domenica 2 settembre 2018

PARTE SECONDA----- Sullo sfondo del Corno d’Africa normalizzato----- ORRORI ERITREI O ORRORI COLONIALISTI ?



Provo a postare su Facebook la seconda parte dell'articolo su Eritrea e cambiamenti strategici nel Corno d'Africa, con ripercussioni tragiche sullo Yemen. Vediamo se la rimuovono o se mi bannano. In ogni caso tutti questi materiali sono visibili su www.vk.com e su fulviogrimaldi.blogspot.com. I commenti si possono fare sia qui che sul blog.

Vedere cammello
L’Eritrea, come l’ho conosciuta io, frequentandola fin dalla trentennale lotta di liberazione dall’Etiopia e fino a oggi, non è questa. L’Eritrea per i colonialisti di ritorno ha gravi colpe che forse oggi va emendando. L’Eritrea era l’unico paese dei 52 africani che non ha mai accettato un presidio militare straniero, tantomeno statunitense o Nato. Sotto sanzioni, precisamente per questo, dall’inizio del secolo, ha dovuto cavarsela da sola, ma non ha mai chiesto l’assistenza del FMI o di altri organismi sovranazionali, ontologicamente ricattatori e giugulatori. Ripetutamente e in due guerre maggiori è stata aggredita dall’Etiopia (100 milioni di abitanti contro 4) su mandato delle sue potenze madrine: Usa e Regno Unito. Ha adottato un sistema a partito unico, che è quello che l’ha guidata nella lotta rivoluzionaria, Il Fronte Popolare per la Liberazione dell’Eritrea (FPLP). Sotto assedio economico, politico e militare del colonialismo di ritorno, ha saputo rendersi autosufficiente sul piano alimentare. Quella della spaventosa carestia, denunciata da “L’Avvenire”, è una bufala-pretesto per sollecitare un “intervento umanitario”. Con un sistema di dighe e bacini che raccolgono l’acqua piovana, l’Eritrea ha potuto salvarsi dalle ricorrenti siccità che affamano i popoli del Corno.

In ogni città eritrea, dove abbiamo visto vivere e lavorare una popolazione serena, libera di comunicare con lo straniero, di andare per le sue faccende, senza che vi si veda mai uno solo dei mille e mille poliziotti e soldati che presidiano le nostre democratiche strade, vi sono caffè internet aperti a tutti, frequentati anche da noi quando filmavamo per il nostro documentario. In ogni locale pubblico o albergo le menzogne dell’Avvenire sono smentite da televisori che trasmettono la BBC, la CNN, la CBS e altre emittenti delle presstitute occidentali. Quanto al famigerato servizio militare “a vita” , dura 18 mesi. I magliari dell’informazione includono in quel servizio perenne coloro che scelgono il militare come professione, che vengono richiamati per l’emergenza di una minaccia etiopica (per 25 anni l’Eritrea ha dovuto vivere in uno stato di no pace-no guerra) e che svolgono dopo il militare un servizio civile di alcuni mesi a sostegno dello sviluppo nazionale (scuole, edilizia, agricoltura, costruzione di infrastrutture, terrazzamenti, sistemi idrici).

 
visionando@virgilio.it


Tutto questo, con tante visite, tanti percorsi, tanti incontri, tante interviste, sempre liberi di parlare con chicchessia, studenti, operai, donne, intellettuali, artisti, baristi… Sandra Paganini e io lo abbiamo raccontato e fatto vedere nel nostro documentario: “Eritrea, una stella nella notte dell’Africa”. Una stella che il nuovo colonialismo, in sinergia con solidarismi buonisti degli accoglitori impegnati nella spoliazione dell’Africa, ha costantemente tentato di oscurare. Oggi non sappiamo se vi è riuscito. Ciò che pasolinianamente sappiamo è che la coordinata operazione Diciotti, eritrei, manifestazione milanese, orrori libici e relativo tsunami mediatico, sono l’ennesima offensiva delle forze colonialiste con le loro armi di distruzione di massa. Colonialisti che si trascinano dietro un sacco di gente in buonafede e ansiosa di compensare profondi sensi di colpa coloniali e razzisti, innestatagli dalla storia dei “valori euroccidentali”. Colonialisti che vedono crescere un fronte avverso che non solo conta di salvaguardare la propria sopravvivenza materiale e culturale, ma che inizia a rendersi conto come quegli africani in ininterrotto esodo sono destinati, insieme ai loro paesi d’origine che, prima di noi, con la loro agricoltura di sussistenza erano autosufficienti grazie ad autoproduzione e autoconsumo, a costituire con la propria manodopera schiavistica, la garanzia delle utilissime disoccupazione e povertà domestiche in Europa.

 
Caffè ad Asmara

 
Giro d’Eritrea internazionale con squadra italiana


Corno normalizzato. A vantaggio di chi?
Resta da dire dei clamorosi sviluppi che stanno cambiando la configurazione del Corno d’Africa e la sua collocazione geopolitica in una delle zone strategicamente più cruciali, militarmente ed economicamente, del pianeta, con tragici effetti sul vicino Yemen. C’è stata la sbalorditiva riconciliazione tra Etiopia ed Eritrea dopo quasi un secolo di conflitti intermittenti. E’ seguita nei giorni scorsi, l’altrettanto sorprendente accordo tra Asmara e il governo somalo, insediato dagli Usa, riconosciuto dall’ONU, ma non dalla popolazione somala, la cui resistenza (oggi sostenuta dagli islamisti di Shabaab) ne ha ristretto il potere su una ridotta parte della capitale Mogadiscio, mentre le aree staccatesi dal corpo centrale del paese, il Puntland  e il Somaliland, sono governate da autonominati autocrati di stretta osservanza occidentale.


Difficile dire in che direzione si muova il giovane premier etiope Abiy Ahmed. Ma osservatori esperti, come Finian Cunningham, danno meno peso ai suoi atti “liberali”, la scarcerazione dei prigionieri politici, la pacificazione delle tante minoranze, Oromo in testa, la pace, appunto, con Asmara, quanto a un apparente ritorno nella zona di influenza occidentale, in fattispecie americana. Non è che i suoi predecessori l’avessero antagonizzata, l’Etiopia era infestata da basi Usa e israeliane, ma poi ci sarebbe stato un rapporto sempre più stretto con la Cina, grande investitrice nelle infrastrutture e nell’agricoltura dell’immenso paese., soprattutto col precedente premier, Desalegn. Cosa sgraditissima a Usa e alleati europei e del Golfo, di cui avrebbe tenuto conto Abiy Ahmed raffreddando i rapporti con Pechino e tornando all’ovile. La situazione si chiarirà presto. Nel frattempo, però, a dispetto di quella che viene detta pacificazione interna, appaiono moti di rivolta sia in Tigray, il cui Fronte Popolare di Liberazione (FPLT) era al potere da decenni e si oppone alla pace con l’Eritrea, sia in Ogaden, regione al confine della Somalia, popolata da etnie somale e sottratta alla madrepatria da Menelik II nel 1897.

Nessun dubbio, invece, sul gradimento occidentale e dei paesi africani clienti, come Kenia, Uganda, Sud Sudan, per le recenti mosse del presidente eritreo Isaias Afewerki. Se si ricorda come le sanzioni all’Eritrea fossero state inflitte con il pretesto del suo appoggio alle milizie somale degli Shabaab, fa colpo, dopo la ricomposizione con Addis Abeba, anche l’amicizia tra Eritrea e regimetto somalo, sancito il 28 luglio scorso ad Asmara, dagli abbracci tra Isaias e il presidente-fantoccio somalo Mohamed Abdullah detto “Formajo”.


Somalia libera? Mai!
Sono stato testimone, per il TG3, prima della collega Ilaria Alpi, del tentativo degli Usa di rimettere le mani sulla Somalia, subito dopo che, nel 1991, una rivolta di popolo, guidata dal generale Mohamed Farah Aidid, aveva posto fine al trentennale potere assoluto di Siad Barre, grande amico di Craxi e grande protagonista del criminale traffico armi-contro rifiuti tossici allestito con l’Italia che costò la vita a Ilaria e a Miran Hrovatin. Intervistai sia Aidid, proclamato presidente, sia Ali Mahdi, un contropresidente inventato da Italia e Nato, da opporre ad Aidid che puntava a una Somalia unita e libera di vincoli capestro con l’Occidente. Il Tg3 pubblicò l’intervista con il fidato Mahdi, non quella dell’incontrollabile Aidid. A proposito, da che parte pensate io abbia trovato il presidio di Medici Senza Frontiere a Mogadiscio? Da quella del burattino dei neocolonialisti, ovvio no?.

Ci fu poi il fallito tentativo di Restore Hope, brigantesca spedizione ONU, di riprendersi la Somalia con la forza, culminato nella fuga degli Usa e dei suoi ascari, anche italiani. Aidid cadde in combattimento, una forza popolare di islamisti moderati, chiamata  Unione delle Corti Islamiche, riuscì nel 2006 a interrompere la devastazione del paese per mano di capiclan di una fazione filoccidentale e l’altra e a ricomporre nella pace l’unità della Somalia. Gli fu lanciata contro un’altra offensiva imperialista, prima utilizzando truppe etiopiche e poi una spedizione ONU, Amisom, che fece nuovamente strame del martoriato paese.


Accompagnati da continui bombardamenti Usa, truppe dei paesi vassalli, Uganda, Kenia, Ruanda, imperversano da allora, a forza di ogni sorta di violenza, contro la popolazione civile, in gran parte sostenitrice della resistenza degli eredi delle Corti Islamiche, gli Shabaab, detti parte di Al Qaida, sebbene, diversamente da questa e dall’Isis, non siano certo stati creati e finanziati da Usa e Golfo. Intanto in un albergo di Mogadiscio si pretende governo della Somalia una successione di pseudo-presidenti e pseudo- parlamenti nominati a Gibuti da Washington, Parigi e Londra. Ultimo questo Formajo. Tutti del tutto incapaci di evitare che gran parte del paese resti sotto controllo o esposto alle operazioni, anche contro i nemici della Somalia a casa loro, dei “terroristi” Shabaab.

 
Al Shabaab


Dimmi con chi vai…
E’ evidente il segno che si può dare alla disponibilità dell’Asmara di stringere amicizia e accordi vari con una simile entità. Come altrettanto drammaticamente evidente è il significato di una scelta come quella che, aperti i porti eritrei al lungamente agognato accesso al mare dell’Etiopia, ha concesso agli Emirati Arabi Uniti una base militare nella città portuale dancala di Assab, di fronte allo Yemen. Base che, come riferiscono fonti ormai non più smentibili, da chi sta compiendo genocidi in Yemen, insieme ai sauditi e sotto madrinaggio Usa e Nato, viene utilizzata per gli attacchi navali e aerei contro l’opposta riva del Mar Rosso, dove 22 milioni di civili, donne, bambini sono esposti a un blocco alimentare e di farmaci di una ferocia senza precedenti nella storia delle cosiddette democrazie. La vergogna di tale sudditanza agli interessi imperialistici di satrapi del Golfo e bellicisti occidentali è esaltata dal ricordo che fu lo Yemen a sostenere la lotta di liberazione eritrea e ad accoglierne combattenti e profughi civili in fuga dalla repressione etiopica.

 
Yemen


Resta qualche spiraglio di incertezza nell’interpretazione da dare alla pacificazione tra la piccola Eritrea e il gigante etiope. Nessuno spiraglio, invece, per quanto riguarda il sostegno ai necrofori di un genocidio. Il che, beninteso, nulla toglie al carattere razzista e colonialista di coloro che infamano l’Eritrea per ragioni false.

Ma adesso che l’Eritrea promette di entrare nel giro dei nostri amici e alleati, come la mettiamo con “gli orrori della dittatura”, cari “manifesto”, “Nigrizia”, “L’Avvenire”, Ong e umanitari vari? Niente più asilo politico automatico? Tutti clandestini?

https://www.youtube.com/watch?v=PUupPymm-Y8&feature=youtu.be (documentario sulla guerra allo Yemen)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Nulla da eccepire e l'impressione è l'ennesimo strategy loop della otan-society, la stessa che foraggia nelle forme più diverse quelle che sarebbero state le -nuove leve- italiane del pensiero antagonista pre2001. Quindi vorrei aggiungere un dettaglio di guerra, quella alimentare, sponsor e sponsorizzata da horizon2020 EEn e APRE, tutte associabili ad agrifood Sector Group, ai finanziameenti europei al massacro di quello di cui parlavi, autosussistenza e autoproduzioni. Da allacciare senza dubbio alle nuove esaltanti riqualificazioni in agricoltura dal biologico ai droni, nella nuova teca della sostenibilità esportatrice di made in italy, col beneplacito di bayer e barilla. https://www.magazinequalita.it/barilla-grano-agricoltori-italiani/ . Sembra la falsariga di https://www.youtube.com/watch?v=55Hb1eOxsvk dove le uniche pecche sono come sempre nei film hollywoodology -la mistificazione buono cattivo- e il sarcastico?! lieto fine.

Fabrizio Casalegno ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=0vWP0ZsF7OU
Interessante reportage di 7 Gold (tv famosa soprattutto per il programma di calcio con Corno e Crudeli) sull'Eritrea. Uno dei pochi che ha cercato di andare oltre alla demonizzazione mediatica.

p.s: stasera è stato divertentissimo vedere i nostri media arrampicarsi sugli specchi pur di dare una qualche credibilità al governo fantoccio di al-Sarraj, ormai sempre più in bilico. I francesi preparano le elezioni, puntando forte su Haftar e Saif al-Islam. Anche se Sputnik non è d'accordo: https://it.sputniknews.com/italia/201809026442893-ROMA-elezioni-in-libia-portano-a-guerra-civile/

alex1 ha detto...

Notate fin dove arriva il brainwashing del sistema per farci convincere che "viviamo nel migliore dei mondi possibili": la malattia come opportunità, secondo questo articolo del "Corriere della Sera".
http://malattiaopportunita.corriere.it/2018/09/01/ammalata-di-cancro-due-volte-ho-iniziato-a-camminare-e-passo-dopo-passo-la-corsa-e-diventata-la-mia-ancora-di-salvezza/
Notate sopratutto il passo in cui si afferam "ogni giorno trovavamo il tempo per una cosa piacevole, una passeggiata, una buona cena, gli amici". Non come quelli che continuano stoltamente a lavorare tutti i giorni anche se malati perchè comunque devono arrivare alla fine del mese.
Fa il paio con quei servizi che esaltano i giovani delle "start up" (o quelli che hanno pescato il jolly all'estero), che hanno avuto successo e "si danno da fare", invece che continuare nella loro indigenza fatta di cartellini da timbrare in uffici e fabbriche o peggio di lavori a chiamata, precari e mal pagati.

alex1 ha detto...

In Libia sembra che il governo paracadutato a Tripoli dalla sedicente "comunità internazionale" sembra che stia cedendo il passo alle brigate di Haftar. Ma contemporaneamente si dice che il generale si sia alleato non solo con l'Egitto e con la Russia (orrore), ma anche con gli Emirati Arabi e con la Francia, che vorrebbe fare un dispetto all'Italia. Mi sembrano tesi un po' contraddittorie, ma una buona notizia è che centinaia di prigionieri politici, principalmente ex ufficiali della Jamahiriya, sarebbero evasi. Rivedremo fra poco le bandiere verdi sui quartieri di Tripoli?

alex1 ha detto...

Ancora una narrazione di "genere' anche per un episodio di cronaca come un incidente stradale dove purtroppo l'investito perde la vita. Il corriere della sera mette nel titolo principale la giustificazione dell'investitrice "distratta da un insetto nel veicolo". Un errore anche con risultati letali per altri possono farlo tutti, si dira'. Ma ben diverso era stato l'approccio per una situazione a sessi invertiti come quella in cui l'investitore era l'attore Marco Paolini, quando lo stesso giornale diede ampio spazio alle invettive della sorella della vittima contro l'investitore. A protagonisti invertiti il giornale avrebbe parlato dei sogni spezzati della vittima, dei suoi affetti, dei suoi amori, e forse sarebbero andati con il lanternino a cercare tutte le possibili zone d'ombra nell'investitore, se aveva bevuto, se beveva abitualmente, se era disoccupato, se aveva disturbi o dissidi in famiglia. Qui del ciclista investito neanche una parola. Ma il culmine lo si raggiunge in fondo all'articolo, quando si dice che "la giovane e' stata portata in ospedale in stato di shock". Sembra sia stata lei ad essere stata investita.
https://www.corriere.it/spettacoli/18_settembre_04/asia-sagripanti-finalista-the-voice-investe-uccide-ciclista-distratta-un-insetto-181e9354-b060-11e8-943d-6f0a93576229.shtml
Degli altri episodi che ho riportato nel post precedente, sui giornali online non c'e' piu' traccia. Compreso un uxoricidio da parte di una donna di 48 anni in Piemonte tre giorni fa. Tutto sparito.

Anonimo ha detto...

voci africane non gradite. se al reportage aggiungiamo- compagnia di san paolo, antigone e chiesa valdese openddb e torino filfestival - il mormonismo della saint letter days finanziato dalla forever living diventerebbe una conventicola di repubblicanismo progressista yankee. Eppure qualche compagn@ dovrebbe saper distinguere capire solidarizzare: tuttavia credo che all'atto del vendersi, nessun@ abbia letto per intero il contratto e l'unica via rimasta è quella dei film spy-stories, mentire fino alla fine e dimenticare la propria identità storica e culturale, unica arma bianca per fomentare a destra con una rendita sicura. http://www.mediacomunitaeritrea.it/soros-e-la-sua-color-revolution-in-italia/

Anonimo ha detto...

PS- mi riferivo alla -Latter Day Saints- mi scuso per la maccheronica traslitterazione, tuttavia tanto per ribadire, è evidente l'organizzazione ombra e magnificamente celata dal massmediatico -nascondendo davanti agli occhi l'evidente- che la nuova strategia italian-radical targata move-on http://zfacts.com/2016/02/if-soros-backed-bernie-sanders è la nuova Compagnia di Gesù mentre la questione palestinese è diventata -con la reiterata, restiamo umani, abusata da chiunque fino a Renzi- la nuova Regimini militantis Ecclesiae. Evidente ne è la strumentalizzazione nel momento in cui non vi è denuncia pubblica sullo spostamento di migranti africani da Israele all'europa -cosa che peraltro Nethanyau ventilò in maniera tanto palese quanto criptata. https://www.newsdeeply.com/refugees/articles/2017/04/11/africans-leaving-israel-under-secret-deals-arrive-on-europes-shores Il senso credo che sia, sostenere la causa di Gaza (stanca del silenzio italiano antagonista e da sfilata) senza svelare la tratta sionista in quanto fatta da gente africana, in compenso hitech e produzioni dal basso volano sotto la spinta dell'israele alternativo e da kibbutz parahippies e pararavers nell'immaginario di comodo di chi, folgorat@ sulla via francigena, scoprendo Paulo Coelho ma non conoscendo Raul Seixas, agita bandiere arcobaleno con il ringraziamento delle nuove destre.

Michele ha detto...

Innanzitutto grazie per i suoi preziosissimi articoli che offrono sempre un punto di vista alternativo ed utilissimo per farsi un'idea dei fatti del mondo.
A proposito di Eritrea e migranti, ho avuto occasione di conoscere un immigrato della Diciotti. Un bel ragazzo ventenne, alto, disinvolto. Era ospite di S. cugina del padre, mia paziente, presso la cui abitazione ho visto passare molti eritrei come lui nel corso degli anni. Tutti, ragazzi e ragazze, in salute, svegli, occhio attento e con obiettivi molto lontani dall'Italia: tutti puntavano e puntano al Nord Europa (Norvegia, Svezia, UK). Lì si aspettano di ricevere un'abitazione, un corso di lingua locale e, finchè non trovano una sistemazione, l'argent de poche. Il suolo italico riserverebbe loro un destino fatto per lo più di accattonaggio, e lo sanno. Il Ragazzo di cui sopra, che ho incontrato lunedì, oggi già era a Milano, via pullman, diretto verso qualche centro di accoglienza Caritas o simili per poi riprendere il viaggio verso miraggi nordici.
Tanti ne ho visti e conosciuti dai nomi esotici (Tolle, Genneth, Coho...), le ragazze bellissime: se uno dovesse immaginare una principessa eritrea forse neanche riuscirebbe ad immaginarla come loro. Tutti parenti o compaesani della loro ospite da cui ho saputo cose che i media non dicono. «Scappano dalla famiglia» o comunque se ne allontanano a dispetto del volere dei genitori. Sono attratti da un futuro fiabesco che starebbe aspettando proprio loro in Europa. E per quel futuro sono disposti ad andare contro la famiglia, ad affrontare un viaggio spesso pluriennale, rischioso (e lo sanno). «Non per non fare il militare - dice la mia paziente - perchè partono anche i quindicenni che col militare non hanno ancora niente a che fare».
Sono raccattati da qualcuno che poi li "consegna" a qualcun altro, il quale si fa più determinato e, come è capitato ad una nipote della mia assistita, chiede somme che i "malcapitati" non hanno, così, nel caso di questa ragazza, è stata contattata la zia che è in Canada, la quale ha dovuto pagare 7000 dollari per farla proseguire [mi chiedo cosa ci voglia per rintracciare gli estremi di quella transazione]. In sostanza, questi ragazzi sono partiti all'avventura, mettendo i parenti e gli amici davanti al fatto compiuto.
Altri non proseguono e neanche tornano indietro, come quell'altra cuginetta di S. che, caduta giù per un sobbalzo della jeep, ci ha lasciata la pelle.
Non sono mai stato in Africa, tantomeno in Eritrea, perciò non saprei dire se queste vicende potrebbero essere rappresentative del fenomeno di massa cui assistiamo. Ho solo voluto riportare queste scarse informazioni.
Dal canto mio, dovessi andare a cercare una vita altrove, vorrei forse avere quantomeno un punto d'appoggio, almeno iniziale, e, molto probabilmente, anche un'idea concreta di come potrei guadagnarmi da vivere. Per questo non so se rimanere affascinato dal comportamento di questi ragazzi o se rifiutarlo per il male che fanno a se stessi ed ai loro cari.
Un saluto
Michele D.

Fabrizio Casalegno ha detto...

Ieri mi sono imbattuto in un forum di calcio dove si discuteva della nuova UEFA Nations League. Al di là dell'utilità del torneo (creato solo ed unicamente per eliminare le "orribili" amichevoli che non portano soldi) mi ha colpito soprattutto un commento: "Io abolirei le nazionali perché nel mondo globalizzato sono inutili".
Passo poi alla sessione dove si discute sulla nuova coppa per club che la UEFA dovrebbe organizzare a partire dal 2021 (a proposito: complimenti per averci messo 20 anni prima di tornare al vecchio sistema). E anche qui ho trovato diversi commenti dove sfottevano la vecchia Coppa dei Campioni, perché "i campioni nazionali dei paesi piccoli fanno schifo. Molto meglio i grandi clubs". E giù tutti ad invocare la Superlega Europea per solo grandi clubs in nome del business.
Purtroppo è l'ennesimo risultato del sottile lavoro dei media e del lavaggio del cervello a cui siamo quotidianamente sottoposti. Il calcio in fondo è pur sempre uno specchio della società. Si sta cercando di arrivare al sogno di Berlusconi. La lega mondiale per i club al posto delle nazionali. In barba all'orgoglio nazionale.

Fulvio Grimaldi ha detto...

Fabrizio Casalegno@
Ottime, significative osservazioni. Fa tutto parte del progetto mondialista di distruzione delle nazioni e, prima, della coscienza nazionale, storica e di progetto collettivo.

Fulvio Grimaldi ha detto...

Michele@
Grazie per il prezioso commento. Questo racconto spiega più di tante analisi e disintegra una volta per tutte le fandonie dei media colonialisti. A questi ragazzi, intossicati da strumentali visioni di paradisi terrestri al Nord rimprovererei solo una cosa: di aver disertato il proprio paese quando aveva più bisogno di loro.

Alex1 ha detto...

Condivido l'impressione di Michele e le controdeduzioni di Fulvio. Erano più o meno le stesse mie impressioni quando dall'Est Europa molti giovani salivano sui treni dalla Polonia e dalla Germania Est sognando la vita agiata fatta di Mercedes e parties sulla spiaggia con tanto di Bacardi. Pensando che se da loro avevano una Trabant ed un piccolo appartamento garantito, chissà che cosa avrebbe ricevuto nella ricca Germania ed in Italia. I media oggi non riportano più poi quanti di loro sono finiti ai nostri semafori a lavare vetri, quanti nelle stazioni ad ubriacarsi di Tavernello mentre le più fortunate riuscivano a sfuggire alla strada ed alla prostituzione solo facendo le donne di servizio. Io mi ricordo bene sebbene ragazzo quella retorica dell'accoglienza dell 'epoca.

Fabrizio Casalegno ha detto...

E tante altre se ne possono fare, caro Fulvio.
Tutti si lamentano delle prestazioni della nazionale quando i giovani calciatori per emergere sono costretti ad emigrare. Se sei italiano, o sei un fenomeno o ti tocca giocare fino a 28 anni in una squadra di provincia. Ne sa qualcosa Lapadula. O Marrone che è dal 2010 che gira in prestito sotto proprietà Juve. E ricordo il grande Oliviero Beha (prima che fosse cacciato dal Tg3) quando, commentando la vittoria dell'Inter in Champions League, si chiedeva: "Ora tutti osannano Milito, ma vorrei ricordare che tre anni fa segnava barcate di goal in serie B con il Genoa e nessuno lo considerava. Ha dovuto andare all'estero e tornare a giocare in serie A per farsi notare. Ma dove sono finiti gli osservatori italiani?". O ancora Filippo Macheda, cresciuto nella Lazio ma messosi in mostra nel Manchester united, prima di sparire dal calcio che conta. Poi vedi primavere e prime squadre piene di stranieri che magari hanno ancora tutto da dimostrare, ma hanno già il posto fisso in squadra.
Ormai i grandi clubs puntano sui giovani solo quando sono costrette, come il Milan degli ultimi anni o la Juve post calciopoli. Proprio i bianconeri nell'ultima sessione di mercato hanno ceduto un giovane promettente come Caldara per riprendere un ventinovenne che se ne era andato sbattendo la porta. Per non parlare dei tanti giovani interessanti lasciati a marcire in panchina (Criscito, Giovinco, Ogbonna, Rugani, Bernardeschi).
Ed è un problema anche estero. Il Real che sacrifica un ottimo attacante come Morata (giovane e spagnolo, possibile erede di Raul e Casillas) per tenersi Benzema, il Psg che di francese ha solo il nome, le inglesi sature di giocatori oltre Manica. O le squadre dei "campionati minori" che appena sfornano un campione se lo vedono portare via dai grandi clubs. Come possono competere se poi in Champions vengono fatte passare attraverso 200.000 turni preliminari e, se ci arrivano, inserite in gironi di ferro con le grandi? Date ad una Dinamo Zagabria Subašić, Vrsaljko, Rakitić, Modric, Kovačić, Brozović, Perišić, Mandzukic e Pjaca e mettetela in una Coppa dei Campioni ad eliminazione diretta. Poi vediamo se non riesce a competere.