“Democrazie
vs Autocrazie” Ma che, davvero?
TU CHIAMALO
SE VUOI FASCISMO
Come inciso che c’entra poco col resto, ma di cui sento
l’urgenza, rivendico in chiave consolatoria che siamo scampati perfino alla
kermesse delle canotte nere su pelle bianca. Ovviamente non alla partecipazione,
alla quale si sono concessi segmenti della nostra presunta opposizione alla
ricerca di visibilità “whatever it takes” e felici di farsi masticare. Il costo
politico e morale lo pagheranno al rientro. Comunque ci torno sopra.
Si passa a cose serie (per dire…).
Al cancelliere Merz, che riprendeva un meme di Hitler degli
anni’30, “La Germania farà della Bundeswehr (intesa come Wehrmacht) il
più potente esercito d’Europa”, ha risposto molto brutalmente il No alla
Leva del 65% dei giovani e della maggioranza dei parlamentari (a favore il 55%
degli attempati, cioè di quelli che non ci andranno. In Italia, a dispetto di
quelli del “libro e moschetto” e di “Vincere!” ha detto NO il 68% dei
potenziali candidati a fari macellare.
Ai Volenterosi europei che, a nome di paesi ignari e poveri
in canna, annunciano la guerra, ovviamente “di difesa” alla Russia (per
qualcuno già in corso, per altri, fra massimo tre anni); risponde invece, a
passo di corsa, il molto baffuto, molto bislacco e molto medagliato Cavo Er
Baffo Dragone. Forse, pensando di far rapporto ai sovrani della Triplice
Intesa, annuncia: Maestà, per vincere dobbiamo assolutamente attaccare per
primi (implicito: sennò come possiamo far credere a ‘sti cojoni che devono
andare a farsi sparare?)
Il delirio associato al declino, implicito in quella forma
di baffi, sopravvissuti a tutte le nostre Caporetto e altre infamie, segno
distintivo di chi pone la forza sopra il diritto e quello con le stellette
sopra quello senza, ha definitivamente spazzato via quanto restava, nei nostri
Stati Maggiore, di poveri resti di neocorteccia. Che sarebbe quella che
presiede al ragionamento logico. Succede quando i baffi alla Umberto arrivano a
oscurare il lobo frontale.
Finchè c’è guerra, c’è Cingolani
Dopo questa sfilza di seminatori di balle terrorizzanti, non
poteva mancare lo Zar della Guerra in fieri, anzi degli strumenti per farla
fare (Anche da Israele? Come no!). Roberto Cingolani, oggi, dopo la fase
spiritosa da Ministro dell’Ambiente, AD del colosso necrofago “Leonardo”. Che
sta a Rheinmetall come il Duce stava al Fuehrer. Dopo la paura, il terrore e
stavolta da chi se ne intende e ci sa fare: nel giro di 3 minuti, senza che noi
ci si possa neanche infilare le mutande, figurati raggiungere il bunker atomico
(che dai tempi von der Leyen è di famiglia), Mosca ci può disintegrare e fare
di Roma ciò che gli astronauti insistono a dirci di aver visto sulla Luna. Cioè
niente e nessuno.
Dipende da cosa consideriamo delirio e cosa raziocinio.
Nell’era degli Hobbit, della contrapposizione secca tra luce e oscurità, dei
maghi buoni e di quelli cattivi, delle obnubilazioni esoteriche in cui il
cervello è messo all’angolo e ragiona solo la pancia autoproclamatasi spirito,
insomma nell’era tolkeniana di colui che “ha la forza” e ne rivendica il
monopolio (da noi Urso? Crosetto?), tutto deve finire nel classico Armageddon,
catarsi catastrofica e parto della nuova era. Tutta questa cianfrusaglia la
rivestono di un Medioevo mai esistito, ma funzionale a togliere dalla scena, a
forza di kitsch, fantasie, draghi ed eroi, la realtà tosta e vera,
dell’intelligenza contro la retorica, dell’illuminismo e dell’età della
ragione. Che impone verità. Che richiede onestà. Che comporta diritto.
Saltando, cantando, che male vi fo?
Esempio luminoso, inesorabilmente tolkiano, il grande
fenomeno auto-erotico di Atreju. In queste occasioni si arriva, anche grazie
alle abbondanti libagioni di sostanze apotropaiche caccia-intirizzimento (vin
brulé), alla Giorgia in trasfigurazione. Scevra del peso della gravità che
inchioda in basso il popolino, invasa dal dio, la nuova menade si dimena, dà in
escandescenze e, con turbinio vorticoso degli arti divenuti lame rotanti, per
fortuna solo nell’aria, mostra come si debbano tagliare a fette i nemici.
Assistiamo ammirati a una specie di sabba della strega (ce
ne sarebbe un’altra, la sorella, ma si conserva per il dopo) che, riflettendosi
nei sussulti articolari e fonetici dell’intero convegno magico - “chi non salta
comunista è” – (era a Napoli! E che cambia?), si allarga in sabba globale. Un
festival di gabbamondo, a comprendere fattucchiere, saltimbanchi, cabalisti,
che celebrano i superpoteri e le superconoscenze di cui è dotata la compagine
governativa con tutte le sue ramificazioni.
Fondati sull’irrazionalità diffusa erano da sempre tutti i
fascismi, che si presentino come monarchie assolute, giunte di tiranni, inviati
di dio, pontificati e imperi, autocrazie, oligarchie, aristocrazie, totalitarismi,
caudillismi, signorie, principati, marchesati, mafie, massonerie, Deep State,
Trump… Tutta roba che opera in verticale, ma in orizzontale, compresi quei
nostri vermiciattoli scappati da sotto le macerie di un regime finito in
discarica e arrampicatisi impuniti sui palazzi del potere prima che noi ne savvertissimo
il fetore.
Cingolani, Crosetto, Cavo Er Baffo Dragone, in questo quadro
medieval-apocalittico, in cui si è rinnovata la minaccia dell’inferno ai
disobbedienti, ma stavolta sotto forma non più di pena eterna, ma di
combustione nucleare rapida, sono compratori e venditori di strumenti per
distruggere e uccidere, bravi almeno quanto quelli degli “artigiani di
qualità”, che però vendono solo sofà. Strepitosi pubblicitari dell’unica cosa
che sembrerebbe riuscire a tenere in piedi un capitalismo che svaporerebbe se
solo qualcuno dei poveri e gabbati volesse alzare gli occhi e dare uno sguardo
all’Everest di debito sotto cui si divincola (37 trilioni solo gli USA: uno
zombie che pare vivo solo perché ha dentro un meccanismo che abbaia).
Per nostra consolazione, tante volte basta un niente. Se i
loro schiamazzi di guerra fanno salite le quote degli azionisti, i dividendi, i
premi, i nascondigli nei Paradisi fiscali. Un battito di farfalla che parla di
pace (tipo di questi giorni Trump in Ucraina) fa davvero miracoli: Leonardo, in
borsa, meno 4,98; la Francese Thales meno 4,90%, la tedesca Rheinmetall meno
5,02%, Ogni volta che c’è un afflato di pace, parte la pressione ribassista sui
titoli del settore guerra e ci viene a mente quel film, quello dei sogni (loro)
e degli incubi (nostri) “che muoiono all’alba”.
Umanitaria? Purchè guerra sia
L’altra sera, ad Ancona, un dinamico Comitato No Guerra No
Nato, ha ospitato insieme a me, Sara Reginella, la bravissima cronista
dell’invasione NATO-Kiev del Donbass russo, quel Donbass liberato, che, a
seguito del golpe nazista allestito da Obama, non ci stava a ripetere
l’esperienza vissuta dai padri e nonni sotto il Gauleiter locale, Stepan
Bandera e i suoi datori di lavoro SS e Gestapo. Reginella è stata anche la
punta di lancia del ridottissimo e oscurato schieramento che, a dispetto della
falsificazione – aggressore e aggredito - consacrata addirittura da un
Quirinale appassionatamente atlantista, ha saputo rovesciare lo strumentale
paradigma. Quello che, con “l’invasione
russa del febbraio 2022”, ha spazzato dalla mappa della Storia una serie di
eventi che rovesciano il mantra aggressore-aggredito.
Il colpo di Stato dell’inverno 20013-2014, allestito da
Obama, gestito sul campo, a Piazza Maidan, dalla sottosegretaria neocon
Victoria Nuland con squadre armate naziste, culminato con la cacciata del
presidente neutralista Yanukovic. Il referendum del 14 febbraio nel Donbass
vinto con oltre l’80% dai separatisti antifascisti russi. Ai quasi 100 morti di
Maidan, si sono aggiunti le 14.000 vittime dei bombardamenti e delle incursioni
ucraine contro il Donbass con i reparti nazisti di Azov e Privy Sector, dal
2014 al 2022, anno che ha visto l’intervento di Mosca in difesa dei russi. Chi
è l’aggressore?
Presentavamo due nostri libri, il suo: “Le guerre che ti
vendono”, e il mio “Uno sguardo dal fronte”. “Le guerre che ti vendono”, nel
quale Sara ha profuso le sue esperienze e competenze di psicologa e
psicoterapeuta, è un agile, ma irrinunciabile, manuale di istruzioni su come
sfuggire alle sempre più sofisticate, violente e pervasive, tecniche di
manipolazione della realtà da parte dell’omertoso aggregato
politico-economico-militare-mediatico. Quello che ci si è insediato sul
groppone a colpi di persuasione occulta, manifesta, coatta, volontaria, a
schiaffoni, e che, nell’attuale fase dell’accumulazione, è fondata su vendita,
acquisto e consumo di armi. Insieme alle quali vendono, comprano e consumano le
nostre vite.
Come ti educo il pupo (da combattimento)
Guerre contro le quali il primordiale e ancora vivo e vegeto
istinto di preservazione della specie ti fornisce un codice genetico che,
diversamente da quello individuato da Nordio, impostato sui cazzotti alle
donne, le guerre te le fa odiare e ripudiare meglio di qualsiasi carta
costituzionale. Come si è potuto dimostrare quando nelle scuole, sequestrate
dal duo Crosetto-Valditara, le ghirlande e le pailettes con cui “educatori con
le stellette” hanno fatto la cosmesi a bombe e cingoli, sono state lacerate di
netto dal 68% di NO dei ragazzi alla leva, volontaria, od obbligatoria che sia.
Disastro di un marketing che si affanna di fiera in fiera, di liceo in liceo,
di schermo in schermo. Perchè senza gente che induci ad amare le armi e poi a
usarle, disponendosi perfino a farsele piovere addosso, a cosa serve fabbricare
missili?
Qui i fomentatori di guerre devono affrontare un paradosso.
Far paura della guerra degli altri contro te, far apparire nobile e bella la
guerra tua contro gli altri. Il che comporta un’acrobazia dialettica –ovviamente
costruita intorno all’asse manicheo degli assoluti bene e male – che renda
conciliabile l’inevitabile dissonanza cognitiva con quanto sei riuscito a
difendere della tua razionalità.
Sara Reginella ci ricorda come d’un tratto le guerre siano
diventate umanitarie Quella dei nostri cent’anni le ho attraversate tutte. E mi
è capitato di partecipare anche all’inaugurazione di quelle “umanitarie”:
Serbia, 1999. Quella del Vietnam era ancora del tipo “portiamo la civiltà ai
primitivi”. I quali, se comunisti, anche cattivi. Poi è tutto un difendere i
valori umani, esportare la democrazia, far valere le regole, abbattere
dittature, salvare minoranze, anzi interi popoli. Sempre accertandosi che siano
così carini da servire da quinte colonne a noialtri: berberi in Algeria,
albanesi in Kosovo, palestinesi alla Abu Mazen, curdi in Siria, Iran e Iraq,
musulmani turcofoni in XinJang e, recentemente, perfino alcuni Aymara dell’ex-rivoluzionario boliviano Evo
Morales.
Persuasori Occulti
Quando nel 1957 Vance Packard, quarantatreenne insegnante di
giornalismo all'Università di New York, con il suo “I persuasori occulti”, rivelò
al grande pubblico che l'alleanza sempre più stretta tra analisi e pubblicità
minacciava subdolamente, ma scientificamente, la libertà d'opinione su
qualsiasi argomento, venne arruolato nella schiera dei più grandi allarmisti. Fu
invece uno dei più grandi profeti, meglio, chiaroveggenti, del nostro tempo in
metempsicosi.
Con la differenza, non sostanziale, che allora la tua
percezione della realtà, bisogni compresi, veniva compressa da chi ti voleva
far consumare. Oggi, e da un bel po’, la realtà che a te, pesce rosso nella
boccia concava che ti deforma la realtà, viene imposta è sempre quella, ma si è
di molto estesa. Un pensiero autonomo, aderente a come stanno le cose fuori
dalla boccia, costa sempre più fatica. E i persuasori sono altri, ben oltre i
pubblicitari, oggi forse la categoria di persuasori meno occulta, più scoperta
e perfino onesta, nella sua dabbenaggine infantilista.e buonista.
Il nemico è un altro. Il subdolone, che ti fare vedere
lucciole per lanterne e viceversa, è lui, è il Cingolani della minaccia, il
Crosetto dell’emergenza bellica, il Cavo Er Baffo Dragone dell’irrinunciabile
attacco per primo. Ovviamente non sarebbero che comparse, al massimo figuranti
di terza fila, se alla loro sostanza inconsistente non desse corpo quell’armada
di rapinatori della realtà di cui ci parlano Reginella e molti analisti.
Rapinatori della realtà che, dai persuasori occulti di Packard, si sono evoluti
in blocco politico-economico-mediatico, agente in assoluta comunità d’intenti,
senza più sbavature alla vietnamita, o irachena, o perfino ancora afghana-
Le lacerazioni al tessuto di una opinione comune dettata,
che i persuasori hanno subito in quelle irruzione di una Storia non
controllata, ma anche in occasione di eventi sismici interni, come quel ’68 che
ha percorso mezzo mondo per una decina d’anni rischiando di mettere a
repentaglio tutto il fabbricato, e in parte riuscendoci, hanno accelerato i
tempi e i modi della riorganizzazione e del consolidamento. Che, nel nostro
caso non è neanche in prima linea quello del riarmo da far passare come
necessità ineluttabile, corroborata da nobili virtù. Ma ciò che la rende
possibile. La varietà e diversità dell’informazione, già ritenuta fisiologica,
si è fatta catechismo, legge mosaica cantata in coro da poche voci..
I becchini dell’informazione? Quelli dei soldi.
L’editore puro era morto e seppellito da decenni. Lo
squallore speculativo e amorale di una casta amorale come la discendenza
Agnelli, con la sua svendita all’armatore greco Kyriakou di quelli che
passavano (imperfetto, se non passato remoto) per i più autorevoli giornali
italiani, con tutte la panoplia multimediale del gruppo GEDI, non è che
l’epifenomeno burino della globalizzazione delle testate. Una riduzione ad
paucis, in poche mani, iniziata qualche decennio fa e fattasi parossistica
negli ultimi anni.
Sette tra i più sfondati miliardari del mondo, tutti del
mondo High Tech e dei Fondi di Investimento, da Zuckerberg a Bezos e Murdoch,
da Fink a Page e Musk, erano già padroni dell’informazione, detta social per
prenderci per il culo, ma dettata dal loro logaritmo. Ora, catturati giornali
come il Washington Post, o il Los Angeles Times, si lanciano all’assalto di
colossi multimediali come Warner, Paramount, CNN, Discovery, Disney (di
Blackrock). Sono tutti, oggi, follower di Trump, e sono tutti amici di Israele,
con in prima linea le famiglie Ellison e Adelson, senza i dobloni dei quali
Trump la presidenza se la poteva sognare. Il grafico che illustra il passaggio,
in 40 anni, da un grande pluralismo di informazione agli oligopoli di oggi,
esplicita anche il passaggio dalla democrazia all’oligarchia.
Disinformo, faccio paura, faccio la guerra, zittisco
tutti
Abbiamo alle spalle una certa esperienza di come il politico
si inserisca in operazioni che si presentano – e a volte sono – basate su
presupposti scientifici, ma i cui propositi scientifici finiscono col diventare
strumenti politici. Eminentemente di disciplina sociale finalizzata a nuove
forme di frantumazione sociale, dominio e sfruttamento. Come? Con la paura,
arma fine del mondo.
L’AIDS e la coesione sociale, per quanto riguarda i rapporti
tra i generi, travolta da sospetto e paure. Il terrorismo che, con
l’islamofobia, ha rinnovato lo sconfitto razzismo colonialista d’antan e ha
rilanciato un’era di guerre. Il Covid che, con lockdown e Green Pass, diventa
il più grande esperimento di casermizzazione della società. Il cambio
climatico, funzionale a sovvertire abitudini, imporre costi e agevolare
alternative di modi di produzione con relativa eterogenesi dei fini, quando si
scopre che migliaia di kmq di terra, aria, mare, muoiono sotto l’impatto delle
“innovative”, mentre intere economie nazionali vanno in rovina (ultimissime
dall’Antartide: crescita dei ghiacci e freddo senza precedenti. Da 1400 giorni
temperatura sotto i 20°). E tocca rimediare buttandosi sulle armi (e quindi
sulle guerre).
Tutta questa vera e propria discesa agli inferi, nella
quale, come rivela il poeta, riconoscere noi stessi attraverso il nostro
passato, non ci fa incontrare Farinata degli Uberti, o la Sibilla, o padre
Anchise, o Agamennone e, con le loro, le nostre verità. Ci mette alla mercè di
un Cerbero che ci mostra come, nell’era della Forza, sistemare gli infedeli.
Nel caso specifico, azzannando Jacques Baud, l’ex-ufficiale svizzero che
figurava tra i migliori analisti militari e geopolitici, tanto da essere scelto
consulente dell’ONU. E chi ha azzannato questo prestigioso e rispettato
signore? Ursula von der Leyen che, in quanto presidente della Commissione UE è
capo dell’Esecutivo e come, nel caso Meloni, Macron, Trump, in quanto capo
dell’esecutivo, è a capo di tutto, alla faccia della divisione dei poteri. Al
diavolo legislatori e magistrati.
Saremmo dunque finiti nella fase in cui quel tale, Trump, ha
toccato l’albero e ha fatto un suo “Tana liberi tutti” al contrario. Nel senso liberi
non noi, ma loro. Liberi di utilizzarli tutti, i mezzi della coercizione,
quelli psicologici e quelli fisici. Succede quando si accorgono che, a un certo
punto, anche la paura più paura rischia di dissiparsi quando lo scontro con
quanto ci è rimasto di intelligenza della realtà fa più male alla paura che
all’intelligenza. E allora la partita
può anche riaprirsi e spuntare da qualche parte una Bastiglia, o un Palazzo
d’Inverno.
Cingolani-Crosetto-Cavo Dragone-Piantedosi-Valditara,
quintetto perfetto
Abbiamo parlato del duo Crosetto-Cingolani. Ma forse tocca
parlare di un trio, Crosetto- Cingolani-Cavo Dragone. Dove l’uno è portavoce
dell’altro e tutti abbisognano che noi si temi la guerra altrui e si ami la
nostra, magari d’attacco. Ma, poi, solo di terzetto si tratta? E allora
Piantedosi? Non è il caso di intravvedere, nell’alba dove muoiono i sogni, un
quartetto? Come farebbe il terzetto a tirare dritto là dove punta il baffo
umbertino, cioè l’eroico assalto, senza che qualcuno gli spiani la strada, visto
che quelli della persuasione ci hanno lasciato troppi dossi? Ecco che tocca al
ministro di polizia.
E’ nel nuovo ordine delle euro-cose che questa funzione si
renda operativo locale di Ursula, la quale, istruita da quanto Trump ha
inflitto a Francesca Albanese, ha appena comminato sanzioni invalidanti (niente
soldi, niente conti in banca, niente viaggi, niente lavoro, ostracismo dal
mondo) a chi non sputa quando sente dire Putin, o Hamas. Ed è solo l’inizio
della morte civile comminata.al dissenso.
Senza che Mattarella lo avesse dichiarato ufficialmente (lui
si occupa di confini violati, ma solo dai russi), le libertà costituzionali, e
anche quelle ONU, OSCE e UE, sono morte. Giorno dopo giorno, sanzione dopo
sanzione, la lista di proscrizione si allunga. Siamo al delitto di “connivenza
col nemico”. Democraticamente, senza che tutto ciò coinvolga minimamente una
roba obsoleta come tribunali e giudici. Basta un’Ursula, esecutivo. Un decreto.
Dunque habemus quartettum. E perché non quintettum?
Che ne dite di un bel Crosetto-Cingolani-Cavo Dragone-Piantedosi-Valditara? Ah
no? E allora a chi fareste chiudere il cerchio della persuasione volens-nolens,
se non da uno cui spetta allestire l’indispensabile scambio formativo tra
caserma e aula, scuola e leva, dio-patria-famiglia-moschetto? Un bel ministro
dell’Istruzione e del Merito? Scambio scuola-lavoro che vada oltre la pratica
dello svuota- bidoni, o stagista alla catena, ma renda i nostri ragazzi, quindi
tutta la società, come ai tempi del Balcone, o come Merz-Blackrock:ha
vaticinato al Reichstag: “kriegstuechtig” (*)?
(*) Abile alla guerra, agguerrito.


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