Maria Zakharova: “Ma vedi un po’ de annattene…”
Canale Youtube di Fulvio Grimaldi
A
Sanremo, a dispetto dell’orrendo trash, della pacchianeria di uomini, donne,
bambini e cose, del tutto esageratamente pieno di vuoto, del luccichio da
sfondare il buio che atterrisce, delle comiche dalla battuta faticosa, dei
comici involutisi in zimbelli del padrone, qualcosa di interessante è venuto
fuori.
E
s’è fatto bene a seguire la kermesse, a dispetto dei duri e puri che la TV
dicono di buttarla dalla finestra tanto fa schifo e male. Vero. Ma è’ che gli
fa fatica cercare e scegliere. Per loro la televisione, ogni televisione, pare
essere “Amici”, “L’isola dei famosi”, il tg di Mentana, le parole di
Gramellini, ma fanno la figura di quelli che stanno “sopra” e “fuori”, che non
si fanno fregare….
Gli
anglofoni dicono “insight”, Google traduce “intuito”. Non male, ma non
perfetto. Zanichelli meglio: “discernimento”, perché presume un’azione.
Letteralmente “insight” è “sguardo dentro”. Non necessariamente dentro se
stessi. Anzi, dentro qualcosa che, se non penetri, non ti appare.
Dunque,
stavolta Volodomyr Zelensky, il fantoccio con i galloni a stelle e strisce e
stelle UE che a Kiev Trump pare stia per buttare dalla finestra, non c’era.
Nemmeno in forma fantasmatica, tipo lettera declamata da Amadeus. Ma non
volendo farci mancare nulla di profondamente irritante, Carlo Conti ci ha, sì,
negato, ma poi somministrato (sopraffatto da un vecchio zimbello e figlio di
mignotta toscano) l’irrinunciabile obbrobrio del monologo. E di colpo, come
suole, il contenitore è diventato il contenuto. Di merda.
Peccato,
perché la serata, a dispetto del faraonico trash, della sconfinata volgarità di
gente e cose, dello straripante pieno di vuoti lustrinizzati (l’indecenza
offensiva delle passeggiatrici da palco che si cambiano d’abito a ogni
giravolta, un po’ di musica buona e intelligente ce l’ha versata. Nulla da
ridire su Willi Peyote, anzi, nemmeno su Brunori Sas, sui magnifici
Clementino-Rocco Hunt in omaggio a Pino Daniele, sull’infantile (nel senso
migliore del termine) Lucio Corsi con Topo Gigio e altri (ovviamente non votati
primi).
E’
che il pezzo forte, annunciato nei toni della marcia trionfale dell’Aida, era
un vecchio ex-comico, ridotto zimbello zampettante per fingersi pimpante,
(s)finito nell’abiezione (rispetto a quello che si ritiene sia il mestiere del
professionista, la satira). Avete capito: uno spelacchiato Roberto Benigni
caricato a molla.
Avendo
perso da tempo immemorabile il filo dell’umorismo e del frizzo e lazzo
irriverenti, si è riciclato cortigiano e ha trovato di che campare e farsi
mettere sul palco di Sanremo. E il monologo l’ha fatto. Da cortigiano del
sovrano. Nell’occasione, Sergio Mattarella nientemeno. Presidente della
Repubblica. Magari solo della Repubblica degli agiati e prelibati, magari non
della repubblica del 70% degli italiani che non vogliono le guerre alle quali
il fascistume, servo e governante, ci costringe. Neanche l’imperatore di tutte le
galassie, di più, dell’iperuranio. avrebbe potuto crogiolarsi meglio nella
melassa evacuata dall’ex-comico e regista-falsario toscano.
E
così, con questo contenuto, il contenitore ha potuto dare a Zelensky quello che
l’altra volta non gli venne consentito (anche perché noi, io con altri due
validi sconsiderati, c’eravamo piazzati davanti all’Ariston con striscioni,
fischietti, tamburi e slogan anti-guerra che, avendo raccolto consenso; dettero
un’ulteriore spintarella alla porta in faccia al comico ucraino.
Tutto
questo pippone sanremese ci doveva portare alla bella e brava e puntuale Maria
Zakharova e alle bellissima scena in cui la vediamo prendere per il bavero il
discolo Sergio, tirarlo giù dal trono di oro e lapislazzuli e sbatterlo dietro
la lavagna di una scuola pubblica, come lo sono quelle perbene. Quanto è
bastato agli ululati di indignazione di una falange di patrioti da bar (di
palazzo, però) per assordare perfino le talpe sotto il bosco che ho di fronte,
Il
confronto, facile facile, è tra un’intelligenza che è anche avvenenza ed
eleganza, è un assai rispettato personaggio che però sembra un abito appeso
all’attaccapanni. Non c’è confronto. Si direbbe che uno dei due termini deve
essersi smarrito nel gran bailamme che va agitando il pollaio europeo dopo essere
stato abbandonato dal suo gallo con cresta gialla, andato a chichiriccare
altrove. Tutte in confusione le galline, corrono di qua e di là: chi ci
difenderà? Con Mosca che vuole mangiarci fino a Lisbona! Non ci difenderanno
più loro? Ci difenderà la UE? Dobbiamo difenderci ognuno per conto suo? Forse
Batman?
In
mezzo al trambusto si forma un gruppetto per la battaglia di retroguardia. Quella
degli ultimi giapponesi: Tutti, le Kallase, Ursule, Picierne, i Rutti,
Borrelli, Crosetti, Schwabi, Macroni, Scholzi. Resistenza ad oltranza. Sono
quelli, eterni, dell’armiamoci e partite. Fino all’ultimo ucraino. E, subito
subito, tutti da Volodomyr a baciarlo in fronte, prima che s’accorga di essere
rimasto solo, con gli americani che, filandosela, gli portano via anche
l’ultimo chiletto di litio, coltan, tungsteno, terre rare.. Ed è lì che si è
fatto sentire Mattarella, fresco di tocco rosso marsigliese in testa
Infatti,
forse ancora smarrito per l’insospettabile riconoscimento offertogli
dall’Università di Marsiglia con quella laurea honoris causa, si è fatto
vindice di Ursula e ha inveito contro quello che chiamano “appeasement” (quando
a Monaco Chamberlain riuscì a convincere gli amici a non sparare subito). Non
basta. Sempre ursulianamente, ha detto che i russi sono come i nazisti e Putin
è come Hitler e fa “guerre di dominio e di conquista”. Giorni prima aveva
stigmatizzato “la feroce invasione russa”.
Allo
storico di eccelsa levatura. ha picchiettato sulla spalla Maria Zakharova,
portavoce del ministro degli Esteri russo, (noi avremmo la Picierno…), solo per
ricordargli che la Russia sono secoli che non invade e conquista. Piuttosto,
che tra gli ultimi che si sono provati ad invadere e conquistare la Russia,
c’erano pure gli italiani col fascio littorio e gli scarponi di cartone.
Ricordate l’Armir? E mettere i russi di oggi sullo stesso piano delle SS di
allora, quelle che ai russi hanno inflitto 26 milioni di
morti-in-difesa-dell’umanità, “è blasfemia pura”.
Quanto
ai nazisti, che sarebbero quelli con la svastika, a guardar bene Mattarella ne potrebbe
trovare di contemporanei, in casa e fuori. Un sacco ne sono scaturiti dal colpo
di Stato fatto a Kiev nel 2014 dal nostro alleato e padrone per far fuori
Janukovic, presidente democraticamente eletto dagli ucraini proprio perchè
neutralista, antiguerra e non suonava il pianoforte col pisello. Meglio quel
golpe con Azov e svastike, Sergio?
Forse
di simil-Azov ne potresti trovare anche quando i tuoi governi hanno contribuito
a distruggere paesi interi, come Afghanistan, Iraq, Libia, Siria… E soprattutto
nella guerra che tu, vicepremier con i “comunisti” D’Alema e Rizzo, hai fatto alla
Serbia, contro l’avviso ONU, bombardando 7 milioni e mezzo di serbi innocenti
per 78 giorni. E si capisce che non puoi prendertela con chi ha massacrato, per
8 anni e anche adesso, concittadini russi in Donbass. E con chi, coerentemente,
chiude partiti critici e incarcera o uccide giornalisti, arresta e bastona
renitenti alla leva. Difficile anche prendersela con chi da 15 mesi esercita
questa democrazia su 2 milioni e mezzo di palestinesi E’ questo ciò che apprezza Benigni).
Nel
video anche: come i nostri conducatores e maestri d’Europa, in cambio di
benefit e galloni USA, si sono giocati i nostri ospedali, scuole, case, fabbriche,
strade, benessere, serenità, pace, sovranità, libertà. E ora, marciando in file
serrate, si guardano intorno: “Ma come, ci hanno lasciati soli…”
P.S.
Avete sentito, in proposito, il leaderino della “sinistrina” che è il lucido Nicola
Fratoiannni: “Mosca si permette di attaccare l'Italia nella persona del capo
dello Stato. Assoluta solidarietà al Capo dello Stato…!”
Nessun commento:
Posta un commento