbe rifarsi sui popoli e beni europei, base dell’aggressione. Complimenti all’alleato e protettore.

Tutto il potere ai militari?

Del resto, il segretario Nato Jens Stoltenberg non aveva colto l’occasione per garantire che la Nato si sarebbe fatta parte attiva nella lotta al coronavirus? Ma non è che i generali Usa si preoccupano di promuovere, insieme al virus e alla guerra ai russi, solo in Europa il nuovo assetto che da queste mosse dovrebbe nascere. Ora che il coronavirus è tracimato alla grande anche negli USA, ecco che si ripresenta l’occasione, parzialmente sprecata dopo l’11 settembre 2001, nonostante il Patriot Act, le sette guerre, il terrorismo e tutto il resto. Secondo un articolo di Newsweek, uno dei più importanti settimanali americani, ripreso dall’Eurasia Daily, le autorità statunitensi hanno adottato misure per introdurre uno stato d’emergenza nel quale è previsto che il potere passi dal governo civile a quello militare. Tra le ipotesi per le quali ciò dovrebbe essere fatto, oltre a catastrofi naturali e diffuse insubordinazioni sociali, è stata ora inserita anche quella in cui una crisi da coronavirus dovesse incapacitare presidenza, governo e congresso. I piani di contingenza a ciò intesi sono pronti e si chiamano Octagon, Freejack e Zodiac. E danno ai militari, anche se subordinati e su base territoriale, il diritto di sostituirsi alle autorità civili. Il tutto è sotto il controllo di NORTHCOM, comando Nord delle FFAA statunitensi istituito dopo l’11/9. Mai più rivolte alla Berkley, mai più Pantere Nere, mai più studenti di Occupy Wall Street. E nemmeno Woodstock.

Russia, Cina, Cuba, grazie. USA non pervenuti. Ma Erri De Luca ahinoi sì.


Ci sono arrivati aiuti impensati, sebbene non impensabili. Medici specializzati e milioni di mascherine dalla Cina, 53 dei migliori medici e infermieri antivirus da Cuba e il carico più grosso, nove enormi IL-76 da trasporto russi con 100 specialisti di infezioni da virus, attrezzature di protezione e macchinari clinici, mezzi mobili per la bonifica di ambienti pubblici, strade e piazze. Dagli Usa, l’esercitazione “Defender Europe20 con il suo demenziale potenziale di virus. E sapete cosa ci ha fatto sapere Erri De Luca, uno dei patetici transfughi da Lotta Continua, l’ultimo movimento che abbia preoccupato i padroni?
L’autore molto supponente di mediocri poesie e di sciropposi libri autocelebrativi, grande cantore della Bibbia e dei suoi adepti confessionali e statali, avendo decantato tutto quello che si va facendo in nome della salvezza del paese, compresi i confusi che cantano inni dai balconi, le “misure di restrizione condivise e applicate con spirito civico di collaborazione, più che da minacce di sanzioni” (sic), si rifà a Sarajevo, altra gigantesca mistificazione. La città che anche lui frequentò in complicità con tutti i cattomiliziani del papa e collaborazionisti anti-serbi vari, co-distruttori della Jugoslavia. Una medaglia al merito Nato. 

Definita avanguardia virtuosa l’Italia sderenata, disperata e passivizzata che abbiamo sotto gli occhi, messo da parte lo storico atlanto-sionismo, è arrivato a riconoscere gli aiuti da Cuba e dalla Cina. Ma non ha saputo contenersi dal deplorare la cinica mancanza di aiuti dalla Russia. Un De Luca che una volta di più ha pestato qualcosa di molto infettante.
Avrebbe potuto nettarsene, deplorando la stitichezza della Chiesa. Buddisti e valdesi, con il loro 8 per mille piuttosto povero, hanno donato per la lotta al virus una media del 22,33%. I cattolici del loro miliardo e 132 milioni hanno donato 10 milioni, anziché i 230 milioni che corrispondono alla percentuale degli altri.  Su questo problema, che inerisce alla tradizione del grande tronco monoteistico, Erri tace.

Giullari, chierichietti, cortigiani e presstitute
Nel corso di questi mesi di “pandemia” ne abbiamo viste di tutti i colori, una più stupefacente dell’altra e se eravamo già da qualche tempo abituati a osservare che, come paese, come conglomerato europeo e loro vertici, avevamo raggiunto il fondo e stavamo addirittura scavando, non riusciamo ancora, fessi come siamo, a farcene una ragione.


Neanche oggi che ci si offre lo spettacolo, nel nome della salute, anzi, della vita, di una totale distruzione della privacy, di una riduzione della libertà e dell’autodeterminazione di individuo e comunità mai viste, neanche nel Ventennio. E di una moltitudine di soggetti che, trafelati, si precipitano a soccorrere, omaggiare, servire, il vincitore. Dagli schermi si affacciano le facce benevoli, solidali, ammiccanti, ammonenti, truccate, ipocrite, tutte indistintamente belline e autocompiaciute, di vip dello spettacolo, dello sport, del cinema, della stampa, del trash. Ci consigliano, pregano, intimano di stare in casa, di lavarci le mani, di non toccarci qua e là (tipo il prete dell’oratorio), di stare allegri, di fare tante belle cose tra tinello e cucina, di godersi la famiglia. Complici. Come non è possibile che non lo siano, se vogliono continuare a essere vip anche nel nuovo regime.

Gente che, arrivata al successo, prova un’attrazione gravitazionale verso le camere dell’eco dell’élite, dove si coltivano narrazioni che favoriscono lo status quo. Quello status quo che gli ha procurato fama e fortuna. Costoro non hanno niente a che fare con noi, gente normale, perché nessuno li tratta più normalmente e loro non hanno più idea di cosa sia la normalità. Si ritrovano tra ricchi e famosi e tra persone che coltivano interessi a stare con i ricchi e famosi. E’ un ambiente in cui le celebrità sono ansiose di credere a storie positive circa il sistema che le ha favoriti. Nelle loro vite non ci sono persone qualunque che gli diano un feedback, un’idea di cosa sia normale. Vivono nelle camere dell’eco dei decisori. Non ne va ascoltata neanche una parola.

Il telemedico

Da un po’ ci stanno magnificando le virtù della telemedicina. Di qualcuno che ti opera o ti cura senza mai averti visto in faccia o toccato la pancia. E’ servito a tagliare quegli ospedali di cui ora si lamenta la mancanza. Ho dovuto andare dal mio medico di base, un amico, per qualche ricetta e una visita. Sulla porta dell’ambulatorio,  a sei metri di distanza, ottemperando alle prescrizioni governative del suo Ordine, mi ha bloccato. Niente visita e per le prescrizioni, solo telefonicamente. Poi me le manderà via mail. Siamo al tele-dottore, la negazione del rapporto medico-paziente, fatto di esami, sguardi, palpeggiamenti, ascolti, trentatrè e respiri. Come il telelavoro, chiamato dai burini smart working, come la telescuola, altrettanta negazione del rapporto-insegnante-alunni, fatto di sguardi, esami, scambi, contrasti, discussioni, comunanza. Tanto terrificante, dispotico e distopico che, vedrete, verrà mantenuto anche dopo. Come se le piattaforme non fossero già le più ricche, potenti e letali del mondo.

E, per finire in bellezza, guardate la data qui sotto: 1° gennaio 2018.  E poi scegliete se ridere o piangere. E se dare la colpa al virus, o a qualcun altro.


Milano, terapie intensive al collasso per l’influenza: già 48 malati gravi molte operazioni rinviate, così titolava un articolo del Corriere della Sera del 10 gennaio del 2018.  L’articolo riportava anche la difficoltà degli ospedali milanesi nel far fronte ai numerosi malati di influenza che dovevano far ricorso alle unità di terapia intensiva, in un periodo in cui il Coronavirus non era ancora apparso. 
Prenotazioni sospese per le operazioni, medici e infermieri in ferie richiamati urgentemente in servizio  e le complicazioni dell’influenza stagionale, le polmoniti che mandano in tilt i reparti di terapia intensiva degli ospedali milanesi: il San Raffaele, il Policlinico, il San Gerardo di Monza, e il San Matteo di Pavia, questo il quadro drammatico rappresentato da un articolo del Corriere della Sera di due anni fa.  






4 commenti:

edmond dantes ha detto...

ho ripreso a leggerTi, con lo stesso entusiasmo di 12 anni fa' . Piu' lucido che mai ! un caro saluto
Renato

Anonimo ha detto...

Lucido e tagliente. Averne, di Giornalisti cosi'.
Grazie

Unknown ha detto...

Possiamo metterci una pietra tombale sulla nostre libertà costituzionali. Tra questo governo di golpisti da operetta e governatori e sindaci sceriffi, più realisti del re e, naturalmente, il terrorismo mediatico che ingigantisce il tutto a dismisura, qui non ne usciamo.

Anonimo ha detto...

Ora si che "siamo tutti palestinesi"