Amici, anche questo è
lungo, lo so. E so anche che la curva dell’attenzione dei feisbucari è brevina.
Ma fate un sforzo: in Medioriente succedono cose turche (in senso letterale e
figurato), dai riflessi mondiali e su tutti noi. Il mostro è scatenato. Vale la
pena rendersi conto e sapere dove siamo, chi siamo e cosa ci fanno. Ho provato ad
andare un pochino più in largo e in fondo. Alla faccia di giornaloni, giornalini
e tv.
Morale? In fondo al
barile, a scavare
La cinica e sporca operazione Aylan, il piccolo profugo
curdo sistemato sulla spiaggia, fotografato e sparato addosso all’Europa,
doveva servire a farci aprire le chiuse alla destabilizzazione e lacerazione
dei paesi europei con un’alluvione di
rifugiati, effetto collaterale voluto
della guerra e spopolamento voluto Usa-Israele-Golfo,
e, in ultima analisi a consegnare al macellaio turco-Nato maggiore potere
ricattatorio e 6 miliardi di euro. La cinica e sporca operazione del bambino
siriano Omran, fotografato e sparato addosso al resto dell’umanità da una banda
di assassini, è la scena madre di uno spettacolo al termine del quale
spettatori ammutoliti dovrebbero rassegnarsi all’obliterazione della Siria nel
momento in cui era sul punto di salvarsi.
Il gioco è sporco da far schifo e fanno schifo i giocatori
che ci stanno tirando questa e altre palle caricate a frode e diritti umani:
Ong, umanitaristi, sinistre, destre, sinistre di destra, destre di sinistra, il
manifesto, Amnesty e succedanei, il papa, tutti impegnati a dinamitare cervelli
con una successione di ordigni grandiosamente pianificati ed orchestrati perché
nessuno si immagini più una Siria o una Libia o un Iraq saldi sui loro piedi,
integri, vivi, con popoli coscienti e
coesi, radicati, non ridotti a figurare nella Storia come masse in fuga da
respingere o, crimine contro l’umanità, da assimilare, spogliare, ridurre a
surrogato di qualcosa che non c’è più, o non ci sarà mai. Virtualizzarle.
Aleppo, quasi salva,
da radere al suolo; la Siria, quasi vittoriosa, offerta ai mercenari curdi
Tout se tien. Nel
momento in cui la Siria con i suoi alleati stava, dopo quasi 6 anni di inaudite
sofferenze e resistenze provocate dall’assalto dei demoni della morte e dei
loro sicari, per volgere il destino della guerra a favore suo, della giustizia,
della pace, ecco che demoni e relativi embedded hanno messo in campo tutto il
proprio repertorio di armi mediatiche mirate alla decostruzione della realtà.
La quinta colonna curda, travestita da brigata internazionale di curdi,
siriani, assiri, turcomanni (sticazzi), foraggiata, pagata, armata, vestita e
comandata dai protagonisti primi degli staticidi mediorientali, viene agevolata
dal ritiro dell’Isis, pure foraggiato, armato, pagato e vestito e comandato
dagli Usa, a occupare la città araba siriana di Manbij.
A questo punto,
sacrosanto l’intervento contro questi mercenari Nato da parte delle forze
armate governative. E da qualche giorno si combatte a Hasaka, città araba che i
rinnegati curdi assediano da giorni e vorrebbero occupare, con il garantito sostegno
Usa, nel tentativo di allargare la propria presa su territori che vanno ben al
di là della storica area curda e che, come prescritto da Israele e Usa,
anticipa la tripartizione dello Stato unitario siriano. La favola della “Forze
Democratiche Siriane”, creatura Cia che, secondo” il manifesto” sarebbe
multinazionale e comprenderebbe anche siriani arabi e rappresenterebbe il
massimo della democrazia, risulta così smascherata. Le cosiddette formazioni
miste curdo-arabe, o curdo-assire, sono un’invenzione, si tratta unicamente di
combattenti dell’YPG curdo. Le forze siriane difendono la città. Cosa che
corrisponde al diritto alla difesa dell’integrità territoriale dello Stato, ma
che innervosisce assai “il manifesto”, quotidiano salafita, che arriva
addirittura a sostenere l’argomentazione fantastica Usa che le forze regolari
siriane metterebbero in pericolo quelle speciali americane, che affiancano nei
combattimenti la feccia mercenaria curda. Sfugge (anzi, è gradito) allo
sciagurato giornale che le forze Usa sono invasori e che i curdi sono un abbietto
strumento Usa per spaccare la Siria, come già successo in Iraq. Cosa
direbbe se i sudtirolesi si avventassero in armi su Milano, per incorporare la
Lombardia in un proprio Stato, magari sostenuti da Berretti Verdi e Navy Seals?
Auspicherebbe un nuovo Radetzky con una
sua No Fly Zone sulla regione
(impudentemente chiesta su Hasaka da Washington) e lancerebbe anatemi contro Garibaldi?
La manovra che, dovendosi completare con la presa di Raqqa,
capitale siriana del califfo, prima che
ci arrivino le truppe siriane, è parte della strategia di frantumazione del
popolo e dello Stato siriano (come pianificato molti anni fa in documenti
ufficiali israeliani e statunitensi), è accolta da sussulti orgasmatici
dall’intero giro a 360 gradi dell’opinione politically
correct. Non è un sanguinario dittatore Assad, non sono, quasi brutti come
lui, quelli dell’Isis, non sono invece rivoluzionari democratici,
partecipatori, femministi, anche parecchio gay, i curdi del Royava? Il
“manifesto” non si tiene. Che gli americani, a capo dell’operazione, abbiano
agevolato l’uscita da Manbij di migliaia di terroristi Isis armati, su centinaia
di veicoli, anche blindati, onde rafforzino Raqqa contro l’eventuale arrivo di
Assad (ma che se la filino, magari verso Aleppo o Mosul, se ad affacciarsi per
primi sono i curdi), non ha fatto sollevare un sopracciglio, né una
perplessità.
Gli iracheni si
stanno riprendendo il loro paese? Vai con i curdi e le forze speciali Nato!
Quanto al’Iraq, la stessa fanteria curda di Nato, Israele e
Golfo, dovrebbe impedire che l’avanzata delle truppe irachene e delle milizie
popolari riesca a ricomporre gran parte dell’Iraq storico grazie alla
riconquista di Mosul. Le forze speciali Usa, britanniche, francesi e perfino
italiote, sul campo in costante aumento, dovrebbero aiutare la bande
sbrindellate dei Peshmerga a impedire che ciò accada. Intanto i soliti
giocatori sporchi provano a screditare i successi delle forze nazionali
irachene, attribuendo il merito dell’avanzata ai bombardamenti della
coalizione, dimenticando le infinite testimonianze e prove, anche video, che mostravano
i rifornimenti fatti piovere dagli aerei americani senza insegne sui
combattenti del califfo.
Il futuro democratico?
Al Qaida!
Tornando in Siria, al braccio curdo della tenaglia che si è
chiusa su Manbij corrisponde il braccio di Al Qaida-Al Nusra, cui è assegnato
il compito di chiudersi su Aleppo. Per far accettare al volgo e all’inclita il
ruolo di Al Qaida di “liberatore” di Aleppo, si è proceduto a una fenomenale
metempsicosi. Si è fatto fingere alla banda di mercenari che da 5 anni
imperversa in Siria con ogni sorta di atrocità, per nulla minori di quelle
dell’Isis, di dissociarsi dall’organizzazione madre Al Qaida, a entrare in
lavatrice e a uscirne rigenerata e pulita come Jabhat Fateh Al Sham (Fronte per la conquista del Levante): stessi
tagliagole, stesso mercenariato addestrato dagli Usa in Turchia e Giordania,
stessi denari sauditi e qatarioti, stessi armamenti Usa e israeliani, stessi
stupri, impiccagioni, squartamenti. Ma ora sono moderati. Qualcuno ricorderà
che la prima tinteggiatura all’Al Nusra “moderata” la diede l’Assopace. Ora ci
si ritrovano tutti e, sollevati, possono apertamente sostenere la battaglia dei
“ribelli”, dell’”opposizione”, come li chiama “il manifesto”, contro il
dittatore Assad.
Esecuzioni
al Nusra di prigionieri
Mamma li cinesi!
Stava accadendo l’indicibile, l’inconcepibile,
l’insopportabile. La Siria, e i russi, stavano vincendo la battaglia di Aleppo,
mettendo così un’ipoteca decisiva sull’esito della guerra. Colmo dei colmi,
arrivava suilla scena, schierata con Damasco, anche la sempre pensosa Cina,
scorbellata nei suoi mari dalle provocazioni Usa e dei clienti vietnamiti,
giapponesi e filippini, che qui si rifà a spese dei provocatori. L’alleanza
Nato-Israele-Golfo avrebbe lavorato a vuoto, alla faccia di tutti questi anni e
decenni di assedio, sanzioni, menzogne, inganni, calunnie, sabotaggio e infine
attacco armato. I demoni non potevano a questo punto non aprire le porte di
casa loro, dell’inferno. Preparato da una serie martellamenti al corpo, con
l’ossessiva riproduzione mediatica di esplosioni e macerie nella città
“patrimonio dell’umanità”, tutte attribuite ai bombardamenti di Assad, con
alcune migliaia di “ribelli”, anche arrivati freschi freschi dalla Turchia (a
dispetto del “passaggio di Erdogan da Washington a Mosca”), poverini
rannicchiati tra le rovine con bambini e donne martoriati, è poi arrivato
l’uno-due al viso, diretto e montante.
Prima il bimbo orribilmente impastricciato di polvere,
sangue e grumi vari (poi miracolosamente risultato indenne), dissotterrato da
quei “caschi bianchi” che servono a tingere di umanità i tagliateste e che già
avevo visto formicolare tra gli umanitari anti-Milosevic. Bambino inchiodato su
un sedile di ambulanza e offerto ai mille obiettivi opportunamente allertati.
Costruzione artefatta di evidenza solare. Non solo per l’uso che se n’è fatto.
Per i dettagli “tecnici”. Lo si dice estratto dalle macerie, ma cala dall’alto
da una zona scura. Nessuno ne controlla immediatamente le condizioni, se possa
essere spostato o meno. Lo si maneggia, trasporta e mette seduto su un sedile
di quanto si dice sia un’ambulanza. Nessuno gli resta vicino, né per pulirne il
viso, né per fargli dire come si sente e, soprattutto, non appare, pur
essendoci un’ambulanza, l’ombra di un sanitario, medico, infermiere per
esaminarne le condizioni, l’eventuale emorragia, lesioni spinali, priorità
assoluta. Lo si lascia lì a farsi fotografare e filmare. Per minuti. Già,
perché si gira anche un video. E chi lo gira? L’Aleppo Media Center, gruppazzo
di comunicatori legati ad Al Nusra.
Ma questo non è
niente. Se tornate al mio post precedente su www.fulviogrimaldicontroblog.info,
OMRAN, LA MEGABUFALA,
LA PATACCA DEL CRIMINALE, LA COMPLICITA' DI CHI LE HA ACCREDITATE
leggerete le notizie
e vedrete le immagini (nientemeno che dell’Associated
Press) di uno dei più fetidi inganni, fondati sull’estrazione a forza della
pietà (e quindi dell’odio per Assad) umana dai boccaloni, mai perpetrati e
istantaneamente diffusi in tutto il mondo dall’apparato della disinformazione
Nato. Il fotografo del bambino ad arte impastricciato è un mercenario
combattente di nome Mahmud Raslan, mercenario nelle file della filiale di Al
Qaida, “Zenki”, accreditata dagli Usa come “moderati”, ripreso in compagnia di
altri tagliagole, autori della decapitazione di un bambino palestinese ad
Aleppo.
Bambino
arabo di Aleppo Ovest, sotto controllo governativo, colpito dalle schegge di
una granata jihadista. Chissà perché questa foto non è venuta virale come quella di Omran.
Comunque di questo ragazzino si stanno occupando i medici, non solo fotografi.
La BBC dall’Irlanda, che mi ritiene importante fotografo per
le famose foto della Domenica di Sangue a Derry, mi intervista in proposito,
assieme a un collega britannico. Esprimo dubbi, perplessità, usi strumentali
frequenti, scopi politici. Il collega, udibilmente alterato, oppone : “Una foto è una foto, punto. E quello è un
povero bambino salvato dalle bombe, punto.” La celebrata stampa inglese.
Devo però dire che il conduttore mi ha lasciato dire tutto quello che ritenevo
di dire, anche se a lui, al collega, a molti ascoltatori deve essere suonato
anatema. Figuratevi una cosa così nella Tv di Campo Dall’Orto, Luca Mazzà,
Bignardi….nel “manifesto” di Norma Rangeri e Chiara Cruciati.
Amnesty, il giocatore
più sporco. Subito dietro il manifesto.
Poi il rapporto di Amnesty International (la filiale
Cia-Pentagono, decalogo mosaico per “il manifesto”), che fino a poco tempo fa
era diretta da Suzanne Nossel, ebrea come quasi tutti i mandarini
dell’organizzazione, braccio destro, umanitario, al Dipartimento di Stato,
della belva Hillary Clinton, cofondatrice di Isis). La patacca di questi
lubrificatori dei cingoli e ripulitori dei mattatoi imperiali è spudorata
perfino oltre l’impudica approssimazione con cui i loro mandanti hanno voluto
farci trangugiare il pacco 11 settembre (al cui fantascientifico abbattimento
tramite piloti dirottatori ed acrobati sauditi si è di recente convertito
l’ex-corrispondente della sorosiana Radio Liberty Giulietto Chiesa). Accreditando
qualche soggetto che, in cambio del solito adeguato guiderdone, si dice famigliare,
o sopravvissuto e dunque testimone, il rapporto ci parla di 17.723 detenuti
nelle carceri del governo siriano uccisi tra marzo 2011 e dicembre 2015. Non
uno di più, non uno di meno. 300 al mese, 10 al giorno.
Come li abbiano potuti contare i testimoni sfuggiti a quel
destino, come li abbia potuti calcolare Amnesty che non ha mai avuto accesso a
quei luoghi, è solo domanda da impertinente e irriverente San Tommaso. Non manca il corredo di nequizie copia e
incolla da precedenti puntelli di Amnesty alle imprese dei suoi datori di
lavoro: torture orrende descritte in quei particolari che tanto arricchiscono
la prosa dei nostri cronisti, affascinano il lettore sbigottito e risultano
trasferiti pari pari dal Rapporto sulla Tortura negli Usa diffuso dal Comitato
del Senato pochi mesi fa e subito finito nel pozzo nero della memoria. Ma
la cosa che rende l’impresa addirittura patetica è che si tratta di una copia,
quasi sovrapponibile nei particolari delle fonti, dei numeri, di un precedente
rapporto di Amnesty, rilasciato nell’autunno dell’anno scorso e, dunque, ora
riciclato per la bisogna. Un amico, Marco, mi ricorda che già poco meno di
un anno fa, questa immonda combriccola di pianta-veleni aveva seminato erbacce
ancora più fantasmagoriche: ben 65mila detenuti sarebbero scomparsi dalle
carceri siriane. La fonte, come anche stavolta, un’oscura e poi svaporata
associazione di “oppositori” siriani.
La battaglia del secolo. E Stalingrado è Damasco.
Sesquipedali sono le balle sulla battaglia di Aleppo che
hanno annichilito ogni capacità di intendere e, quindi, di volere un minimo di
fondatezza e obiettività. A metà dell’anno scorso i mercenari controllano circa
un quarto della città, e assediano e affamano tutto il resto. Occupano la
centrale elettrica e tagliano la corrente all’intera regione, mandando in crisi
tutte le strutture sanitarie e produttive (forni del pane, centrali idriche).
Tagliano tutte le vie di rifornimento da Damasco alla città, riducendo la
popolazione alla fame. Dalla Turchia arrivano rifornimenti in uomini e armi.
Una serie di offensive governative, dall’autunno dell’anno scorso, sostenute
dall’aviazione russa, riapre le vie di comunicazione, ma viene rallentata dalla
scarsezza di risorse umane in un esercito esteso sull’intero territorio
nazionale, e anche dalle tregue negoziate da russi e americani, di cui però si
avvantaggiano per riarmarsi e riorganizzarsi le forze nemiche. Verso la fine di
luglio siriani, hezbollah e iraniani pongono termine all’assedio di Aleppo
occidentale (dove sono concentrati 1,5 milioni di abitanti), da parte dei
mercenari che occupano la zona est e che vengono circondati. L’universo mondo
dei media di regime grida all’ “assedio genocida
di Aleppo da parte del dittatore”. Dal quartiere generale di Al Nusra,
nella città turca di Antikiya, arrivano rinforzi muniti di carri armati, razzi
anti-carro, missili terra-aria, forniti dai petrotiranni e tutti di provenienza
Usa.
Un contrattacco mercenario riesce a occupare una ristretta
area a est, in cui si trovano edifici e scuole militari. Pare che ora quel
territorio sia stato ripreso dai lealisti. A questo punto i governativi sono in
controllo di tutte le strade che conducono ad Aleppo, mentre Al Nusra,
convertito in Jbahat Fateh al Sham, è
circondato e isolato. La massima parte delle forze mercenarie è concentrata in
una zona ridotta ai margini di Aleppo, fuori dall’abitato. Ed è qui che colpisconoi
bombardamenti di russi e siriani, quelli che, secondo il servitorame mediatico,
decimerebbe la popolazione di Aleppo. Che però viene effettivamente bersagliata
dalle zone occupate da al Nusra con un incessante barrage di artiglieria e
mortai. Secondo i russi, sicuramente i meglio informati, dati i loro sistemi di
osservazione, negli ultimi 4 giorni è stato ucciso un migliaio di ribelli (ce
ne sarebbero ancora circa 7000).
Come si vede, la situazione si era fatta estremamente
critica. La perdita di Aleppo, seconda città del paese, motore culturale ed
economico, punto strategico mediorientale tra Siria, Libano e Turchia, sarebbe
un colpo probabilmente decisivo al complotto per la distruzione della Siria e
stabilirebbe nuovi, insospettati, rapporti di forza in Medioriente, a beneficio
di quanto, tra Libia e Iran, si oppone alla strategia imperialista. In più
rischia di volgersi a detrimento del complotto colonialista anche l’aspetto
umanitario, fin qui presunta prerogativa degli aggressori. I russi proclamano
tregue giornaliere di tre ore e riescono ad aprire tre corridoi per aiuti
umanitari che raggiungono migliaia di cittadini e ne fanno uscire dalla città
altre migliaia. A questo punto non potevano non scattare le armi che Occidente
e Golfo si augurano possano ristabilire gli equilibri perduti: il bambino Omran,
le “bombe di Assad su Aleppo”, il rapporto di Amnesty, gli ascari curdi di
Royava, il ritiro della già perfettamente inutile missione umanitaria ONU per
ordine del fantoccio De Mistura, la tregua di 48 ore chiesta dall’ONU a favore
dei mercenari in rotta e che Damasco e Mosca hanno dovuto accettare per motivi
di pubbliche relazioni.
Libia, Fratelli
Musulmani per carità bloccateci Haftar !
C’è un certo parallelismo con la primavera del 2011 a
Tripoli. Le scarse truppe di un paese che preferiva spendere per la prosperità
dei suoi cittadini e degli africani in generale, che per avventure belliche o
repressioni interne, unite a volontari dalle campagne, fabbriche, università,
quartieri, ragazzi e ragazze, stavano avendo la meglio sulle bande di jihadisti
rastrellate in mezzo mondo e trasferite da Qatar e Turchia, rafforzate e
guidate da teste di cuoio dei regimi colonialisti. Città dopo città, centro
petrolifero dopo centro petrolifero, da Tripoli verso Bengasi, venivano
liberati. La capitale era tutta un fermento di entusiasmo patriottico e
mobilitazione. Vi ho visto Gheddafi girare in lungo e in largo, senza veicoli
di scorta, acclamato dalla cittadinanza. A questo punto, con in forse l’esito
dl progetto della spartizione del paese tra i suoi sbranatori, scattò ciò che
scatta oggi per Aleppo. Scattò in preparazione delle bombe Nato, quelle che
avrebbero spianato la strada alle torme jihadiste e alla feccia orrenda di
Misurata, oggi di nuovo fanteria Nato.
Save the children e il Viagra di Gheddafi
Gli schermi furono inondati dalle fosse comuni di Gheddafi,che
poi erano tombe normalmente scavate nel cimitero di Tripoli. Amnesty, HRW, i
media, s’inventarono brigate di rivoluzionari che assediavano la residenza di
Gheddafi e avevano in mano la città. Una delle più ributtanti Ong, quella che
cerca di spillarvi soldi con i soliti bimbetti africani gonfi o macilenti, Save the Children, asseriva che Gheddafi
in persona distribuiva il Viagra ai suoi soldati perché “stuprassero donne e
bambini”. Amnesty e HRW non gli furono da meno inventandosi costumi osceni e scellerati
di Gheddafi e famiglia, lussi indecenti e ricchezze incommensurabili rapinate a
un popolo alla fame. La “ragazza del secolo scorso”, che sfortunatamente vi ha
imperversato sermpre a danno del movimento rivoluzionario, fin dai tempi in cui
faceva da calmiere al movimento ’68-’77, lanciava le “brigate internazionali,
come quelle di Spagna” contro Gheddafi e a sostegno dl brigantaggio di Bengasi.
Rossanda e tutti questi amici del giaguaro poi si tacquero meticolosamente
quando venne fuori il regno dell’autentico terrore imposto alla Libia dai
sicari Nato-Qatar, dai Fratelli Musulmani e loro succursali jihadiste e dagli
scuoiatori di neri e pulitori etnici di Misurata.
Quisling islamista
dopo quisling islamista
Quello scempio ora si ripete. Anche qui, campanella
d’allarme del preside imperialista per come la sorte gli sta remando contro.
Esiste un solo governo legittimo in Libia, democraticamente eletto, quello di
Tobruk, spodestato dal golpe di una corte costituzionale asservita ai Fratelli
Musulmani e messo in fuga dagli ascari jihadisti della Fratellanza che formano
un governo abusivo a Tripoli. Vista l’inconfutabile legittimità del governo di
Tobruk e del suo esercito nazionale comandato dal generale Khalifa Haftar
(subito definito dal quotidiano salafita, sedicente comunista, golpista e spia
della Cia per aver vissuto alcuni anni negli Usa), la cosiddetta “comunità
internazionale” (leggi colonialista) esita a riconoscere la ciurmaglia di
Tripoli e Misurata, ma la sostiene. Gli italiani, che stavano con Tobruk e con
l’Egitto che correttamente sostiene quel governo, sono costretti a ripensamenti
a forza di rapimenti, esecuzione di ostaggi e ondate di migranti. E soprattutto
con il siluro all’Egitto lanciato dai manovratori e spioni angloamericani di
Giulio Regeni. (Young, McColl e Negroponte dell’agenzia spionistica Oxford Analytica).
Dall’impasse e dalla necessità di squalificare e
neutralizzare Tobruk e Haftar che inizia a sbaragliare i jihadisti minacciando
la supremazia militare dei FM, i colonialisti estraggono dal cappello ONU il
coniglio Al Serraj, surrogato dei fondamentalisti di Tripoli, ma senza un
briciolo di consenso e legittimità popolari. Le bande di Misurata, “città
martire” della Nato quando si fece avamposto della distruzione della Jamahirija
e compiì le più atroci efferatezze sui dipendenti e collaboratori del
precedente governo, furono lanciate contro Sirte, ma fallirono clamorosamente.
Dovettero intervenire Forze speciali Nato e bombardieri Usa e all’Isis fu fatto
capire che il suo compito di fungere da pretesto per l’intervento occidentale
era esaurito.
L’ostracismo e la persecuzione di decine di migliaia di
cittadini in qualche modo legati alla Jamahirija, la messa fuori legge perfino
di insegnanti, medici, avvocati, impiegati statali, la condanna a morte di Saif
Al Islam, figlio maggiore di Muhammar, alienarono ai FM tripolitani il residuo
consenso popolare. Che invece si va accrescendo attorno a Tobruk che i
“gheddafiani” li ha amnistiati, accolti nella classe politica e che ha assolto
Saif da ogni accusa facendolo mettere in libertà dai suoi alleati di Zintan,
nell’ovest del paese. Questo sullo sfondo di un taciuto ma impressionante
ritorno in tutto il paese di uno schieramento gheddafiano, con bandiere verdi
che spuntano su ogni abitato, con le due tribù gheddafiane da sempre, Gheddafa
e Warfalla, insieme la maggioranza nel paese, che si riconosce nel parlamento,
governo e comando di Tobruk.
Ce n’era abbastanza, come nel caso di Aleppo e Mosul, per
far scendere in campo gli Sporchi. Quelli sporchi di più. I mandanti. Al grumo
jihadista di Sirte, già convogliato lì dalla Turchia con vascelli Nato e turchi
(e che Haftar ha ripetutamente bombardò) fu fatto capire il benservito.
Cercassero soldo altrove, di opportunità non c’era mancanza. La Nato abbondava
di indirizzi. Oltre tutto, mai come domani la Libia dovrà essere la piattaforma
di partenza per la “normalizzazione dell’Africa tutta” (Mamma, li cinesi!”).
Non per nulla Usa e Nato già disponevano di basi, presidi e presenza militari
in 52 paesi africani su 53. La sciagurata eccezione essendo l’Eritrea.
“Quotidiano salafita”
(e Nato)
Da “quotidiano comunista”, balbetta le sue litanie sempre
più rituali con i detriti di una sinistra onanistica e ossessivamente autoreferenziale,
paralizzata da un senso di morte che le si arrampica addosso alla vista che
perfino certe cosiddette “destre” percorrono strade più di sinistra. Poi si
rinfranca suggendo il sangue cattivo, dopato, di ogni guru apparentemente di
sinistra, ma altrettanto farlocco, che appaia sull’orizzonte internazionale,
Tsipras, Iglesias, Sanders, perfino Aung San Suu Kyi. Ma quando si tratta delle
questioni vere, quelle strategiche, quelle che contano nel perseguimento del
governo mondiale elitario, arriva il richiamo di Soros e delle centrali che
tengono in vita l’organo (le nostre multinazionali maggiori, lo Stato con i
suoi contributi)) e da “quotidiano comunista” si trasforma in quotidiano “salafita”.
E chi diventano qui i protagonisti, gli eroi, i punti di riferimento con cui
imbonire e depistare i boccaloni che credono ancora di leggere il “quotidiano
comunista”? Ma i Fratelli Musulmani,
ovviamente, protagonisti oggi più che mai della controffensiva neocolonialista
anti-nazionale e anti-laica lanciata dall’Occidente e dai suoi clienti del
Golfo. Lo sono oggi, come lo erano alla nascita, nel 1928, levatrice Londra in
funzione anti-nazionale, e nei decenni successi di costante sabotaggio delle
lotte di liberazione arabe e degli Stati progressisti e antimperialisti che ne
erano sortiti. Al potere in Turchia, in Iraq, a Tripoli, impegnano il proprio braccio
armato jihadista, in vario franchising (Al Qaida, Isis e derivati), nel ruolo
di fanteria e/o terrorismo Nato, in Siria, Libia, Iraq, in Libano, Balcani,
Europa e, con particolare virulenza stragista, nell’Egitto che con una lotta di
milioni se n’era liberato. E poi ha liberamente eletto un presidente laico che
ogni tanto va a Mosca assieme al generale Haftar.
Il “manifesto” risulta vetrina di Soros e del Dipartimento
di Stato con una russofobia che risale agli anni ’90 del noto albanese Astrid
Dakli, e mai affievolita, propulsore massimo delle tematiche depistanti
sorosiane (LGBT), migranti, accoglienza universale, pokemonGO e videogiochi di
mattanze, diritti civili, diritti umani, dittature, su Siria, Libia, Iraq e l’Egitto
da espellere dalla comunità umana per aver eliminato il bubbone FM (operazione
Regeni, balle sulla repressione, occultamento del terrorismo FM). Aveva fin
dall’inizio, con i vari Acconcia, Liberti, a volte Michele Giorgio, manifestato
il suo allineamento alla Mediorientegonia come tracciata da Usa-Israele-Nato.
Dall’Asia, Afghanistan e dintorni, i suoi specialisti imperversavano contro
Iran, Pakistan e Taliban, a fianco della “società civile” afghana (leggi
collaborazionisti), avanzando analisi farneticanti su Al Qaida, Isis, Taliban,
senza sfiorare con una parola presenza e responsabilità Usa e Nato. In questi
giorni ha la faccia di indignarsi perché le forze armate siriane si permettono
di respingere l’invasore curdo-americano.
Ma l’apice dell’embedded,
il momento in cui il presunto re dell’ informazione libera compare nudo nel
ruolo di vociante del padrone, s’è verificato con un corsivo di Chiara Cruciati,
consolidata agitprop della disinformazione utile all’Impero, ma stavolta
addirittura teorica dei Fratelli Musulmani e della loro funzione salvifica,
proprio nella fase in cui, in prima persona in Egitto e con succursali varie in
tutto il Medioriente, compiono nefandezze terroristiche e si pretendono governi
per conto Nato. Nascondendo il madrinaggio dell’Impero Britannico nella comparsa
dei FM, si spinge fino a scrivere: “Etichettare
la Fratellanza Musulmana… come gruppo terrorista è un errore grave con
conseguenze altrettanto distruttive…. L’islamismo moderato (chiedere agli
egiziani sotto Morsi, Sharìa, fucilate agli scioperanti, chiese copte bruciate,
chiedere ai bengasini sotto i tagliagole del LIFG, chiedere agli algerini sotto
il FIS) vede nel processo democratico e
nel rapporto con sindacati e movimenti sociali il mezzo di trasformazione della
società…il grimaldello per modificare il sistema dall’interno , senza il ricorso alla violenza o lotta
armata… Demonizzare e isolare gli islamisti moderati garantisce all’estremismo
un bacino di consenso sempre più ampio…”
Sarebbe fonte di incontenibile
ilarità se rappresentato al Bagaglino. Il guaio è che ancora ruba credibilità. “Islamisti “moderati” sono definiti e
vezzeggiati i tagliagole che ad Aleppo hanno messo in piede l’oscenità Omran. Se finora era mancato un endorsement
formale, eccolo qua. Soros, la Nato, Erdogan, il califfo, i petrotiranni se la
godono. Quanto a noi, almeno non ci sono più equivoci.
6 commenti:
Splendido! ad averne di Giornalisti così
Fulvio, grazie per questo pezzo REALE, che descrive con esattezza quanto sta accadendo, alla faccia del "mainstream" imperante. Purtroppo, e spero con tutto me stesso di essere in errore, un confronto diretto fra Nato e Russia sarà inevitabile.
Questo con tutte le conseguenze più nefaste... utilizzo di armi atomiche e chimico batteriologiche.I neocon oramai sono scatenatissimi e vogliono la guerra a tutti i costi. La Clinton vincerà le elezioni, poi verrà il turno della Cina. Così loro avranno il dominio a spettro globale... di un mucchio di cenere radioattiva e miliardi di morti. La Russia può colpire gli Usa e i paesi nato con armi nucleari anche se questi ultimi sferrano il "first strike" nucleare. In America si con-
teranno almeno 150 milioni di morti. Lo chiamano "the process of elimination" al quale siamo destinati da quel famoso uno per cento che sta in cima alla piramide.
Che ci stanno a fare tutti quei campi Fema sul territorio Usa? Perché la Germania chiede alla popolazione di far scorte di cibi ed acqua per almeno dieci giorni? Terrorismo psicologico organizzato preventivamente? Oppure si aspettano un confronto con la Russia? Spero davvero che prevalga il buon senso, ma a quanto pare è oramai virtù di pochissimi. Prepariamoci al peggio.
Max
Il guaio, caro Fulvio, è che fino a quando i massmedia del mainstream occidentale, saranno in mano agli attuali padroni, nonostante Internet (che al di là dei suoi difetti è un bene, poiché offre la possibilità di informarsi e andare oltre il pensiero unico dominante della democratura occidentale), c'è poca speranza di cambiamento...
Sono veramente senza vergogna, usano i bambini come kamikaze imbottiti di bombe mediatiche da far saltare in mezzo all'intelligenza della gente. E poi dicono ai tagliagole del Califfato. Come ieri, tutti a intervistare psicologi, rappresentanti dell'UNICEF o di Save the Children su quel ragazzo di 12 anni fermato dai curdi prima che potesse farsi saltare in aria. Come nel 1991 quando linciarono Milena Gabanelli e Giovanni Minoli, colpevoli di aver mostrato bambini serbi trucidati dai croati. Con tanto di articolo pro-Croazia dell'Avvenire. E chi si ricorda della figlia dell'ambasciatore del Kuwait che,fingendosi infermiera, andava a dire davanti alle telecamere che i soldati di Saddam avevano tolto l'alimentazione alle incubatrici? Quando successe a Belgrado per colpa delle bombe della NATO nessuno protestò. Ah già, quelli erano bambini serbi e quindi cattivi, nascevano già con l'istinto del genocida. Grazie Fulvio per averlo documentato.
Poi le false stragi di Timișoara, Srebrenica e Racak, le fosse comuni di gheddafi, i gas di Assad, le armi di Saddam e la provetta di Colin Powell all'ONU. Senza dimenticare l'aggressione russa alla Georgia, l'aereo abbattuto nel Donbass e quello in Polonia con a bordo il presidente polacco, entrambi attribuiti a Putin. Me lo vedo, appostato con l'RPG mentre prende la mira. Avrà imparato giocando a GTA.
Ricordo che al TG3 fecero un servizio per rettificare dopo che si scoprì che il video delle fosse comuni di Gheddafi era in realtà stato girato nel 2004 nel cimitero di Tripoli, ed in quella occasione ricordarono anche le false notizie che diedero di Timișoara e Racak. Ero basito, forse avevano avuto dei rimorsi di coscienza? Mi sono ricreduto quando il giornalista ha chiuso il servizio dicendo che era normale prendere dei granchi sui teatri di guerra e che questi falsi non cambiavano la realtà delle cose. Quando ero alle superiori invece in un tema sulla guerra avevo scritto che gli USA avevano invaso l'Iraq senza prove ed ero stato ripreso dalla professoressa. Il motivo? Perchè a suo dire l'opinione pubblica aveva scoperto solo dopo che le armi non esistevano. Forse avrei dovuto dirle cosa penso dell'opinione pubblica occidentale.
Anonimo@
Grazie dell'utilissima rassegna!
Prego! Purtroppo ho appena saputo che il TAS di Losanna ha squalificato l'intera squadra paralimpica russa, distruggendo i sogni e le speranze di centinaia di atleti che si sono allenati duramente per 4 anni solo per questo appuntamento. Putin l'ha giustamente definito una vergogna per ogni atleta disabile. Se penso che invece al Kosovo hanno spalancato le porte, arrivando a modificare i gironi di qualificazione ai Mondiali di calcio solo per loro (cosa mai avventura prima) mi viene una rabbia. Alle prossime Olimpiadi vedremo anche Paperopoli e Topolinia? O la squadra di Mordor con Troll e Orchi? O la contea con gli Hobbit?
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