Gli ossificati delle dottrine katechistiche, i rattrappiti
nelle formule a ripetizione, i necrotici del fuori tempo massimo, gli ignavi e
tutti ricorrano a quanto dispongono di reattività, coscienza, dignità, lucidità
e manifestino ovunque e a livello nazionale contro la fascistizzazione di
questo regime di corrotti e squinternati. Chi ha mostrato di saper organizzare,
organizzi.
Lo sgombero dell’Askatazuna, un vertice dell’intelligenza
antagonista, è la chiave di volta concreta e simbolica della disintegrazione
della libertà in Occidente, è l’epitome del tentativo di chiudere
definitivamente ogni spazio di contrasto, è un punto di non ritorno nazionale e
internazionale della lotta di classe e della conquista della realtà.
L’ASKATAZUNA E’ UN PEZZO DI PALESTINA
E’ FASCISMO, COMUNQUE VOGLIATE CHIAMARLO.
Dopo il Leoncavallo (peraltro già autodomato), l’indomabile
Askatazuna, avanguardia di popolo, da trent’anni presidio NO TAV dell’ambiente
e della sovranità popolare, primo centro italiano di elaborazione politica,
culturale, sociale, fucina di creatività antagonista di alto livello
intellettuale, cuore pulsante di una resistenza antifascista rispetto a ceti
dirigenti corrotti, prevaricatori, ignoranti, vermi usciti da sotto le macerie
dei monumenti del fascismo abbattuti, per inquinare di degrado a tutti i
livelli, la nazione, il popolo, la società lo Stato. Un piede di porco tra le
ruote dello schiacciasassi assolutista.
Intanto gli squadristi di Casa Pound, manovalanza
dell’operazione della prevalenza della forza sul diritto, della menzogna sulla
verità, della violenza dei pochissimi sui tantissimi, restano intoccabili, bene
in vista nel taschino di Piantedosi (là dove il modello Netanyahu porta il nodo
scorsoio del cappio)
L’inaccettabile sopruso che il ministro camicia nera
Piantedosi infligge senza soluzione di continuità, sul modello delle censure e
delle sanzioni di un potere esecutivo europeo che, come quello italiano,
pretende il silenzio e l’annichilimento dei giusti e liberi, esige una risposta
di popolo.
La Flotilla ce l’ha insegnato. E’ sempre lo stesso nemico.
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