mercoledì 14 marzo 2018

Distruzione-deportazione-invasione JUS SOLI CONTRO JUS PATRIAE




Una gentile mano ha girato questa clip, estratta da un intervento che, sabato 10 marzo, ho fatto alla presentazione a Milano, Casa Rossa, del mio film O la Troika o la vita – epicentro Sud, non si uccidono così anche i paesi”. Aggiungo alcune riflessioni a quelle che cercavano di illustrare il parallelo che corre tra la sistematica distruzione dei patrimoni di civiltà dei popoli aggrediti dall’Uccidente e le cosiddette migrazioni. Che è improprio definire migrazioni, perché di spostamenti coatti di genti si tratta.

Le forze del vero male assoluto, oggi del mondialismo neoliberista e totalitario, da sempre sterminatrici, saccheggiatrici, belliciste, colonialiste, sperimentarono il massimo del loro potenziale di morte prima con le crociate (Goffredo da Buglione in “Terra Santa” ad Acri passò a fil di spada tutti gli abitanti musulmani; Saladinonon ha torto un capello  neanche a uno dei successivi cristiani; era già “scontro di civiltà”) e, poi, olocausto di tutti gli olocausti, con l’eliminazione delle popolazioni native delle Americhe.e dell’Africa (20 milioni di morti ammazzati in Congo per grazia di Leopoldo del Belgio, tra 50 e 100 nel genocidio degli amerindi). Lo fecero nel nome e con la benedizione della Chiesa che, da tale taglio di messi si aspettava un concomitante allargamento del proprio dominio su beni e anime. 

Nome e benedizione della Chiesa che anche oggi, col Bergoglio indefesso raccoglitore di “migranti” per conto terzi e suo, concorre a validare le imprese ancora e sempre di quelle che da qualche secolo si confermano le potenze del male assoluto. La clip allegata si limita a riferire alcuni episodi che hanno segnato la marcia devastatrice delle armate uccidentali e dei  loro mercenari jihadisti nella stagione delle guerre contro gli arabi. Arabi protagonisti di una delle più grandi civiltà della Storia, oggi in macerie. Arabi che potremmo chiamare gli zii della nostra civiltà, in quanto fratelli dei nostri padri latini, figli dei greci, insieme ai quali dell’Ellade ci hanno fatto arrivare le parole di Euripide, Aristofane, Euclide, Pitagora, Aristotele e tanti altri. Senza i quali non saremmo quelli che siamo. Quelli che eravamo prima del “meticciato” prossimo venturo. Per quei poteri colpa grave loro, difetto ormai quasi genetico nostro. Occorre provvedere: si tratta di elementi identitari incompatibili con l’architettura della globalizzazione, dove ogni elemento strutturale deve rispondere al requisito della decostruzione di identità specifiche, dell’uniformità funzionale a produzione, consumi, assetti politici, economici, sociali, culturali (per dire anticulturali).

Così, come ricordo nella clip, distruzioni (ma anche predazioni di quanto può produrre profitto nei caveau bancari e museali) di ogni segno del percorso storico di un gruppo umano, della comunità costituitasi attorno a territorio, lingua, opere, civiltà. Subito, aprile 2003, appena arrivati a Baghdad, distruzione e saccheggio del Museo Nazionale iracheno, cui ho assistito, e della Biblioteca Nazionale: polverizzati 4000 anni di quanto le genti di quei luoghi avevano contribuito ai più alti valori del genere umano e dell’ambiente in cui si sono perpetuati, fedeli e profondamente consapevoli di un progetto collettivo proiettato ai limiti del tempo. A seguire i cingoli e gli artigli dell’invasore e dei suoi briganti di passo sui siti con le opere della passione, dello sforzo evolutivo di generazioni  in sfida con l’oblio. Cingoli e missili anche sulle opere contribuite da ospiti e invasori, greci, persiani, romani, bizantini, ottomani. Opere divenute tanto carne e ossa e spirito della nazione, quanto i suoi neuroni, le sue vertebre, il suo cuore.

Stessa procedura in Libia e in Siria, tra Leptis Magna e Palmira. Stessa procedura in Africa dove, mancando le bombe, il deserto naturale e civile viene esteso e incrementato dai cambi climatici, nostri, dai terroristi di una artefatta Jihad, nostri, dalle multinazionali della devastazione mineraria, agraria, urbana, morale, nostre.

E il momento in cui vengono attivate luci verdi che lumeggino da lontano e promettono a chi non se lo mangia il deserto, non se lo scarnifica il trafficante, o non se lo beve il mare, la salvezza sotto padrone e prete bianco. Promessa di mantenerlo in vita, magari a pace e acqua, di integrarlo, assimilarlo, meticciarlo. Alienarlo per sempre, elevandolo al proprio rango di  occidentale. Ma privato definitivamente di nome e cognome. Di un sostegno, un retroterra a cui appoggiarsi, da cui prendere la rincorsa. Una volta che milioni di costruttori del futuro della propria comunità, di quella comunità abbiano perso la memoria, la speranza, il filo conduttore e il senso, tra macerie da bombe e fiumi disseccati da dighe, la preda è spoglia, inerme, inerte. Pronta a concorrere con chi lo dovrà ospitare per chi si vende al prezzo più basso.

Una comunità umana generizzata, uniformizzata, de-destinizzata, con un futuro, un progetto, squallidamente individuali, senza il conforto, il coraggio, il calore della collettività. Una comunità plebizzata, inconsapevole di sé perché inconsapevole di origini e futuro. Prostrata al verbo falso  di un progresso senza la sua impronta. Costretta a rinnegare, tradire la missione che i padri hanno realizzato e trasmesso e i figli dei figli aspettavano che gli venisse affidata.

Qualcuno a Babilonia si chiederà  da dove mai venissero quei frammenti di smalto con una zampa, o una testa di antilope.  Qualcuno di Timbuctu, occupata dalla Legione Straniera e i cui mausolei millenari i mercenari al soldo del colonialismo hanno raso al suolo, sotto una coperta alla Stazione Centrale, o in corsa affannata in un magazzino Amazon, si vedrà apparire in sogno la Grande Moschea di Djenne, alla cui ombra sostava con i padri. Suo figlio, nella scuola multietnica e multiculturale, sosterà tra le luci dell’Outlet finto moresco. Forse qui avrà avuto lo jus soli. In cambio gli hanno preso lo Jus Patriae.

Com’è che della catena della “migrazione” nessuno veda mai il primo anello? Forse perchè il manifesto non gliene parla? Forse perchè Soros glielo nasconde?  Forse perchè colonialisti inveterati e razzisti sono quelli che accolgono senza se e senza ma? Appunto senza se e senza ma. 


6 commenti:

Anonimo ha detto...

Meraviglioso

Mauritius ha detto...

Io la penso così....l'imperialismo occidentale devasta e distrugge decine di Stati nel mondo...e non frega a nessuna delle cosiddette democrazie di Stati distrutti, anzi
guardate l'Irak, a parte le fandonie delle provette e tutti gli annessi...qualcuno di rende conto del danno immenso che un paese in cui lo Stato è distrutto comporta?
Guardate la Libia come ha spesso scritto Grimaldi....era lo Stato faro dell'Africa, ora è devastato ma non importa nulla alle democrazie occidentali, loro rubano petrolio ai libici
la conseguenza del depredamento di risorse è gigantesco, delle navi delle multinazionali che pescano e tolgono il pescato ai nativi o residenti in tanti posti....del prendere tutte le risorse possibili tramite governi corrotti e criminali....la conseguenza è centinaia di milioni di disperati che o emigrano o muiono
e queste centinaia di milioni di migranti in tutto il mondo vanno spesso a passare percorsi di morte, di umiliazione e di sfruttamento arrivando se non muoiono nei paradisi occidentali che li sfruttano economicamente definendoli dei parassiti e dei ladri di lavoro....ora il problema è che loro migranti spesso non hanno scelte, hanno percorsi obbligati che li portano anche a ridurre diritti e benessere tra le popolazioni un poco più fortunate ma sempre sfruttate nei paesi occidentali
il problema è che da sempre nei paesi si cerca, si fa venire, si invoglia l'arrivo di disperati pronti a condizioni indegne pur di sopravvivere
Soros è uno dei migliaia di iper capitalisti che fanno quello che serve a loro per aumentare profitti e disumanità (che fa sempre rima con profitti)
ma gli occidentali sfruttati dovrebbero capire che il nemico è appunto il capitalismo globalizzato che tritura tutto e rende le democrazie delle farse
e i disperati migranti che devono trovare un fronte comune con chi rischiano di danneggiare anche se involontariamente
se non si fa fronte comune in qualche modo per quanto difficile, non so come se ne esce

Anonimo ha detto...

Che la destra cavalchi il binomio filantropismo-migrazioni, è l’ennesima cortina fumogena che intossica chiunque e le destre stesse, quelle che invocano le guerre contro genocidi o meglio le guerre contro chi non rinuncia alla svendita delle nazioni per gli sfruttamenti energetici e per le nuove aree di insediamento della modernizzata Nato _ quella Nato sempre più social-mente aperta al gender e agli appalti salva crisi occupazionali. La destra che addirittura si avvicina a Putin come Assad, che parla di sovranismi e autodeterminazioni, che addirittura difende la Crimea nel suo ritorno in patria natìa mentre in Italia urla e invoca l’ordine in ogni corteo fuori dalle righe , che ‘alliscia il pelo’ in pratica a tutto ciò che la valutazione occidentalistica ed eurocentrica ha offuscato a sinistra, quella sinistra che riduce l’internazionalismo a mero separatismo di convenienza (overdose di Dalai lama-yoga-vegan-biodinamica-stainerismi-papalismi-gender para cattolico -Luxurismi e Vendolismi fatti sparire come sotto l’effetto di GHB-). Tra le varie valutazioni sul come e perché migliaia di persone sbarchino verso l’europa non tralascerei quella del –debito da saldare- e cioè –quante compagnie di business ed i suoi contarctors@ al seguito, possono permettersi di muovere passi in aree difficili-di crisi, insomma da sfruttare a beneficio della finanza delle quote azionistiche, delle speculazioni, insomma dell’economia che muove la merendina così come gli f-35? Su quante migliaia di persone (nel totale tra dirette interessate e familiari) deve far leva un sistema neocolonizzante e apparentemente a bassa intensità come nelle ricostruzioni di aree post-guerra e nelle aree di nuovo sfruttamento energetico, dalle dighe alle miniere, dalle foreste pluviali inquadrate come riserve per scorte alimentari, farmaceutiche e combustibili- ? Quindi: è possibile pensare che le rotte ed i recuperi in mare siano la contropartita per servigi resi e ricevuti, oltre al silenzio per ciò che realmente succede nelle zone del –nuovo e mutevole magazzino dell’occidente? Cordiale e saluti. –inutile parlare del sacrificio di neonat@, la guerra mediatica non ha Convenzioni. http://ram.neon24.pl/post/138239,tangiers-group-moas-contractors-i-007 https://dpxgear.com/

Fulvio Grimaldi ha detto...

Anonimo@
Concordo. Ma quel link non si trova.

Anonimo ha detto...

https://dpxgear.com/ http://ram.neon24.pl/post/138239,tangiers-group-moas-contractors-i-007

Fulvio Grimaldi ha detto...

Anonimo@
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