venerdì 18 ottobre 2024

SINWAR, ERA UNO, SARA’ TUTTI

 


Canale Youtube di Fulvio Grimaldi: 

https://www.youtube.com/watch?v=k86uButnMQ4

https://youtu.be/k86uButnMQ4

 

Dolore, rabbia, amore, hasta la victoria siempre, sono il vento che nasce dall’ultimo respiro del combattente per la patria, per gli oppressi, per la libertà. E che travolgerà il disumano.

Grazie, Yahya Sinwar. Senza di te siamo più poveri e deboli. Grazie a te siamo più ricchi e forti. Guidaci ancora.

عاشت فلسطين حرة عربية

eashat filastin huratan earabiatan (Viva la Palestina libera e araba. Me l’hanno insegnata in arabo a Gerusalemme nel giugno 1967)

 Fulvio

Oggi, il mio corpo era un massacro trasmesso in TV.
Oggi, il mio corpo era un massacro che doveva stare dentro frasi ad effetto e un numero limitato di parole.
Oggi, il mio corpo era un massacro trasmesso in TV che doveva stare dentro frasi ad effetto e un numero limitato di parole pieno di statistiche per replicare con risposte ponderate.
E così ho perfezionato il mio inglese e imparato le risoluzioni ONU.
Eppure, mi ha chiesto: “Signora Ziadah, non crede che tutto si risolverebbe se solo smetteste di insegnare tanto odio ai vostri figli?”.
Pausa.
Cerco dentro di me la forza per essere paziente, ma la pazienza non è esattamente quello che ho sulla punta della lingua mentre le bombe cadono su Gaza.
La pazienza mi ha appena abbandonato.
Pausa.
Sorriso.
Noi insegniamo la vita, signore.
Rafeef ricordati di sorridere...
Pausa.
Noi insegniamo la vita, signore.
(Rafee Ziadeh)


giovedì 17 ottobre 2024

7 ottobre e direttiva Hannibal. Fulvio Grimaldi risponde a Massimo Mazzucco

 



“Il Faro”

Francesco Capo intervista Fulvio Grimaldi

7 ottobre e direttiva Hannibal. Fulvio Grimaldi risponde a Massimo Mazzucco

https://www.youtube.com/watch?v=5oLXMoZvto

7 ottobre e direttiva Hannibal. Fulvio Grimaldi risponde a Massimo Mazzucco

 

Dove si parla, oltrechè delle bubbole di propaganda sionista (e suoi secondi a bordo ring) sul 7 ottobre, sulle quali i fasciosionisti fanno fluire l’oceano di sangue sparso in tutto Medioriente, della manifestazione VERA del 5 ottobre a Roma per la Palestrina, in contrapposizione a quella farlocca e copiona dei pacifinti e collaborazionisti del 12 Dove si parla anche del manifestare oggi, come, dove, con chi, alla luce della fascistizzazione in atto (vedi Decreto Sicurezza)

POLITICA A 360 GRADI IN PROFONDITA’ E SPESSORE


 



Stasera in onda Su Ottolina TV alle 21.30

Informazione e analisi di alto livello nella ricca e arricchente serata di Ottolina TV al Fraccicore di Centocelle, Roma, dove si è registrata la trasmissione di stasera, giovedì 17.

Alberto Fazolo e Gabriele Germani conducono il forum con Luca Marfè, Gianluca Ferrara, Emanuele Rotili, Andy de Paoli. Si spazia dalle pseudoelezioni USA, alle vere guerre, a cosa ci capita e c’è da aspettarsi sotto i regimi imperiali e i regimetti al seguito, con un interessante excursus sulla manovra culturale Wako.

Io seguo a ruota con un’intervista fattami da Alberto Fazolo e Gabriele Germani e, grazie alle loro stimolanti domande, spero di essermela cavata anch’io.




Bella serata, perfino nel fraterno confronto tra Gabriele Germani e il sottoscritto sulla vexata questio Vax SI-Vax NO, dialogo coronato comunque da un’ineccepibile concordanza: la pandemia utilizzata da pretesto e strumento per la strategia della trasformazione da cittadini consapevoli e attivi in sudditi passivizzati.

martedì 15 ottobre 2024

“NETANIAHU NON HA UN PIANO PER IL DOPO?” Ah ah ah ah ah !!!

 


Questa sera, martedì 15, alle 20, su  https://www.quiradiolondra.tv/live/   “Mondocane…punto” di Fulvio Grimaldi

 

Quod Deus perdere vult, dementat prius

C’è di tutto e di peggio. A partire dall’amico Volodymyr che vediamo scappare di capitale in capitale gridando “vittoria!” O da quell’altro, ancora più intimo, che ossessionato dal modello Churchill a Dresda, va scagliando bombe USA da 900 kg su tende spesse due centimetri, per il gusto di vedere bimbetti terroristi bruciare vivi (io l’ho visto fare a Gaza col fosforo bianco chiamato “Piombo Fuso”). Quando si dice “amici” si sa che sono quelli dei nostri benestanti politico-mediatico-economici e, in particolare della loro stella-guida “Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy una madre, soy cristiana”. Noi,.che siamo i malestanti, stiamo lì a guardare, a farci picchiare da Pavolini-Piantedosi quando diciamo basta genocidio e … a piangere.

Ci occupiamo anche di quei bastardi dell’Unifil che anziché stare in Libano a ostacolare le razzie di Israele, dovrebbero stare in Israele a bloccare le – eventuali – razzie dei terroristi di Hezbollah. Peccato che Israele ha devastato, sterminato e torturato il Libano tre volte dal 1978, senza riuscire a civilizzarlo come Gaza e la Cisgiordania. A dispetto dell’aiuto che gli hanno sempre fornito (Sabra e Shatila) i patriottici (come Yo soy Giorgia) contractor fascisti della comunità cristiano-maronita.

Ricordate all’ONU il pendaglio da forca inseguito, oltrechè dalla giustizia dell’artefatto che si chiama Stato degli ebrei, dalle persone perbene di tutto il mondo, palestinesi e libanesi in testa, mentre esibisce le due mappe? Una intitolata la “maledizione” che, poi sarebbero i paesi della Resistenza allo Stato fuorilegge e l’altra la “Benedizione”, dove si vede un frego, che dovrebbe essere un ponte, in partenza dall’Oceano Indiano e in arrivo sul Mediterraneo. Per dove? Ma è ovvio, per il paese del popolo eletto, unico, tra i popoli della Terra, caro a dio e a cui ogni cosa è permessa, fosse anche lo sterminio di tutti gli altri esseri viventi.

Sterminio che Bibi e i suoi complici, scampati al manicomio criminale, mettono in conto se si tratta di compierlo per arrivare al Grande Israele. Del quale quel ponte è la premessa. Cosa vuole quel ponte della “benedizione”? Benedire l’eliminazione dei maledetti togliendo di mezzo quel passaggio da Est a Ovest e dal Sud a Nord e viceversa che, al momento, grazie a Mar Rosso e Canale di Suez, offre ricchi frutti e attento controllo a un sacco di gente, arabi egiziani compresi, cui, secondo la logica del dio che ha eletto il popolo, non spetterebbero proprio. Quel transito dell’energia e delle altre ricchezze del pianeta deve passare sotto il controllo e per il profitto del popolo eletto.

Guardate la mappa di Bibì: da dove passa il frego rosso? Ma da Israele, anzi, proprio da Gaza e, precisamente, scarta a destra nel Mar Rosso, entra nel Golfo di Aqaba, costeggia gli amici sauditi e giordani e s’infila nel porto israeliano di Eilat, non per caso ripetutamente colpito dai missili dei bravi yemeniti. Si chiama, nei vaneggiamenti dei millenaristi di Sion, “Canale di Ben Gurion”, altro che di Suez.

Da lì in poi è tutto Sion. Fino a sbucare sul mare all’altezza di Gaza, dove può pure attingere, nel passaggio, all’ampio giacimento di gas, nominalmente di proprietà dei gazawi palestinesi. Proprietà, però, che il “dio degli eserciti” non ha previsto.

Pensate che c’è sempre chi, per dabbenaggine o, piuttosto, per perfida malizia, fa di Netaniahu e compari una banda di sprovveduti che menano colpi a casaccio. Costoro propagano la fola che i sionisti “non hanno un piano per il dopo”. Se lo dicono anche tra di loro, per rafforzare l’inganno là fuori. E continuano a dirlo anche dopo aver osservato con ammirato stupore, il frego rosso di Netaniahu dall’India al Mediterraneo.

 


 “Voglio uno Stato ebraico che comprenda Giordania, Arabia Saudita, Egitto, Iraq, Siria e Libano”. Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze di Israele.

Cosa dicevano quelli, capeggiati da Theodor Herzl, al Primo Congresso Mondiale del Sionismo? Che Israele deve essere e sarà grande, grandissima. Erez Israel, la grande Israele. E l’hanno poi ripetuto e giurato tutti i successori, soprattutto quelli che hanno messo a ferro e fuoco, biblicamente, la Palestina e i palestinesi: Ben Gurion (non per nulla il nuovo canale si chiama come lui), Golda Meir, Begin, Shamir…. E chi di questi vampiri non l’ha detto, l’ha custodito nel cuore e nelle atomiche.

Come si fa? Si arriva in Palestina, protetti e lubrificati dalle armi, dalla propaganda, e dai sensi di colpa dell’Occidente politico, si racconta in giro di essere un popolo senza terra per una terra senza popolo, si fanno sparire, prima dalla conoscenza e poi dall’esistenza, i millenari locali, si giura che i propri bis-tris-quater-nonni vivevano lì e che, dunque, si torna a casa e si beccano due terzi del territorio.

Si chiude in riserva indiana quelli dell’altro terzo, che sono l’80 per cento degli abitanti e si comincia a rosicchiare altro territorio. Prima a nord, Libano, dove per tre volte, 1978, 1982 e 2006, gli va male. Poi a sud, Gaza, cinque volte tra il 2009, tanto per ammorbidire (come noialtri col Covid), e oggi. L’ultima pare che gli vada bene. Almeno un altro pezzetto, metà della Striscia pensano di esserselo assicurato. Vale ben un genocidio e l’ostracismo di 8 miliardi di esseri umani veri. Di cui, del resto, nessun è eletto.

Poi ci si riprova a nord, altro pezzetto, almeno fino al fiume Litani. Per il restante, quello definito da Herzl e sacralizzato nelle tavole di Mosè e Ben Gurion, il “Grande Israele dall’Eufrate al Nilo”, c’è tempo. Siamo o non siamo millenaristi. Lasciamo che gli abusivi indigeni rompano le palle piagnucolando “dal fiume al mare”. Noi pensiamo in grande.

E poi c’è chi dice che “non abbiamo un piano per il dopo” ,

Intanto a me piace ricordare quando, nel 2006, al termine di 33 giorni di calci in culo inflitti da Hezbollah, vidi Israele farsi coniglio e scampare oltre confine (dove arrivai appena in tempo per visitare a Khiam il carcere-simbolo dell’anima sionista: un apparato della tortura che ad Auschwitz avrebbe fatto un baffo). Sono passati 18 anni, tempo per una bella replica. Hai visto mai.

 

venerdì 11 ottobre 2024

VAL DI SUSA, L’ALTRA GUERRA Trattamento sionista di una valle

 


Questa sera, venerdì 19 ottobre, alle 20.00 su https://www.quiradiolondra.tv/live/

 

Alberto Perino, psichiatra, leader del Movimento No Tav da almeno 6 lustri e, se mi posso permettere, mio amico e, poi, protagonista del mio documentario “Fronte Italia – Partigiani del Duemila”. E’ morto giorni fa. La valle, che ha difeso con tutte le sue forze, tutta la sua intelligenza, tutta la sua vasta e profonda cultura politica, sociale e ambientale, ne è vedova. Le barricate del popolo, dei combattenti per giustizia, libertà, autodeterminazione e per casa, comunità e storia, alle quali Perino era stato in testa per oltre vent’anni, resistono, resisteranno, continuano a vedere ciò che i suoi occhi vedevano, limpida e immancabile: la vittoria.

Nei giorni scorsi c’è stata la centesima, duecentesima, millesima, violenza dello Stato contro i cittadini titolari del territorio, della volontà, del diritto della Valsusa a decidere di sé. Di sé, ma nell’interesse del paese, anzi, dell’umanità tutta. Come l’ha saputo riunire in valle Alberto Perino quando ha raccolto intorno a se i coscienti della vita nostra e loro; i nativi delle Ande, i Sami dell’Artico, i mongoli della steppa, i palestinesi occupati, espropriati e perseguitati come i valsusini. E tanti altri di quelli dotati di coscienza e volontà di resistenza e contrattacco.

Alberto era stato il promotore dell’acquisto, da parte di un migliaio di cittadini, di un terreno sul quale alitava la voracità di chi, dalla fine del secolo scorso, punta a sventrare e desertificare la valle con un progetto tanto demenziale quanto speculativo e arrogante: l’Alta velocità (poi, per mancanza di traffico, ridotta ad alta capacità di merci). Un progetto inutile, accanto a una ferrovia Torino-Lione già sottoutilizzata, dovuto alla fregola delinquenziale di una consociazione politico-industriale che si ripromette di pasteggiare a un banchetto di 9 miliardi per 370 km, gli uni e gli altri rubati alla gente e che inevitabilmente le sarebbero poi costati il doppio.

Assolutamente indifferenti ai diritti di proprietà, quando ostano al profitto, quelli del TAV, da sempre confortati dalle autorità regionali, amministrative e giudiziarie (tipo il ladro confesso e patteggiato Fassino, già sindaco di Torino), hanno deciso espropri su quel terreno e stanno procedendo a occuparlo. Serve l’ennesimo cantiere per il mostro-salvadenaio dei manigoldi consorziati.

Ho passato molte settimane, ripetutamente, in Val di Susa, con Perino, Nicoletta Dosio, i combattenti irriducibili dell’Askatasuna di Torino e di tanti altri centri di aggregazione antisistema. Il materiale raccolto e collocato nel docufilm sopra nominato, si estende su altri NO della società in lotta che presidiano il paese e con la Val di Susa fanno rete. Quei NO che turbano il rullo compressore di personaggi come l’attuale Matteo Salvini e suoi supporter che lui supporta, spesso con la coppola in testa e il mitra sotto la giacca.

E sono i NO TAP del Salento contro l’oleodotto che squarcia l’Italia, per far vendere a Big Oil petrolio all’estero; i NO MUOS di Niscemi, tuttora in lotta contro l’impianto di quattro mega-antenne satellitari USA che devono dirigere le guerre che Washington e NATO allestiscono per fare viaggiare la loro flotta capitalcolonialista su quegli oceani di sangue; i NO POLIGONI e NO BASI che vaiolizzano ambiente e umani dalla Sardegna alla Sicilia, dal Friuli alla Toscana, dalla Campania alla Puglia.

Quando ora, finalmente, prenderà slancio e vigore la nostra lotta contro la guerra, ricordiamoci che lo sterminio non è solo di paesi e popoli al di là dei nostri confini. Che a contribuire al suo successo servirà avere coscienza anche della guerra in cui le ruspe sostituiscono i carri armati, che si vince avendo piedi fermi su una terra salda e viva. Come quella per cui si lotta in Val di Susa e nelle altre trincee dei “partigiani del Duemila”. Nel conforto di ricordi che vanno dal Che Guevara ad Alberto Perino.

giovedì 10 ottobre 2024

REGALO DI MAZZUCCO A ISRAELE--- --- Un video del giornalista investigativo denuncia Hamas creatura consapevole di Israele. Peccato che i file di Wikileaks e l’evidenza politica e materiale dicano il contrario

 


Massimo Mazzucco è un valido giornalista-regista investigativo. I suoi lavori, Il presunto allunaggio, l’autoattentato dell’ 11 settembre, il mega-imbroglio Ucraina, meritano le nostre standing ovations. E’ un amico, per quanto distanziatosi, forse in seguito ad alcune divergenze su interpretazioni dei fatti. Con il video sul 7 ottobre dell’attacco di Hamas ha, a mio avviso, indebolito la sua credibilità. Volente o nolente, il suo è stato il ricorso a uno dei classici sistemi messi in campo per demolire l’onorabilità e la verità di un protagonista della lotta contro il Potere.

E aggiungo una considerazione cruciale. Fosse anche fondata la tesi di un Hamas prezzolato a suo tempo e poi lasciato fare il 7 ottobre e quindi spinto nella trappola – e NON lo è - , diffonderla ora, per amore di scoop alla Fracassi, a detrimento dell’onorabilità e dell’integrità del cuore della resistenza palestinese e umana, significa assumersi una pensate responsabilità

Lo si è fatto molte volte e io ne sono stato testimone, in particolare al tempo delle guerre all’Iraq. Saddam Hussein, da sempre l’antagonista più coerente e pericoloso per americani e Israele, andava distrutto moralmente ancora prima che militarmente.

Si fece credere a un’opinione pubblica, che ne stava sostenendo la causa antimperialista e antisionista e costituiva massa critica nell’opposizione internazionale a contrasto della guerra (ricordate i milioni in piazza detti “La Terza Potenza Mondiale”?), che, dopotutto, il presidente iracheno aveva delle vergogne da occultare: era stato “l’uomo degli americani” i quali lo avevano armato per decenni e, in particolare, contro l’Iran. Quindi, agli occhi del suo popolo e dei suoi sostenitori internazionali, doveva risultare un inaffidabile doppiogiochista, al quale non andava concessa nessuna solidarietà

La storia degli armamenti USA forniti a Saddam si dissolse presto e sotto i miei occhi: né a noi inviati sul campo, né dalle tante riprese dei giornalisti embedded in onda sulle tv di tutto il mondo, risultò mai una sola arma statunitense in mano all’esercito iracheno. Neanche una colt. Era tutto, dal Kalashnikov al mortaio, antiquato materiale sovietico. Mosca aveva cessato di rifornire Baghdad fin ai primi anni ’90, epoca gorbaciovian-eltsiniana della “convivenza pacifica”.

Chi veniva invece rifornito dall’Occidente, perfino di armi israeliane, era l’Iran: ricordate lo scandalo “Iran-Contras”? Con i soldi ricavati da quelle vendite si pagarono e armarono gli squadroni della morte utilizzati dagli USA contro il Nicaragua sandinista (per fortuna oggi ancora in piedi a dispetto di Washington e Vaticano).

Presentatosi e risettatosi con la denuncia delle condizioni dei palestinesi di Gaza, prima e dopo il genocidio in atto, Mazzucco ricorre a un esempio tirato crudamente per i capelli: l’attacco giapponese a Pearl Harbor, provocato, come è ormai ammesso e documentato da sopravvissuti e ricercatori, dalla minaccia di un’aggressione statunitense fatta pervenire a Tokio. I giapponesi ci credettero e decisero un’azione “preventiva”, Roosevelt sacrificò navi e uomini, ma potè dichiarare guerra all’Impero del Sol Levante.

In Palestina le cose sono un po’ diverse, a dispetto dello sforzo di farle apparire affini. Sforzo che Mazzucco non è il primo a fare. Subito dopo il 7 ottobre, sono spuntati come funghi coloro che provarono, nel nome dell’infallibilità degli apparati israeliani e della bassezza morale dei loro nemici, a giurare che è tutto un lavoro, per quanto cinico e brutale, dei diabolici israeliani.

Dunque, per Mazzucco, Israele s’è fabbricata Hamas, fine anni ’80, per contrastare Fatah del vecchio e pacificato Arafat (quello del grande imbroglio di Oslo), che stava veleggiando tranquillamente verso la senilità e, superate le intemperanze giovanilistiche della Prima Intifada, verso un quieto convivere con i vari Barak, Rabin, Netaniahu (il primo), Olmert. L’idea era quella di ridurre l’ancora percepita minaccia potenziale di Fatah ad ancora più miti termini, facendogli balenare un rivale, Hamas.

Bastava, si calcolava, lasciare passare i soldi che i Fratelli Musulmani del Qatar passavano ai fratelli di Palestina per vedersi spaccare in due il movimento. Lo ribadivano gli “Israel Files” di Wikileaks, esibendo gli scambi tra intelligence e ministeri degli esteri di Washington e Tel Aviv. Ne veniva fuori un moderato malumore verso Fatah, tuttavia temperato da compiaciuti riferimenti alla sua disponibilità ad acconciarsi, un qualche pensiero su quell’entità ambigua di Hamas e, nell’evolversi della situazione, una sua netta identificazione come nemico.

Tutto qui: l’idea che Israele si fosse creato Hamas, l’avesse coltivato, promosso, pagato, non ha la benchè minima base. Ci hanno provato a utilizzarlo come cuneo per fossilizzare il movimento, lasciando passare aiuti e soldi dal Qatar. Poi, vista la piega delle cose, cioè visto un’partito-organizzazione combattente che aveva guadagnato l’egemonia, anzi il monopolio della resistenza, grazie alla sua identità genuina e alla sua determinazione a riprendere e rafforzare il filo della lotta per la liberazione, è iniziata la guerra, strisciante prima, poi genocida.

Con Hamas vittorioso delle elezioni in tutti i territori occupati, ma non impedito da Fatah-Abu Mazen e dai loro conviventi-conniventi israeliani a imporsi al governo di Gaza, parte la strategia dello sterminio progressivo: il carcere a cielo aperto, la riduzione degli spazi e mezzi per vivere, la confisca degli aiuti, finanziari e altri, le incursioni, i raid.

Siamo agli inizi del secolo. Nel giro di tre lustri si succederanno cinque aggressioni, un po’ via mare e aria, un po’ via terra, un po’ tutto. Strano trattamento per una creatura che viene detta tua. Io ne ho visto e vissuta quella che, prima dell’8 ottobre, è stata la più feroce e distruttiva: “Piombo fuso”, dal dicembre del 2008 al gennaio 2009. Quando, incendiata dal fosforo bianco, la gente si inceneriva sull’asfalto, lasciandovi una sagoma nera; quando una ragazzina di 12 anni mi raccontò che i suoi famigliari, 27, usciti di casa con il fazzoletto bianco levato alto, vennero mitragliati da Tsahal; quando le tre bimbette, figlie di un giornalista di Gaza che era in collegamento diretto con una TV israeliana, vennero disintegrate nella stanza accanto, centrata da un missile perfettamente consapevole.

Torniamo al teorema di Mazzucco. La sua descrizione, anche grafica, del Kolossal  di sorveglianza intorno a Gaza, di barriere elettroniche, meccaniche, fisiche, a innesco automatico e, magari, a raggi ultravioletti e infrarossi, palloni aerostatici, deve essere tratta dal rendering di qualche progetto ultracibernetico. Perché non risultano a chi ha giracchiato da un lato o dall’altro della linea di separazione. Esistono barriere di reti elettrificate di cemento, torri di osservazione, radar, Quelle che Hamas ha sfondato con le ruspe e sorvolato con i parapendii, mentre l’apparato umano del comando militare principale, Erez, dormiva. Si fidavano dei dispositivi di sorveglianza che Hamas aveva neutralizzato e poi superato. Erano anni che nessuno aveva provato a passare. Del resto, nell’era dell’Intelligenza Artificiale, si sa, basta un cavetto tagliato per mandare in tilt il sistema.



Del resto, nei lunghj mesi della precedente operazione di Hamas, “La Grande Marcia del Ritorno”, nel 2018, l’architettura descritta da Mazzucco non esisteva, se non nelle forme più o meno perpetuatesi fino al 7 ottobre. Migliaia di palestinesi di Gaza si avvicinavano alle reti di recinzione e da lì lanciavano sassi e aquiloni incendiari. I due schieramenti si distanziavano di non più di 200 metri. L’IDF e la polizia di frontiera rispondevano sparando: 234 morti.

Per quel che vale, io stesso, durante l’operazione “Piombo Fuso” contro Gaza, mi ero avvicinato alla linea di separazione tra Gaza e il resto della Palestina occupata. La presenza israeliana visibile era costituita da torrette di controllo con soldati che, all’occorrenza, uccidevano i contadini che si avventuravano a lavorare nei loro campi.

L’evidenza del fallimento dell’apparato di contenimento israeliano era l’assoluta sorpresa che ha caratterizzato la reazione israeliana. Il comando di Erez era stato fulmineamente occupato da Hamas e i suoi membri ridotti a rifugiarsi nei bunker sotterranei, incapacitati di organizzare le difese. Soprattutto grazie a questa defaillance, Israele dovette reagire in misura improvvisata, scoordinata, avventata. Con tanto di precipitarsi di carri armati e ben 29 elicotteri d’assalto che, data l’adozione della famigerata direttiva Hannibal (uccidere gli ostaggi piuttosto che farli portare via), spararono non solo sugli incursori gazawi, ma su tutto ciò che si muoveva. Figuraccia incancellabile per il “terzo o quarto esercito più potente del mondo”. Umiliazione letale.

Mazzucco avrebbe fatto bene a corroborare, con la sua perizia, le tante versioni, basate su testimonianze, prove, immagini, che israeliani onesti e altri ricercatori hanno prodotto su quel massacro da fuoco amico. Anche quelle sulle decapitazioni di neonati e sugli stupri di massa via via inventati da Tel Aviv e dai suoi portatori d’acqua per rimediare allo scacco e giustificare la mostruosità di Gaza,

Oltre all’incrinatura del grande artificio propagandistico dell’invincibilità e invulnerabilità del più efficiente esercito e della più avanzata potenza mediorientale inflitta da Hamas e per la quale hanno pagato con ignominiose  dimissioni forzate tutti i responsabili di esercito e intelligence, lo spot pubblicitario di un Hamas coltivato e lasciato fare dallo Stato ebraico trova una smentita incontrovertibile negli esiti militari e, soprattutto, politici del presunto complotto di Netaniahu e sodali.

Sarebbe grazie ad esso che Israele è andato precipitandosi in una fase declinante che ne avvicina un credibile epilogo? Grandi strateghi davvero! Gaza, dopo un anno di aggressione con tutti i mezzi di sterminio e distruzione a disposizione, Hamas, presunto prodotto di Israele, non è stata debellata, continua a colpire Israele a Gaza e fuori e l’obiettivo di sollevare la popolazione decimata di Gaza contro Hamas è risultato onirico. Nessuno degli obiettivi fissati è stato raggiunto. La guerra dei tunnel neanche iniziata, la città sotterranea di Hamas (qualche cantina di ospedale fatta passare per bunker di Sinwar), su 250 ostaggi in un anno liberati appena 6.

In compenso Israele ha suscitato una rivolta di popoli tutt’intorno a sé e l’indignazione e l’isolamento di tre quarti dei paesi del mondo. La statura morale, fondata su un vittimismo, storico e attuale, che ne occultava il ruolo di carnefice sistematico, è stata disintegrata. Israele è percepito come protagonista mondiale del terrorismo contro i civili. La misura del suo impazzimento sta nella risposta all’isolamento planetario consistente in un’esasperazione di quello stesso isolamento: i paesi del mondo, riuniti nell’assemblea generale delle Nazioni Unite, insultati come “palude di antisemitismo”, il suo Segretario dichiarato persona non grata nello Stato sionista, le basi dell’Unifil in Libano attaccate a cannonate.

Per quanto se ne celino i risultati, Israele è colpito in profondità, ma sempre su obiettivi militari o infrastrutturali, da una crescente schiera di nemici che ne moltiplicano i fronti di impegno militare e la dimensione critica sul piano economico. Tra Sud e Nord, 250.000 persone, coloni anche quelli arrivati 80 anni fa e loro prole, hanno dovuto essere evacuati. La crescita del paese, privato della maggior parte degli investimenti si avvicina allo zero, Nell’apparato produttivo sono venuti a mancare sia la componente matura, tecnologica, richiamata alle armi per una guerra che non finirebbe mai, sia la bassa manodopera dei palestinesi. L’immigrazione, indispensabile per contenere l’irriducibile vitalità demografica palestinese e araba, si va trasformando in un poderoso flusso emigratorio.

La fine dello Stato del razzismo e della violenza non sarà vicina, ma non è neanche lontana. Comunque è inesorabile e autoinflitta. Un bel argomento per un’eccellenza del giornalismo d’inchiesta come Massimo Mazzucco.

martedì 8 ottobre 2024

Metodo False Flag + Fake News 11 SETTEMBRE, CAPACI, 7 OTTOBRE… FUNZIONA COSI’

 

Metodo False Flag + Fake News

11 SETTEMBRE, CAPACI, 7 OTTOBRE… FUNZIONA COSI’

(E stasera alle 20, puntata di “Mondocane…punto” su

QTv • Qui Radio Londra TV live)

 


Spunti di riflessione di Paolo Arigotti: Il ringhio del bassotto: a 90 secondi dalla mezzanotte nucleare (con Fulvio Grimaldi)

https://www.youtube.com/watch?v=MhGLjuKuAaw

https://youtu.be/MhGLjuKuAaw

 

Dove si guarda dietro alle Fake News sul 7 ottobre sparateci addosso da Netaniahu e compari, divorati e rivomitati su di noi dall’imperial-colonial apparato politico-mediatico, sulla falsariga dell’11 settembre, delle nostre stragi di Stato, degli attentati terroristici in Europa, dell’ Al Qaida di Hillary Clinton… e andare. Tutta roba utilizzata come trampolino perché i carnefici  possano precipitare sulle loro vittime facendolo passare per vendetta, rappresaglia, ritorsione, giustizia.

Dove si fa il confronto fra due manifestazioni, una per la Palestina e contro i genocidi, il 5 ottobre, l’altra, per finta, di cagasotto e collaborazionisti (pure qualche venduto palestinese) il 12. La prima proibita dal Pavolini di turno, Piantedosi ministro di Polizia, la seconda benevolmente autorizzata e, sotto sotto, pure benedetta dal capo dei pretoriani di regime.

E pensate che faccia come il culo devono avere quelli che si sono dileguati dalla prima, quella vera, dal regime servosionista proibita e da loro sabotata, quando nel pubblicizzare la loro, quella dei rinnegati, interni al meccanismo Fake News, scrivono che fanno questa cosa “contro i divieti del governo”. Divieti del 5 ottobre ai quelli si sono prontamente associati, contro i palestinesi e filopalestinesi autentici.

Quella dei pacifinti (visti ad Assisi il 21 settembre) e finti-antiNato, e finti-anti vittime civili e fintitutto, è una tara di questa società intrisa di clericalismo e relativa ipocrisia, un tumore da estirpare attraverso una costante opera di disvelamento e sputtanamento. Whatever it takes, costi quel che costi, stavolta lo diciamo noi.

Di altro si parla qui. C’è molto da dire sull’universo della menzogna e dell’occultamento come manovrato dalla comunicazione di Sistema. Quella che pretende un Israele invincibile, che deve indurci alla rassegnazione, se non alla sottomissione, rispetto all’impazzimento criminale della strategia di domino dell’aberrazione sionista (che poi è, in fondo, di sopravvivenza nel razzismo, nella ferocia colonialista e nel conseguente isolamento morale dal mondo degli umani, affannosamente accusato di antisemitismo).

Vale per la negazione delle punizioni inflitte dall’Asse della Resistenza, delle sei basi militari in Israele colpite dai missili iraniani che hanno sfondato l’Iron Dome e non stati fermati neppure dalla contraerea USA; delle decine di soldati sionisti fatti saltare in aria dalle trappole esplosive di Hezbollah (presuntamente decapitato e disarmato), al loro primo ingresso in Libano (Libano che ha saputo dimostrare quanto poco invincibile sia il “più forte esercito della regione”, quando non arriva dal cielo, ma devo combattere sul terreno), dai missili balistici e ipersonici arrivati da Yemen e Iraq.

E qui si impone una constatazione sulle famose regole d’ingaggio. Nettamente diverse le une dalle altre. Quelle osservate da Israele contemplano la facoltà di bombardare agglomerati urbani a Gaza, in Libano, in Cisgiordania, zeppi di civili, mirando con particolare fervore a donne e bambini (42.000 ammazzati dalle bombe a Gaza, ma 118.000, secondo i medici USA sul campo, sotto le macerie, uccisi da malattie croniche non curate, da fame, da epidemie). Quelle dei palestinesi, iraniani, Hezbollah, yemeniti, iracheni, invece, colpiscono centri militari, strutture aeroportuali e portuali, sedi dell’Intelligence, con effetti collaterali vicini a zero. Quante vittime civili dalla recente incursione iraniana in Israele? 180 missili e zero vittime. Autentici virtuosi.

Resta da decifrare cosa si potrà verificare a seguito della minaccia israeliana di colpire l’Iran, centrali nucleari o petrolchimiche che siano. La quale minaccia viene presentata come “risposta”. E’ la risposta alla risposta alla risposta alla risposta all’attacco terroristico contro l’ambasciata dell’Iran a Damasco, col corredo degli assassinii mirati di leader della Resistenza e di portatori di cercapersone e walkie talkie e loro dintorni civili. Chi ha cominciato? Nessuno se lo chiede. Neanche per il conflitto in Ucraina. E’ sistematico, come le False Flag e le Fake News.

Nel giro dei complici dal masskiller israeliano ci si sta strappando i capelli all’idea che questi mentecatti del culto della morte attacchino l’Iran, con conseguente catastrofe economica mondiale (già il prezzo del petrolio è salito del 13% in tre giorni). Dal Golfo Persico passa il 50% del petrolio e gas usato nell’Occidente tormentato da inflazione e recessione. A Tehran basta bloccare gli stretti di Hormuz con qualche nave, a galla, o affondata.

Ne vedremo delle brutte. Forza e coraggio.

 

 

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mercoledì 2 ottobre 2024

ISRAELE, GRANDI RIBALTONI, GRANDE CRISI --- E OMS e ONU per tenerci al guinzaglio

 


Marzia di Sessa su 9MQ intervista Fulvio Grimaldi

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Partendo dai 200 missili iraniani che hanno fatto il contrario di quanto gli inattaccabili signori di tutte le guerre e di tutti i terrorismi ci vogliono far credere, cioè hanno colpito pesantemente nel segno, ci occupiamo dei ribaltoni e ribaltini della realtà, con annessa verità, che qualcuno di molto riconoscibile pratica da ottant’anni in Medioriente. Capovolgimenti, tuttavia, che sono diventate le colonne portanti nella nostra parte del mondo, la conditio sine qua non per esercitare il fascismo del terzo millennio. Tutto questo, grazie essenzialmente al supporto dei cantori uniti della turlupinatura.

Pescando nella teca delle favolerie antiche, la turlupinatura del colto e dell’inclita inizia qualche millennio fa e parrebbe destinata a inquinare sistematicamente la nostra specie a vantaggio di chi se l’inventa. Fino a quella finaccia del mondo che tutti i monoteisti ci prospettano (incrociamo le dita e tocchiamo tutti i ferri di cavallo rimasti).

E’ successo che una tribù egizia di menacapre del deserto si sarebbe fatta irretire da quel pazzoide di Akenaton e dalla sua stramba invenzione di un dio unico. Svaporato, nell’indignazione generale e nell’intelligenza diffusa, quel progetto faraonico, nient’affatto innocente, di ridurre tutto, possesso, dominio, comando, a un unicum e tornati alla democratica pluralità di gusti e dei, quella tribù di pastori si trovò spiazzata. Malvista dalla gente di buonsenso e delle sane tradizioni, decise di lasciare il paese e avventurarsi al di là del mare. Rosso. Dove trovare nuovi pascoli e su nuove cime ventose far incontrare il proprio capo unico con quel dio unico. A dispetto dei nostalgici, nella piana desertica, riuniti attorno al vitello d’oro che questi qua, in vista della sopravvivenza hic et nunc, insistevano a preferire al dio delle compensazioni vaghe e venture.

Inutile dire di quanto, della turlupinatura, è stato logorato e, addirittura, lacerato dall’uragano della realtà: aggressori strutturali e secolari che apparivano sul proscenio come lacere vittime, costrette di malavoglia a difendersi, loro, da terroristi. Tanto vittime a prescindere, quanto sorretti dai padroni della materia vivente e inerte, perché facessero alla specie cose che mai nessuno nell’intera Storia, da Zeus incazzato a Jack lo Squartatore.

Praticavano la lotta al terrorista sparando sulla propria gente purchè non venisse rapita, o fulminando con tiri alla testa ventimila bambini, o, ancora, assaltando, per la terza volta in 42 anni, un paese vicino perché osava impegnarsi in difesa di quei bimbi. Senza parlare degli assassinii mirati a gogò di coloro che, da Obama in qua, considerati sospetti, sono terroristi da eliminare. Specie se sono i capi di popoli di troppo.

Tutto questo è possibile grazie ai chierichietti che, in coro, cantano quella liturgia, moralmente valida e storicamente vera quanto le bizzarrie di Akenaton. Vanno compresi, ne va della loro fortuna e delle loro fortune, come elargite da quel fortilizio della lotta al terrorismo che sono i soprannominati padroni di ogni cosa, quali gnomi di Zurigo, quali gnomi in banche e Fondi d’investimento USA. L’essenziale è che siano vampiri giganti travestiti da bonari gnomi. Fa parte della turlupinatura.

Questo è quanto riusciamo a vedere di grande, anzi di colossale, basta scostare un tantino il Velo di Maia. Poi ci sono le turlupinaturine, piccole, ma fetentine: Quando bombarda Israele, non rimangono che le ossa e i cocci da esibire al mondo intero: fa lezione. Quando sparano gli altri, finisce tutto sull’Iron Dome e non turba neppure il sonno dei bimbi d’Israele. Non centrano mai niente questi ottenebrati barbari. Proprio come il popolo eletto del librone delle turlupinature primigenie era immune a genti invisi a Jahvè, amaleciti, cananei e tanti altri che fossero, fino ai palestinesi.

Poi ci pensa la realtà a individuare, nel mattino israeliano di mercoledì 2 ottobre, crateri enormi, macerie di basi militari (come già il 14 aprile scorso, nella prima risposta iraniana), giganteschi bagliori da impatto, incendi lungo interi orizzonti. Per capire meglio cosa rivelino non guardate La 7, o il Corriere, o il cucuzzaro di Palazzo Chigi. Basta una qualunque fonte fuori dall’arcipelago NATO.

E così vedreste finire come un castello di sabbia l’immunità, l’invulnerabilità, l’inviolabilità del Mazinga insediatosi in Palestina. Verreste a sapere delle centinaia di obiettivi colpiti dai missili Hezbollah, da quelli ipersonici degli yemeniti (altro che “ribelli”, sono la nazione), da quelli balistici delle forze patriottiche irachene, delle basi USA colpite in Siria. Tutta roba occultata a difesa del mito della superiorità insuperabile, quello che deve paralizzare e far rassegnare. E intanto bruciano il Porto di Haifa, l’aeroporto di Tel Aviv, la sede centrale dell’unità terroristica di élite “8200”, il quartier generale del Mossad a Glilot. Ne girano le immagini.

Un NonStato in agonia

Le vittime dello Stato-nonStato (per mancanza dei requisiti di diritto internazionale e umano) e chi gli resiste sanguinano come non si è mai sanguinato in così poco spazio e tempo. Ma il NonStato corre verso l’autodistruzione. Gli occupanti, più che sangue, perdono linfa. Nei primi tre mesi dell’anno lo hanno già abbandonato 500.000. Mezzo milione su 9, soprattutto giovani, la classe tecnocratica, indispensabili all’efficienza militare e terroristica (e i palestinesi nel mondo sono 12,5 milioni, 5 aspettano di rientrare)).

La sicurezza, economica e sociale, è compromessa. Moody’s, l’agenzia di valutazione del debito, ha abbassato il rating di Israele da A2 a Baa1 e dichiara “il rischio è alto e le prospettive rimangono negative”. La manovalanza palestinese che teneva in piedi l’edilizia, vitale per la colonizzazione, è bandita o fatta fuori. Erdogan nega il cemento, l’unico che arrivasse ai costruttori. L’industria cede quadri e forza lavoro all’esercito, ricerca e manifattura ne sono spedite in crisi.

Dal 7 ottobre della mattanza da fuoco amico la crescita economica ha subito un crosso calo. Il PIL è calato del 21% già nei primi tre mesi dell’anno scorso. Gli amici di JP Morgan hanno fissato la crescita all’1,4%. Gli investimenti esteri si sono dileguati e non sono certamente compensati da una spesa per la “difesa” fuori controllo. Decine di migliaia di aziende hanno chiuso perché non c’è da fare e con chi fare, visto che i dipendenti devono sterminare palestinesi e arabi. Domani iraniani, chissà. Quanto resta nel forziere, va ai coloni negli insediamenti, ma l’élite economica funziona alla libanese: via da qui, i quattrini, verso depositi sicuri.

Ilan Pappè ha scritto “Il crollo del sionismo”. Crollo che potrà essere ritardato da Biden, Trump, Larry Fink, Elon Musk., Jahvè… Ma fino a quando? Di sicuro costoro stanno facendosi il calcolo dei costi e benefici. Anche se non lo dicono. La turlupinatura deve reggere.

 

sabato 28 settembre 2024

E’ L’IMPERO CHE FA LA LOTTA DI CLASSE --- AFD, Hezbollah, Kamala Harris, Israele, Schlein, Meloni… Chi sono i neonazi? “ E cos’è la destra, cos’è la sinistra”

 



Fulvio Grimaldi con “Il ringhio del bassotto” in “Spunti di riflessione” di Paolo Arigotti

https://youtu.be/BbJYFKpSKe4

https://youtu.be/BbJYFKpSKe4                

La mazzata è terribile. Sia per l’ Asse della Resistenza che si vede decapitata e privata della direzione della sua principale forza di combattimento; ma sia anche per il tumore sionista. Gli azzeccagarbugli che si divertivano a definire il male maggiore, il male minore, il bene e il male, si ritrovano seppelliti da un mostro terrorista, questo sì epitome del male che cova nei recessi oscuri dei disumani, che ha superato ogni forma di abominio in precedenza praticato. Qui si tratta di malvagità, nequizie, scelleratezze, compiute effettivamente. Non a costruzioni della propaganda, o della Storia manipolata e adulterata.

In questa trasmissione ci siamo occupati di due concetti, destra e sinistra che, fin dai tempi di Giorgio Gaber (uno acuto, ma anche un tantino qualunquista) andavano precipitando verso l’agonia di senso. Agonia che, con l’ormai sistematica inversione dei rispettivi significati, è oggi giunta alla fase finale.

Ecco, dunque, Israele, entità celebrata su vasta scala come presidio di democrazia in una regione formicolante di dittatori e integralismi. Questo, per una creazione di laboratorio, del tutto artificiale, ladra di territorio, che ha consolidato il suo forzato inserimento nella regione e su terra altrui a forza dell’ efferata lotta di classe dall’alto di una cricca di colonialisti estremi, operativi della massima potenza finanziaria mondiale. Un costrutto da scienziato pazzo che ha perfezionato l’approccio razzista e crudamente dispotico, dalla pulizia etnica e sociale fino al genocidio, di cui si andava affermando l’unicità assoluta, addossandone l’esclusiva ai carnefici del ghetto di Varsavia e di Auschwitz.

Si era pensato, sperato, che questo manicomio criminale, definito Stato democratico, avesse superato ogni limite di umana depravazione con lo sterminio di un’intera popolazione mediante bombe, fame, sete, epidemie, tortura. Di portata tale da oscurare, viste le misure e i tempi in gioco, l’eliminazione dalla faccia della Terra dei nativi americani praticata da spagnoli e anglosassoni con sicariato storico d’appoggio. Ma di ancora più perversa vigliaccheria si deve parlare, di assassinio con il pugnale brandito dall’ombra, alla vista degli strumenti adoperati in questi giorni nel Libano contro chi si opponeva, generosamente, allo sterminio dei palestinesi, con i suoi consapevoli e programmati effetti “collaterali” su civili inermi, donne, bambini, bersagli particolarmente ambiti dal mostro.

Lo psicopatico ertosi alla guida di un olocausto senza sopravvissuti, nel suo delirante discorso dell’odio (chi ne censura l’uso, c’era?), ha mostrato due carte geografiche. Una, intitolata “benedizione”, mostrava un ponte via mare e terra dall’Oceano Indiano a Israele che, con l’apertura del Canale Ben Gurion inteso a far seccare il Canale di Suez in mano all’Egitto, avrebbe fatto dell’abominio sionista il chiavistello militare e commerciale dei traffici tra Est e Ovest. L’altra, “maledizione”, univa popoli e Stati autoctoni, Iran, Iraq, Siria (di striscio Turchia), in una nera minaccia contro l’unico popolato da allogeni (e con lo stivale sul collo dei nativi, alla George Floyd). I primi, totalitari e sprofondati nell’oscurantismo integralista; l’altro, bastione di democrazia e civiltà. Destra e sinistra…

Sono convinto che le azioni innescate e le parole pronunciate da Netaniahu a New York, compresa la scenetta da Dottor Stranamore di lui nella camera d’albergo che ordina la carneficina del Libano, segnino il solidificarsi dell’inizio della fine di questo scandalo chiamato Stato. Inizio della fine germogliato dal massacro dei propri concittadini il 7 ottobre 2023 (qualitativamente assai simile a quello dell’11 settembre 2001, pure esso celebrato in diretta da agenti israeliani) e arrivato al parossismo con gli stermini a Gaza e nel Libano.

Destra-sinistra? Israele è diventata il cattedratico supremo di una differenziazione che, oltre a menar il can per l’aia, mena noi per i fondelli: ha ucciso perfino Il cartonato della classica contrapposizione. Quello che, dopo l’uccisione delle ideologie, l’Occidente aveva provato a mantenere in vita in forma adulterata. Da noi, si parva licet comparare magnis, Schlein, Conte e tutto il sicariato di sguatteri e chierichietti in fiera marcia nel corteo funebre condotto da  Netaniahu e Biden-Harris. Con tutti i non trascurabili pezzi di società che costoro si tirano dietro (vedi, in questi giorni di vertici di orrore e di oceani di sangue, l’impennata del Likud del premier sionista).

Ci consola, sempre si parva licet, che da noi le cose circa destra e sinistra sono state definitivamente chiarite dalla ricomposizione in unità dei due contrari. Abbiamo semplificato: c’è rimasta solo la destra. Tra mille, ne citiamo due manifestazioni: La maggioranza, de sinistra, che vota le armi per colpire la Russia e aprire all’armageddon finale; e il DDL detto “di Sicurezza”, passato alla Camera e che, col parlamento de destra che ci ritroviamo, passerà al Senato. Dei gesti criminali che ci verranno attribuiti, dopo i benefici a lorsignori con regali tipo la corruzione legittimata dalla fine dell’abuso d’ufficio, o la seconda arma, privata, ai pretoriani di regime fuori servizio, ne basta citare un paio: i 7 anni di galera se resisti alle loro mazzate, o i cinque anni di galera se metti il tuo corpo di traverso a una Grande Opera, tipo il Ponte sullo Stretto, o a un tratto stradale occupato contro chi ti butta in mezzo a quella strada.

Curioso il ricordo che mi germoglia al leggere dei 7 anni da comminare allo sciamannato per essersi fatto un Rave sul terreno, o nel capannone abbandonato, di un padrone. Quando gli ex-neo-post fascisti della Meloni inflissero questo ukase ai partecipanti al Rave Party di Modena e ai loro eventuali successori, mossi, in Mondocane su Byoblu, un fiammante attacco ai questi antesignani delle successive operazioni contro i filopalestinesi. La reazione dell’editore, Claudio Messora, fu immediata e di duro rimbrotto: Ma come, questi debosciati, drogati che devastano luoghi e forniscono un pessimo esempio ai giovani che invece lavorano, si impegnano…

Destra? Sinistra? Oggi Byoblu nella sua nuova veste, che ha disperso al vento Mondocane, ce lo spiega meglio…

 

Neonazi o disturbo al sistema nazi?

Sulla vexata questio dei due modi di guardare al mondo e di starci, un bell’approfondimento ce lo forniscono le elezioni nella vecchia DDR, oggi componente del tutto indisciplinata della Repubblica Federale. Arrivando primi in Turingia e secondi per un punticino in Sassonia e Brandeburgo, assumendo una forza parlamentare che può bloccare qualunque governo, con verdi e liberali eliminati dalla scena e democristiani e socialdemocratici in forte affanno, quelli dell’AFD (Alternativa per la Germania), spuntati dieci anni fa e cresciuti vertiginosamente, sarebbero l’ultradestra. Anzi più coloritamente neonazisti. Al punto che perfino la Corte Suprema tedesca ha voluto esaminarli, ricavandone la proposta di un provvedimento di divieto al “ritorno del neonazismo”.

Proposta travolta dalla crescita dell’assenso popolare (per quanto oggi eminentemente nell’Est tedesco, nell’Ovest sono sopra il 10%) in quella che fu la DDR, poi depredata e letteralmente spogliata del suo apparato produttivo e di welfare dopo l’Anschluss.

“Neonazisti” che diventano la maggioranza assoluta nel voto dei giovani. Quelli invisi all’establishment in Germania, più ancora che nel Regno Unito e negli USA, soprattutto per le scorribande “antisemite” ce fanno a sostegno della Palestina e dei suoi abitanti originari, questi sì semiti.

In parallelo ad AFD è comparsa, poco dopo, la BSW (Alleanza Sahra Wagenknecht) che, sorta da una scissione del partito “Linke” (Sinistra), era più difficile qualificare di neonazi, per quanto di AFD dicesse più o meno le stesse cose. Solo un po’ più morbide su UE, NATO, migrazioni orchestrate.

Quali sono queste cose? No alla Germania Stato vassallo degli USA; no alla guerra USA-Ucraina alla Russia e dei sionisti agli arabi; no a Ursula von der Leyen e alla su armata diretta dalle lobby dei potenti (armamenti, farmaceutici, energetici, banchieri, ecc.); no alla globalizzazione politica, economica, culturale, a favore delle oligarchie occidentali e degli enti transnazionali; no all’immigrazione incontrollata, manovrata a fini neocolonialisti e di destabilizzazione sociale. Sì ai rapporti multilaterali, alla sovranità nazionale, all’amicizia con Russia e Cina, al superamento dello sfruttamento neoliberista e via asserendo.

E’ gente che deraglia, è ovvio. Da un po’ si è preso a chiamare terroristi tutti i popoli e Stati che non accettano il giogo anglosassone ed eurocentrico. Ora si dà dell’ultradestra e del nazista a chi esce dal quadro tratteggiato una volta per tutte nel 1945 e seguenti da coloro che nel frattempo si sono evoluti da Hiroshima e Nagasaki a impero globale della guerra perpetua. Guerra, come è sotto gli occhi di tutti, ai propri popoli come a quelli altrui.

Ditemi voi: Destra? Sinistra?

giovedì 26 settembre 2024

MONDOCANE MIGRANTE

 



Cari amici, compagni, passanti, simpatizzanti, curiosi, occasionali,

come succede quando ti tocca migrare e cambiar casa, finisce una storia e ne inizia un’altra, magari in continuità, magari ex abrupto. E i vecchi ospiti si ritrovano un po’ spaesati. A volte traumatizzati.

Così con Mondocane, titolo, marchio, sigla da decenni di molti miei lavori e siti, a partire dal blog, a passare per rubriche varie in giornali o su tv.

Molti di voi, mi illudo, hanno conosciuto Mondocane, questo omaggio ai cani (altri animali compresi, ma anche umani perbene e combattivi) e al mondo che loro popolano. Nel quale all’accezione consueta, a mio avviso ingiusta, di mondo ridotto malissimo, ho preferito dare il significato, ispirato dalla bellezza e bontà dei miei bassotti e dei cani in toto, di mondo giusto, amoroso, leale e bello. Ma anche capace di ringhiare, laddove necessario e produttivo.

Dal 2021 Mondocane (con Ecomondocane) imperversava su Byoblu ogni domenica in diretta e ogni giorno in replica. Troppa grazia Sant’Antonio, devono aver pensato gli innovatori della testata che, nella sua rivista e corretta formulazione e, dunque, programmazione, ha ritenuto quel format, non so se ridondante o adirante o agitante o estenuante o evocante o periclitante, magari solo ex-ante. Vallo a sape’. Comunque non più al passo con i passi di Byoblu.

Ebbene, Mondocane, come sappiamo tutti noi che ci viviamo dentro, non muore, non sparisce, da qualche parte rispunta sempre. Nel mio caso qua e là, occasional- o periodicamente. Gli amici che ci stanno a combattere un mondocane brutto e a conquistarne uno bello e giusto, alla Ernesto (nome non solo del mio bassotto…) non mancano. Alla faccia dei rassegnati, ripiegati, appagati. E’ tutto uno scintillio in fondo al tunnel.

Una periodicità accanita, nientemeno che due volte la settimana, barluccica ora su Qui radiolondra tv. Succede il martedì e il venerdì alle 21, rubrica “Il punto”. Delle repliche non so dirvi, ma spero, se vi rimane una punta d’interesse per questo bassotto sguinzagliato, post ante, di reincontrarvi nello streaming live di martedì e venerdì.

SUONO AI TAMBURI, FIATO ALLE TROMBE, VOCE AI LATRATI: SI INCOMINCIA MARTEDI’ 1. OTTOBRE