martedì 18 aprile 2023

FREMITI NELLO STATO MAFIA: GILETTI, ORLANDI, PICCIOTTI VARI --- FREMITI NELLO STATO CANAGLIA: LA BUFALA DEI PENTAGON PAPERS

 

FREMITI NELLO STATO MAFIA: GILETTI, ORLANDI, PICCIOTTI VARI

Visione TV con Francesco Toscano, Salvatore Borsellino, Aaron Pettinari, Fulvio Grimaldi

https://youtu.be/P2Gt5q2f3aI

https://www.youtube.com/watch?v=P2Gt5q2f3aI

 

FREMITI NELLO STATO CANAGLIA: LA BUFALA DEI PENTAGON PAPERS

Intervista di Paolo Arigotti a Fulvio Grimaldi

(293) 4 chiacchiere con Fulvio Grimaldi - I pentagono papers - YouTube

https://youtu.be/bkFpE-AY7xk

 

Sembrerebbero argomenti vicinissimi a noi, ma distantissimi tra loro. Se però diamo retta alla maestra delle maestre, Maria Montessori e uniamo i puntini, troviamo il solito contesto nel quale, oltre ai burattini sulla scena, vediamo anche i burattinai e il loro copione.

Cosa c’entra, con Giletti, Boiardo, Pietro Orlandi, la bomba-petardo con cui si vorrebbe convincere i gonzi che una recluta ventunenne, fissata di videogiochi, avrebbe sparso al vento (chiamiamo così il New York Times, il Washington Post, la presunta agenzia investigativa Bellingcat, e altri tentacoli dei servizi anglosassoni) segretissimi segreti militari di Stato?

C’entra, perché quando si verifica un uragano tra cime tempestose, sbattono le foglie anche lontani cespuglietti. Del resto è la consuetudine che ce lo insegna: all’ombra del tumulto tra grandi, anche gli gnomi da giardino si agitano. Questione di risonanza.

L’equazione impostaci nel 1945 è sempre quella. Stato mafioso e mafia di Stato, dai tempi di Andreotti, condannato per mafia e poi prescritto (e nel contempo muoiono ammazzati Aldo Moro, Albino Luciani e lo sfrucugliatore di mafiastato e Vaticano Mino Pecorelli), ai tempi di Graviano-Delfino-Mori-Berlusconi (e nel contempo ci fanno le stragi e non si uccide, ma si fa saltare, un giornalista che ci mette il naso). Con in mezzo qualche variante, della quale si occupano Licio Gelli e Gladio.

Ma le scosse all’organismo partono da lontano. La centrale elettrica ha subito un terremoto. Che ha fatto saltare valvole e apparecchi di sicurezza. La globalizzazione è andata a sbattere contro una formazione geologica rocciosa la cui emersione dalle viscere della Storia è riverberata intorno al mondo, producendo effetti dirompenti ovunque. Dall’accoppiamento Putin-Xi Jinping a Mosca gran parte di un mondo sonnecchiante nella narcosi globalizzante, si è svegliato e ha prodotto per partenogenesi tanti BRICS. Che, per scambiarsi le cose hanno iniziato a buttare il biglietto verde e a utilizzare quelli neri, gialli, rossi.

Problema. Per gli altri. Era sulla barchetta di carta e cannoni, fatta con biglietti verdi, che veleggiava la globalizzazione con comandante, partenza e arrivo unici e prefissati.

E siamo ai pizzini partiti dal Centro di Comando della CIA (dal quale ovviamente nulla è mai trapelato, né può trapelare), fatti uscire dai videogiochi dell’aviere del Massachusetts. E prontamente gonfiati e fatti volare dalle pagine di Bellingcat (MI6) e dei fiduciari NYT e WP.

Uno ha rivelato che Zelensky e i suoi reparti SS sono messi maluccio, per cui urge rompere quel maledetto tabù e far arrivare i lungamente richiesti F-15 o F-16 USA, o i Mig 17 slovacchi e polacchi (già arrivati). Altri due sono finiti a Pechino e al Cairo con le parole “Guardate che sappiamo che state fornendo armi ai russi”. Un altro ancora l’ha ricevuto il serbo Vucic con l’avviso “Lo diciamo ai tuoi soci russi che stai mandando armi agli ucraini!”. Il socio ballerino NATO, Erdogan, è stato rimproverato per rifornire di armi i decapitatori della Wagner, il Sudcorea per non fornire abbastanza armi a Zelensky. La stessa Pechino, perché scoperta a rimpinzare Putin di “armi letali”. E via avvertendo e minacciando.

Dunque, altro che whistle blower, o gola profonda. Accuratamente improvvisata opera di disinformazione planetaria. Garantita, a dispetto della rozzezza di chi mena colpi alla disperata, dal concorso unanime dei media.

Segni che la situazione sta sfuggendo di mano a quelli dei pizzini dell’aviere Jack Teixeira. Una crisi di nervi che si ripercuote su di noi col tentativo di stabilizzare questo mattoncino Lego nella sua storica funzione di contribuire a tenere in piedi il palazzo, o Grande Carcere. E quando perfino un’altissima figura come il Capo dello Stato si precipita nel paese più istericamente guerrafondaio della costellazione a stelle e strisce, la Polonia, ad avallare la sceneggiatura holliwoodiana del Jack the Ripper russo che stermina bambini e decapita prigionieri, si capisce perché, anche qui da noi, i nanetti da giardino si agitino.

Il resto nelle trasmissioni. Con meno oscure e forzate metafore.

 

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