giovedì 10 novembre 2011

SERVO ENCOMIO


Ei fu. Siccome immobile,    
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore       
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie’ mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.                        

Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha: 
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio e
scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.

(Ragazzi, questa è tosta  per lunghezza. Abbiate pietà considerando che è un po’ che non vi importuno, che sarà un altro po’ prima che riappaia, che si tratta del capitolo finale di un libro in lavorazione e che il pezzo è diviso in 4 parti è può essere consumato a tappe).

PARTE PRIMA

Viva le forze armate, viva la guerra. Scrivo nel tempo che dalla mia finestra fa entrare i clangori della banda di paese, sindaco, uniformi e cravatte in testa. Si celebra la Festa delle Forze Armate, la Grande Guerra, la Vittoria. Dall’alto di monumenti e lapidi in tutta Italia, con incisi e rosi dal tempo i nomi di una generazione uccisa dai suoi padri, scendono sui corifei in ghingheri tricolori sputi e vomito. Burattini, questi,  allora come oggi, di coloro che imbavagliandole e accecandole con il tricolore, dei sacrificati al dio Mammone strozzano in gola l’urlo da non far udire ai predestinati a venire: “ Morti non per Trento e Trieste. Morti per gonfiare  le vene di  quei compatrioti i cui mezzi di produzione sono la trasfusione del nostro sangue”. Gli epigoni bipartisan di quella mattanza dei costruttori del capitalismo italiano, dalla Serbia all’Iraq, dall’Afghanistan alla Libia, hanno saputo non essere da meno. Il propiziatore della “coesione nazionale” tra carnefici sociali e bellici, così li blandisce: 


“Le forze armate italiane costituiscono un’istituzione di riferimento per il paese e per la comunità internazionale e, con la loro opera, contribuiscono a costruire, insieme agli strumenti militari di stati amici e alleati, la sicurezza e la stabilità nelle aree più critiche del mondo e lungo le grandi vie di comunicazione, vitali per la libertà dei traffici commerciali… Occorre che le Forze Armate siano poste in condizione di affrontare con crescente efficacia le nuove sfide e le minacce emergenti”  (ogni riferimento a Siria, o Iran, o Somalia, è puramente casuale). Di Giorgio Napolitano, candidato alla Norimberga che verrà, né  Leopoldo del Belgio, nè la regina Vittoria, Hitler o Churchill, avrebbero potuto onorare meglio chi, per loro, ha messo alcune centinaia di milioni di morti ammazzati a guardia delle “grandi vie di comunicazione vitali per la libertà dei traffici commerciali”. Sarà un caso quel suo colpo di mano – di Stato ? – con cui ha improvvisato Mario Monti senatore a vita, proprio quando se ne aspettava la nomina a capo del governo? Non è Mario Monti quel sommo che è al tempo dirigente della loggia Bilderberg, della cosca Trilateral, della Goldman Sachs? Altro che il finto nero di Washington! Un’idra a tre teste.


Scrivo anche nel tempo che in un’altra guerra, non per l’oro, ma per la vita, la libertà, la giustizia, sulle montagne della Colombia,  è caduto, assassinato dagli sgherri del narcopresidente Santos, il comandante delle FARC-EP, Alfonso Cano. Tempi di primavere. Si tuffa nel nostro tempo, annaspa, nuota, avanza, la primavera. Dal Cairo a Oakland, da Piazza San Giovanni a Piazza Synthagma, da tutte le resistenze in armi del mondo a quella della selva colombiana. Alfonso Cano cento volte aveva proposto al regime un’uscita politica del conflitto. Appeso ai fili del Pentagono, la marionetta di Bogotà rifiutava. Oportet ut bellum eveniat , senza conflitto non c’è militarizzazione, né ci possono essere basi Usa per la lotta “al terrorismo” e l’assalto ai popoli latinoamericani, né commesse di armamenti. Ai compagni di Alfonso ricordiamo: la morte di un fiore non ferma la primavera.

Scrivo nel tempo  in cui la natura, coinvolta nel planeticidio dal cannibalismo ecologico degli sviluppisti, ci somministra, con violenza potenziata dal saccheggio umano, uno dei suoi estremi avvertimenti. Novembre 2011, l’ennesima alluvione di fango terrigno frantuma e sommerge l’Italia. Mescolata all’uragano di fango morale sprigionata da palazzi, gazzette e schermi e al fango, cementato in mazza o missile, che si abbatte sui corpi ancora vivi per piazze e nazioni, l’Italia fa la sua parte nella guerra di classe dell’1% contro il 99% residuo. Guerra di classe con bombe a grappolo e di fango. “Bombe d’acqua” chiamavano il genovesi il diluvio cacciatogli addosso da coloro che gli avevano disintegrato il territorio e incendiato l’aria. Sono gli stessi, e ugualmente disintegrano territorio e incendiano l’aria, i bombaroli all’uranio. Stessa faccia, stessa razza.

 E scrivo nel tempo, mala tempora currunt, in cui quello che noi chiamiamo “mondo”, o “comunità internazionale”, l’organizzazione criminale che governa il 7% dell’umanità, è impegnato a estrarre financo il midollo da viventi e terre, come dettato ai governi, a nome della cupola, dai Draghi e dai Trichet della BCE, mentre, ottenuto tale risultato in Libia, distoglie e fa distogliere lo sguardo da dove si inceneriscono terre e viventi, già liberi e prosperi, nel turibolo della liturgia capitalista. E sono i fumi turibolari davanti ad altari che, da sempre, offuscano la vista e costringono in ginocchio i popoli del mondo. Un’orda di psicopatici invasati, sostenuti dalla maggioranza di un aggregato confessionale  avvelenato e furibondizzato dal proprio senso di colpa per i genocidi che sostiene, si accinge all’assalto, inevitabilmente nucleare, al non-nucleare Iran. Sostenuto dal rettile a tre teste, Netaniahu, Barak, Lieberman e da tutti coloro che utilizzano l’olocausto d’antan per compiere olocausti planetari, Simon Peres, il più longevo nel crimine di tutti i nazisionisti, appropriatamente capo di Stato, annuncia quello che sarà la fine del mondo. Si danno da fare per dare credibilità alla panzana Maya del 2012. I pretesti per l’apocalisse sono degni del Bagaglino: sta per produrre l’atomica, ha negato l’olocausto, ha annunciato la distruzione dello Stato ebraico. 

La Cia aveva sentenziato che l’Iran aveva smesso la ricerca sulle armi nucleari nel 2003; sull’olocausto Ahmadinejad ha solo detto che non ti permettono neanche di discuterne, su Israele ha auspicato, come tutte le persone perbene del mondo, non che sparisse il popolo, ma l’aberrazione istituzionale razzista e stragista. Pretesti come quelli delle armi  di DM di Saddam, o dei bombardamenti di Gheddafi sulla sua gente. Ma alle patacche rimedia la superpatacca AIEA: “la corsa iraniana all’atomica è in atto, decisivi sono l’aiuto dello scienziato russo Danilenko e consulenze nordcoreane”. Addirittura tre piccioni-canaglie con una fava. Il “mondo”, paralizzato dalla capacità di rappresaglia terrorista, finanziaria, mediatica e diplomatica, dello Stato neonazista, tace. Ci promettono l’armagheddon, la soluzione finale vera, e questi non vedono, non sentono, non parlano. Nessun pacitonto in piazza, nessun sit-in di sinistre antiguerra, neppure le liete facce e i giulivi danzatori e clown che animano le nostre processioni per la pace, l’acqua, la democrazia, per un minimo di buone maniere nella guerra dei ricchi ai poveri  da far condurre, al posto del fantoccio sbrindellato, da uno fresco di messa in piega nella Quinta Strada. Questa è gente che, impegnata nelle celebrazioni per l’arrivo in Libia, sotto le svettanti insegne di Al Qaida-Cia, vive in quella democrazia  che, al solo accenno a una consultazione popolare su come il popolo greco debba farsi affettare alla tavola delle banche, l’ha stritolata come un insetto. Non c’è tentacolo dell’europiovra che non si sia attivato.


A Decimomannu si fanno esercitazioni italo-israeliane, anche di rifornimento in volo, per vedere come si può arrivare a sfasciare un paese lontano. Israele si pavoneggia con un nuovo missile capace di testata nucleare atto a infilzare Tehran manco fosse Tripoli o Gaza. Si deve approfittare di come si è incasinata e messa in tumulto la Siria, Stato inammissibilmente sovrano e fronte occidentale dell’Iran; si deve mettere in un angolo, con la tiretera del nemico esterno, la propria sollevazione sociale (e questo vale anche per Obama), si deve far raggrinzare di spavento le varie primavere arabe, far regredire la malattia infantile anti-Wall Street e anti-tutto il resto, negli Usa e ovunque. Ci stanno, fingendo di farsi tirare per la giacchetta, gli Usa, scalpita Londra per far portare in Iran “il fardello dell’uomo bianco” dai suoi matamoros SAS,  non ci stanno, ma si fregano le mani e i forzieri, sauditi e maggioranza satrapesca e coloniale della Lega Araba. Libia, Egitto,Tunisia risultano disperse, digerite nella pancia perennemente ruminante della Fratellanza Musulmana, a volte “moderata”, a volte Al Qaida, sempre carta di ricambio imperiale  Degli europei non fa conto parlare, non hanno scelta, ça va sans dire, Israele e gli Usa non scherzano.  E l’AIEA, l’agenzia per l’Energia Atomica, non s’è forse liberata del tentennante El Baradei e l’abbiamo messa  nelle mani del fidatissimo samurai Yukiya Amano, che sugli spropositi nucleari iraniane dà tutte le ragioni ai nuclearisti israeliani?

 Per Blair, Saddam poteva in 45 minuti vaporizzare mezzo Occidente. Per il fido Amano, le 400 bombe atomiche dello Stato terrorista sono ben poca difesa contro un Iran che pretende di pasticciare con il nucleare civile e fra 45 minuti ne farà la sua bomba. Ci si è messo pure il fabbricante FBI di attentati islamici con il video giochino da asilo infantile in cui musulmani farlocchi iraniani affidano l’assassinio di ambasciatori della coppia Israele-Saudia al narcocartello messicano “Zeta”, da sempre arnese Usa, con un intermediario dotato di documenti falsi forniti da Israele. Ci prendono per deficienti, ma il concerto dei media glielo consente.  E vuoi che una situazione tanto favorevole non vada sfruttata da chi si propone lo sfoltimento della popolazione terrestre e il furto con scasso dei suoi beni? Che non se ne debba trarre l’occasione per quell’apocalisse che pare covare nei cromosomi del popolo della Bibbia? Per molto meno, un passaggio a nordovest, dal Caspio all’Oceano Indiano attraverso l’Afghanistan, qualcuno si è mandato per aria due torri e 3000 vite a Manhattan e s’è fatto un buco nel Pentagono. 

E poi, perchè turbarsi? Non scrivo nel tempo in cui gli Usa e ascari annessi  conducono guerre in Libia, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Yemen, Somalia, Uganda e ne hanno in atto di segrete in altri 120 paesi, dove operano gli ausiliari: forze speciali, piloti di droni da Las Vegas, terroristi autoctoni, killer dei servizi segreti, paramilitari narcos al servizio della City Bank e centinaia di migliaia di contractors? Che sarà mai un’altra guerra, un altro mattatoio? Fa girare indietro la ruota della sovrapopolazione e avanti il registratore di cassa dell’1%. Meglio di così.  E alla fin fine, se pur avessero un tallone d’Achille (e, deformi, ne hanno in sovrappiù), colpendo il quale fuoruscirebbe tutta la tossicità di cui sono compenetrati, non glielo proteggerebbero con robusto scudo i media? E gli embedded, di azione, redazione ed edizione, mica devono guadagnare a ufo, mica a ufo possono farsi chiamare giornalisti. Tutti i media, tutti i giornalisti, anche quelli che,  incongrui, visto  che ne condividono il paradigma “democrazia contro dittatori”, imprecano contro gli usurai che, con diktat bancari e mazzate di polizia per ogni dove e ogni testa, uno, ci tolgono il bene costato qualche milione di vite, la sovranità e, due, estorcono le ultime fibre da quel po’ di tessuto sociale che è rimasto vivo. Voci critiche che servono ad allestire con anestizzanti salsiccette la vetrina del macellaio. Le lasciano fare, le lasciano sfogare, sono innocue visto che su ciò che conta e che tutto risolve, democrazia, diritti umani,  la demonizzazione del nemico che lubrifica la guerra, questi giornaletti e gruppetti e intellettualetti sono allineati e coperti. E così, tra una devastazione sociale e una bellica, la cessione del Partenone alla McDonald’s e quella del Grande Fiume del popolo libico alla Suez,  tra linciaggi in Libia da far impazzire d’invidia il Ku Klux Klan e missili e sbranatori islamisti su chiunque nell’universo mondo si opponga, chi lavora per “la fascia alta”, la BMW, ha visto crescere del 24% i suoi utili, la Exxon del 500%, e la Goldman Sachs del 77%, con bonus di milioni di dollari ai manager (l’uomo di questa suprema associazione a delinquere è ora direttore della BCE). Decollano profitti e beni di lusso, per quell’1% dell’umanità. Crisi, che ridere!

PARTE SECONDA

Fossimo nati dove essi sono nati e ci avessero insegnato ciò che a essi è stato insegnato, crederemmo ciò che essi credono (Scritta in una chiesa nordirlandese).

L’orribile fine di Rossana Rossanda nella notte dei morti viventi. Il “manifesto”, giornale che osa, anzi, ha la faccia, di definirsi di sinistra, anzi, comunista, è il più bravo di tutti. C’è un di più di etica, nella misura in cui è trattata come disvalore, di onestà intellettuale, alla luce di come è rinnegata, di coerenza con le altosonanti e impavide dichiarazioni d’intenti ideologiche ed epistemologiche, per come sono rovesciate nel loro contrario. E’ il plusvalore realizzato con la mistificazione. Un gradino più su  rispetto al servo encomio offerto dai main stream media  ai quattro cavalieri dell’Apocalisse che hanno maciullato un popolo e il mito eroico, vivo e concreto, che lo ha guidato alla liberazione e alla giustizia. Va privilegiato, sebbene il “quotidiano comunista”, oggi bollettino aziendale di chi  respinge il diktat criminale della BCE, ma ne sposa i sinistri sicofanti, non abbia poi quel gran peso editoriale e politico, per la notevole funzione simbolica che nei suoi quarant’anni di esistenza gli è stata riconosciuta: il giornale per noi “altri”, faut de mieux . E per le lotte sociali ci si poteva pure stare. Restavano quelle, i contributi di qualche intellettuale fuori carreggiata, cronache non sacconiane di manifestazioni. Ma, a dispetto dei pervicaci e reprobi difensori della professione e resistenti antimperialisti, degni di sconfinata stima (Manlio Dinucci su tutti, Michele Giorgio, Maurizio Matteuzzi, a volte Tommaso De Francesco, Valentino Parlato il “tripolino”), la pagina internazionale è da tempo degenerata in copia un po’ sbianchettata del mattinale di La Russa, Ministro dell’Offesa., con rubrichetta rosa affidata a chi con i droni vorrebbe, in primis, colpire il burka delle donne. Copia rosa, con qualche perplessità cerchiobottista quando gli oceani di sangue allestiti dai sostenitori dei diritti umani e della democrazia arrivano a lambire la sensibilità di chi fiancheggia quei diritti umani per come inflitti a Iraq, Afghanistan, Pakistan, Somalia, Libia, Siria. Di chi insiste, su imbeccata Cia, a dare dell’Al Qaida a qualunque resistente sull’orlo dell’abisso Nato, della globalizzazione, del regime change, o ancora di chi affonda i suoi scandagli informativi nelle turpi e depistanti ipocrisie delle ONG, a partire da Human Rights Watch  (Soros-Mossad) e Amnesty International (Dipartimento di Stato), portavoce dell’Impero in divisa di scout e coccinelle.

Già, Human Rights Watch, con Amnesty  un coro greco della tragedia pervertito nel suo contrario, non sofocleo severo controcanto alla frode, all’inganno, all’errore, al peccato, ma di questi arrangiamento musicale che i sinistri suonano con la voluttà dell’autoassoluzione. HRW e Amnesty, senza di voi quale materasso morale inserire tra la mia compunta apprensione per le 40mila bombe scagliate in testa ai libici e gli eccessi antropofaghi del linciaggio di Gheddafi, o di Saddam, o di Milosevic, da un lato, e la condivisione con i carnefici dei loro alibi diffamatori, dall’altro? L’altro giorno c’era tutto un paginone dal “manifesto” che, partito dell’infame cerchiobottismo delle atrocità commesse “non solo dai lealisti”, attribuisce al “Wall Street Journal” il primato della notizia che da Tawarga, città libica di neri, erano stati cacciati i neri. Non s’erano accorti delle decine di urla di orrore che i siti libici e filolibici erano andati lanciando da settimane sull’eliminazione di un’intera cittadinanza. Poi, nel paginone dedicato agli “aiutini” alla verità provenenti dai piastrellatori della camera mortuaria Libia, cita, apprezza e avvalora, le denunce su qualcosa che non andava, pigramente scaturite da HRW e Amnesty. Già proprio quelle benemerite ONG che avevano abbattuto la barriera tra rifiuto e accettazione della guerra, facendo da mosche cocchiere alle menzogne dei media sulle quali si è poi basata la risoluzione ONU 1973, il via al massacro: “10mila morti, 50mila feriti in tre giorni, stupri al viagra dei gheddafiani, i mercenari africani, le carceri dell’orrore, la strage di Abu Salim nel 1996… Tutte balle, in assoluto sincronismo con i desiderata dei vari ministri della guerra. 

Poi, a lavoro compiuto, le sommesse rettifiche, quando non se ne poteva fare a meno di fronte alle pile di cadaveri ammonticchiati a Tripoli, Bengasi, dappertutto. A Sirte, HRW aveva scoperto 53 corpi di gente di “incerta affiliazione”, quando poi la Croce Rossa ne aveva trovati 250 con le mani legate ed esecuzioni sommaria, tutti gheddafiani, e centomila abitanti si sapevano, o in fuga, o sterminati. E quando il britannico “Telegraph” già parlava da mesi della caccia al nero da squartare da un capo all’altro della Libia, HRW e Amnesty ancora si gingillavano con i “mercenari” di Gheddafi.  E sempre HRW aveva la finta dabbenaggine di chiedere al CNT di tenere sotto controllo i suoi armati. Al CNT che li aveva assoldati e scatenati e che del bagno di sangue è il responsabile primo.  Zitta invece, l’ONG finanziata dal sionista  George Soros, sulle 40mila bombe, spesso all’uranio, spesso a grappolo, piombate sui civili libici durante 8 mesi.

 Non credo che i futuri genitori di quel paese si rivolgeranno a HRW o Amnesty quando scopriranno nei loro neonati le stesse leucemie e deformazioni che ci ha offerto la democratizzazione dell’Iraq. Né, tantomeno, le due arpie dell’umanitaresimo, si sono mai sognate di denunciare le mostruosa illegalità della guerra d’aggressione e dei suoi metodi e strumenti, o il rifornimento di armi a una parte della guerra civile, o il reclutamento e uso di mercenari, tutti crimini secondo le convenzioni internazionali? Perché non trascinano in tribunale, per crimini di guerra e contro l’umanità evidentissimi, Obama, Cameron, Sarkozy e compagnia assassina varia?  Ancora più perfida HRW quando, nell’intento di mettere il carico da 90 sulla demonizzazione di Gheddafi, con mira ai giusti nel mondo che avrebbero dovuto stare con la Libia, negli uffici dell’intelligence libica il suo capoccia locale “scoprì” documenti che attestavano alla vergognosa intesa tra servizi occidentali e Gheddafi. Una favoletta al veleno come quella del “Saddam, uomo degli americani”, finalizzata a screditare il soggetto a sinistra e paralizzare ogni solidarietà con il paese aggredito. HRW e Amnesty, prima di lasciare il campo per la Siria, dove stanno allestendo lo stesso spettacolo umanitario rilanciando, come a Bengasi (a Tripoli si rifiutarono di andare, pur invocati da Mussa Ibrahim), il ritratto splatter di Assad, dipinto esclusivamente da “attivisti” e “comitati dei diritti umani” su dettagliata imbeccata dei loro quartieri generali a Londra, Washington, Doha e Riad, hanno espresso “preoccupazioni umanitarie” su quanto accadeva a Sirte. Manco un sobbalzo di preoccupazione umanitaria quando, per otto mesi, Nato e subumani distruggevano un paese e squartavano un popolo. Riferire quanto denunciava e, magari, documentava “l’altro”, il “dittatore”, era sicuramente al di sotto della dignità umanitaria e professionale di HRW e Amnesty. Quella riconosciuta a pieno titolo e in ogni circostanza dal “manifesto”.

Per quanto arginata dagli onesti come Dinucci, o Parlato, la macchina del fango ha buon gioco anche nel “manifesto”, grazie all’immeritato ruolo di editorialista “che dà la linea” riconosciuto alla dama di compagnia del piromane Sion-Nato (in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia, Tibet) Bernard Henri Levy  e fondatrice del quotidiano berlinguerian-bertinottian-vendoliano (“Stiamo meglio sotto la Nato”). Rossana Rossanda, che da finestra a finestra in Rue de Rivoli si scambia dei ciao-ciao con lo pseudofilosofo Mossad, bastonato il professionista vero Matteuzzi per i suoi onesti reportage da Tripoli (venne sostituito a Bengasi e Misurata dal portavoce dei tagliagole Stefano Liberti), nei primi giorni del golpe Nato-Al Qaida aveva inneggiato ai “giovani rivoluzionari”, fino a spingersi alla sconcia e ingiuriosa invocazione di “brigate internazionali”, tipo quelle di Spagna, da affiancare al mercenariato che già invocava sulla propria gente patriotticamente i cataclismi bombaroli (come poi  faranno, sempre patriotticamente, i successivi “giovani rivoluzionari” di Siria). Non paga di una figuraccia da far impallidire Berlusconi mignottaro, l’augusta maestra è tornata sulla scena del delitto a Tripoli caduta e Gheddafi sbranato dai suoi “giovani rivoluzionari”.

Combinando la solita arroganza con il solito aristocraticismo eurocentrista, la solita ignoranza con la solita burbanza baronale, Rossanda, arricciato lievemente il naso per come i “ribelli” hanno sistemato Gheddafi, non si sogna di fare un passo indietro e riconoscere la facciata presa, il turpe servizio offerto ai genocidi, alla regressione culturale, alla catastrofe sociale, al razzismo e alla strategia USraeliana di smembramento delle nazioni. Si divincola tra un rimbrotto a chi uccide prigionieri e non fa processi (ah, con Moreno Ocampo del TPI sarebbe stato diverso!), e la conferma della natura abietta delle vittime: “dittatori e terroristi”, “satrapi del Sud” corrotti che perpetuano la prassi colonialista, “intrallazzi fatti assieme all’aggressore di oggi”. Vale anche per la Libia, prima in Africa per promozione dei diritti umani, del progresso, dell’indipendenza e della giustizia sociale. Un altro po’ di fango, inevitabile a copertura del carcinoma di spocchia e ottusità (leggete le banalità con cui analizza la “crisi”) in via di metastasizzazione oltre le epifanie epigonali della ragazza del secolo scorso. Per non farsi mancare nulla, la guru della sinistra compatibile, sfottendo di passaggio l’antimperialismo quasi fosse Bertinotti, si allarga all’America Latina dove, non credendo in “dittature progressiste”  (intende Chavez e Castro) e visto che noi abbiamo creato, tra Marx e Friedman, il migliore dei mondi possibili, semina un po’ di dispregio sui ”regimi che socialisti non  sono”, secondo la depositaria del verbo,  e chi ne se impippa se hanno rotto con gli Usa e ci stanno provando a migliorare le cose. Quelli del Nord non sono mai satrapi. Hanno più sangue sulle mani di tutti i governanti del Sud messi insieme, ma non sono satrapi. Come diceva Roosevelt del macellaio Somoza? “E’ un bastardo, ma è il nostro bastardo”. L’atteggiamento di Rossanda verso il Sud del mondo rende affettuoso quello di Calderoli e Maroni verso i migranti. Del resto, non mancano nell’album di famiglia illustri precedenti. Marx e Engels, ricordate, snobbavano e sottovalutarono pesantamente molte “primavere” autentiche del loro secolo: i moti risorgimentali nostri, le lotta anticoloniali latinoamericane, le insurrezioni in India. Non c’erano operai, quindi si poteva passare oltre, per dirla con l’accetta. Lenin ci ha poi messo una pezza. Eppure quei due erano i migliori di sempre. Curioso come le rossande del mondo preferiscano abbuffarsi dei loro errori, piuttosto che coglierne l’intelligenza cosmica.

Ci sarebbe a questo punto da citare il paginone, con gigantografia di “giovani rivoluzionari” in armi, del repellente Uri Avnery, un nazisionista mascherato e inghirlandato dal “manifesto” e da quella medusa urticante che è Luisa Morgantini, con pacifinti e pacitonti (ottimo termine da me rubato) al seguito. Cari amici del “manifesto”, non basta mettere in capo due righe di blanda presa di distanza da un tale proclama himmleriano sulla necessità di stuprare la Libia e fare a pezzi il suo leader. Per azzerare quella putrescenza colonialista e razzista ci sarebbero voluto tre paginoni tra scritti di Gheddafi e temi sulla guerra dei bimbi di Tripoli cui hanno sbriciolato la casa, disintegrato un po’ di parenti e amichetti, scuoiato il maestro nero, avvelenato l’habitat.  

Figurarsi, tanto più che al “manifesto” è giunto l’esempio dell’ancor più audace “Guardian”, giornale sinistro inglese, che, senza neppure quella lieve presa di distanza, ha onorato di un ampio editoriale il comandante militare di Tripoli Abdel Hakim Belhadj. Va riconosciuto al “Guardian” il merito di aver distolto per un attimo il fondatore del Gruppo Libico Islamico Combattente, filiale di Al Qaida, dalla pulizia etnica condotta casa per casa dai suoi “giovani rivoluzionari”.

Benedetta la Nato, dato del clown a Gheddafi (si pensi a come è addobbata la nostra massima autorità spirituale, Joseph Ratzinger), messolo a pari di Hitler e Mussolini e attribuitegli tutte le grottesche efferatezze con cui i pifferai della guerra infinita ci decerebrano, anche questo pacisionista, scopertosi SS, non trascura di allargare lo sguardo. Gli piace pure quanto l’Occidente ha fatto in Kosovo, finalmente messo in mano a Hashim Thaci, espiantatore di organi di prigionieri e massimo narcos dei Balcani, ma caro alla correligionaria Madeleine Albright. Visto come collimano interesse e strategia di Israele e Al Qaida, non c’è, per Avnery, neanche da farsi troppi scrupoli sullo Stato della Sharìa proclamato e lanciato in faccia alle donne libere di Libia dal fidato Primo Ministro Mahmud Jibril per assicurarsi, insieme alla burletta delle armi atomiche e chimiche ritrovate, una nicchia nella benevolenza che il vincitore riserva ai traditori. Del resto, tra Stato della Sharìa e Stato teocratico degli ebrei che differenza c’è? Eppoi, come non riconoscere a questi nuovi amici il merito di aver riconosciuto in un colpo solo, sia Israele, sia il Consiglio Nazionale Siriano, gemello Nato di quello libico.

Non c’è, invece, che da seppellire sotto le risate quel soggettone alla Zelig che, sempre sul disponibilissimo quotidiano antiguerra, si presenta come psichiatra, Sarantis Thanopulos (guarda dove li vanno a scovare!) e, come ti educo il pupo, ci ammannisce un Gheddafi che “fa della repressione il correlato funzionale della regressione psicologica collettiva”  (nella solita Libia posta dall’ONU al primo posto progressista africano), dal che discende poi il parricidio metaforico: un rito di iniziazione che istituisce una società di pari  e consente di introiettare il potere arbitrario del padre trasformandolo in autorità democraticamente gestita e condivisa. Dunque, gli orrori sul corpo di Gheddafi hanno il significato liberatorio del tirannicidio. Se non sono cialtroni, al “manifesto” non li vogliono.

Non manca mai, il “manifesto”, di apporre la sua tessera al mosaico della guerra infinita. Preziosi gli interventi (Forti, Colotti, Sgrena, Giordana, amanuensi vari) che dissipano i sani dubbi sull’autenticità di Al Qaida,  che i soliti “complottisti” sospettano costola della Cia, etichettando, su modulo strategico USraeliano, ogni difesa dei deboli da sopprimere, ogni lotta di liberazione, con lo stigma Al Qaida. Che si tratti di combattenti afghani, degli Shabaab somali, della resistenza in Iraq o in Yemen, di un villaggio di immigrati libanesi nei dintorni dell’ambito acquifero Guaranì in Sudamerica. E quando tu dai, del tutto abusivamente, dell’Al Qaida a chi si batte contro il mostro imperialista, a quel mostro hai bell’e lisciato il pelo, alle sue vittime hai ficcato un coltello nella schiena. Lo fa anche Vauro, principe dei vignettisti davvero antagonisti, quando disegna Gheddafi come potrebbe essere la faccia sotto la maschera di Darth Vader.

Del resto l’orchestrina che sul “manifesto” suona la musica del padrone ha molti strumentisti. C’è l’autorevole Danilo Zolo che, avvallato per l’ennesima, manifestaiola volta la superpatacca dell’11/9 e fatto un miscione unico di primavere arabe e inverni libici, sentenzia  che Gheddafi qualcosa pur “meritava per le gravi colpe di cui s’era coperto ”. E non dovevano forse pensarci le “nuove autorità della Libia, eventualmente sostenute dal Consiglio di Sicurezza “?  Non c’è dubbio, nessuno più sopra le parti di costoro. Proclama, Zolo, che “la democrazia è ormai un obiettivo irrinunciabile, in Libia come lo è per l’intero mondo islamico”.  E meno male che, sottobraccio, in Libia sono arrivati i sadici ossessi della Sharìa e il Fondo Monetario Internazionale : la democrazia è garantita. Come anche l’equa distribuzione dei beni. Raffina il suo passo in sintonia con quello degli anfibi Nato, Zolo, quando lamenta che “il sangue degli innocenti continua e continuerà a essere versato… anche dalla disperata e grottesca resistenza di Muammar Gheddafi e dei suoi lealisti”. Siamo all’osceno. Combattere fino all’ultimo sangue, fino all’ultimo palazzo sventrato, insieme al proprio popolo, contro la cupola criminale del mondo, Grottesco? Che transfert, ragazzi! E’ piaciuto anche alle ginocrate della caccia al velo, damigelle di corte di Rossana. In comune, questi chierichetti delle tavole della legge imperiale, hanno un’altra figata: Gheddafi l’hanno dovuto far ammazzare, quei cattivoni, perché chissà quali rivelazioni avrebbe potuto fare, in un processo, sui turpi negozi da lui svolti con loro. Neanche l’esempio di Milosevic, fatto morire in carcere dopo tre anni in cui non si era riusciti a inchiodarlo su alcun misfatto, gli fa balenare il sospetto che il procuratore del TPI, Moreno Ocampo, si sarebbe visto spuntare le armi Nato, sia dalle rivelazioni sulle infinite porcate occidentali durante 42 anni di complotti, sia dalla colossale opera di costruzione di una nazione, di resistenza agli Stati canaglia, di emancipazione e liberazione di un popolo. Già era stata un’abiezione far giudicare i gerarchi e generali nazisti dagli omologhi Churchill e Roosevelt. Quale chance avrebbe una masnada di killer di massa come i governanti occidentali di fronte a Muammar Gheddafi?

Comunque il lupo perde il pelo (le copie, la credibilità), ma non il vizio, nonostante le virtù dei Dinucci. E, non paga di aver appesantito la sua fedina penale giornalistica con gli autentici stupri di verità ispirati all’inviato a Bengasi dagli stupri dei “giovani rivoluzionari” su neri, soldati e dissenzienti, l’acidula direttrice Norma Rangeri (ora disarcionata, credo proprio per meriti libici) rinnova lo scempio del logo di testata con una Carneade spuntata miracolosamente a Damasco, pur nell’ “esclusione di tutta la stampa straniera”, come suol deplorare. Da lì, stupefacentemente non violentata dagli sgherri di regime, ci ammannisce il rosario infinito degli “eccidi di regime” denunciati dagli “attivisti umanitari”  a imitazione dei pari-rivoluzionari in Libia. Come non capirla: ha il consenso dell’ONU e il plauso della civiltà occidentale. Sapete quel’è la ciliegina su tutto questo? E’ tale Ercole, esperto e recensore entusiasta di tutti i videogiochi del serialkilleraggio pulp sfornati dai creativi del Pentagono per tirare su bene i nostri fanciulli, per abituarli a praticare poi quei giochi sul campo. Da lui ci aspettiamo con ansia la glorificazione, ovviamente tecnico-artistica, del nuovo videogioco Usa nel quale si può ripetere e migliorare il linciaggio di Gheddafi.

PARTE TERZA

Informazione è ciò che si vuole mantenere nascosto; tutto il resto è pubblicità (Bill Moyers alla Conferenza Nazionale Usa sulla riforma dei media, 2005).

lls son tous des assassins.  Mi sono dilungato sul “manifesto” perché il giornale è sintomatico. Nel nostro paese è il capofila mediatico di quell’ideologia della “sinistra” che, uno dopo l’altro, pavimenta gli eccidi di popoli. E’ contiguo, e spesso li ospita con le loro maligne scempiaggini, a venerandi maestri della sinistra intelligente come Immanuel Wallerstein, Ignazio Ramonet (“Gli insorti libici meritano l’aiuto di tutti i democratici”), il citato Avnery, Gilbert Achcar, Samir Amin, Atilio Boron, Ramzy Baroud, insomma quelli del fatuo e fuorviante “un altro mondo è possibile”. Tutta una combriccola di prestigiosi mistificatori e imbonitori, finalmente rivelatisi nient’altro che i ponteggi sui continui lavori di restauro delle balle imperiali: 11 settembre, Al Qaida, il terrorismo islamico, gli islamici “moderati” che ci rassicurano in Tunisia, Egitto, Siria, Libia, la perfidia di un  Pakistan, inaccettabilmente atomico, che ospita Osama bin Laden, appoggia i taleban, sparge ordigni esplosivi nei propri mercati e in quelli dell’India, il trapanatore iraniano Moqtada Al Sadr fatto passare per vindice del nazionalismo iracheno, più il contorno  di dittature da democratizzare, di diritti umani da importare, di società civili da esaltare, del pur ben intenzionato Obama da salvare. E poi Milosevic, Saddam, Gheddafi, Assad, Ahmedinejad, il mullah Omar, tutti Hitler. A dispetto di Guantanamo, delle guerre di sterminio, degli assassini extragiudiziali commissionati, delle banche da rimpinzare con i soldi e le case dei disperati, della guerra alla morte contro l’Europa, dei finti ritiri da Iraq, Afghanistan, Libia, messi nelle mani di compagnie di ventura che garantiscano la rendita dell’aggressione. 

Nessuno di questi sommi analisti, mentre affondava le zanne sul corpo mistico di Gheddafi unito al suo paese, ha conosciuto o capito un’acca della Libia, o di Gheddafi. Anche perché sarebbe sotto la loro eccellenza professionale ascoltare in Libia un rettore universitario, uno studente, una donna, un migrante, un operaio, che non abbiano chiesto missili Nato sul popolo, o leggere qualche riga dei testi di Gheddafi. La schiera è vasta, tra diffamatori, bugiardoni e depistatori. Naomi Klein, Vandana Shiva, il negriano Michael Hardt, Noam Chomsky e, ahinoi, Eduardo Galeano, insomma l’empireo della società civile, firmano un appello a “globalizzare Tahrir Square”, frullando, nel nome della primavera globale, in un unico dispregio Mubaraq, il Fondo Monetario, le banche e… Gheddafi e Assad, la Libia e la Siria. Vale anche per quei grandi registi della critica all’esistente, Polanskl di “Carnage”, o Paolo Sorrentino di “ This must be the place” che, nettano la coscienza critica collettiva insistendo ad allungare lo sguardo a ritroso, alle scontate colpe naziste, mentre fanno le talpe cieche sulle colpe all’ennesima potenza dei regimi in cui prosperano e che hanno sotto gli occhi.  Le primavere, a volte, recuperano spifferi glaciali e vapori tossici dal più funesto degli inverni. Che i ragazzi delle varie Piazze Tahrir del mondo non ne ricavino virus letali.

Al seguito di questi santoni della società civile ci sono i marciatori di Assisi, di Vendola, di Bersani, le varie conventicole trotzkiste quando si dimenticano di azzannarsi fra di loro, un buon numero di gravi pensatori marxisti-leninisti, Attac, Peace Reporter, l’infame Save the Children del Viagra di Gheddafi per stuprare bimbi di 8 anni…Tutti sperduti nelle sabbie libiche, o troppo impegnati nelle processioni con Aung San Suu Kyi, il Dalai Lama, i verdi di Tehran, quegli indigeni rompicoglioni che fanno i leghisti negli Stati progressisti latinoamericani. Sono stati la disonestà intellettuale, l’ignoranza, la stupidità, l’arroganza, l’ipocrisia, il cinismo, spesso l’assoluta malafede, dei succitati padroni del pensiero sinistro, nella loro narcisistica collaborazione con la macchina della psico-guerra Nato, a rinchiudere nella gabbia dell’ideologia borghese, democraticistica ed eurocentrista, le infinite realtà di un potenziale antagonismo. Antagonismo internazionalista alla fangazza che ci travolge a casa e, insieme, alla desertificazione di popoli e continenti. Traditori delle masse di cui si dicono vessilliferi ideali, non meno di quanto la classe operaia organizzata britannica abbia tradito i fratelli di colore annichiliti dai genocidi e dalle rapine degli operativi della regina. Di quella di ieri, come di quella di oggi. Per lo stesso motivo per cui Obama è peggio di Bush e Bersani di Berlusconi, la frode, questi intellettuali sono più colpevoli degli stessi governanti e mercenari che in Libia hanno commesso e commettono crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Forse sarebbe stato più difficile commetterli, questi delitti, se prima non ci fossero stati i loro crimini contro la verità.  Sciagurato parnaso di una società (ci)vile che guaisce sotto i bulldozer del sociocidio, ma si accontenta di mettere gli stuzzicadenti dei suoi ultimi pasti tra i cingoli del carro armato imperialista, mentre ne potenzia il carburante con l’additivo della perversione ideologica.

PARTE QUARTA


Orizzonti  rossi di sangue. Non solo. Faccio un giro d’orizzonte sugli scenari che  da anni   frequento. Alle sue guardie del corpo, donne a cui  Ghedddafi, nel contesto dell’uguaglianza tra maschi e femmine, aveva voluto riconoscere il compito riservato da noi alla virilità dei combattenti più affidabili, sono preda una dopo l’altra dei cannibali di terra della Nato, mentre non un sospiro s’è levato dalla muta delle sedicenti femministe, acrobate della coerenza che riescono a conciliare la fregola di ginocrazia con il medioevo della sharìa e dell’emirato islamico in cui verranno occultate le donne della Libia. In tutto il paese lo scempio del corpo di Gheddafi viene moltiplicato all’infinito su un popolo che deve tornare alle catene e all’inedia dei fasti coloniali. Nessuna Amnesty, nessuna organizzazione umanitaria, fa sentire la sua voce su Abuzaid Omar Dorda, già ambasciatore libico all’ONU, torturato nelle carceri del CNT, sul primo ministro Al Baghdadi al Mahmudi, incarcerato in Tunisia dai “rivoluzionari” fratelli musulmani  che ora ne hanno deciso l’estradizione ai macellai di Tripoli. Il compianto e l’indignazione per il martirio di Vittorio Arrigoni, voce di Gaza, non si estende alle voci di verità che si sprigionano dai martiri di Libia e Siria, paesi canaglia che FMI  e “comunità internazionale” hanno affidato agli sfoltitori di umanità in modo da attuare impunemente le loro depredazioni. E’ lo stesso FMI che oggi arma la mano dei nostri governanti per lo sfracello finale. Vengono abbattuti in Siria a centinaia le forze patriottiche dell’ultimo caposaldo arabo non conquistato, ma qui ci si adonta delle stragi immaginarie denunciate da ratti che quel caposaldo rosicchiano in attesa delle bombe. Tanta è la sete di conoscere come stanno le cose che neanche un umanitario ha voluto segnalare alla Farnesina l’imboscata a mitraglia fatta dai “ribelli” a Homs a una delegazione italiana che, per conoscere, pareva muoversi anche fuori dagli ambiti frequentati assiduamente dagli ambasciatori di Usa e Francia e che avrebbe riportato in Italia le immagini proibite delle ininterrotte manifestazioni di massa per Bashar El Assad, per la sovranità e contro la Nato. 


Per non turbare la soddisfazione generale per la democratizzazione e liquidazione della Libia, nessuno ha avuto il cattivo gusto di menzionare le trecento milizie mercenarie che, 5000 mercenari qatarioti in testa (presto, insieme ad Al Qaida, Navy Seals e SAS, in Siria), si distraggono da saccheggi ed eccidi facendosi a pezzi tra di loro: tagliatesta islamisti di Misurata contro tagliatesta berberi (eterna quinta colonna coloniale) di Zintan e tutti contro i pupazzi Exxon e BP del Consiglio Nazionale di Transizione. CNT tanto in controllo del paese da pigolare che la Nato rimanga un altro po’. Saranno sostituiti dagli omologhi contractors di Blackwater (ora “Xe”) e teste di cuoio anglosassoni collaudati in Iraq quando, travestiti da arabi, portavano nei mercati ordigni stragisti da attribuire alla resistenza, poi ad Al Qaida. Un minimizzante FMI ha calcolato in 35 miliardi di dollari quanto la guerra ha rubato al popolo libico, ma sono 150 i miliardi di euro che quel popolo aveva in giro per il mondo e che, rapinati, ora allevieranno la crisi di banche e multinazionali. Tanto, era il “tesoro” della vorace  famiglia del dittatore, immersa nel lusso scandaloso di un idromassaggio.  


Lo strazio senza fine inflitto a Gheddafi e al suo popolo anticipa, anzi già introduce, senza che nessun obiettore alla macelleria sociale a casa sua abbia voluto notarlo, all’estensione delle satrapie totalitarie, di gran  lunga maggioritarie e decisive nella Lega Araba, alla spoliazione dell’intera regione mediorientale-africana. Oltre ai propri ascari in azione in Siria, Usa e Nato installano comandi militari in Africa, inviano truppe e attivano droni in Yemen, Somalia, Uganda, Costa d’Avorio, Kenya, Burundi, Congo, a garanzia di locali tirannie compradore. La dove l’accesso diretto non è per ora attuabile, Iran, Siria, Cuba, Nordcorea, nel cappio degli embarghi e delle sanzioni vengono stritolate le società di quei paesi. Ci si aspetta che dovrebbero trarne motivo per rivoltarsi e frantumarsi. L’embargo all’Iraq costò 1,5 milioni di morti, un terzo bambini. Mussolini pensava di essere stato bravo avendo tolto di mezzo 600mila libici su due milioni.


Ecco ciò che la Libia aveva e non avrà più fino alla vittoria finale, nella sconoscenza e imbecillità dei piloti della “società (ci)vile”: una bolletta della luce senza cifre, lo zero d’interesse sui prestiti, la casa come diritti umano assicurato dallo Stato, i 50mila dollari donati a ogni nuova coppia, la donna libera, l’istruzione e la sanità gratuite e di alto livello, un’alfabetizzazione al 93%, ai futuri agricoltori terra da coltivare, fattoria, macchinari, sementi e animali, sempre gratis, gli studi gratuiti all’estero, il 50% di Stato del costo di un’automobile, il prezzo della benzina a 10 centesimi al litro, l’assenza di un debito estero e riserve per 150 miliardi di dollari, il salario medio della propria professione ai disoccupati, una fetta degli introiti da idrocarburi pagati direttamente sui conti correnti dei cittadini, i 5000 dollari dati alla madre di ogni neonato, il prezzo di 12 centesimi di euro per 40 pagnotte, il 25% di libici che avevano la laurea, l’acqua per tutta la terra e per tutti i viventi grazie alla più grande opera idraulica di tutti i tempi.


Sui tetti di Bengasi sventola la bandiera di Al Qaida-Cia. Dal bagno di sangue sorge il verminaio dei venduti, compratori, giustizieri. Il nuovo primo ministro della Libia uccisa, Abdelrahim El Keib, con doppi nazionalità libico-statunitense, è un manutengolo dei carnefici, reduce dalla presidenza dell’Ente petrolifero di Abu Dhabi, finanziato da BP, Shell, Total, ricercatore al servizio di agenzie governative Usa, che per anni ha sparso veleno sul proprio paese dalla cattedra dell’Università dell’Alabama. Una marionetta fascista dell’industria globalizzata, un dissacratore della sovranità del suo paese. Ha inaugurato il suo mandato lasciando che i diritti umani della nuova Libia si arricchissero della profanazione e devastazione delle tombe della madre di Gheddafi e dei suoi congiunti.


Tutto questo è il menu per la Siria, sempre che prima non si polverizzi l’intera regione con l’assalto all’Iran. Siria che ha accettato per intero il piano di pace di una Lega Araba – amnistia, liberazione dei detenuti, elezioni, pluripartitismo, nuova costituzione, ritiro delle truppe dai centri urbani – tanto astuta da vestire i piani del pacificatore sapendo benissimo che, come è successo immediatamente, i propri emissari armati l’avrebbero rifiutato e sabotato a forza di provocazioni stragiste. Da marzo ad oggi, 1500 soldati e poliziotti siriani sono stati uccisi dai “rivoluzionari”, ma vengono fatti sparire sotto le 3.500 strepitate vittime del regime, subito avallate dall’ONU, che non ha neanche un ispettore su piazza. Non ce lo aveva neanche in Libia, l’esperienza con gli inviati ONU in Iraq, Von Sponeck e Halliday, sprovveduti accusatori dell’embargo infanticida, ha reso circospetto il maggiordomo Ban Ki-Moon.


Nelle ore in cui vado scrivendo queste righe, mezza settimana, gli Usa hanno ammazzato sui 500  civili, bambini compresi,  in tre paesi, Somalia, Pakistan ,Yemen, in 10 mesi  hanno ucciso 1.500 civili afghani. Sullo stesso conto continuano ad andare i milioni di morituri, per sempre minati nella salute, che si sono trovati sotto le armi chimiche e radioattive di Usa e Israele. I carnefici masticano a piene ganasce, chevengano divorati gli operai di Marchionne, o gli abitanti neri di una Tawarga che non c’è più e che verrà seppellita dalla sabbia.


Verde, sotto controllo della Resistenza, bianco, zona contesa, nero, controllo CNT, rosso, focolai della Resistenza.


Sono orizzonti rossi di sangue. Ma non solo. C’è anche il rosso dei valori umani, un tempo una bandiera con stella gialla, che si riflette nel cielo annunciando l’alba, per quanto lontana. Brigate partigiane della guerriglia diretta da Seif al Islam e supportate dalle popolazioni del Sahel, fanno saltare porti e aeroporti, le installazioni della rapina petrolifera, franchi tiratori spuntano da tutte le parti per seccare l’abominio subumano dei predatori. Metà del paese è in mano a popolazioni e combattenti che non si piegano. In Iraq una resistenza rimossa, o fatta passare per Al Qaida, cresce di giorno in giorno e contrasta gli eccidi di regime, fatti per rinfocolare la guerra civile, con ininterrotte esecuzioni di occupanti e loro fantocci. Gli Shabaab, avendo dietro un popolo, impediscono la ricolonizzazione della Somalia contro la potenza Usa e i suoi ascari etiopici, kenioti e ugandesi. Presto o tardi, l’Africa si ricorderà del legato di indipendenza e giustizia lasciatogli da Gheddafi.  In tanti paesi arabi l’eversione-rivoluzione, in armi come in Yemen, o nuda come al Cairo, in Bahrein, in Marocco, Arabia Saudita, o Giordania, o arde sotto la cenere, o tiene in scacco il futuro. In America Latina, tentativi di stabilizzazione imperiale, vengono neutralizzati dall’avanzata sociale e politica delle masse. Ci sono, a costellare l’Occidente, le piazze degli indignati, di corto o lungo respiro che siano, contro la cupola, finalmente riconosciuta origine di tutti gli orrori. E, toh, ci voglio anche mettere quelle decine di migliaia di giovani e meno giovani che, anche da noi, le loro piazze, le loro parole, la loro vita, le difendono con i corpi e con i mezzi che  i corpi sanno adoperare. Alla faccia dei non-violenti. Viva Gheddafi. 


Avanti con la lotta contro l’aggressore straniero. Avremmo potuto contrattare e vendere la nostra causa in cambio di una vita pacifica e prospera. Abbiamo ricevuto molte offerte, ma abbiamo scelto di porci in testa ai combattimento, per il dovere e per l’onore. E anche se non vinceremo, daremo una lezione alle generazioni furue. Scegliere la nazione è un onore, venderla è il tradimento che la storia ricorderà per sempre (Muammar Gheddafi).



62 commenti:

Anonimo ha detto...

Non è sfuggito a nessuno il carattere anti europeo della guerra in Libia: alla solita accolita anglosassone (NATO=USA e Inghilterra=eterna antieuropeista) troviamo, con poca sorpresa, anche una nazione da poco accodatasi alla banda criminale mondiale: la Francia di Sarkosy.
Ecco che quanto ci ha svelato a suo tempo l’impagabile Tierry Meyssan, sui brogli e le spinte occulte, che hanno costellato la carriera politica del finto napoleone d’oltralpe (1), si collocano nel giusto segno, il segno del dollaro (2).
L’Italia? L’Italia non conta, il nostro ruolo storico dalla fine della IIa guerra mondiale è solo quello di confermare l’idea che il mondo che conta si è fatta di noi: pagliacci e traditori.
In realtà, quello che è andato in scena il 20 di Ottobre di questo 2011 altro non è che il primo atto dell’operazione “odissey dawn”, alba dell’odissea per tutto il continente nero; ma a ben guardare, la gigantesca operazione appena agli albori, getta un’ombra ferale su tutto il vecchio continente.
Come non accorgersi che la creazione di uno Stato integralista mussulmano sulle rive del mediterraneo è una specie di supposta esplosiva confezionata apposta per Europa? Era una cosa da evitare ad ogni costo, anche se impediti nei movimenti, come la Germania, ma almeno provarci.
La Russia e la Cina seguono strade imperscrutabili se usiamo l’eurocentrismo come metro di misura, ma le loro politiche sono sempre sul filo del rasoio e, da abili giocatori di scacchi, almeno i Russi, si attengono a strategie di lungo respiro che non sembrano essere fallaci.
Del resto come si potrebbe correre in aiuto ad un capo di stato, Gheddafi, quando questi decide una svolta amichevole nei confronti di un nemico mortale come gli USA.
Due foto ci hanno descritto l’intera parabola di questo tragico errore di valutazione di Gheddafi: la storica stretta di mano che doveva pacificare le relazioni USA-Libia e, la risata di Obama davanti al maxischermo che gli mostrava l’ennesima vittoria insanguinata.

Un’unica didascalia per le due foto: certe amicizie iniziano con una stretta di mano e finiscono in una risata.

“E’ bello vivere nella riserva, i wasichu (l’uomo bianco secondo la dizione indiana) hanno detto che il mese prossimo mi daranno 20 dollari di aumento, così potrò comprare più cibo al negozio del forte militare”. Sto parafrasando le parole di Gambe di Legno, un indiano sopravissuto allo sterminio della sua gente, che finì i suoi giorni in una miserrima riserva indiana.
Non esiste solo Alce Nero nella letteratura pellerossa, ci sono stati anche indiani traditori, collaboratori, alleati degli invasori americani. Alleanze che figuravano anche la testa di legno, non solo le gambe. Possiamo ben vedere al giorno d’oggi che fine abbiano fatto i discendenti dei pellirossa, sia quelli che hanno combattuto pro che quelli che hanno combattuto contro i wasichu. A proposito, nulla di strano che solo nel resto del continente americano si vedano normalmente per le strade delle città e cittadine i discendenti degli antichi abitatori di quelle terre? Ai nostri politici europei (lasciamo stare gli italiani) non è chiaro che fine faremo una volta che avremo aiutato gli americani a conquistare il mondo?

Anonimo ha detto...

IL PIU’ GRANDE AUTOGOL DELLA STORIA

Non è sfuggito a nessuno il carattere anti europeo della guerra in Libia: alla solita accolita anglosassone (NATO=USA e Inghilterra=eterna antieuropeista) troviamo, con poca sorpresa, anche una nazione da poco accodatasi alla banda criminale mondiale: la Francia di Sarkosy.
Ecco che quanto ci ha svelato a suo tempo l’impagabile Tierry Meyssan, sui brogli e le spinte occulte, che hanno costellato la carriera politica del finto napoleone d’oltralpe (1), si collocano nel giusto segno, il segno del dollaro (2).
L’Italia? L’Italia non conta, il nostro ruolo storico dalla fine della IIa guerra mondiale è solo quello di confermare l’idea che il mondo che conta si è fatta di noi: pagliacci e traditori.
In realtà, quello che è andato in scena il 20 di Ottobre di questo 2011 altro non è che il primo atto dell’operazione “odissey dawn”, alba dell’odissea per tutto il continente nero; ma a ben guardare, la gigantesca operazione appena agli albori, getta un’ombra ferale su tutto il vecchio continente.
Come non accorgersi che la creazione di uno Stato integralista mussulmano sulle rive del mediterraneo è una specie di supposta esplosiva confezionata apposta per Europa? Era una cosa da evitare ad ogni costo, anche se impediti nei movimenti, come la Germania, ma almeno provarci.
La Russia e la Cina seguono strade imperscrutabili se usiamo l’eurocentrismo come metro di misura, ma le loro politiche sono sempre sul filo del rasoio e, da abili giocatori di scacchi, almeno i Russi, si attengono a strategie di lungo respiro che non sembrano essere fallaci.
Del resto come si potrebbe correre in aiuto ad un capo di stato, Gheddafi, quando questi decide una svolta amichevole nei confronti di un nemico mortale come gli USA.
Due foto ci hanno descritto l’intera parabola di questo tragico errore di valutazione di Gheddafi: la storica stretta di mano che doveva pacificare le relazioni USA-Libia e, la risata di Obama davanti al maxischermo che gli mostrava l’ennesima vittoria insanguinata.

Un’unica didascalia per le due foto: certe amicizie iniziano con una stretta di mano e finiscono in una risata.

“E’ bello vivere nella riserva, i wasichu (l’uomo bianco secondo la dizione indiana) hanno detto che il mese prossimo mi daranno 20 dollari di aumento, così potrò comprare più cibo al negozio del forte militare”. Sto parafrasando le parole di Gambe di Legno, un indiano sopravissuto allo sterminio della sua gente, che finì i suoi giorni in una miserrima riserva indiana.
Non esiste solo Alce Nero nella letteratura pellerossa, ci sono stati anche indiani traditori, collaboratori, alleati degli invasori americani. Alleanze che figuravano anche la testa di legno, non solo le gambe. Possiamo ben vedere al giorno d’oggi che fine abbiano fatto i discendenti dei pellirossa, sia quelli che hanno combattuto pro che quelli che hanno combattuto contro i wasichu. A proposito, nulla di strano che solo nel resto del continente americano si vedano normalmente per le strade delle città e cittadine i discendenti degli antichi abitatori di quelle terre? Ai nostri politici europei (lasciamo stare gli italiani) non è chiaro che fine faremo una volta che avremo aiutato gli americani a conquistare il mondo?
(prima parte)

Anonimo ha detto...

Quello che fecero alle tribù indiane su scala nazionale ora lo fanno alle nazioni su scala mondiale, non lo avverte nessuno dei nostri fini politici europei?
Ma quello che più mi dispiace è per lo spirito dell’uomo. Non ci sono parole per descrivere il totale disgusto che provo per quello che è stato fatto il 19 Ottobre (3).
Che quell’uomo fosse Gheddafi o il suo migliore sosia non ha importanza: non si tratta così neanche un acerrimo nemico in guerra, se questi si è comunque comportato con dignità. Per chi combatte rimane sempre un residuo di umanità, si chiama onore delle armi, è quello che fa la differenza tra un soldato ed un assassino.
In Libia non è morto atrocemente solo un uomo simbolo di un’idea, è morta l’Europa, che era l’erede dell’idea di comunitas umana, contrapposta all’utilitarismo omicida e predatorio degli anglosassoni e i loro nuovi compagnoni di merende.
Il domani è veramente truce. Da adesso Al-CIA-Kaeda ha una formidabile scusa per destabilizzare a suon di bombe e attentati quel che resta da destabilizzare in Europa e, se non si è sbagliato John Kleeves (4), ci ritroveremo terminati nuclearmente, con uscita definitiva dalla scena modiale.
E se il bello dovesse ancora venire? Israele, nel più nefasto degli scenari plausibili, si getterà da sola contro l’Iran, se realizzerà di star uscendo dalle grazie del padrone per essere sostituita dalla Turchia, i cui voltafaccia non sono così indecifrabili. Il seggio all’ONU della palestina potrebbe essere il segnale di svolta di questa truculenta storia, anche se con il voto contrario degli USA e la solita sceneggiata di contorno.
In chi sperare ancora? La Russia di Putin ha già in passato aperto le braccia all’Europa invitandola a svincolarsi dal padrone d’oltreoceano. I media continentali gli hanno servito la risposta con la solita interpretazione distorta delle sue parole:”Putin minaccia l’Europa”! La Cina è lontana e pensa solo agli affari, non può assolutamente, e ancora per molto tempo, ambire ad una politica militare mondiale.

E poi, chi si disturberebbe per un cadavere?

Hrani


(1)http://www.voltairenet.org/Operazione-Sarkozy-come-la-CIA-ha

(2) I soldi di Gheddafi per l’elezione di Sarkozy evidentemente erano per quest’ultimo “argent de poche”.

(3) Mettetela come volete, per me, la tragica messinscena datata 20 Ottobre è in realtà del 19, diverse cose combinerebbero. Spostare mediaticamente la data di un giorno non è una cosa così difficile, l’ho capito quando Wojtila il falso riusci nell’ultima menzogna post mortem, un sigillo alla sua misera epopea. (riguardo Wojtila il falso, leggetevi questo http://www.fisicamente.net/SCI_FED/index-590.htm ,questo http://byebyeunclesam.files.wordpress.com/2010/09/vaticano-iraq.pdf e questo http://byebyeunclesam.files.wordpress.com/2010/09/papa_colonialista.pdf ).

(4) http://byebyeunclesam.wordpress.com/2008/06/09/la-nato-secondo-john-kleeves/

Anonimo ha detto...

(seconda parte)
Quello che fecero alle tribù indiane su scala nazionale ora lo fanno alle nazioni su scala mondiale, non lo avverte nessuno dei nostri fini politici europei?
Ma quello che più mi dispiace è per lo spirito dell’uomo. Non ci sono parole per descrivere il totale disgusto che provo per quello che è stato fatto il 19 Ottobre (3).
Che quell’uomo fosse Gheddafi o il suo migliore sosia non ha importanza: non si tratta così neanche un acerrimo nemico in guerra, se questi si è comunque comportato con dignità. Per chi combatte rimane sempre un residuo di umanità, si chiama onore delle armi, è quello che fa la differenza tra un soldato ed un assassino.
In Libia non è morto atrocemente solo un uomo simbolo di un’idea, è morta l’Europa, che era l’erede dell’idea di comunitas umana, contrapposta all’utilitarismo omicida e predatorio degli anglosassoni e i loro nuovi compagnoni di merende.
Il domani è veramente truce. Da adesso Al-CIA-Kaeda ha una formidabile scusa per destabilizzare a suon di bombe e attentati quel che resta da destabilizzare in Europa e, se non si è sbagliato John Kleeves (4), ci ritroveremo terminati nuclearmente, con uscita definitiva dalla scena modiale.
E se il bello dovesse ancora venire? Israele, nel più nefasto degli scenari plausibili, si getterà da sola contro l’Iran, se realizzerà di star uscendo dalle grazie del padrone per essere sostituita dalla Turchia, i cui voltafaccia non sono così indecifrabili. Il seggio all’ONU della palestina potrebbe essere il segnale di svolta di questa truculenta storia, anche se con il voto contrario degli USA e la solita sceneggiata di contorno.
In chi sperare ancora? La Russia di Putin ha già in passato aperto le braccia all’Europa invitandola a svincolarsi dal padrone d’oltreoceano. I media continentali gli hanno servito la risposta con la solita interpretazione distorta delle sue parole:”Putin minaccia l’Europa”! La Cina è lontana e pensa solo agli affari, non può assolutamente, e ancora per molto tempo, ambire ad una politica militare mondiale.

E poi, chi si disturberebbe per un cadavere?

Hrani


(1)http://www.voltairenet.org/Operazione-Sarkozy-come-la-CIA-ha

(2) I soldi di Gheddafi per l’elezione di Sarkozy evidentemente erano per quest’ultimo “argent de poche”.

(3) Mettetela come volete, per me, la tragica messinscena datata 20 Ottobre è in realtà del 19, diverse cose combinerebbero. Spostare mediaticamente la data di un giorno non è una cosa così difficile, l’ho capito quando Wojtila il falso riusci nell’ultima menzogna post mortem, un sigillo alla sua misera epopea. (riguardo Wojtila il falso, leggetevi questo http://www.fisicamente.net/SCI_FED/index-590.htm ,questo http://byebyeunclesam.files.wordpress.com/2010/09/vaticano-iraq.pdf e questo http://byebyeunclesam.files.wordpress.com/2010/09/papa_colonialista.pdf ).

(4) http://byebyeunclesam.wordpress.com/2008/06/09/la-nato-secondo-john-kleeves/

alex1 ha detto...

Il commento di Anonimo mostra a mio dire alcune pecche; parla di un presunto carattere antieuropeo della guerra in Libia, dimenticandosi che furono proprio Francia ed Inghilterra ad iniziare questa brutale guerra coloniale, con a ruota subito l'Italia. Dire che l'Italia non abbia avuto un ruolo e che non conta e' doppiamente falso: primo perche' senza concedere tutte le basi Nato da Aviano a Singonella tale operazione militare non sarebbe stata possibile, sarebbe stata dura e piu' costosa una serie di 40mila missioni alle quali l'Italia ha partecipato con uomini a terra navi ed aerei. Secondo perche' ha riconosciuto da subito il governo dei golpisti tradendo, nella sua peggiore tradizione storica, un trattato di amicizia appena firmato. Inoltre non ha mai cercato una soluzione diplomatica od un negoziato (ricordate il motto "con Gheddafi non si tratta?")con il presidente Napolitano in testa a ripetere "Libia delenda est". L'abbronzato Obama prima e' stato trattenuto dai suoi, poi si e' reso conto che che avrebbe potuto trarre dei vantaggi a costi limitati dalla distruzione della Libia iniziata da altri ed ha premuto per far fallire ogni soluzione diplomatica, Forse mi sbagliero' ma mi sembra una storia analoga alla guerra di Spagna, dove uno Stato in progresso sociale fu aggredito dall'imperialismo europeo. Anche in quel caso ci sono state potenze che hanno partecipato direttamente all'aggresione (Germania,Portogallo ed ancora una volta l'Italia, oltre ad altri paesi) ed altre potenze (Francia, Inghilterra USA)che stavano a guardare cercando di capire cosa era meglio fare per trarne vantaggio. Nel caso della Libia Russia e Cina si sono defilate, pensando che era meglio pensare di raccattare qualche briciola che impegnarsi in duro confronto ad alto rischio. Troppo timida l'Unione Africana, vergognosamente oliatori dei cannoni dei colonizzatori i pacifisti vari e buona parte della sinistra "alternativa"
Adesso sta alla resistenza libica il compito di far fallire questo piano di colonizzazione, ed a chi ha un po' di coscienza da noi denunciare l'imperialismo piuttosto di baloccarsi con slogan sulla "dittatura" cattiva da abbattere ad ogni costo e sulla democrazia buona.
Alessandro

Anonimo ha detto...

Hrani
sei magnific*
copiato, diffondo
Grazie !
Morgana

andrea ha detto...

Ciao Fulvio,

ho letto non mi ricordo dove che sei venuto a Bergamo a inizio mese per una tua conferenza, non riesci a fare un po' di pubblicità? mi sarebbe piaciuto venire a sentirti e siccome non frequento più i bei amibientini della pseudo sinistra padana non sono riuscito ad informarmi in anticipo!

Per quanto riguarda il manifesto mi ricordo un bell'episodio durante una manifestazione prc a roma, ero sotto il palco e quando un vecchietto del manifesto ha cominciato a chiedere i soldi (dal palco era uno importante credo, tipo uno di quelli che citi tu)alcuni militanti pdci gli hanno gridato in toscano "ma uali soldi sianti antihomunisti voialtri" !

Per non parlare della loro area di riferimento la cosiddetta sinistra diffusa che sarebbe meglio chiamare sinistra confusa, nelle quali sezioni (ops scusate circoli che fa meno stalinista) ho imparato che il partito comunista della federazione russa è fascista, che chavez è autoritario e un caudillo, che cuba è una dittatura corrotta come ai tempi di batista, che bisogna stare dalla parte dell'onda verde iraniana perchè amadinajhad è un antisemita.

Con sta gente non ci condividerei neppure la turca per pisciare.


Sono contento però che Gheddafi sia entrato con i suoi eroici figli e soldati nel cuore di chi ancora, come diceva che guevara, sa sentire un ingiustizia commessa dall'altro capo del mondo come se fosse stata fatta su di se.

alex1 ha detto...

Ciao Fulvio,
condivido tutto quello pubblicato sull'articolo, vorrei pero' precisare che ai tempi di Marx c'era la questione della lotta dell'Irlanda. Marx prima si schiero' contro la lotta di indipendenza irlandese, ma poi cambio' idea dicendo che se il movimento operaio fosse schierato contro gli irlandesi (che all'epoca erano poveri e mal visti perche' accettavano lavori sottopagati) non avrebbe mai liberato se stesso. Bisogna dargli comunque atto dell'onesta' intellettuale. Lenin fu invece sempre schierato con le lotte anti-imperialiste, a prescindere se il carattere era socialista o no. Esemplare fu il riconoscimento del movimento di Sun Ya Tzen in Cina ma anche della resistenza libica all'imperialismo italiano (definito non a torto "imperialismo straccione") del quale denuncio' i suoi crimini. Purtroppo una certa sinistra "antagonista" inquinata da opportunismi di alcuni dirigenti ma anche di una parte della base ha portato molti a non vedere, a non volere capire, ma cercare di "tifare". Quindi Obama, nero democratico e' buono e sempre meglio di Bush, ogni causa contro paesi etichettati "dittatoriali", senza alcuna analisi politica diventa giusta, qualunque governo in Italia e' sempre meglio di Berlusconi. Spazio a chi si indigna senza avere un progetto politico e sopratutto se e' "non violento" cioe' se si limita a dialogare, ma che non disturba il manovratore.Fra questi ci sono anche quei "tifosi" che oggi festeggiano le dimissioni di Berlusconi, ignorando la macelleria sociale a cui stiamo andando incontro. E quelle femministe che attaccano Berlusconi per i suoi festini, ma che rispetto alle donne violentate dai democratici ribelli non hanno nulla da dire..
Alessandro

Anonimo ha detto...

Analisi come quelle esposte nei primi due commenti sono utili ma servono a mio parere solo ad aumentare il senso di depressione e impotenza di chi invece dovrebbe resistere. Non condivido le tesi sulla Cina (chi solo 10 anni fa avrebbe immaginato la sua posizione attuale?) nè il ritratto pietistico dei nativi americani che oggi hanno una bandiera, ad esempio, in un grande leader come Evo Morales, uno dei politici migliori secondo me oggi in circolazione. La Russia intanto segue il suo percorso, più o meno silenzioso, chiedete all'ex cancelliere tedesco Schroeder per il dettagli, ad esempio sui gasdotti. Quanto all'Occidente, la situazione attuale dell'Europa offre un'immagine tristemente degradata al resto del mondo, non a caso la Turchia non sembra più granchè interessata a entrarvi, chissà perchè... gli Usa sono la potenza più ignorante, arrogrante e tracotante che la storia abbia mai visto. Spesso dicono di ricollegarsi alla tradizione dell'antica Roma: ridicoli, come minimo non hanno mai aperto un libro di storia: Roma prima di diventare padrona del mondo ha subito 7 secoli di sconfitte, loro non sono mai stati invasi. Mah, sic transit gloria mundi anche per loro prima o poi: sarà l'Hýbris e l'eterogenesi dei fini a decretarne la liquidazione.

Fulvio ha detto...

Ringrazio e mi compiaccio per i commenti e anche dello scambio che questo blog suscita tra i suoi lettori. Quanto all'anonimo che inneggia all'Europa, credo che abbia in testa un'Europa mai esistita. Sono almeno mille anni che l'Europa cristiana imperversa contro il resto del mondo ed è la capolista di tutte le nefandezze. Farne uno shangrilà è davvero bizzarro.
Sono d'accordo con Alessandro, come spesso.
All'altro anonimo chiedo di nuovo con umiltà di ridurre la lunghezza degli interventi. E' una regola dei blog. Altri sono molto più severi.
Al terzo anonimo chiedo: chi diavolo sarebbe Hrani?

Mauro Murta ha detto...

Salgo pomposamente in cattedra facendo osservare che Hrani dovrebbe essere la firma del primo anonimo, e suggerendo di firmarsi anche nell’intestazione del commento, scegliendo l’identità “Nome/URL” e digitandovi nome o soprannome (io ci sono arrivato dopo diversi tentativi).
Sul peraltro ottimo commento di alex1 obietterei che l’Italia non ha concesso le basi. Le basi e le Forze Armate sono a disposizione sic et simpliciter, senza che l’Italia, ammesso che ne abbia altrove, possa accamparvi una qualche forma di sovranità. Che si sia un giornalista renitente ad arruolarsi nei battaglioni di propaganda oppure un Presidente del Consiglio che, dopo un’orgia di onnipotenza spicciola elargitagli dai padroni del mondo, s’illuda di poter decidere anche su “cose da grandi” quali i rapporti con la Libia o la Russia, la fine che si fa è, per ben che vada, ostracismo e monetine.

Mauro Murta

rossoallosso ha detto...

a pensare che sia bastato un referendum, che dovrebbe essere in teoria la più alta forma di democrazia popolare,reale quello islandese solo minacciato quello greco,per mandare in crisi l'intero progetto giudaico/massonico al quale referendum hanno risposto con governi tecnici risulta lampante il fallimento della politica e allora se la dialettica non serve più solo una cosa rimane per riappropiarci del nostro,però temo succederà solo quando ci toccherà mangiare moneta al posto del pane

alex1 ha detto...

Ho visto il servizio di Antonio Ferrari del Corriere della Sera sulla Libia. Ci vuole stomaco, ma e' interessante.Infatti da un lato da addosso al giornalista Paolo Sensini (dietrologia e complottismo ovviamente) dall'altro fra le righe si intravede una certa delusione dell'imperialismo italiano verso i golpisti del CNT, i quali affermano che l'assassinio di Gheddafi e dalla sua famiglia e' venuto su ordine esterno (affermazione che il giornalista vede come "velata minaccia"). L'attacco a Paolo Sensini e' dovuto alla sua tesi che la guerra in Libia e' stata scatenata per il controllo delle risorse energetiche (non ultimo l'uranio, che gia' la Francia tento' di accaparrarsi con una guerra usando il Ciad come testa di ponte negli anni '80, ma questo ovviamente il pennivendolo del Corriere non lo dice) e sopratutto quando afferma che la Libia era uno stato moderno che aveva fatto riforme importanti! Quale eresia! Forse mi sbagliero', ma da questo servizio si capisce che la lotta di liberazione e' ancora viva, la speranza di una rapida "bonifica" e "pacificazione" e' evidentemente andata delusa. Si intuisce che i golpisti hanno ancora bisogno della Nato, gli omicidi del CNT e la resistenza dei libici(definiti dal Corriere come "vendette" e "scontri") conferma che la guerra e' tutt'altro che finita. Alessandro

Fulvio ha detto...

Paolo Sensini, Alessandro, è un antimperialista anticomunista e di destra. Leggi i suoi libri sul "sanguinario Lenin". C'è da starne alla larga: si sono introfulati dove la sinistra ha lasciato spazi. Era con me la prima volta in Libia. Girava con un berretto tipo tennista degli anni '30 e si accompagnava al delirante Joe Fallisi.

Anonimo ha detto...

Hrani è chi ha scritto Il più grande autogol della storia. Pensavo fosse un nome arabo ma da ricerche, sembra sia serbo-sloveno e significa cibo. La criminale messinscena nato [e se nato deve morire] ricalca l'omicidio del Grande Che Guevara, Bello come il Sole, coraggioso come la Luna. Eci Vendiche Remo. Si quadra il cerchio ed epapora il centro; spariscono destra e sinistra; SENZA TREGUA esigeremo scontrini fiscali e fatture. goldman sachs...comin-cia a treMONtare.
Morgana

Filippo Bovo ha detto...

Bellissimo. Non ho rispettato l'invito a consumarlo a tappe: una volta iniziato me lo sono letto tutto d'un fiato.
Che dire? Di fronte alla carneficina in atto in Libia, ai focolai che l'Impero tiene vivi e dai quali estrae nuovo sangue in Yemen, Pakistan, Afghanistan, Palestina, Iraq, Somalia, Uganda, ai venti di guerra che soffiano sempre più forti su Siria ed Iran (ma anche Venezuela, Bolivia, Ecuador, che hanno osato dire di no alle usure della cricca bancocratica mondiale installata nel Nord euro-americano, sanno di essere nel mirino), mi ritrovo sempre più certo delle mie vecchie convinzioni. Il sistema politico, sociale ed economico anglosassone ed occidentale, quando entra in crisi, provvede subito a distruggere tutti i sistemi ad esso alternativi e che comunque sempre aveva mal sopportato, attaccato e boicottato.
Lo diceva anche Lenin: l'imperialismo (e quindi il colonialismo) è lo stadio finale e supremo del capitalismo. E' la ginnastica che rimette in saluta l'alta borghesia di rapina, versione altolocata e ben vestita della soldataglia saccheggiatrice di popoli e villaggi.
Ma in ogni caso essa non ce la farà: la sua superbia sarà punita. Dall'Afghanistan all'Iraq fino alla Libia, le mani adunche dell'Impero vengono ferite, morse e graffiate da una Resistenza che giorno dopo giorno si fa sempre più feroce. Non saranno più facili le cose per l'Impero, in futuro, tutt'altro.
Bella, lucida e molto veritiera, infine, la considerazione sugli pseudointellettuali "per bene", così funzionali all'imperialismo e al capitalismo per via della loro idiozia intrisa di malafede: senza la loro macchina del fango, senza il loro quotidiano lavoro di dispensatori di menzogne e luoghi comuni ad un tanto al chilo, i massacri imperiali in giro per il mondo non sarebbero avvenuti con la stessa facilità. In ciò vi è tutta la loro pesante ed inespiabile responsabilità.
Ciao, Filippo.

alex1 ha detto...

Ciao Fulvio,
Non sapevo chi fosse Paolo Sensini, anzi ti ringrazio per avermi dato piu' elementi di giudizio su di lui. Tuttavia, anche se personalmente non condivido nemmeno la tesi di Sensini che la prima ragione della guerra sono state le risorse energetiche, certo importanti, (ma si parla comunque del 2% del petrolio mondiale, non tanto da scatenare una guerra senza quartiere di otto mesi, e non e' ancora finita) volevo evidenziare come la stampa di regime italiana dia ancora addosso a chiunque non sposi la tesi mainstream della "primavera araba" e dei popoli che si ribellano ai dittatori sanguinari in nome della democrazia occidentale. Ed anche che le cose non stanno andando esattamente come i paesi promotori erano sicuri che andasse, cioe' con la restaurazione di un regime monarchico filo - britannico ed europeo. Soprattutto adesso si accorgono di aver lavorato per il "re di Prussia", che sarebbero gli Stati Uniti, che sono riusciti a piazzare, grazie ai Quaeddisti, un uomo loro a Tripoli. Ma e' tutto da vedere quanto ci restera'. A proposito ho letto fra le flash news che c'e' stata una tregua fra le tribu' libiche a Zaywa. C'e' qualcuno che ne sa di piu'?
Alessandro

Anonimo ha detto...

Sarkozy (e la Merkel) come Gianni e Pinotto: dopo aver sostanzialmente sloggiato i cinesi dalla Libia sono andati a chiedergli i soldi per finanziare il fondo europero
"salva-Stati". Risposta cinese dopo qualche giorno di finta suspence: "L'Europa risolva da sola i suoi problemi" tradotto "andate a fare in c**o"... evviva l'Europa e l'Alleanza Atlantica!!!! Evviva i valori dell'Occidente!!!!

Fulvio ha detto...

Acuta osservazione di anonimo sui cinesi.

Alessandro,Sono cinque giorni che a Zawija si ssa combattendo tra forze lealiste e mercenari. Anche a Tripoli si combatte. Il CNT è nel caos. I ratti di Zintan si sparano con quelli di Misurata, comandanti militari di fazioni cercano di farsi fuori a vicenda. L'11/11/11 è stata lanciata da Seif asl Islam "la rivoluzione verde". Miu sa che è partita la resistenza nazionale.

Filippo, il tuo commento è del tutto condivisibile.

Morgana, sei criptica ed elittica. Pare una dislessia all'incontrario...

davide ha detto...

Era la fine dell'ottocento e alla corsa per l'espansionismo troviamo l'Italia dei governi Mancini,De Pretis,e sopratutto Crispi.Troviamo intrallazzoni come il conte fanfarone Antonelli e altri che si reputano grandi condottieri alla guida di un esercito potente.
Sono anni in cui sommariamente si uccidono gli indigeni perchè traditori,(e qui già vedete la malattia mentale alla base delle democrazie colonialiste spacciare per traditori gente costretta a sostenere dei loschi bastardi quali erano gli italiani in quel periodo),insomma il colonialismo è la natura,la radice,la forza,su cui si basa questo nefasto regime dei liberi mercati e delle ricchezze nelle mani della gente da pendaglio.
Ora qualcuno a sinistra grida al miracolo per la caduta di Berlusconi.Ci mancherebbe quel fetente,squallido,buffone se ne va ,meraviglioso?Ma chi arriva?A chi affidate voi democretini squallidi la vostra nazione e le classi meno abbienti?Si dice che palle non ci sono più le classi.Lo dicono i fascistelli rossobruni,lo dicono i democretini delle sinistre svendute.Ne parlano taluni che poi nei fatti non capiscono un cazzo,si sentono tanto rivoluzionari da scrivere ancora oggi che in libia il regime di gheddafi è stato travolto dalla primavera araba,poi partono i distinguo.Povero Trockji!
Noi rimaniamo comunisti,perchè prima o poi anche i giovani più tonti capiranno che si deve distruggere l'interesse prepotente dei privati.Nazionalizzazione e lavoro,casa,istruzione,sanità per TUTTI.E processi,rieducazione,per chi ci ha sfruttato e umiliato

davide ha detto...

se serve un traduttore per i commenti di morgana ,ci penso io:li capisco tutti dall'inizio alla fine!^_^

si scherza,eh!

ps:cazzarola in viaggio con Sensini e Fallisi,un destro e un anarchico(?) a far il gatto e la volpe siamo in società?Roba da cinepanettone lisergico

Anonimo ha detto...

Salve, raramente viene citato quello che forse E'IL MOTIVO principale dell'aggressione alla libia, ossia la volonta'di gheddafi di creare la prima banca africana avente come moneta di scambio il dinaro d'oro, che avrebbe espulso il franco cfa ed il dollaro. Il "complottismo"e'un 'arma da maneggiare con cura, ma come non vedere che anche Strauss Khan e'stato fatto fuori dopo aver paventato, mesi fa, necessita'di usare non piu'solo il dollaro come moneta di scambio internazionale bensi'un paniere di valute diverse. Golpe finanziario in grecia e italia...un ottimo strumento e'a mio avviso leggere "Il piu'grande crimine" di Paolo Barnard (si trova in rete, puo'piacere o meno, per carita', ma evidenzia la necessita'di capire nel dettaglio cosa sta accadendo e cosa sia nello specifico questa maledetta crisi, in realta'appunto null'altro che il piu'grande trasferimento di ricchezza dal basso verso l'alto mai avvenuto nella storia dai tempi delle miniere del potosi' nel xvi secolo). Stanno facendo in modo che i 200 anni trascorsi dalla rivoluzione francese, con tutto il seguito di emancipazioni, rivoluzioni, lotte, conquiste, ritornino ad essere unicamente un ánomalia della Storia, per tornare a quella struttura gerarchica "medievale" (in senso lato, non temporale) che ha costituito i 30 secoli di storia precedente. Sono lucidamente sgomento, consapevolmente incazzato. Saluti. edoardo

Fulvio ha detto...

Edoardo, è la Chiesa copre come allora l'ala ideologica-mistica. La tua analisi è impeccabile.
E impeccabile è anche l'invettiva di Davide.
Mi compiaccio del livello dei vostri contributi. Molto confortante.

Mauro Murta ha detto...

Fulvio, riguardo a Sensini e Fallisi, anche a me gli anticomunisti di destra stanno sulle balle. Quasi quanto gli anticomunisti di "sinistra". Sui deliranti preferisco non pronunciarmi, anche perché non mi sono del tutto estranei.
Ma, vista l'emergenza, non sarebbe d'uopo evitare di guardare troppo per il sottile quando si trova qualche sincero antimperialista, magari indagando più sul "sincero" che su altre peculiarità del soggetto?
Insomma, visto che un fascista o giù di lì come Massimo Fini, ultimamente, mi rappresenta più di tanti bellimbusti progressisti che festeggiano Halloween e rispondono "OK", temo che forse anche noi dovremmo avere "i nostri bastardi".

Mauro Murta

Fulvio ha detto...

Non sono d'accordo, anche in base a una lunga esperienza con infiltrati, con Mauro Murta. Gli "antimperialisti" imperialisti fascistoidi euroasiatici sono il rovescio totale di quanto ha fatto e rappresentato Gheddafi. L'ambiguità serve sempre solo il nemico. Questi screditano la genuina resistenza e solidarietà. Rendono facile dire: quel fascista di Gheddafi è sostenuto dai fascisti. Sono reduci di quelli che parlavano di demoplutocrazie giudaiche. Smerdare Lenin e esaltare Gheddafi è contraddizione in termini. Vogliamo davvero lasciare l'antimperialismo a questi ciarlatani? No, rigore assoluto.

Filippo Bovo ha detto...

E' vero: la morte di una sinistra internazionalista, antimperialista ed anticapitalista ha lasciato spazi vuoti agli estremisti di destra i quali subito ne hanno approfittato per riempirli. Pensiamo anche alle recenti manifestazioni in sostegno della Libia e della Siria: c'erano dei rossobruni, al punto che molti intellettuali e politici guerrafondai hanno avuto gioco facile nel dare la qualifica di "rossobruno" anche a tutti gli altri presenti, che di rossobruno invece non avevano proprio un bel niente, allo scopo di delegittimarli politicamente e moralmente. Ed è qui il problema: se invece delle pseudosinistre lustrascarpe del capitale e dell'Impero alla Ramonet, Rossandra, ecc, ci fosse stata una vera sinistra (mi ripeto, sarò noioso) anticapitalista, antimperialista ed internazionalista, allora la lotta all'imperialismo non vedrebbe più certi loschi figuri appropriarsi del posto in prima fila.
Ciao, Filippo.

giorgio ha detto...

Mi par che le posizioni e l'ignoranza espressa dalla Sinistra italiana verso Gheddafi e la Libia, derivino innanzitutto dall'innamoramento acritico verso la figura mitizzata del "migrante", propria innanzitutto dei centri sociali e dei pacifinti entrambi lettori del Manifesto: ciò che li ha fatti simpateggiare per gli esponenti delle comunità tunisine, marocchine ed egiziane che festeggiavano le bombe sul popolo libico, ed ignorare l'identità e le conquiste sociali di quel popolo che erano state fatte conoscere da vecchi comunisti italiani come Loris Gallico dell'Unità.

davide ha detto...

Ci sono punti e strade che si fanno in comune,ma su terreni diversi.Per questo qualora dei fascistelli facessero manifestazioni pro assad,noi dovremmo esserci.Ci danno dei rossobruni?Chi se ne frega.Viene questa accusa dai rinnegati,dai lustrascarpe,da gentaglia patetica.
Ieri sul corriere un tale Luigi Ippolito,mi pare,ha scritto un articolino spregevole contro Putin.Quale la sua colpa?Quella di dire apertamente che l'america sta facendo politiche espansioniste e colonialiste,che l'europa cerca di sabotare i negoziati energetici,che in libia c'è stato un golpe,e quello il pennivendolo giù a sghignazzare accompagnato dalla classica presunzione dei liberali,(chi è contro di noi è scemo e va deriso),vabbè ma scrive sul giornale che si era bevuto la patacca della siriana lesbica ammazzata dai cattivoni di assad

rossoallosso ha detto...

forse già lo conoscete questo tributo cinese a Gheddafi

http://www.youtube.com/watch?v=plwfnQhr01c&feature=youtu.be

però perchè debbo assistere sempre a questi salti della quaglia,cosa ha spinto la Cina alla astensione,strategia politica o economica?sicuramente entrambe,siamo così sicuri che la Cina sia stata estromessa e non sia piuttosto partecipe in modo di avere così un certo tipo di controllo sull'espansionismo atlantico?ed in più sostenere economicamente gli stati uniti visto i grossi investimenti fatti

Filippo Bovo ha detto...

Verissimo Davide: i liberali... mai visto nulla di più ipocrita di loro.
E non dimentichiamoci nemmeno dell'articolo di Marco Pasqua di Repubblica contro la delegazione italiana che aveva visitato la Siria. Il solito pezzo intriso di odio e farneticazioni, volto unicamente a delegittimare i membri di quella delegazione con l'accusa (nientepopodimeno) di essere negazionisti e antisemiti.
Vabbè, giustamente tra Repubblica e Corriere... ipocrisia ed inettitudine a gogo.
Ciao, Filippo

Anonimo ha detto...

Grazie davide
D’accordo con giorgio 16.11.11 Stamattina a radiondarossa ho sentito farneticare una femmina sul macellaio assad e contro i nativi che assaltano le ambasciate dei criminal colonialisti Ma che si bevono la mattina al posto del cazzè? Mi perdoni il Maestro Fulvio per i miei dislettticismi criptici. Accetto i suoi insulti in onore della coincidenza di idee che abbiamo, io dal basso della mia incompetentez'ezza [come il famoso saggio incompetente perché non accetta la competizione… ah ah ah] e Lui dall’alto della sua cultura. Il mio principio terra-terra ma infallibile è: quelli che gli U$A denigrano, sono brave persone, o comunque migliori di l’oro! Sentire sempre le due campane e quindi INFORMARSI. ci vuole “fiuto” ma è come la scienza dell’organizzazione…dopo un poco di pratica, ti viene spontanea. E sempre Wiwa Nando. morgana

davide ha detto...

Non è una coincidenza che molti maestri del sistema,pensiero,liberale abbiano osannato il colonialismo e l'espansionismo europeo perchè :il commercio e quindi i mercati "liberi" vengono prima di tutto.
Vi è anche da dire che in Italia,ad esempio,sin dalla fine 800 non c'è stata una vera cultura anti colonialista che non sia andata oltre al solito discorsetto morale ,anzi qualcuno vaneggiava pure di colonialismo socialista e utopista.
Nei regimi liberali le sinistre agiscono sul terreno dell'opinionismo e simbolismo,confondendo ribellione,anche tosta per carità,ma sicuramente di accomodamento dell'esistente piuttosto che di rivoluzione.
Nonostante questo destino di opposizionismo ad oltranza,indotto anche con le leggi truffe e altro,e il giocare in difesa -l'unione sovietica,cuba,la cina,sotto attacco delle potenze capitaliste-per molti i casini nel mondo li abbiamo fatti noi.
La rivoluzione comunista,libera dalle catene ipocrite della morale pubblica,non è stata fatta e cazzi vostri,mentre quella liberale -di offesa colonialista e sfruttamento delle classi subalterne- non è riuscita,ma ritenta sarai più fortunato.
Insomma useranno Gobetti,per dire quanto bravi essi siano,ma noi rammentiamo i padroni del vapore che finanziarono il fascismo.

La Cina,non è una persona ,ma una nazione in crescita.Deve agire secondo strategie geopolitiche che non le facciano perdere quanto di guadagnato con la Produzione e Sviluppo,avrà comportamenti che a noi potranno anche dispiacere,ma a me no.Avessimo un partito comunista che fa cagar in mano ai padroni e tratta da pari con loro.
A mio avviso conosciamo pochissimo e male i cinesi,a sinistra poi si pensa di conoscerli,ma perchè siam convinti di avere dei super poteri mejio de superman.
Cina,Russia,Biellorussi,Siria,Iran,sono le nazioni fondamentali per me.Ripeto per me e per come mi piacerebbe la società son loro le preferite

davide ha detto...

Non è una coincidenza che molti maestri del sistema,pensiero,liberale abbiano osannato il colonialismo e l'espansionismo europeo perchè :il commercio e quindi i mercati "liberi" vengono prima di tutto.
Vi è anche da dire che in Italia,ad esempio,sin dalla fine 800 non c'è stata una vera cultura anti colonialista che non sia andata oltre al solito discorsetto morale ,anzi qualcuno vaneggiava pure di colonialismo socialista e utopista.
Nei regimi liberali le sinistre agiscono sul terreno dell'opinionismo e simbolismo,confondendo ribellione,anche tosta per carità,ma sicuramente di accomodamento dell'esistente piuttosto che di rivoluzione.
Nonostante questo destino di opposizionismo ad oltranza,indotto anche con le leggi truffe e altro,e il giocare in difesa -l'unione sovietica,cuba,la cina,sotto attacco delle potenze capitaliste-per molti i casini nel mondo li abbiamo fatti noi.
La rivoluzione comunista,libera dalle catene ipocrite della morale pubblica,non è stata fatta e cazzi vostri,mentre quella liberale -di offesa colonialista e sfruttamento delle classi subalterne- non è riuscita,ma ritenta sarai più fortunato.
Insomma useranno Gobetti,per dire quanto bravi essi siano,ma noi rammentiamo i padroni del vapore che finanziarono il fascismo.

La Cina,non è una persona ,ma una nazione in crescita.Deve agire secondo strategie geopolitiche che non le facciano perdere quanto di guadagnato con la Produzione e Sviluppo,avrà comportamenti che a noi potranno anche dispiacere,ma a me no.Avessimo un partito comunista che fa cagar in mano ai padroni e tratta da pari con loro.
A mio avviso conosciamo pochissimo e male i cinesi,a sinistra poi si pensa di conoscerli,ma perchè siam convinti di avere dei super poteri mejio de superman.
Cina,Russia,Biellorussi,Siria,Iran,sono le nazioni fondamentali per me.Ripeto per me e per come mi piacerebbe la società son loro le preferite

Anonimo ha detto...

Dice molto giustamente Chris Hedges, giornalista americano:
"Le nostre classi dirigenti hanno scoperto il proprio gioco. Non hanno niente da offrire. Possono distruggere, ma non costruire. Possono reprimere, ma non guidare. Possono rubare, ma non condividere. Possono chiacchierare, ma non parlare."
Questo i cinesi lo sanno benissimo, per cui applicano la massima di Sun Tzu "La strategia senza tattica è la via più lunga per il successo. La tattica senza strategia è solo il fragore che precede la sconfitta."
I cinesi sono confuciani al proprio interno, taoisti verso l'esterno. Ciò gli garantisce il massimo della flessibilità e del risultato.

Fulvio ha detto...

All'anonimo dek "Più grande errore della storia" suggerisco di non ripetere l'errore autogiustificatorio dei sinistri sinistriche si inventano un "Gheddafi amico degli Usa", con quella "stretta di mano tra Gheddafi e Obama". E' una caduta nell'annebbiamento mediatico. Gheddafi e la Libia non sono mai stati amici degli Usa, a meno che non si sogni di un paese che sta sulla Luna e non comunica e commercia con nessuno. Ha costantemente respinto l'insediamento militare Usa in Africa, ha imposto condizioni ai contratti che favorivano la Libia e non le multinazionali, promuoveva l'indipendenza economica, finanziaria, infrastrutturale e delle comunicazioni e l'unità del continente, respingeva il modello neoliberista del libero mercato, minacciava con una valuta d'oro il dollaro. Altro che amico! E' la stessa truffa influitta al buon nome di Saddam, "uomo degli americani" perchè aveva stretto la mano a Rumsfeld. Non si ricorda che Rumsfeld era andato a perorare l'apertura dell'oleodotto Kirkuk-Haifa eche Saddam l'aveva mandato in bianco. Si dimentica che gli Usa e Israele hanno scatenato Khomeini contro l'Iraq laico e antimperialista. Sono manovre propagandistiche tese ad alienare qualsiasi supporto o simpatia di sinistra per questi grandi statisti.
A Davide, col suo intervento al solito acuto e dotto, obietto che non ci sono solo le nazioni, ma soprattutto oggi le resistenze dei popoli e le sollevazioni di massa. Appoggio la Cina per il contenimento dell'imperialismo occidentale, ma preferisco Mao e sono curioso come si risolve la contraddizione tra un impegno antimperialista e una sviluppo ipercapitalista che non sembra molto gradito a lavoratori e contadini. In compenso mi fido di Putin, un uomo dei miracoli. Quanto alle società che mi piacciono, preferisco quelle in marcia latinoamericane. Ma forse solo perchè le conosco.

davide ha detto...

si,ma la mia idea di nazione non è quella di una cosa a sè stante.
Cosa forma,per me ,una nazione?Uno stato .E cosa sarebbo lo stato?La rappresentanza di quella classe dominante in un periodo storico.Potrebbe quindi capitare che vi siano dei terremoti rivoluzionari,popolari ma non di mera sollevazione popolare e basta,ma guidati da partiti e avanguardie ben organizzate-ripeto non tralasciamo nemmeno i "proletari in divisa",servono altro che no-quindi alla fine è quella l'idea di nazione che ho.Poi sarebbero quelle venezuelane,boliviane,cubane e così via.
Di carattere però mi sento assai affine ai paesi dell'est e asiatici,più che ai colorati paesi sudamericani,ma è una mia naturale posizione caratteriale.
Sulla Cina ho buone speranze,stanno attraversando un periodo dove vorrebbero mettere la figura del lavoratore al centro del discorso socialista,ci sono freni come in tutti i sistemi.Però il socialismo di mercato mi pare una buona occasione,meglio delle puttanate europee e americane
Putin vuole rifondare una federazione russa con la Biellorussia,questo è il mio massimo sogno politico.Dovesse capitare mollo l'edicola e vado a complimentarmi con il mio leader Luckachenko,(si vabbè scritto male il cognome,ma per mio impedimento a memorizzare )
ciao,scusa la lunghezza

rossoallosso ha detto...

@Davide
è vero sappiamo poco della Cina le notizie che arrivano sono spesso mezze verità se non del tutto false,ti concedo pure che alla fine dei conti è con questo mondo che si ha a che fare e mantenere un enorme numero di persone costa, come costa rimanere attenti e vigili onde evitare il disgregamento che fu dell'Urss,però credo anche sia dovere della Cina ,con ormai una economia consolidata,di prospettare uno stile,un modello di vita che sia diverso,un esempio al mondo di quello che può essere una alternativa al capitale,al profitto ad ogni costo,esempio di nazione al servizio del popolo e non solo il contrario

rossoallosso ha detto...

ho dovuto interrompere,chiedo scusa,finisco solo dicendo che a ben vedere a dichiarare sconfitto il comunismo è più la Cina che non il crollo dell'impero sovietico

alex1 ha detto...

Una piccola nota soltanto: chi e' il Ministro della Difesa? L'ammiraglio NATO Di Paola, quello che in un intervista del Manifesto aveva etichettato i soldati libici che resistevano a Sirte (benche' inferiori in numero e sottoposti ad incessanti bombardamenti dall'aria da terra e dal mare) come "bestie feroci". Cosa diranno i tifosi che festeggiano la caduta di Berlusconi? Gli chiederanno di trovare altre "bestie feroci" da combattere, magari in Siria?
Alessandro

davide ha detto...

la cina sta progettando uno stile di politica economica ambientalista,e anche una maggiore sensibilizzazione per quanto riguarda i diritti dei lavoratori.Non è affatto lei a mostrare la sconfitta del comunismo,ma qui si deve semmai valutare di che comunismo si stia parlando:io mi riferisco a quello che perlomeno ha vinto una rivoluzione,ha costruito una nazione,una potenza,un modello produttivo.Non quello più utopistico,rebelde,movimentista.
Chiaramente grossi problemi esistono anche in quella nazione,e magara pure in venezuela,russia,biellorussia.Nondimeno :1)non esiste il paradiso nè quello dei preti nè quello degli utopisti rossi,2)lo scontro è tra imperialismo occidentale e nuove potenze,io sostengo nonostante tutto queste ultime e non mi turo nemmeno il naso,che il falso partigiano Montanelli non l'ho mai sopportato.
Questa chiaramente è la mia posizione con le sue debolezze e virtù,posso anche sbagliare,nè!^_^

rossoallosso ha detto...

non credo di essere utopistico è solo che non so che ci sia di più deprimente per un rosso o se vuoi di più esaltante per un capitalista vedere uno stato comunista che cavalca il capitalismo sfruttando la speculazione finanziaria e i giochini borsistici ,non credo che si funzionale al comunismo,utopico o meno che sia.
poi è normale che è sempre meglio rosicchiare un osso cinese piuttosto di un bastone americano

Anonimo ha detto...

a proposito di Libya...paolo franceschetti mette in relazione il delitto della piccola Yara con quelli che hanno perpetrato in Libya. questo è il link...http://paolofranceschetti.blogspot.com/2011/07/sacrifici-umani-e-delitti-rituali.html
secondo me vale proprio la pena di dedicare qualche minuto. questa mattina mi sono res* conto che ci stanno palestinizzando. grecia italia francia ecc. esserne consapevoli fa la differenza. se morir si deve è meglio perire arm-ati! di intelligenza ovviamente. se may mount ci togliesse di torno i pappaccioni nel frattempo, accorciando la filiera.... ah ah ah... morgana

babordo76 ha detto...

credo che sia interessante,qualora lo si trovasse leggere Il ruggito del dragone ed aurora,milano
Oppure gli articoli di Losurdo o i siti lacinarossa e giù le mani dalla cina
Non mi pare sia così tagliente il modo di porsi della Cina,il tema del socialismo di mercato è complesso e a me piace assai.
Come comunista godicchio nel vedere uno stato comunista che usa il capitalismo,anche se è manovra ben più complicata,contro le merdacce yankee ed europee.Dopo il colonialismo che per oltre cento anni ha imprigionato il paese,dopo la presunzione occidentale anti maoista,la rivoluzione colorata di piazza tien a men e così elencando,la riscossa cinese per me vale la pena.Anche se fosse impura e bastarda
Come ad esempio sostengo Putin pur che molti lo accusino di ultraliberalismo,ma sai:dopo la libia non voglio ascoltare più nessuna voce democratica e simile .
Non essendo infallibile,magari sulla cina e altre cose sbaglio parecchiotto.Per me ora è il massimo del meglio,in questo preciso contesto.Domani in altri contesti si potrebbe ridiscutere il tutto.

ciao e buona giornata

Anonimo ha detto...

La filiera si è già accorciata: i banchieri hanno tolto di mezzo i politici "inetti" (dal loro punto di vista) e hanno preso direttamente il potere. Tuttavia loro sono solo una parte del "vero potere" che è la cricca che decide gli assetti strategici mondiali e che ovviamente sta oltreoceano.
Ad ogni modo questo è il segno che lo scontro si sta rapidamente avviando alla fine, più o meno catastrofica. E' come quando ai tempi dell'antica Roma si mandavano sul campo i veterani, ultima risorsa. Ma i banchieri non sono politici e quindi non sanno governare per cui per loro (e per noi) saranno c^^^i amari.

Anonimo ha detto...

Gli USA imperniano la loro potenza sulla funzione del dollaro come valuta di riferimento delle transazioni internazionali. Ora le ipotesi sono due: se il dollaro viene meno a questa sua funzione la potenza americana crolla (e forse noi con loro). Se questa funzione resta in vita, la Cina con i dollari che ha in cassa potrà comprare il mondo e finanziare tutti i movimenti di resistenza in tutti quei paesi (e saranno sempre di più) dove gli USA e la NATO provocheranno destabilizzazioni e guerre, spendendo valanghe di soldi e indebitandosi sempre di più ... indovinate con chi? con la Cina. Alla fine di questo lungo "abbraccio" mortale l'Occidente resterà dissanguato, la Cina sarà padrona del mondo e potrà buttare via il dollare nel cesso. Chi putroppo ci andrà di mezzo saranno soprattutto le popolazioni civili dei paesi destabilizzati.

alex1 ha detto...

Il dibattito sul comunismo cinese oggi mi sembra un po' inutile, visto che e' chiaro che la Cina e' un paese capitalista a tutti gli effetti, il fatto che per ora sia in pieno sviluppo ed esporti capitali invece che guerre e stragi non significa che stia andando verso un'altra direzione.
Oggi ha margini da concedere ai partners commerciali, ma domani in un momento di crisi? Riguardo alla Russia e' uno stato capitalista in ripresa dopo il disastro 1989-1991 che si trova pero' sotto "attenzione" da parte della Nato, che sta cercando di creargli il vuoto attorno, vedi installazioni di missili e basi militari in Polonia,Georgia, accordi con gli stati baltici, ma sopratutto pressione sulla Bielorussia. La sua linea e' ondivaga, Putin e' deciso a resistere all'espansionismo Nato(anche se mi sembra che non e' disposto a fare concessioni ai partiti comunisti in Russia, alcuni dei quali sono sotto la sorveglianza della polizia, chiedo anzi maggiori delucidazioni). Tuttavia sperare che sia la linea politica di questi due stati a sostituirsi alla lotta (che ad oggi e' flebile ed incerta) contro la macelleria sociale in atto in Italia ed alle guerre dell'imperialismo e' un po' come baloccarsi con i sogni e le illusioni. E volere illudersi ad ogni costo e' un atteggiamento che puo' essere reazionario.
Alessandro

Filippo Bovo ha detto...

Credo che in Cina, dall'ormai lontano '78, si stia attuando una politica simile alla NEP sovietica. Dico simile, non uguale: i tempi sono diversi, così come sono diverse le condizioni e le priorità dell'economia e della società cinesi. Ovviamente bisogna sempre tenere gli occhi aperti sulle derive capitalistiche di una simile politica. Ma siamo sempre ben lontani dal capitalismo praticamente altrove...!
Ciao, Filippo.

alex1 ha detto...

Ancora una brutta notizia, una delle tante ricevute purtroppo in questo autunno, la cattura di Saif Al Islam Gheddafi da parte dei golpisti di Al Qaida filo NATO.Il Corriere della Sera parla anche di una folla che tenta di linciarlo, senza dire ne dove ne chi fosse questa "folla". Fra la squallida soddifazione degli aggressori Nato, che pero' chiedono un processo "equo" forse come quelli di Saddam o di Milosevic, morto malato in carcere con l'etichetta di criminale e genocida assegnatagli da tutti i politici ed i media occidentali, senza che una sola sentenza fosse stata pronunciata dopo tre anni di processo e di detenzione all'Aia. Il tribunale penale dell'Aia e' un orrore giuridico ed umano che nessun progressista, ma nessun dirittoumanitarista o "democratico pacifista" ha mai criticato. Inoltre sembra che alcuni di quei "pacifici manifestanti per la democrazia" in Siria abbiano attaccato con granate ed armi da fuoco varie sedi del partito del Presidente. Dobbiamo rassegnarci a vedere la bandiera della monarchia filobritannica sventolare per anni sulla "democratica Libia" e prepararci ad un altro periodo di missili fame e terrore sulla Siria? Pero' si sente la ripresa delle manifestazioni contro i "fratelli musulmani" al Cairo, riusciranno a scardinare l'asse golpisti CNT fratelli musulmani-qaiddi-servizi segreti nato e monarchie arabe corrotte? . E' frustrante seguire gli avvenimenti dovendo quasi solo "tifare" in mezzo ad indefferenti o peggio "democratici" tacitamente compiaciuti di questi misfatti che mi sembrano gravissimi tali da segnare un sonno nelle coscienze di molti.
Alessandro

Fulvio ha detto...

Cari amici, non trovate che questa discussione pro e contro Cina sia un po' sul sesso degli angeli, quando quiggiù imperversano i demoni dell'apocalisse? Si potrebbe andare avanti all'infinito e, in questo caso, bisognerebbe davvero esserci, in Cina, scevri da diffamazioni ed esaltazioni. Che la Cina sia l'una cosa o l'altra non cambia granchè in questa fase di genocidi imperialisti. Personalmente confermo la mia nostalgia per Mao e la sua Rivoluzione Culturale. Il fatto che sia stato messo in soffitta, per me non depone molto a favore degli attuali "comunisti" cinesi. Non basta chiamarsi comunisti se si seguono politiche capitaliste. Possibile che non ci fosse altra scelta? Questo, senza nulla togliere alla funzione di contenimento di Nato e Usa rivestita dalla Cina e che ritengo utile.

rossoallosso ha detto...

hai ragione Fulvio la discusione è fine a stessa,però fino ad un certo punto nel senso che quando la Russia era URSS qualche soddisfazione ce la siamo presa,Cuba e Vietnam su tutte,ora sono solo batoste,vedo solo leader socialisti barcamenarsi tra una sponda e l'altra per salvare il salvabile ,costretti a guardarsi anche alle spalle e alla fine soccombere,a queste condizioni quanto potrà durare un Morales od un Chavez.
La Cina non ha l'obbligo,nemmeno morale,di sostituire l'Urss, è vero ed avrà pure un'altra strategia ma mi chiedo quale sarà il prezzo della medesima

Anonimo ha detto...

indugiano troppo. a me sembra che a filiera non si sia affatto accorciata. tutti insieme ammagnacciatamente?
a proposito di omicidi rituali e simbolismi massonici, quelli stampati sul follaro, smerdina e monete metalliche neuro....666...mi sono venute queste sequenze: # L’11 settembre 2001 “le torri gemelle” è un omicidio rituale di massa. apocalisse 9-11 [è scomparso... vedere in bibbie vecchie]
# Palestina: omicidio rituale collettivo storico.
lo scudo rosso, la rosa rossa.
non pensate che ci stiano palestinizzando?
# Stanno compiendo un omicidio rituale globale.
Illuminati rosacrociani cercano tramutare la materia in oro e vanno disperatamente a caccia dell’elisir dell’immortalità, proprio come hitler!
Non fosse tragico, ci sarebbe da ridere a crepapelle!
dovrebbe comunque essere facile sbaragliare questi bruti abbrutiti... ma si compete e ognuno pensa per sé..quindi si finirà male... amen!
la solitarompi morgana

alex1 ha detto...

Un esempio di cerchiobottismo del Manifesto (autore Di Francesco)
"Così Amnesty International insisteche venga subito consegnato all’Aja. Il pratico e ambiguo procuratore della Cpi Moreno Ocampo emise contro Saif il capo d’imputazione di “ crimini contro l’umanità” senza prove (tanto che è stato contestato perfino da Amnesty International)". E poi prosegue:
"L'uomo d'affari scozzese Imran Khand, che ha finanziato i laburisti con assegni da 57.500 sterline, aiutò a organizzare la controversa donazione da 1,5 milioni di sterline del figlio del dittatore al prestigioso ateneo londinese sei settimane dopo che Saif, corteggiato dai leader laburisti e da uomini d’affari, aveva completato il dottorato di ricerca. E Il processo, in cui Saif Al Islam rischia la pena di morte, rischia di essere deleterio per l'ex primo ministro Tony Blair per i suoi legami con l’ex raìs. Ma che dire dei grandi “amiconi” sodali di Gheddafi, Clinton, Sarkozy e Berlusconi? "
Insomma questo giornale e' uno dei migliori propagandista della guerra, molto piu' sottile di altri media, da un lato critica il TPI di avere emesso un mandato di cattura senza prove, (fermo restando, per il redattore, delle scontate "malefatte del dittatore" che il giornale si ostina a chiamare rais), dall'altro afferma che il processo sarebbe di imbarazzo ai bombardatori per "l'amicizia" con Seif. Dunque Gheddafi "amico" di Berlusconi e Bush e Sarkozy, quindi la conclusione non scritta ma logica conseguenza e' che in sostanza "se l'e' cercata".
A me fa venire un po' il voltastomaco, ma e' necessario leggere per capire anche articoli come questo.
Alessandro

davide ha detto...

a mio parere è centrale,perchè la politica internazionale è fondamentale anche per quello che ci capita nel nostro piccolo mondo,altrimenti hanno ragioni i legaioli con il loro ridicolo localismo.
Credo anche che si dovrebbe comprendere come un certo tipo di sinistra sia davvero scomparsa e che il contesto storico,politico,economico dei capitalismi in conflitto,dell'espansionismo colonialista e di altro debba essere contestato anche con metodi del tutto diversi.
Credo che la macelleria sociale parta anche da questi fatti internazionali e poi lo vedete da noi un movimento o un partito capace di portare avanti lotte che non siano le solite "sloganate".
Poi chi vivrà vederà,nel frattempo anche il figlio di gheddafi è stato preso.
Resisteranno Iran,Siria,a evitare la fine della libia?Lo spero,me lo auguro.Sopratutto se paesi emergenti faranno sentire la loro voce contro le prepotenze occidentali

rossoallosso ha detto...

il discorso di Saviano a Zuccotti Park è la conferma che le prostitute di alto bordo debbono obbligatoriamente conoscere l'inglese altrimenti fanno figuracce

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=SkmDb8O2xZk

Anonimo ha detto...

Non capisco come all’improvviso o abruptly come dicono l’oro, prendano delle Persone che hanno stentato di brutto ad acchiappare! Pima El Mu Gheddafi a causa di una improbabile chiamata satellitare dello Stesso, ora Saif, per non parlare di quante volte hanno ammazzato Khamis, risuscitato peggio di grisù cresto! Boh! Non è che oltre che con le bombe ed i droni ci ammazzano anche con le bufolate merdiattiche? Sta a Noi Non Credere, Non Credere, Non credere. E farglielo sapere, farglielo sapere, farglielo sapere.
morgana

Fulvio ha detto...

E no, Morgana. Questi li hanno presi e o linciati, o da linciare giudiziariamente. Non facciamoci irretire da speranzose illusioni. Sono allo sbando e cercano di riorganizzarsi. E gli altri hanno i satelliti e le forze speciali dappertutto. Non sfugge neanche una volpe.

Fulvio ha detto...

Il discorso del truffatore Saviano a Zuccotti Park è il classico depistaggio dell'agente sofisticato. Ha parlato solo di mafia ed ha attribuito ogni guaio alla criminalità organizzata. Intendendo Riina e Al Capone, non Obama e i suoi burattinai della cupola criminale.

Fulvio ha detto...

Avete visto che forza, gli egiziani? Vogliamo scommettere che ora interviene la Nato a difendere i civili dai propri dittatori?

alex1 ha detto...

Ho letto che i golpisti di Libia hanno cambiato un'altra volta il governo.E' segno di crisi nel CNT?
Crisi dovuta alla resistenza o al conflitto interno fra i predoni colonialisti? Potrebbe essere il tentativo di cooptare alcuni esponenti di tribu' lealiste a "collaborare"? Ho l'impressione che la cattura di Saif potrebbe essere il risultato di qualche tradimento...a proposito qui c'e' un passo di Le Monde il 17 ottobre:"E' profondamente imbarazzante vedere delegazioni commerciali straniere, come quella recentemente inviata dalla Francia, mentre si prolunga il calvario di Sirte su cui le capitali occidentali calano il silenzio". Non mi risulta che nessun quotidiano italiano abbia parlato dell'assedio a Sirte e delle stragi compiute dai bombardamenti a tappeto della Nato.
Alessandro

rossoallosso ha detto...

magari i giovani italiani avessero la consapevolezza e la rabbia degli amici egiziani,si potrebbero valicare Monti a caccia di Draghi

Filippo Bovo ha detto...

Chissà come mai, dopo le scene di Piazza Tahrir, m'aspetto per l'Egitto da parte di USA, NATO e CCG un trattamento di tipo "yemenita"... ovvero massiccio sostegno militare e d'intelligence al regime, droni contro gli insorgenti, e tante altre belle barbarie a profusione! Chissà come mai...!
Ciao, Filippo.

Anonimo ha detto...

e allora siamo fritti!
perché siamo solo 4 noci nel sacco!
io, però, continuo a lottare contro gli arroganti usurpatori di territorio mafiosi evasori bar ristoranti auto parcheggiate su strisce pedonali, motociclisti che transitano su marciapiedi, biciclette a pedone, ecc. li minaccio, urlo, spruzzo, faccio incetta di monete da 1 e 2 euro... anche questa può essere guerra ed un poco la vinco ogni giorno...e quelli che mi riempiono la cassetta postale di pubblicità accartocciate? le faccio a pezzetti e le getto nei loro passaggi, in modo che i vecchiacci che fanno queste cose, si debbano piegare per raccoglierle... aho li per li lo capiscono, poi dimenticano e ricominciano... ed io SENZA TREGUA !!!l'arruffff...fata morgana!