Scopro con piacere che il Fatto Quotidiano di oggi, 6 settembre 2018, ha avuto la correttezza deontologica di pubblicare la mia lunga risposta a un articolo di Massimo Fini sul tema di Als Sisi, migranti, Fratelli Musulmani, Regeni, Isis, che ho diffuso a suo tempo a tutti i miei contatti e che potete ritrovare sia nel blog, sia su Facebook (se non ancora rimosso).
Grida al cielo il conflitto, da un lato, tra l’arte demistificatoria delle manipolazioni, falsità, servi encomii e codardi oltraggi, praticati da giornaloni e televisionone di regime in favore dei propri editori di riferimento, che va riconosciuta al direttore Marco Travaglio, e, sull’altro versante, la sua complicità con un trattamento della politica estera nel FQ che dei difetti, peccati, vergogne, menzogne, superficialità, da Travaglio attribuiti agli altri, rappresenta la più turpe convalida e ripetizione. Tanto più apprezzo la disponibilità a pubblicare una critica forte, ma documentata,a una delle firme che il giornale considera tra le sue più prestigiose.
Nella mia lettera avevo riconosciuto a Fini esperienza e libertà. Non gli nego la seconda, non avendo elementi per farlo e riconoscendo però la sua direzione spesso ostinata e contraria nei confronti dei colleghi che si occupano di questioni internazionali. Mi vengono invece fondati dubbi sulla prima, l’esperienza, dato che ciò che si può dare davvero per storicamente dimostrato – i Fratelli Musulmani fondati dai britannici negli anni ’20 del secolo scorso e carta di ricambio colonialista contro la risorgenza araba, e l’Isis dimostrato ricettore di guida, finanziamento, armamento e obiettivi delle potenze occidentali, del Golfo e della Turchia per liquidare Stati arabi sovrani – al giornalista Massimo Fini risultano “espressione di una mentalità complottista”. Peccato che un giornalista di lungo corso come il nostro abbia dovuto ricorrere allo stereotipo più logoro di tutti coloro che devono coprire malefatte di cospiratori. Quelle sì.
Ecco la replica di Massimo Fini alla mia risposta:
“Che i Fratelli Musulmani siano al servizio degli inglesi mi pare espressione di una mentalità complottista che ho sempre rifiutato. E che l’Isis sia al soldo dell’Occidente mi pare far parte della stessa mentalità”.
Osservo che è già molto che Fini non abbia avuto nulla da ridire a proposito della mia descrizione dei trascorsi e del ruolo di Giulio Regeni. Che qui si stia aprendo finalmente uno spiraglio di sconcerto e dubbio sulle tante panzane raccontate dai martirologhi di occidentali a prescindere, giustizieri di professione degli arabi quando non obbediscono?
Grida al cielo il conflitto, da un lato, tra l’arte demistificatoria delle manipolazioni, falsità, servi encomii e codardi oltraggi, praticati da giornaloni e televisionone di regime in favore dei propri editori di riferimento, che va riconosciuta al direttore Marco Travaglio, e, sull’altro versante, la sua complicità con un trattamento della politica estera nel FQ che dei difetti, peccati, vergogne, menzogne, superficialità, da Travaglio attribuiti agli altri, rappresenta la più turpe convalida e ripetizione. Tanto più apprezzo la disponibilità a pubblicare una critica forte, ma documentata,a una delle firme che il giornale considera tra le sue più prestigiose.
Nella mia lettera avevo riconosciuto a Fini esperienza e libertà. Non gli nego la seconda, non avendo elementi per farlo e riconoscendo però la sua direzione spesso ostinata e contraria nei confronti dei colleghi che si occupano di questioni internazionali. Mi vengono invece fondati dubbi sulla prima, l’esperienza, dato che ciò che si può dare davvero per storicamente dimostrato – i Fratelli Musulmani fondati dai britannici negli anni ’20 del secolo scorso e carta di ricambio colonialista contro la risorgenza araba, e l’Isis dimostrato ricettore di guida, finanziamento, armamento e obiettivi delle potenze occidentali, del Golfo e della Turchia per liquidare Stati arabi sovrani – al giornalista Massimo Fini risultano “espressione di una mentalità complottista”. Peccato che un giornalista di lungo corso come il nostro abbia dovuto ricorrere allo stereotipo più logoro di tutti coloro che devono coprire malefatte di cospiratori. Quelle sì.
Ecco la replica di Massimo Fini alla mia risposta:
“Che i Fratelli Musulmani siano al servizio degli inglesi mi pare espressione di una mentalità complottista che ho sempre rifiutato. E che l’Isis sia al soldo dell’Occidente mi pare far parte della stessa mentalità”.
Osservo che è già molto che Fini non abbia avuto nulla da ridire a proposito della mia descrizione dei trascorsi e del ruolo di Giulio Regeni. Che qui si stia aprendo finalmente uno spiraglio di sconcerto e dubbio sulle tante panzane raccontate dai martirologhi di occidentali a prescindere, giustizieri di professione degli arabi quando non obbediscono?
3 commenti:
E si, mi fan più paura i "finti liberi" che i "chiaramente venduti".
Grazie Fulvio.
Non c'e uomo più' schiavo del servo che si sente libero. Mai come oggi questa frase e' vera.
sul tagliagole Al Sisi, c'è la conferma di oggi sul blog dello stesso autore-scrittore, che conferma pienamente la linea del manifesto sui 75 'oppositori' tali e quali gli arroccati a Idlib che per la stampa ufficiale sono il pretesto per la coalizione russo-siriana-iraniana, di spazzare via migliaia di civili. Tuttavia ciò che più dovrebbe far pensare è la soave tranquillità -nell'articolo di fondo condivisibile sulla Birmania-Myanmar- con cui definisce la Comunità solidarista Popoli una semplice onlus dell'amico Nerozzi. Bene, appropriazioni di tribalismi dove comodo, di laicismi (Siria onlus Solid) e anticomunismi ovunque sia necessario da parte di chi in Italia pratica e professa nazifascismo in parallelo alla Thule Italia, robbetta da Ludwig-Furlan e tutta la masnada piraterica Veronese, un po' come ai tempi dell'orientalismo cooptato in nazismo di Serrano.
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