Adelina Bo
PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTARIO “TORNARE IN NICARAGUA”
link al video
Il video parla di ciò che ho potuto conoscere e documentare direttamente, in un mese di permanenza là nel 2024 e illustra ciò che balza agli occhi con maggiore evidenza, proprio ciò che nei media a larga diffusione non compare.
Se parlano del Nicaragua e del suo governo, in genere lo fanno in termini negativi: spesso mentono, denigrano, usano notizie fuori dal loro contesto.
Per lungo tempo, come Associazione Italia Nicaragua, abbiamo risposto a tali articoli documentando, dimostrando i loro errori. Mai hanno rettificato, men che meno pubblicato i nostri scritti, né mai ci hanno risposto.
E questo per 2 motivi:
1°- non hanno argomenti, documenti a sostegno di quanto affermano e quando si entra nel merito non sono in grado di reggere un confronto.
2°- non a noi devono rispondere, ma ai loro mandanti, padroni e finanziatori.
Per cui alla fine abbiamo smesso di perder tempo, decidendo che il modo migliore per far fronte alla loro disinformazione sistematica e propaganda era diffondere noi notizie vere e documentate, sebbene la “potenza di fuoco” sia decisamente impari, se paragonata al potere di chi controlla economicamente e politicamente tutti i maggiori giornali, TV, radio, comprese gran parte delle riviste on-line.
Questo documentario, dunque, va in tale direzione: informare
E non a caso uso il termine “potenza di fuoco”, perché di guerra mediatica si tratta.
La malainformazione è l’arma di distruzione di massa delle coscienze, ed è la prima fondamentale arma di ciò che si denomina “guerra ibrida”, ovvero non solo quella militare, ma quella che usa tutti gli stratagemmi utili a destabilizzare i Paesi ed a controllarne le risorse.
E la politica estera degli Stati Uniti ha per obiettivo dichiarato la “destabilizzazione permanente”, accompagnata sempre dalla disinformazione, strategica per giustificare il loro operato agli occhi dell’opinione pubblica.
TAPPE DELLA STORIA DEL NICARAGUA
E vediamo cos’è successo al Nicaragua. In passato interventi armati, occupazione militare, rovesciamento di presidenti scomodi per gli interessi dell’impero, instaurazione e sostegno alla dittatura dei Somoza.
Nel 1979, dopo 20 anni di lotta e 60.000 morti, il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) vince, trovandosi un Paese distrutto, l’economia al collasso, Somoza aveva fatto bombardare tutte la maggiori città nello strenuo tentativo di sedare la rivolta popolare, prima di fuggire a Miami portandosi via tutti i soldi delle case dello Stato.
I nicaraguensi cominciano da zero a ricostruire la loro nazione libera, ma già 2 anni dopo, nel 1981, devono riprendere la guerra combattendo la Contra, bande di mercenari terroristi pagati, addestrati e armati dagli Stati Uniti, per ammazzare e distruggere quanto possibile.
In 10 anni muoiono altri 50.000 nicaraguensi, per lo più giovani, forze sottratte allo sviluppo del Paese per dedicarsi a difenderlo.
Gli Stati Uniti usano come forme d’ingerenza destabilizzanti, prima la Contra e poi il ricatto elettorale
Nel 1990 l’allora presidente George Bush senior, apertamente dichiara: “O in Nicaragua vince la candidata filostatunitense, o la guerra dei contras continuerà” e investe 16 milioni di dollari per organizzare l’opposizione antisandinista e condizionare l’esito elettorale. La gente stanca di 45 anni di dittatura, 30 anni morti e, come dicono loro: “con una pistola puntata alla tempia”, si reca a votare. Il FSLN perde di stretta misura (3 punti), contro una coalizione di 14 partiti.
Da lì in poi inizia il periodo buio dei governi neoliberisti, 16 anni anni di saccheggio e corruzione, dove l’ingerenza statunitense si concretizza nella rapina delle risorse, e nella rinuncia da parte del governo neoliberista ad esigere il risarcimento di 17 miliardi di dollari stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 1986, dovuto dagli USA al Nicaragua e mai pagato, per i danni causati nel periodo della Contra.
Nel frattempo la gente cade in miseria, peggio di Haiti, e i benefici sociali costruiti dai sandinisti vengono man mano aboliti.
Nel 2007 torna a insediarsi il sandinismo, che permane tuttora. Comincia a ricostruire il Paese economicamente e socialmente.
Da allora la priorità di ogni programma di governo è sempre stata la lotta alla povertà. Per il 2026 vi è destinato il 65% del bilancio.
Va tenuto conto che l’economia nicaraguense si basa per il 70% sulla piccola e media impresa, a conduzione famigliare o cooperativa, per il 30% sulle grandi imprese e attività dello Stato, ed è a quel 70% che si dedica particolare attenzione. Dando possibilità di lavoro alle famiglie anche delle fasce più deboli, si genera impiego, si produce ricchezza, aumentano i consumi, si supera la povertà, creando un circolo virtuoso utile sia all’economia nazionale sia a quella individuale.
Il tasso di occupazione è del 97,6%.
La povertà è stata dimezzata, dal 48 al 24%, quella estrema ridotta dal 19 al 6%.
La copertura di energia elettrica è passata dal 54 al 99%, l’85% da fonti rinnovabili.
L’acqua potabile dal 45 al 93% nelle città, dal 26 al 56% nelle zone rurali.
Si prevede per il 2026 di raggiungere il 95% di autosufficienza alimentare.
Si è decisamente ridotta la mortalità materno-infantile e il Nicaragua è passato dal 40° al 6° posto nel mondo per parità di genere, il 1° in America Latina: in parlamento il 60% sono deputate e il 75% sono ministre o viceministre.
Questa, in cifre, l’entità dei cambiamenti in atto.
Nonostante le sanzioni (altra forma di pressione e ingerenza), il Paese progredisce con una crescita esponenziale dell’economia e il governo si rafforza.
Perciò gli USA, per rovesciarlo, nell’aprile 2018 tentano un colpo di Stato, ma falliscono.
Allora qualche mese dopo, a dicembre 2018 ne provano un’altra. Trump promulga il Nica Act, per impedire al Nicaragua l’accesso a prestiti internazionali e bloccare le attività finanziarie dei funzionari del governo.
MA PERCHÉ IL NICARAGUA È NEL MIRINO DEGLI STATI UNITI?
Il Congresso lo ha dichiarato “una minaccia alla sicurezza nazionale”, il che apre la possibilità ad un intervento armato.
Un Paese minuscolo, esteso poco più dell’Italia settentrionale, circa 7 milioni di abitanti, un Paese che non ha mai aggredito nessuno, caso mai si è difeso dalle invasioni subite, dagli Spagnoli prima e dagli yankee poi, come può essere una minaccia per gli Stati Uniti? Che cosa tanto li turba?
3 i motivi principali
1° - Il Nicaragua rappresenta un modello di sviluppo alternativo a quello capitalista, nella gestione dell’economia, redistribuzione dei profitti e programmi a beneficio della popolazione, di lotta alla povertà (e non ai poveri), per eliminare le disparità sociali. Ovvero: difendono i diritti collettivi, rispetto ai privilegi di classe, mantenendo in questo una continuità coi principi che han sempre guidato il sandinismo.
Quindi gli USA non possono consentire che un tale modello abbia successo, sarebbe un esempio contagioso...
E poi il Nicaragua, insieme a Cuba e Venezuela, rappresenta uno dei pilastri portanti della difesa dell’indipendenza, dignità e sovranità nazionale in America Latina, non più “cortile di casa” degli USA - come essi la considerano - serbatoio di risorse e manodopera a basso costo.
2° - Ha una posizione geostrategica importante, con una geografia utile all’eventuale costruzione di un canale interoceanico alternativo a quello di Panama, che sta diventando obsoleto per la stazza delle nuove navi da carico sempre più grandi, per il fondo che si va progressivamente insabbiando, per le lunghissime attese nell’attraversarlo.
3° - Ha scelto alleanze e fatto accordi di cooperazione coi Paesi dei BRICS, un progetto di mondo multipolare che gli USA considerano nefasto per il proprio dominio unipolare, (monopolio che vogliono a tutti i costi mantenere), multipolarismo portato avanti da Paesi che considerano concorrenti e nemici.
CONCLUSIONI
A volte nel documentario emerge il raffronto col Nicaragua di 35-40 anni fa, tempo intercorso tra la mia frequentazione di allora e quando ci son tornata. Tuttavia ciò che illustra non l’hanno costruito in 40 anni, ma in 17: dal 2007 quando tornano al governo, al 2024 cui si riferiscono le immagini, a dimostrazione del fatto che, se una nazione è gestita bene e nell’interesse della popolazione, i risultati si ottengono.
Il Nicaragua, grazie al ritorno dei sandinisti al governo, sta vivendo la più grande modernizzazione della sua storia.
Il Nicaragua è un Paese piccolo geograficamente, ma grande politicamente.
E tutto questo, per onestà gli va riconosciuto. E’ doveroso raccontare e far conoscere. E questa non è propaganda, è informazione.
Il video parla di ciò che ho potuto conoscere e documentare direttamente, in un mese di permanenza là nel 2024 e illustra ciò che balza agli occhi con maggiore evidenza, proprio ciò che nei media a larga diffusione non compare.
Se parlano del Nicaragua e del suo governo, in genere lo fanno in termini negativi: spesso mentono, denigrano, usano notizie fuori dal loro contesto.
Per lungo tempo, come Associazione Italia Nicaragua, abbiamo risposto a tali articoli documentando, dimostrando i loro errori. Mai hanno rettificato, men che meno pubblicato i nostri scritti, né mai ci hanno risposto.
E questo per 2 motivi:
1°- non hanno argomenti, documenti a sostegno di quanto affermano e quando si entra nel merito non sono in grado di reggere un confronto.
2°- non a noi devono rispondere, ma ai loro mandanti, padroni e finanziatori.
Per cui alla fine abbiamo smesso di perder tempo, decidendo che il modo migliore per far fronte alla loro disinformazione sistematica e propaganda era diffondere noi notizie vere e documentate, sebbene la “potenza di fuoco” sia decisamente impari, se paragonata al potere di chi controlla economicamente e politicamente tutti i maggiori giornali, TV, radio, comprese gran parte delle riviste on-line.
Questo documentario, dunque, va in tale direzione: informare
E non a caso uso il termine “potenza di fuoco”, perché di guerra mediatica si tratta.
La malainformazione è l’arma di distruzione di massa delle coscienze, ed è la prima fondamentale arma di ciò che si denomina “guerra ibrida”, ovvero non solo quella militare, ma quella che usa tutti gli stratagemmi utili a destabilizzare i Paesi ed a controllarne le risorse.
E la politica estera degli Stati Uniti ha per obiettivo dichiarato la “destabilizzazione permanente”, accompagnata sempre dalla disinformazione, strategica per giustificare il loro operato agli occhi dell’opinione pubblica.
TAPPE DELLA STORIA DEL NICARAGUA
E vediamo cos’è successo al Nicaragua. In passato interventi armati, occupazione militare, rovesciamento di presidenti scomodi per gli interessi dell’impero, instaurazione e sostegno alla dittatura dei Somoza.
Nel 1979, dopo 20 anni di lotta e 60.000 morti, il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) vince, trovandosi un Paese distrutto, l’economia al collasso, Somoza aveva fatto bombardare tutte la maggiori città nello strenuo tentativo di sedare la rivolta popolare, prima di fuggire a Miami portandosi via tutti i soldi delle case dello Stato.
I nicaraguensi cominciano da zero a ricostruire la loro nazione libera, ma già 2 anni dopo, nel 1981, devono riprendere la guerra combattendo la Contra, bande di mercenari terroristi pagati, addestrati e armati dagli Stati Uniti, per ammazzare e distruggere quanto possibile.
In 10 anni muoiono altri 50.000 nicaraguensi, per lo più giovani, forze sottratte allo sviluppo del Paese per dedicarsi a difenderlo.
Gli Stati Uniti usano come forme d’ingerenza destabilizzanti, prima la Contra e poi il ricatto elettorale
Nel 1990 l’allora presidente George Bush senior, apertamente dichiara: “O in Nicaragua vince la candidata filostatunitense, o la guerra dei contras continuerà” e investe 16 milioni di dollari per organizzare l’opposizione antisandinista e condizionare l’esito elettorale. La gente stanca di 45 anni di dittatura, 30 anni morti e, come dicono loro: “con una pistola puntata alla tempia”, si reca a votare. Il FSLN perde di stretta misura (3 punti), contro una coalizione di 14 partiti.
Da lì in poi inizia il periodo buio dei governi neoliberisti, 16 anni anni di saccheggio e corruzione, dove l’ingerenza statunitense si concretizza nella rapina delle risorse, e nella rinuncia da parte del governo neoliberista ad esigere il risarcimento di 17 miliardi di dollari stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 1986, dovuto dagli USA al Nicaragua e mai pagato, per i danni causati nel periodo della Contra.
Nel frattempo la gente cade in miseria, peggio di Haiti, e i benefici sociali costruiti dai sandinisti vengono man mano aboliti.
Nel 2007 torna a insediarsi il sandinismo, che permane tuttora. Comincia a ricostruire il Paese economicamente e socialmente.
Da allora la priorità di ogni programma di governo è sempre stata la lotta alla povertà. Per il 2026 vi è destinato il 65% del bilancio.
Va tenuto conto che l’economia nicaraguense si basa per il 70% sulla piccola e media impresa, a conduzione famigliare o cooperativa, per il 30% sulle grandi imprese e attività dello Stato, ed è a quel 70% che si dedica particolare attenzione. Dando possibilità di lavoro alle famiglie anche delle fasce più deboli, si genera impiego, si produce ricchezza, aumentano i consumi, si supera la povertà, creando un circolo virtuoso utile sia all’economia nazionale sia a quella individuale.
Il tasso di occupazione è del 97,6%.
La povertà è stata dimezzata, dal 48 al 24%, quella estrema ridotta dal 19 al 6%.
La copertura di energia elettrica è passata dal 54 al 99%, l’85% da fonti rinnovabili.
L’acqua potabile dal 45 al 93% nelle città, dal 26 al 56% nelle zone rurali.
Si prevede per il 2026 di raggiungere il 95% di autosufficienza alimentare.
Si è decisamente ridotta la mortalità materno-infantile e il Nicaragua è passato dal 40° al 6° posto nel mondo per parità di genere, il 1° in America Latina: in parlamento il 60% sono deputate e il 75% sono ministre o viceministre.
Questa, in cifre, l’entità dei cambiamenti in atto.
Nonostante le sanzioni (altra forma di pressione e ingerenza), il Paese progredisce con una crescita esponenziale dell’economia e il governo si rafforza.
Perciò gli USA, per rovesciarlo, nell’aprile 2018 tentano un colpo di Stato, ma falliscono.
Allora qualche mese dopo, a dicembre 2018 ne provano un’altra. Trump promulga il Nica Act, per impedire al Nicaragua l’accesso a prestiti internazionali e bloccare le attività finanziarie dei funzionari del governo.
MA PERCHÉ IL NICARAGUA È NEL MIRINO DEGLI STATI UNITI?
Il Congresso lo ha dichiarato “una minaccia alla sicurezza nazionale”, il che apre la possibilità ad un intervento armato.
Un Paese minuscolo, esteso poco più dell’Italia settentrionale, circa 7 milioni di abitanti, un Paese che non ha mai aggredito nessuno, caso mai si è difeso dalle invasioni subite, dagli Spagnoli prima e dagli yankee poi, come può essere una minaccia per gli Stati Uniti? Che cosa tanto li turba?
3 i motivi principali
1° - Il Nicaragua rappresenta un modello di sviluppo alternativo a quello capitalista, nella gestione dell’economia, redistribuzione dei profitti e programmi a beneficio della popolazione, di lotta alla povertà (e non ai poveri), per eliminare le disparità sociali. Ovvero: difendono i diritti collettivi, rispetto ai privilegi di classe, mantenendo in questo una continuità coi principi che han sempre guidato il sandinismo.
Quindi gli USA non possono consentire che un tale modello abbia successo, sarebbe un esempio contagioso...
E poi il Nicaragua, insieme a Cuba e Venezuela, rappresenta uno dei pilastri portanti della difesa dell’indipendenza, dignità e sovranità nazionale in America Latina, non più “cortile di casa” degli USA - come essi la considerano - serbatoio di risorse e manodopera a basso costo.
2° - Ha una posizione geostrategica importante, con una geografia utile all’eventuale costruzione di un canale interoceanico alternativo a quello di Panama, che sta diventando obsoleto per la stazza delle nuove navi da carico sempre più grandi, per il fondo che si va progressivamente insabbiando, per le lunghissime attese nell’attraversarlo.
3° - Ha scelto alleanze e fatto accordi di cooperazione coi Paesi dei BRICS, un progetto di mondo multipolare che gli USA considerano nefasto per il proprio dominio unipolare, (monopolio che vogliono a tutti i costi mantenere), multipolarismo portato avanti da Paesi che considerano concorrenti e nemici.
CONCLUSIONI
A volte nel documentario emerge il raffronto col Nicaragua di 35-40 anni fa, tempo intercorso tra la mia frequentazione di allora e quando ci son tornata. Tuttavia ciò che illustra non l’hanno costruito in 40 anni, ma in 17: dal 2007 quando tornano al governo, al 2024 cui si riferiscono le immagini, a dimostrazione del fatto che, se una nazione è gestita bene e nell’interesse della popolazione, i risultati si ottengono.
Il Nicaragua, grazie al ritorno dei sandinisti al governo, sta vivendo la più grande modernizzazione della sua storia.
Il Nicaragua è un Paese piccolo geograficamente, ma grande politicamente.
E tutto questo, per onestà gli va riconosciuto. E’ doveroso raccontare e far conoscere. E questa non è propaganda, è informazione.
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