LE PRODEZZE
IN SIRIA DEI FRATELLI DEI FRATELLI EGIZIANI
“Nei nostri sforzi di
affrontare il nemico abbiamo dimenticato la nostra umanità. Abbiamo
coscientemente annullato il valore della vita umana in Iraq e Afghanistan…
abbiamo ucciso innocenti e, anziché accettarne la responsabilità, ci siamo
nascosti dietro il velo della sicurezza nazionale e del segreto di Stato allo
scopo di evitare di doverci giustificare. A Guantanamo teniamo rinchiusi da
anni prigionieri mai processati, siamo stati ciechi davanti a torture ed
esecuzioni, abbiamo commesso infiniti altri atti nel nome della guerra al
terrorismo. Ma, come dice, Howard Zinn, non c’è bandiera tanto grande da poter
coprire la vergogna di uccidere innocenti. Quando decisi di rivelare
informazioni secretate, lo feci per amore del mio paese e rispetto per gli
altri… Subirò la mia pena sapendo che a volte si deve pagare un prezzo elevato
per vivere in una società libera. Pagherò volentieri questo prezzo se ciò
significa che potremmo avere un paese concepito nella libertà e dedicato al
presupposto che tutte le donne e tutti gli uomini sono nati uguali. (Bradley Manning)
(Dichiarazione
del soldato Bradley Manning all’atto della sua condanna a 35 anni di prigione
per aver diffuso informazioni su crimini di guerra Usa in Iraq, a partire dal
video che mostra piloti d’elicottero mitragliare civili e giornalisti a Baghdad
e gioirne. Prima del processo, condotto da un tribunale militare, il 25enne
Manning è stato tenuto nudo in feroce isolamento e sottoposto a torture per
1.294 giorni. Salutiamo in lui un eroe della resistenza umana e auguriamo al
suo compagno in eroismo umanitario, Edward Snowden, protetto dalla Russia, di
sfuggire agli assassini della più grande macchina della morte mai esistita).
Gas
stragista nella tradizione delle operazioni False
Flag
Come ricorda Thierry Meyssan, il prestigioso informatore francese di Reseau Voltaire che, primo assoluto, ha
smascherato l’epocale auto-attentato dell’11 settembre con l’inconfutabile
saggio “L’incredibile menzogna”, l’ingegnosità dell’operazione “guerra
planetaria e infinita al terrorismo”, pianificata dalla cupola
capital-militar-finanziaria occidentale per realizzare la dittatura mondiale
che agevoli il più grande trasferimento di ricchezza dal basso in alto, sta nel
riuscito controllo su entrambi i corni del dilemma, del conflitto: l’amico,
cioè la cosiddetta “comunità internazionale”, assoggettata allo Stato più
potente, e il nemico all’uopo costruito, allevato e relativamente bene gestito.
E’ il classico teatrino dei burattini, dove battaglie finte sono combattute da
nemici di latta, appesi al filo di un unico burattinaio. Si tratta di
trasformare l’illusione in realtà e far restare a bocca aperta i piccoli
spettatori, situazione ottimale per estrargli dalla tasca la monetina. Dovesse
esserci qualche ragazzetto più vispo che non se la beve e denuncia i fili da
cui pendono quelli che se la danno di santa ragione, ecco che la claque ne tacita i sospetti. Tra noi
adulti la claque che conforta l’illusionista si chiama concerto mediatico.
Lo spettacolo si replica da innumerevoli anni. Pensate alla maestria di
Roosevelt quando menò per il naso i giapponesi fino a fargli bombardare
preventivamente la propria flotta, per avergli fatto credere che gli Usa li
avrebbero attaccati l’indomani. Ma con l’11 settembre, attribuito a un
estremismo islamico chiamato “La base” (Al Qaida), in precedenza coltivato da
testi terroristici stampati in Texas e distribuiti nelle scuole coraniche da
finti maestri ed effettivi agenti sauditi, il meccanismo si perfeziona e si
proietta su scala globale, temporale e geografica. La ripetitività delle
repliche è tanto grossolana da estenuare il più boccalone dei bambinetti
assemblati davanti al teatrino. Non fosse, appunto, per quella claque, assordante da sinistra e destra
e perciò obnubilante. Siamo passati per la falsa dittatura e la falsa pulizia
etnica di Milosevic, le armi di distruzione di massa di Saddam, la bomba
atomica iraniana, le stragi terroristiche, rozzamente travestite da islamiche,
di Londra, Madrid, Bali, Mumbai, Casablanca, Amman, Boston, e in ogni caso il
burattinaio faceva saltellare tutti gli attori dai fili di un’unica mano e il
pubblico, zeppo di utili idioti pacifisti e amici del giaguaro, piangeva,
rideva, ci credeva. Qualche ragazzetto smanierato, tipo Franti, riusciva a
infilarsi dietro al sipario e a scoprire il marchingegno. Ma quando poi lo
raccontava, c’erano mille Garrone (avrete letto “Cuore”, no?) a dargli sulla
voce. Le favole piacciono. Rassicurano che stiamo dalla parte del Cavaliere
senza macchia e paura.
Eredi del
Churchill, primo gassatore in Iraq
Come quei bravi Fratelli Musulmani che da tre anni attuano il terrorismo
più efferato della storia umana tra Iraq, Libia, Siria, Libano, fino a lanciare
granate chimiche sulla popolazione. Tanto non è la loro, di popolazione, visto
che sono alcune decine di migliaia rastrellati in ben 83 paesi dalla Nato e dai
Fratelli del Golfo e, finché con Morsi potevano, dall’Egitto. I satelliti
d’osservazione, ci comunica il portavoce del ministero degli esteri russo,
Lukashevic, documentano che quei tiri al gas nervino sono partiti da zone
sotto controllo dei “ribelli” e hanno colpito civili inermi, che il razzo
vettore è identico a quello utilizzato dai “ribelli”, con sostanze fornite
dalla Turchia, il 19 marzo scorso a Khan al-Asal e che si tratta con ogni evidenza di una
provocazione ordinata al mercenariato Nato per eliminare dalla scena la
progettata conferenza di pace a Ginevra e consentire l’agognato intervento
diretto dei mandanti. A sostegno giungono, oltre al precedente dell’altro
capo-ispettore ONU, Carla Del Ponte, che aveva confermato l’uso di armi
chimiche solo da parte dei “ribelli”, testimonianze dirette e video che
mostrano i jihadisti iniettare a cadaveri, vittime del presunto attacco di Assad,
sostanze evidentemente mirate a rafforzare la presenza di gas venefici al
momento dell’ispezione degli osservatori ONU. Non solo, a Jobar, sobborgo
di Damasco, l’esercito ha scoperto un laboratorio di sostanze tossiche di
produzione saudita da immettere negli obici dei terroristi. Una conversazione
telefonica tra caporioni del Free Syrian
Army si parla di armi chimiche da richiedere ai fornitori turchi. E va
ricordato il filmato degli stessi mercenari in cui si testano gas tossici su
conigli ingabbiati che muoiono di colpo. Tutto questo ve l’hanno raccontato i
media di cui lo stesso massimo bugiardo politico sinistrato, D’Alema, dice che
sono al 75% bugiardi?
Niente di nuovo, se si ha la circospezione di ricordare i milioni di
fotogrammi che illustrano torture, decapitazioni, esecuzioni a freddo di
prigionieri, stragi di famiglie disobbedienti, sequestri, stupri, tutti commessi
dai fratellini e dalle loro teste di cuoio salafite, wahabite, takfiriste,
insomma Al Qaida.
Siria:
mercenario con bandiera di Al Qaida.
Se nelle testa del solito ragazzetto sveglio dovesse sorgere il dubbio
che quel cattivissimo moro che compie sfracelli, in questa replica chiamato
Assad, è il più cretino del cosmo se bombarda con gas la propria gente, nella
propria capitale, sotto gli occhi dei notoriamente maliziosi osservatori ONU
appena arrivati, così infrangendo la compatta lealtà della stragrande
maggioranza del suo popolo e del suo esercito e dandosi una picconata sui
coglioni da far impallidire Tafazzi,, c’è la solita claque a sommergerne le contestazioni con le standing ovation al
cavaliere crociato. Né serve, lasciando la metafora, il grottesco spread (in vernacolare “differenziale”) tra
le cifre delle vittime attribuite al presidente siriano e che, balzando da
cento, a duecento, a cinquecento, a milletrecento, a seconda delle fonti,
illuminano il caos delle faide che lacerano le varie brigate di lanzichenecchi,
quale obbediente al Qatar, quale all’Arabia Saudita, quale a Israele, quale ad
Al Zawahiri, quale a tutti e qualcuno anche solo a se stesso, alla propria
indole cannibalesca e al soldo dell’Emiro.
Assad matto
da legare
Sono travagliati da dubbi i pacifisti meno integrati nelle armate
imperiali. Finisce nello stampato piccolo, sotto titoli che sbranano Assad, le
paroline “non verificato”, “smentito dal regime”. Il “manifesto” della mazzata
al cerchio e del buffetto alla botte cita, senza chiosare, tutte le accuse
dell’opposizione e della “comunità internazionale” che la dirige, chiude in 5
righe le smentite del governo siriano e si mette l’animo piddino in pace. Del
resto, chi più convincente del ministro della Difesa dello Stato gangster
sionista, Moshe Yaalon, che da poco aveva disintegrato con un missile dal mare
venti soldati in un centro di ricerca siriano e poi, ieri, aveva fatto seguire
all’attentato stragista nella Beirut di Hezbollah il bombardamento di una sede
palestinese tra Beirut e Sidone. Questo credibilissimo serial killer matricolato,
lasciato sullo sgabello del burattinaio il solo Obama, è sceso nel pubblico per
proclamare la verità indefettibile che, sì, ovvio, è stato Assad ad aver
cosparso di gas nervino la sua gente. Naturalmente lo aveva fatto perché le
vittorie militari ottenute non gli bastavano. Ha voluto allargare il mare di
sangue mettendoci un poco di quello dei suoi, voracissimo fino alla demenza,
ancora insoddisfatto delle eclatanti
vittorie militari sui terroristi islamisti, a partire dalla liberazione della
regione di Latakia e di tutto il resto del paese, esclusa una striscia di
confine con la Turchia dove vegeta un neocostituito “emirato islamico”, con
tanto di sharìa: donne intabarrate in nero, “matrimoni islamici a tempo”
concessi ai validi combattenti, contrabbando e droga, sterminio e cacciata dei
cristiani, espulsione dei curdi siriani (che, però, alleati di Assad, li hanno
castigati pesantemente. E’ agli attacchi degli islamisti che è dovuto l’esodo
di migliaia di curdi verso il vicino Kurdistan iracheno, attribuito dai media
alla “guerra civile”, colpa di Assad. Finiranno, insieme ai curdi turchi,
costretti all’espatrio dalla resa di Ocalan, sotto il controllo e alle
dipendenze dei servizi e degli immobiliaristi israeliani che dominano quella
regione).
Certo, per chi in Egitto ha appassionatamente sostenuto il democratico
Morsi e i pacifici manifestanti della Fratellanza (a cui nei giorni scorsi la
Guardia Costiera egiziana ha sequestrato un carico di armi spediti dai Fratelli
libici), facendo andare in brodo di giuggiole brave personcine come il già
citato Moshe Yaalon, i nababbi del Golfo, la Casa Bianca con le sue appendici
interne ed esterne, lo Stato Maggiore italiano, diventa difficile criticare e
prendere le distanze dai battaglioni di Fratelli Musulmani, rafforzati anche da
Fratelli in armi spediti da Morsi, che in Siria compiono orrori e nequizie da
far trasecolare il transilvanico Vlad l’Impalatore. Sapranno compiere il
miracolo della schizofrenia di Obama che fa la guerra all’universo mondo,
affamandolo, bombardandolo e spiandolo, perché si tratta di “guerra ai
terroristi” e, poi, di quei terroristi fa la sua fanteria. Genocidi da compiere
per interposto “nemico”. Paradossale. Ma normale, per i bimbetti vestiti alla
marinara che si affollano plaudenti davanti al teatrino.
Come ti
rigiro la frittata egiziana
Tanto più che ci sono dubbi opinionisti come Giuliano Ferrara, Magdi
Allam, lo stesso Fratello turco Erdogan, Netaniahu, che, approvando il “colpo
di Stato” del generale Al Sisi dimostrano che, per quanto inarchino le
sopracciglia, gli Usa starebbero con i militari. Se questi gaglioffi incensano
i militari ne discende che i Fratelli sarebbero per i democratici e le sinistre la parte amica e chi non ci sta è un
infame nemico della democrazia e paggetto dell’imperialismo. Quanto a Israele, ovvia la sua forzata adesione al "golpe", sia perchè la Fratellanza, decapitata, sta vivendo il suo declino regionale, sia perchè spera di poter contare sul corpo complice all'interno delle gerarchie militari. Il dato che la
rivoluzione contro il despota Morsi e la manomorta fondamentalista su
istituzioni, economia, cultura, libertà, paese, fosse stata fatta da alcune
decine di milioni di egiziani laici, democratici e patriottici, e anche
socialisti, che hanno forzato la mano ai fin lì tollerantissimi militari, e che
hanno subito poi l’assalto armato dei Fratelli, non sfiora il pubblico davanti
al teatrino. E viene ovviamente occultato dai nuovi corifei dei generali. Come
nessuno menziona l’importantissima presa di posizione di “Tamarrod”,
forza trainante della raccolta di 22 milioni di firme contro Morsi e della
successiva insurrezione, che il nuovo governo deve cancellare il trattato di
pace israelo-egiziano di Camp David, punto di partenza per la disintegrazione
della nazione araba e del destino dei palestinesi.
Piazza
Tahrir, donne contro Morsi
Il giochini dei Ferrara e compagni (lasciando nel cassonetto Allam che è
un caso di ossessione compulsiva ben retribuita), ricordano il “Saddam uomo
degli americani”, il “Milosevic doppiogiochista per gli Usa”, il “Gheddafi
complice delle banche e multinazionali occidentali”, la “Primavera araba fatta da
Cia e Ned”. Che questi cialtroni dichiarino la loro simpatia per i generali,
oltreché rispondere a un sotterraneo riflesso condizionato fascistoide, serve
al solo scopo di screditare il movimento rivoluzionario che ha costretti i generali a disfarsi della peste
integralista, prima scelta dell’imperialismo e dei petrodittatori. Questi
ultimi si sono ora divisi tra sostenitori della Fratellanza sconfitta (Qatar,
Tunisia, Libia, i rinnegati di Hamas – arrivati ad addestrare terroristi di Al
Qaida in Siria - e dell’ANP, il Libano, dove gli sponsor Usa e UE del
terrorismo, per favorire Israele e gli affini Fratelli Musulmani di Saad
Hariri, hanno iscritto nell’elenco delle organizzazioni terroristiche
Hezbollah, cioè l’intera resistenza libanese, nemici mortali dei Fratelli) e coloro che, vuoi per rivalità
per l’egemonia regionale (soprattutto tra Arabia Saudita e Qatar), vuoi perché
opportunisti sul carro del vincitore, mantengono l’appoggio anche al nuovo
regime, sperando di potere, a forza di miliardi, controbilanciare il potere condizionante
delle masse della Primavera egiziana. Altrettanto si augurano gli Usa e l’UE
con la moderazione del loro disappunto espressa dalle pressioni sui generali
con la cancellazione delle principali manovre militari dei primi, e dalla
cancellazione degli aiuti dei secondi. Vista la malapartita con i surrogati
islamisti, capito benissimo che dietro ai militari c’è una forza di popolo
irriducibile dal 2011 e che ha ripreso a dettare l’agenda egiziana, non rimane
altra scelta che provare a imbrigliare un esercito tradizionalmente (ma non
storicamente) al proprio servizio, senza alienare troppo i fantocci governativi
e i mercenari sul campo, oggi incapaci di reggere il proconsolato. Equilibrismo
forzato e senza rete.
Pacifisti di
complemento
Capriole del tutto ideologiste se ne sono viste di tutti i colori nelle
reazioni all’eliminazione dalla scena della forza più reazionaria,
oscurantista, filoimperialista e autocratica che, mandataria del recupero
colonialista in chiave neoliberista, impesta l’intero mondo arabo e minaccia,
sottobraccio a Israele, l’Iran. Dai democraticismi che hanno trasformato il
regime dittatoriale di Morsi e il soffocamento di ogni istanza rivoluzionaria
della Primavera da parte della Fratellanza, in “prima fase di vita democratica
dell’Egitto moderno”, ai replicanti della hitlerizzazione propagandistica di
ogni leader disobbediente alla “comunità internazionale”, che hanno visto nel
tragico incidente dei gas lacrimogeni finiti in un bus sequestrato da islamisti
armati, per liberare un agente di polizia catturato, una riedizione delle
camere a gas (mentre si scordano dei 25 poliziotti giustiziati con un colpo
alla nuca dai Fratelli nel Sinai). Ancora oggi il “manifesto” dello sprovveduto
Tommaso De Francesco intinge la penna nel vituperio contro il nuovo assetto,
straparlando della “liberazione di Mubaraq”. Così viene definita la chiusura
nell’Ospedale Militare del Cairo dell’ex-dittatore, per decadenza dei termini
di una delle molteplici accuse di corruzione. Provvedimento spettante all’ultraottuagenario
ammalato. Il 25 agosto il tribunale affronterà le imputazioni di omicidio e
strage per le vittime dell’insurrezione del 2011. E dunque sarebbe stato
opportuno ricorrere a calma e gesso, prima di deprecare la restaurazione del
vecchio regime (“Ritorno all’ancient
regime”, titolano i piddini del “manifesto”). Anche in vista della risposta
che a tale offesa dei martiri, degli umiliati e oppressi, darebbero gli
egiziani che nella lotta, prima contro il tiranno e poi contro la cosca dei
suoi succedanei islamisti armati, ci hanno scommesso il futuro e la vita.
C’è da vedere come se la caveranno le prefiche del “funerale della democrazia”
in Egitto se, come a molti analisti pare probabile, alle prossime elezioni
presidenziali dovesse affermarsi il candidato più accreditato dalle masse della
Primavera. Quel Hamdin Sabbahi, nasseriano, leader del Fronte Nazionale
delle opposizioni laiche e di sinistra, privato dai maneggi islamisti del
ballottaggio con Morsi un anno fa, che incarna la migliore tradizione egiziana
di rivendicazione di sovranità nazionale, opposizione al sionismo e
all’imperialismo, giustizia sociale, fine della macelleria neoliberista. Questa
componente, che sta suonando le note più alte nel concerto delle musiche di
Primavera, è del tutto ignorata dalle sedicenti sinistre in Occidente.
Analogamente ai collusi-collisi della destra dichiarata, contano di silenziarle
guardando dall’altra parte, quella dei democratici Fratelli schiacciati dai generali.
Il pensiero degli egiziani su Morsi
Il triangolo
della morte mediorientale: Usa-Israele-Fratelli
E in questo modo danno il loro contributo a quella che dovrebbe essere la
nuova era del colonialismo fondata sugli accordi segreti tra Fratelli, Stati
Uniti e Israele. Come scrive Thierry Meyssan, per la Confraternita,
l’islamizzazione forzata delle società del Nord Africa e del Levante; per
Washington, la globalizzazione economica con le sue privatizzazione di ogni
cosa, per Tel Aviv, una teocratizzazione islamista, analoga alla sua, sionista,
la frantumazione degli Stati della regione, la conferma della pace separata di
Camp David. L’intellettuale libanese Hassan Hammade la mette così: “La
Confraternita è diventata la punta di lancia del sionismo arabo”. Divisi in
gruppi e sottogruppi, ma tutti diretti da capi che sanno inoculare fanatismo
fino al martirio e a ogni efferatezza contro il nemico, e tutti si richiamano
all’insegnamento del favorito dei britannici Hassan al Banna (1906-1949). Ancora
oggi il Coordinamento Internazionale dei Fratelli è installato a Londra.
Matrice, la Fratellanza, di tutti i gruppi salafiti e dell’agenzia Cia Al
Qaida, dai cui ranghi è sortito l’attuale capo Al Zawahiri che, facendo
uccidere lo screditato Sadat, ha fatto
ascendere al potere Hosni Mubaraq, capo dell’aviazione di Nasser
(mistificazione pari a quella di Obama dopo Bush) ed è oggi capo spirituale dei
Contras siriani. Minoritaria in tutti
gli Stati in cui si è sviluppata, lo è anche in Egitto, dove ha preso il potere
grazie al boicottaggio di oltre due terzi degli elettori. Una delle sue
strategie di dominio è la distruzione di ogni testimonianza di culture altre
(le comunità e i templi cristiani e sciti) e del patrimonio storico di ere
pre-islamiche, come dimostra la recente,
tragica, distruzione in Egitto, da parte
di un gruppo salafita armato, del museo archeologico di Mynia e dei suoi reperti millenari.
E’ questa la natura di una
costellazione radicata con una gamba nel medioevo dei più mortiferi
oscurantismi politico-confessionali, con l’altra, nel neoliberismo imperialista
corredato di sussidiarietà alla CL. Vale la pena stracciarsi le vesti per la
sconfitta degli integralisti, avvenuta per grazia di una democratica e laica sollevazione di popolo
che i generali, alla luce dei rapporti di forza, devono più o meno volentieri,
assecondare? Direi che dovremmo riservare la nostra solidarietà, il nostro
impegno, a chi si sacrifica per far vivere la Primavera araba genuina. Oggi
contro gli agenti sconfitti della restaurazione capital-imperialista in chiave
teocratica. Domani, forse, nello scontro con un esercito che dovesse
prevaricare la volontà di emancipazione e di dignità dell’Egitto libero.
********************************************************************************************************
Aggiungo
alcuni contributi
Blogger Italiana in Egitto denuncia media occidentali
La blogger e scrittrice Sonia Serravalli, 39 anni, da 8 in Egitto,denuncia
l'informazione «parziale» divulgata dai media occidentali dalla deposizione di
Morsi alle odierne manifestazioni pro-Morsi. Serravalli vorrebbe si aprisse un
confronto
inserito da camilla ghedini
E’ diventata blogger per vocazione, per missione,
perché da sempre ama le parole scritte, quelle che lasciano traccia e se
necessario, testimonianza. Sonia Serravalli ha 39 anni, una laurea in lingue, è
ferrarese, ma la città estense, e la nazionalità italiana, le percepisce come
una pelle che le si è ormai staccata, che talvolta rimette, quando torna in
patria, per liberarsene subito con serenità. Vive a Dahab, sul mare, da 9 anni,
scrivendo libri. E’ del 2007 L’Oro di Dahab (Il Filo Edizioni) , sull’attentato
del 2006, e del 2011 Se baci la Rivoluzione (Ibuk Edizioni), entrambi
finalizzati alla scoperta dell’incontro tra due culture mediterranee, quella
araba e quella italiana, che secondo lei si guardano ancora con troppa
diffidenza e incapacità di comprendersi. In Egitto, in mezzo a gente che ama,
Sonia ha vissuto attentati, rivoluzioni e ha così deciso di mettere la propria
voglia di raccontare il mondo e la propria idea di mondo, a disposizione della
‘causa’ degli egiziani. Con colleghi della comunità internazionale cura il
blog, www.rivoluzionando.wordpress.com, nato con la rivoluzione egiziana del
gennaio 2011. Con il milanese Marco Pieranelli e l’egiziano Tarek Khalifa ha
recentemente fondato la pagina Facebook La verità sull’Egitto dopo il 30
giugno, con cui cerca di divulgare in molteplici lingue cosa succede in questo
Paese dalla deposizione di Morsi in poi. Lei sta dalla parte degli Egiziani che
si sono ribellati a Morsi, lei è contro i Fratelli Musulmani che invece lo
rivorrebbero, ma lei è soprattutto per la verità, per un dibattito
approfondito. «Vorrei che i media internazionali non emendassero, non falsassero,
si limitassero a raccontare i fatti. Questo purtroppo non avviene e così
l’Egitto che vivo io, e che viviamo noi tutti qui, non è quello delle immagini
che passano in tv». Sa bene Serravalli che il suo parere non è il ‘verbo’, ma
lo difende, anche da chi imputa che vivere al mare, e non a Il Cairo, rende più
‘superficiali’ certe prese di posizione. Lei scrolla le spalle, certa di
operare al meglio. Le chiediamo quale potere affida alla parola, alla
testimonianza diretta, e lei è un fiume in piena. «Scrivo dall’età di 5 anni,
ma per quanto riguarda l’Egitto, sento particolarmente l'esigenza di
testimoniare il vero quando mi scontro con canali che diffondono informazioni
deformate. Parlano di popolazione spaccata in due, di golpe. Ma questa è la realtà
che gli Stati Uniti vogliono dipingere, per giocare allo stesso vecchio gioco
visto decine di volte negli ultimi decenni in Cile, Vietnam, Corea,
Afghanistan, Iraq, Sudan, e per giustificare un intervento laddove servono
petrolio, connivenze con il potere o, come in questo caso, il controllo del
Canale di Suez e di Hamas. La situazione politica in Egitto è difficile, ma è
resa molto più difficile dai mass media occidentali. Ne stiamo risentendo
tutti, e non parlo solo del fatto che i milioni di persone che lavoravano nel
turismo da due anni fanno fatica a mantenere le loro famiglie, parlo
dell'immagine che viene data di questo Paese all'estero, soprattutto nelle
ultime settimane. Parlo del fatto che le parole hanno un peso e un potere
performativo e che bisogna stare attenti a usare termini come ‘guerra civile’,
che non riguardano affatto la situazione fino ad oggi, con 40 milioni di
persone che tra giugno e luglio si sono riversate nelle strade per gridare
ancora una volta il loro sostegno a un governo transitorio dell'esercito in
questa fase. Parlo dell'errore semantico dell'uso e ormai abuso della parola
‘golpe’, mentre non esiste democrazia più potente di quando il ‘demo’ scende in
piazza a milioni per chiarire, in modo pacifico, che il loro Presidente non
solo non ha rispettato le promesse né la volontà dei 700 martiri del 2011, ma
stava smembrando il Paese, lo stava vendendo a pezzetti per interessi che non
sono più nazionali, ma internazionali. Parlo del continuo sottolineare che
Morsi fosse un presidente "democraticamente eletto", quando venne
fatto credere a gran parte della popolazione che non votare lui andasse contro
la propria religione. Il mondo intero ha visto che il popolo si è espresso,
l'esercito si è trovato costretto a prendere una posizione per evitare una
guerra civile. Che sia forse questo – si interroga - a dare fastidio al resto
del mondo? Che siano stati i primi a farlo? E che un ‘colpo di stato popolare’
come lo definiscono qui, successivamente affiancato dall'esercito, dia fastidio
in quanto nuovo fenomeno storico e sociale? Che non lo si voglia chiamare con
il suo vero nome e lo si voglia per forza sporcare, perché rappresenterebbe un
pericolo enorme, fornendo l'esempio ad altre decine di nazioni sull'orlo del
baratro? Serravalli ce l’ha particolarmente coi Tg italiani che in questi
giorni, quelli delle manifestazioni Pro-Morsi «divulgano notizie non
corrispondenti alla realtà. Quelli che lo rivogliono, e manifestano, sono circa
700.000 contro gli 80 milioni di cittadini – osserva - . Molti sono confluiti
in Egitto da Siria, Afghanistan, Palestina, Yemen, Libia… ». Serravalli sa di
avere opinioni non sempre condivisibili, ma le enuncia comunque «affinché
almeno ci si confronti, perché i problemi dell’Egitto non riguardano solo l’Egitto».
Trae la sua energia dagli egiziani stessi, «con cui parlo, con cui convivo, che
intervisto. Qualcuno direbbe che qui, in questo Paese, mi ha portato il caso,
ma io credo che tutto abbia un significato. Non sono mai partita per una
vacanza e basta. Sono sempre partita per guardarmi intorno e inserirmi il più
possibile, per conoscere le realtà da dentro. Rimango qui per un senso di
appartenenza e di casa che non ho mai provato altrove». E dell’Italia? «Sento
staticità, immobilismo e l’illusione disturbante che in fondo vada bene così.
Non ritrovo più la spinta vera al concetto di libertà e democrazia».
Camilla Ghedini
(18 Agosto 2013)
Camilla Ghedini
(18 Agosto 2013)
Magnifico
post sul Blog di Grillo
Cos'è Comunione
e Liberazione e
cosa rappresenta per la politica italiana? Perché ogni anno ministri e
presidenti del Consiglio sentono la necessità di chiederne la benedizione
andando in pellegrinaggio a Rimini come una volta i re con i papi? Un
contenitore che ha accolto Andreotti (benedetto sia il suo nome) come una
rockstar. Un movimento che ha protetto e riverito Forminchioni per decenni e
che ora prende nel suo capace grembo gli ectoplasmi Letta e Lupi, due democristri dell'inciucio, oggi
ribattezzato larga intesa, come chiamare escort una prostituta. Comunione e
Fatturazione è un'ingerenza ecclesiale nella politica. Chi la protegge fa
carriera, diventa un intoccabile, e CL ricambia sempre con affetto peloso. Rimini
è una città martire. Invasa ogni anno dalle truppe cammellate
di democristiani vecchi e nuovi. I suoi abitanti ci lanciano un grido di
dolore. Liberiamola e liberiamo l'Italia.
"In questi giorni noi di
Rimini abbiamo lanciato più richieste di aiuto,
ma nessuno le ha accolte. Nessuna associazione, né ente, né movimento politico
ha considerato che questo è il periodo in cui siamo letteralmente invasi dalla
gente diComunione e Liberazione.
Alcuni provano a giustificare la mancanza di solidarietà con il fatto che, a noi, l'evento porta "indotto". Questa parola è molto sopravvalutata, inoltre ci sono pochi pro e molti contro. Domanda: se questi sono una mandria di Formigoni chi paga le cene e gli alberghi? Va a finire che si fanno compilare fatture, ricevute e poi perdono tutto.
Parliamoci chiaro, già siamo invasi da prostitute ed abusivi... la gente che ci è capitata in questa settimana proprio non ce la meritavamo. Non stiamo parlando dei ragazzini, sponsorizzati Wind, che impestano di volantini anche le mensole del bagno chimico del porto, no, loro sono giovani e ingenui, fanno quello che la setta gli dice di fare. Ci riferiamo ai "Giano Bifronte" che questo strano governo ha creato. Avere Formigoni, Lupi e Letta sotto lo stesso tetto è una cosa che fa tremare. CL ha dato un nuovo significato alla parola ecumenico, da ieri è: coloro che non hanno schifo di nulla.
E poi della prestazione del presidente del Consiglio ne vogliamo parlare? Non è che si limita a promettere assurdità a livello nazionale, mentre l'Italia sprofonda nel baratro, fa ben altro. Letta è stato capace, almeno così abbiamo letto sui giornali, di impicciarsi anche degli accadimenti locali, promettendo ordine pubblico, una nuova questura e il suo impegno per togliere il Lungomare al Demanio donandolo a Rimini.
Ora... noi già abbiamo parecchio da fare con il nostro Taglianastri locale, ma che venga direttamente il Presidente del Consiglio a coglionarci proprio non lo possiamo sopportare. Perché (leggasi con voce disperata) in italia abbiamo CL? Non potevamo anche noi, come in ogni nazione occidentale sottoposta a dittatura delle lobbies, una bella setta moderna come ... Scientology ad esempio!
In America ogni volta che Scientology fa un Meeting ci puoi vedere Tom Cruise, John Travolta e magari Jennifer Lopez canta un pezzo. A Rimini dobbiamo sorbirci le giacche di Formigoni, vi sembra giusto? Il titolo di quest'anno era "Emergenza Uomo"... capite perché?
Per favore.. non abbandonateci. Molti di Comunione e Liberazione ritengono una cosa contro natura l'amore tra persone dello stesso sesso, ma non si fanno scrupolo a favorire un nugolo di politici che si strusciano senza ritegno l'un con l'altro e il capo degli struscioni, quello che prometteva amore in post-it a Monti (*), fa il tenutario del bordello. Non siamo così fanatici da pretendere lo stesso trattamento di Sodoma e Gomorra, ma le premesse ci sono tutte.
Siamo disperati, aiutateci." Davide Cardone, un cittadino di Rimini
Alcuni provano a giustificare la mancanza di solidarietà con il fatto che, a noi, l'evento porta "indotto". Questa parola è molto sopravvalutata, inoltre ci sono pochi pro e molti contro. Domanda: se questi sono una mandria di Formigoni chi paga le cene e gli alberghi? Va a finire che si fanno compilare fatture, ricevute e poi perdono tutto.
Parliamoci chiaro, già siamo invasi da prostitute ed abusivi... la gente che ci è capitata in questa settimana proprio non ce la meritavamo. Non stiamo parlando dei ragazzini, sponsorizzati Wind, che impestano di volantini anche le mensole del bagno chimico del porto, no, loro sono giovani e ingenui, fanno quello che la setta gli dice di fare. Ci riferiamo ai "Giano Bifronte" che questo strano governo ha creato. Avere Formigoni, Lupi e Letta sotto lo stesso tetto è una cosa che fa tremare. CL ha dato un nuovo significato alla parola ecumenico, da ieri è: coloro che non hanno schifo di nulla.
E poi della prestazione del presidente del Consiglio ne vogliamo parlare? Non è che si limita a promettere assurdità a livello nazionale, mentre l'Italia sprofonda nel baratro, fa ben altro. Letta è stato capace, almeno così abbiamo letto sui giornali, di impicciarsi anche degli accadimenti locali, promettendo ordine pubblico, una nuova questura e il suo impegno per togliere il Lungomare al Demanio donandolo a Rimini.
Ora... noi già abbiamo parecchio da fare con il nostro Taglianastri locale, ma che venga direttamente il Presidente del Consiglio a coglionarci proprio non lo possiamo sopportare. Perché (leggasi con voce disperata) in italia abbiamo CL? Non potevamo anche noi, come in ogni nazione occidentale sottoposta a dittatura delle lobbies, una bella setta moderna come ... Scientology ad esempio!
In America ogni volta che Scientology fa un Meeting ci puoi vedere Tom Cruise, John Travolta e magari Jennifer Lopez canta un pezzo. A Rimini dobbiamo sorbirci le giacche di Formigoni, vi sembra giusto? Il titolo di quest'anno era "Emergenza Uomo"... capite perché?
Per favore.. non abbandonateci. Molti di Comunione e Liberazione ritengono una cosa contro natura l'amore tra persone dello stesso sesso, ma non si fanno scrupolo a favorire un nugolo di politici che si strusciano senza ritegno l'un con l'altro e il capo degli struscioni, quello che prometteva amore in post-it a Monti (*), fa il tenutario del bordello. Non siamo così fanatici da pretendere lo stesso trattamento di Sodoma e Gomorra, ma le premesse ci sono tutte.
Siamo disperati, aiutateci." Davide Cardone, un cittadino di Rimini
(*) Testo del pizzino:
"Mario, quando vuoi indicami forme e modi con cui posso esserti utile dall'esterno
sia ufficialmente, sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo, ed
allora i miracoli esistono! Enrico"
18 commenti:
un futuro presidente usa, magari tra 30anni....?
Ciao Fulvio, solo un appunto: quando citi dichiarazioni dovresti mettere la fonte. Grazie e buon rientro (anche se di buono c'è poco)
Tiziano
Giusto per capire quale considerazione abbiano i media filoccidentali dell'intelligenza dei loro lettori: sul sito di Al Arabiya il servizio "UK, Sweden FMs say Syria perpetrated chemical attack on Ghouta" mostra un "ribelle" con la maschera antigas in un'area presumibilmente contaminata, mentre sullo sfondo un altro ratto gironzola tranquillamente a muso scoperto.
L'ho fatto notare anche sul blog del Fatto Quotidiano e subito le teniie si sono scatenate. Buon segno...
Tiziano@
Basta andare su Reseau Voltaire e cercare Thierry Meyssan sui Fratelli Musulmani-
Mauro Murta@ Grande segugio della buona informazione.
Theyogi@
Che vuol dire?
Molto importanti le dichiarazioni di Manning, penso possa essere considerate un eroe della lealta' e della verita' che, pur non tradendo il suo essere militare denuncia quelle verita' che solo pochi dei pacifisti "democratically correct" dicono senza se e senza ma.
Un'interessante articol sul New York Times che svela la realta' dei "ribelli" antisiriani
American Tells of Odyssey as Prisoner of Syrian Rebels
C. J. CHIVERS
The New York Times - Thursday, August 22, 2013
Segno che in America hanno ben capito chi sono questi "ribelli" e che forse lo stesso Obama ha paura di appoggiare apertamente.
Se i russi continuano a permettere i bombardamenti della Siria come hanno fatto finora con quelli israeliani, i siriani dovrebbero cacciarli dalla base di Tartus e poi, se le hanno, usare tutte le loro armi chimiche contro Israele, Turchia e Giordania (Qatar e Arabia Saudita purtroppo sono lontani). Tanto il loro paese sarebbe comunque devastato come l'Iraq, almeno farebbero un po' di pulizia.
Segnalo sul sito Comedonchisciotte l'articolo di Francesco Santoianni "SARIN IN SIRIA. COMPLIMENTI MEDECINS SANS FRONTIERES!" che sbugiarda tutte le menzogne sul "crimine di Assad".
Mauro Murta@
Sulle armi chimiche che la Siria dovrebbe lanciare: anche ai migliori capita di bere un bicchiere di troppo.
Il fatto che ormai ci siamo tanti assuefatti alla menzogna che poco importa all'occidentale medio di capire come funziona la propaganda...forse perche' e' piu' comodo e rassicurante pensare che "se lo dicono tutti ed in tanti, sara' piu' o meno cosi'". Troppa fatica e tempo per cercare qualche informazione meno asservita, oppure cercare nelle pieghe della stessa informazione mainstream qualche cosa che puo' far contribuire almeno al dubbio ed alla verita'. Forse sono pessimista e sconfortato ma e' cosi'.Ad esempio nessun giornale riporta le conclusioni della Del Ponte, non certo un agente russo o dei talebani, sulla responsabilita' del "esercito libero siriano". Per cui, come mi argomentavano ai tempi della Guerra alla Serbia "non saranno stati 10000, ma forse solo 1000, o 500 comunque Milosevic e' un dittatore che opprime i kossovari e va rimosso" dando per scontato che i serbi dovevano subire una punizione collettiva per non essersi schierati contro l'esercito che li proteggeva o per non essersi unilateralmente disarmati. Nessuno ha dato l'etichetta di "terroristici' agli attentati che hanno insanguinato il Libano recentemente. Anche quei flebili lamenti della sinistra pacifista che di solito si accompagna alla fase piu' eclatante degli interventi USA oggi sono quasi assenti...Il fatto che contrariamente a quanto successe con Bush, penso difficile che questa volta Obama riesca a resistere alle lobby sioniste che premono per una Guerra "a favore di Israele" che mai potrebbe permettersi di fare da solo contro paesi come la Siria e l'Iran, (ma aggiungerei anche il Libano) che hanno dimostrato di sapersi contattare e resistere. Inoltre Israele potrebbe avere problemi simili a quelli che sta avendo la Turchia e l'Egitto non sembra avere fretta di rientrare sotto l'egemonia occidentale ed USA. Trovo anche strano che la Russia non abbia fatto qualche mossa anche dimostrativa (invio di due navi da Guerra in zona, per esempio) pur utilizzando una base siriana. Non penseranno che basti un no all'ONU. L'occidente democratico ha visto sconfitti i suoi beniamini in Siria e barcollare due dei suoi fedeli guardiaspalle, Turchia ed Egitto Non credo possa tollerare che il medio oriente possa cercare di sfuggire al suo colonialism di ritorno.
Alex1@
Temo che la tua pessimistica analisi sia fondata. Ma spero ancora che, anche se non è visibile, Russia e altri si muovano in maniera decisa. E poi quel 60% e passa di statunitensi che sono contro un'altra guerra. Anche l'Egitto, paese strategicamente decisivo, tolti di mezzo i fratelli musulmani, protagonisti dell'aggressione a Libia e Siria, non è più tanto affidabile per l'Occidente.
Sono astemio, le mie cazzate sono tutta farina del mio sacco.
Penso, purtroppo, che i mostri occidentali abbiano deciso di attaccare e, spero di sbagliarmi, i russi non faranno niente come al solito.
Se è così la Siria non ha scampo e l'unica cosa che le resta da fare è fare il più male possibile agli aggressori, preferibilmente a Israele. Forse questo potrebbe finalmente innescare la vera rivolta araba. Se iracheni e libici avessero voluto o potuto farlo, forse non saremmo a questi punti.
...purtroppo in occasione della risoluzione sulla no fly zone per la Libia nè Russia né Cina si agitarono più di tanto. In seguito guardacaso il BRIC divenne BRICS, allargandosi alla "importante" e "nuova" realtà politico/economica del Sudafrica (e il Fondo Monetario Africano concepito da Gheddafi che fine ha fatto?). E purtroppo al di là dei bicipiti più volte mostrati da Putin sulla questione siriana nutro forti dubbi che gli equilibri complessivi gli suggeriscano di porre veti su iniziative che - a quanto pare - sarebbero ormai prossime, in quella gara all'interventismo che pare impegnare principalmente i paesi con più gravi problemi finanziari (Stati Uniti, Francia, Italia...la Germania si defila), sarà mica per distrarre l'attenzione dai problemi contingenti o perché l'Italia migliore, come sbava Letta, sarebbe quella in divisa che porta la democrazia calibro 7,62 in Afghanistan?
Emilio
Come previsto, i russi hanno dato il via libera alla distruzione della Siria. Vedere qui:
http://italian.ruvr.ru/2013_08_26/120235805/
I poveri idioti credono che poter piluccare qualche briciola dal pasto dei mostri e non si accorgono che il piatto forte sono proprio loro.
Cari Alex1 e Fulvio,NON solo la Russia si é mossa da un bel pò,visto,che oltre ad aver messo x 3 volte al CdS dell'ONU(come la Cina)il veto contro ogni intervento militare contro la Siria.
Ha schierato nel Mediterraneo ben 16(sedici)navi da guerra,delle quali,almeno 5/6 sono permanentemente di stanza nel porto Siriano di Tartus.
Poi vi é da dire che Putin ha consegnato nelle mani dell'ONU le foto satellitari ed i rapporti,questi sì veritieri!del GRU sull'uso o meno delle armi chimiche in Siria.
Ora se poi all'occidente(ed agli USA,in particolare)tutto ciò non frega un beneamato cazzo(ma io se fossi in Obama ci penserei non una ma almeno 10 volte,prima di attaccare la Siria)questa é tutta una altra storia,vedremo prossimamente gli sviluppi futuri del caso(sperando che i leaders occidentali rinsaviscano al più presto!)
alexfaro
Bisognerebbe diffondere le informazioni corrette e le prove che smentiscono le balle dei media di regime. Sarà una proposta idiota, ma riempire le metropolitane delle più grandi città di volantini, concisi ma esaustivi, permetterebbe di raggiungere anche i più pigri ed ignavi. Almeno queste porcate verranno fatte con un consenso ridotto od una maggiore consapevolezza della popolazione della natura criminale della cupola e dei suoi burattini al governo. Raccogliendo tutte le informazioni presenti nei siti creati da coloro che non si piegano alla menzogna e che conoscono il significato della parola "dignità", non sarebbe difficile creare un documento unitario, da tradurre in più lingue. Facciamo qualcosa!
Siqueiros
Ciao Fulvio
Hai letto sul Manifesto l'articolo di De Francesco? Un raffinato esempio di cerchiobottismo. Cita tutte le pistole fumanti degli ultimi conflitti dell'imperialismo (Racak, Saraievo, ecc.) denunciandone la manipolazione mass mediatica per giustificare le aggressioni. Ma il veleno sta in fondo, quando non mette dubbi sul fatto che il presidente Assad sia un criminale contro il proprio popolo e ne auspica l'eliminazione. Da perfetto democratically correct, tanto per placare qualche coscienza che si dovesse turbare..per fortuna che ci sono, se no bisognerebbe inventarli.
Articolo de Il Giornale un pò confuso e non del tutto preciso (vi sono alcune sbavature non di poco conto), ma che dimostra, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che il livello di disonestà intellettuale e di criminalità dei sinistrati di SEL e del PD è incommensurabilmente superiore a quello dei berlusconiani.
Saluti
Marco
http://www.ilgiornale.it/news/esteri/siria-ed-egitto-libia-islamisti-campioni-inganni-foto-945665.html
Marco@
Tragicamente vero.
Alex1@
Siamo in sintonia. Ho appena terminato un pezzo sul tema.
Anonimo@
Quella dei volantini nelle metropolitane e ovunque è una gran bella idea. Ci vorrebbe un minimo di organizzazione, di attivisti, di soldi. Dove sono? Vuoi chiederli al PRC? A SEL??? Se fossero meno ignoranti, potrebbero occuparsene i grillini. Ma devono ancora andare a scuola.
Posta un commento