Per Radio Gamma TV, Domenico D’Amico intervista Fulvio
Grimaldi
https://t.me/debitoedemocrazia/4082
Dove
si ricupera l’ennesimo Mattarella d’inciampo, eseguito in nome della “Nazione”,
che poi risulta costituita dal reticolo di interessi di casta, di classe e
coloniali che avvolge questo paese dal 1945 e che nei tempi dei presidenti che
non mollano la poltrona (e poi parlano di Lukashenko) ci sta vieppiù stringendo
la gola.
Non
poteva, nella logica in cui si muove e per la quale lo hanno messo lì, non
perfezionare il proprio ludibrio antirusso, connettendolo tra baci e abbracci
con l’omologo israeliano, Herzog, al momento impegnato a sistemare le cose fino
all’ultimo palestinese. Ovviamente da queste parti era transitato, in perfetta
coerenza di scelte amorose come praticate dallo zerbino, quell’altro, impegnato
a sistemare le cose fino all’ultimo ucraino.
Solo
che nel frattempo, inusitatamente, chi calpesta i nostri zerbini ha cambiato
passo e connotati e ora tocca a noi sostituire spartito, strumenti e voce.
Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è ottima-pessima. Avete
presente le galline nel pollaio in cui è balzata la volpe?
Già,
perché c’è l’altro presidente, quello vero, the Donald. Che, a dispetto della
fogna ribollente di schifezze navigata dall’Occidente con Obama attraverso i
neocon fino a Biden, qualcosa di rispondente ai sentimenti, alle conoscenze e
agli auspici del volgo la esprime. Forse per la prima volta nel corso degli
ultimi ottant’anni.
Ecco
qua: “Siete una massa di stronzi, in Romania cacciate quello che ha vinto le
elezioni, in Ucraina sostenete un grottesco comicastro da angiporto che se la
dà – e fa – da dittatore col supporto del 4% dei suoi cittadini (che diventano
il 50% nei media che amano Mattarella), ci ha rubato metà di 380 miliardi che
gli abbiamo rifilato, e voi, commilitoni di Aazov, volete far sotterrare, a
forza di divieti e ululati nazisti “contro il neonazismo”, chi prende voti
democratici e soprattutto antiguerra…
E’
estremamente divertente tutto questo, per quanto sullo sfondo di un’ariaccia di
vapori muriatici che continua a soffiare, espressa dalle medesime narici, ma
stavolta sul Medioriente. A noi spetta lo spettacolo gratificante di una
premier che passa per tosta, ma che tanto tosta non è. Visto che si è dovuta
nascondere nello sgabuzzino a resettarsi da capo a piedi per far convivere le
effusioni decisamente morbose scambiate con Zelensky nei lunghi anni dentro la
vasca al bagno di sangue, con i baci in testa di Biden e con quelli dappertutto
di Trump.
Ilarità
dirompente suscitano gli affannosi tentativi di un Macron, strafatto come non
mai, che si dibatte da sotto il letto, con la sua corte di tossici di guerra
che gli sussurrano stai sereno, ma non contano una mazza: megere, sante donne,
dei paesi nordico-baltici con la bava tra le zanne, canadesi che devono
guardarsi dal non diventare la 51esima stelletta, la ex-professoressa che ora
gli fa da badante e, a guardare dalla finestra, manco un francese in piazza a
fargli ciao.
Tutto
questo, più il convivio dei gentiluomini bene educati e bene intenzionati che,
a Riad, si sono dati la mano e anche di gomito (alla faccia di euri-Zelensky),
ci avrebbe messo di buonumore. Non fosse che. a qualche centinaio di chilometri
da là. il nostro angelo biondo di pace”, deplorato da Paolo Mieli e media in
mutande. ma sempre con il pugnale di cartone tra i denti, si andava mutando in
angelo sterminatore, sottobraccio al satanasso sionista. uno Zelensky al
testosterone, anche lui ladrone e picchiatore quanto il ripudiato Zelensky. Entrambi
sul ring, ma con i guantoni dei loro cittadini.
Nessuno
è perfetto, ahinoi. Come sappiamo bene quando diamo un’occhiata al colle più
alto e sentiamo zufolare il nostro al compiaciuto capo dello Stato più
fuorilegge del mondo: “Ma su, qualche palestinese lasciatelo pur vivere.
Ovviamente senza Hamas”.
E
qui le risate finiscono.
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