Stavolta
non è come il 13 luglio a Butler in Pennsylvania. Stavolta non hanno lasciato
che centrasse il bersaglio, per poi, avendolo mancato, subito fargli fare la
fine dell’assassino di Kennedy. Stavolta, dopo l’evidentissima, dimostrata
complicità dei Servizi del Deep State nel tentativo maldestro di far fuori la
stravaganza imperial-teerrorista, poco allineata sulla cancellazione della
Russia dalla faccia della Terra, hanno dovuto dare dimostrazione di fedeltà costituzionale
ed evitare l’esecuzione.
Anzi,
tanto si sono spinti a rettificare l’immagine, solidificata in cento episodi
FBI, CIA e compari, di complici della rimozione del granello di sabbia
biondochiomato nel meccanismo della marcia verso l’unipolarismo tramite guerra
totale, da aver addirittura individuato e neutralizzato il proprio sicario.
Senza ucciderlo, sarebbe stato troppo sospetto.
Anzi
ancora: mica hanno scelto il solito “psicolabile” lupo solitario con nessun
responsabile di sostanza alle spalle (figura sulla quale si sono subito
avventati i nostri media, macchiette colonizzate con la pallina rossa sul naso,
in ritardo sulle istruzioni dal Centro). Con l’attentatore, Ryan Routh, bello
maturo e padrone di pensiero e azione, dal retroterra Azov, fattosi vedere con
la canna del Kalashnikov esibita nel reticolato della recinzione, hanno mandato
avanti un figurante credibile.
Il
classico bravo ragazzo rigurgitato dal complesso militar-industriale,
reclutatore pro-democrazia ucraina (!) di mercenari da spedire a sostegno di una
nazione da immolare al sacro impegno di far sparire la Russia. Per un’Ucraina
da immolare serviva un credibile espressione del patriottico popolo americano,
totalmente omologo alla strategia globalista dei suoi massimi esponenti. Così,
il tentativo e il suo autore dovranno essere interpretati e valutati dal
patriottico popolo bue.
Come
ho già provato a spiegare nell’intervista su “Punti di Riflessione” di Paolo
Arigotti, diffusa giorni fa, fallita l’operazione sparo in testa e definitiva
rimozione della variabile fuorilinea, si doveva insistere. Non già con una
ripetizione, che, a questo punto, copia del precedente, sarebbe stato di natura
tafazziana, ma con un avvertimento: “Sei sempre nel mirino, brutto pacifista
che non vuoi far evaporare la Russia.
Dall’attentato
vero, fallito, all’intimidazione: “Una volta ti è andata bene perché hai
voltato il capo: Occhio, che ci potrà sempre essere una prossima…. Siamo noi
che manovriamo i fucili, sia di chi spara, sia di chi, poi, deve essere
sparato”. Perfettamente consapevole, Trump ha risposto appropriatamente: “Non
mi arrenderò mai!”.
Dobbiamo
sempre tener presente il livello di frenesia psicopatica che pervade
l’oligarchia neocon (oggi tutta democratica e capital-militar-finanziaria, più
Cheney padre, figlia e repubblicani convertiti). Uno come Donald Trump,
consanguineo nella famiglia dei masskiller, ma con un grado di raziocinio in
più, che propone di tener buona la Russia – bestia nerissima, panno rosso davanti
al toro neocon– in attesa di aver rimesso in piedi gli USA oggi col culo a
terra.
Il
meme trumpiano MAGA, “Make America great again”, significa questo: siamo
a pezzi, milioni di statunitensi non hanno più casa e poco da mangiare, ponti e
ferrovie crollano, sanità e scuola servono a chi fa i milioni, abbiamo 35
trilioni di debiti estero, uguale bancarotta incombente, dobbiamo far mangiare
(gatti?) a milionate di migranti. Finiremo col fare una guerra su tre, quattro,
cinque fronti, come volete voi, con a casa una turba di affamati in stracci,
con tanti cetrioli in mano, altro che Capitol Hill. Limitiamoci all’Iran, alla
Palestina, alla Cina, miniamo le periferie, proviamo a sedurre Putin e a
staccarlo da Pechino, lasciando perdere quel mangiapane a tradimento di
Zelensly e i suoi residui quattro ucraini.
Per la Russia c’è tempo.
Per
la Russia, per il mondo intero, secondo chi organizza gli attentati a Trump, il
tempo è invece oggi. E’ l’ordalia dei veri psicolabili nelle istituzioni, nelle
banche, nel potere sotterraneo, in Silicon Valley e nei fondi di investimento
USA. Fanno capo a una ridanciana inanità, assetata di sangue di bambini
palestinesi. La partita è questa. Con Trump non l’hanno finita.
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