E’
TERRORISMO, BELLEZZA
Dal canale “Spunti
di riflessione” di Paolo Arigotti:
E' terrorismo, bellezza! Il ringhio
del bassotto, con Fulvio Grimaldi
Nella notte tra il 16 e il 17 settembre del 1982 il generale
israeliano Ariel Sharon accende le fotocellule per consentire ai fascisti
libanesi dei partiti cristiani di tagliare la gola, spaccare la testa,
eviscerare gli organi, cavare gli occhi, a bambini, donne, anziani palestinesi
nel capo profughi di Sabra e Shatila a Beirut.
Il 17 settembre 2024, esattamente alla scadenza dei 42 anni,
generali e governanti israeliani fanno saltare in aria i cercapersone di
migliaia di persone, tra militanti della Resistenza antisionista e civili che
si trovavano a passare di lì, o a trovarsi nello stesso ambito famigliare.
Muoiono a decine, rimangono feriti, mutilati, accecati, squarciati, a migliaia.
Anche bambini.
Il giorno dopo il terrorismo Sion replica con le radio
portatili walkie talkie. Alle belve del delirio millenaristico piacciono i
simboli, sicuramente hanno anche tenuto conto del calendario mosaico, o di
qualche ricorrenza della Torah (con la quale, paradossalmente, gli immigrati
ebrei da ogni angolo del mondo, non c’entrano se non per acquisizione fittizia).
Grazie al sabotaggio degli strumenti per il coordinamento
delle operazioni difensive di Hezbollah, ora la tavola è apparecchiata per
l’invasione dell’”esercito più morale del mondo”, come l’ho sentito definire
fin da “Piombo Fuso” su Gaza, mentre salutavo i corpicini di tre bambine
sventrate dalle bombe israeliani proprio mentre il loro papà, medico a Gaza,
nella stanza accanto, stava dando un’intervista alla TV dei sionisti (vedi il
mio docufilm “Araba Fenice il tuo nome è Gaza”). Era andato sul sicuro
l’esercito più immorale, vigliacco e sadico del mondo e della Storia.
E’ perfettamente nella tradizione e nel costume
giudaico-cristiano quanto sta succedendo in Libano. Come a Deir Yassin nel
1948, come a Sabra e Shatila nel 1982, come ad Acri nelle crociate di Riccardo
Cuor di Leone e Goffredo da Buglione, come a Sant’Anna di Stazzema, come ad
Addis Abeba e in Libia col maresciallo Graziani, come con Dick Cheney, Bush Jr
e neocon vari l’11 settembre e attentati in Europa e in giro per il mondo che
ne sono stati filiati, come in tutte le guerre terroristiche di potentissimi
contro inermissimi, come in tutte le False Flag, come con le sanzioni che
decimano per fame, veleni e mancanza di cure intere popolazioni tra Iran,
Venezuela e altri 40 paesi, come con la tempesta di bombe e cecchini arrapati
scatenati su un popolo rifugiato nelle tende in “zone sicure” a Gaza.
Devo continuare? Non mi basterebbero i tanti anni che ho alle
spalle più quelli, per la verità scarsi, che mi aspettano. Ma sono sempre loro
e, se vi sentite parte della cosiddetta “comunità internazionale”, siamo sempre
e quasi solo noi. O nostri sicari travestiti. Primatista mondiale,
storicamente, gli USA, entità ontologicamente terrorista, a partire dal
genocidio dei nativi e a passare per l’11 settembre, l’invenzione di Al Qaida e
le liste settimanali degli assassinandi firmate da Obama. E andare. Primatista
assoluto, nell’attualità, la mostruosità sionista.
Sulla quale vanno rettificate alcune rappresentazioni
artatamente costruite. Incominciando con la conclamata superiorità della sua
forza militare, tale solo per potenza di armamenti (generosamente donati da
Washington e non solo) ed efficienza fondata sul cinismo degli apparati di
intelligence, capaci di condurre operazioni terroristiche in tutto il mondo.
In quasi tutti i conflitti con i vicini arabi, Israele ha
rischiato la sconfitta ed è prevalso eminentemente per il soccorso USA e grazie
ad azioni di pirateria contrarie a tutte le regole che, ai termini di
convenzioni e diritto internazionale, governano la guerra. Così’ nella Guerra
dei Sei Giorni, 1967, quando si assicurò il dominio dell’aria, decisivo nelle
guerre moderne, distruggendo di sorpresa a terra tutte le aviazioni dei paesi arabi
nemici. Così nel 1973, messa con le spalle al muro dagli eserciti di Egitto,
Siria, Iraq, ridotta a ventilare l’uso delle sue armi atomiche, ma salvato dall’intervento
delle portaerei statunitensi. Così nelle due guerre al Libano, 1982 e 2006, in
entrambe delle quali fu rispedito oltre confine (nel secondo caso in 38
giorni), da una milizia in ciabatte.
Ciò che invece è insuperabile e, ad oggi, imbattibile di
Israele è la sua totale mancanza di scrupoli e l’illimitato ricorso al terrorismo,
sia nel distruggere popolazioni e interi paesi, sia
per gli assassinii mirati, sia per le violazioni, con la sua
tecnologicamente sofisticatissima intelligence, della sovranità altrui.
Si parla sempre di regole d’ingaggio. Il dato evidente da
sempre è che, mentre tutti gli avversari dello Stato ebraico le osservano
rigorosamente, dai palestinesi all’Iran, dallo Yemen agli Hezbollah, evitando
con cura di colpire civili (e includo l’operazione 7 ottobre, mirata a far
prigionieri coloni occupanti e finita in strage per il caotico intervento,
totalmente privo di scrupoli nei confronti dei propri cittadini, delle forze
armate israeliane), Israele se ne è sistematicamente sbattuto. Grazie anche
alla complicità della cosiddetta “comunità internazionale”, ertasi a difesa
perenne della sua impunità.
Oggi Nasrallah parla di una dura risposta per le stragi
degli strumenti elettronici. In precedenza avevano parlato di ritorsione gli
iraniani, yemeniti, palestinesi, siriani. Una rappresaglia per l’assassinio di
un esponente arabo, una reazione allo sterminio di bambini in una scuola.
Ma qui non siamo di fronte a efferatezze criminali isolate. E
neanche a una guerra nella quale uno dei contendenti è trasceso oltre le regole
d’ingaggio comunemente accettate.
Qui siamo davanti a uno Stato che ha fatto del terrorismo
sui civili il principio sul quale sono fondati la sua esistenza e i suoi
rapporti con il mondo circostante. Se di rappresaglia si deve parlare, la
corretta rappresaglia sarebbe quella per un bambino fatto a pezzi a Gaza,
quanto quella per l’assassinio di Haniyeh, oppure la distruzione dell’unità d’élite
israeliana, “8.200”, specialista della cyberguerra, realizzata da Hezbollah (e
taciuta dai media) nei giorni precedenti l’operazione cercapersone e walkie
talkie.
A conti fatti, una ritorsione Israele se la merita per tutto
quello che ha fatto dal 1948 ad oggi. Altro che solo per Haniyeh, o 5000 beeper
fatti esplodere.
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