I “comunisti” neocon del Terzo Millennio e i
loro “rivoluzionari”
In prima pagina, con esaltata gigantografia, titolo e
occhiello che un giornale, con la tracotanza di chiamarsi “quotidiano
comunista”, dovrebbe dedicare all’ottobre 1917 di Leningrado, al luglio 1789 di
Parigi, al gennaio 1959 dell’Avana. E, invece, confermandosi organetto dei neocon
globali, sussidiato da pubblicità turbocapitaliste e, indecentemente, da
cittadini ignari depredati per questo scopo dallo Stato, celebra in tal modo il
contrario di quanto chiedevano le lotte di massa in quegli eventi emancipatori.
Le rivolte in cui il giornale, peggio mimetizzato da
indipendente, o di sinistra, si riconosce sono altre. Tutte di destra estrema.
Quelle i cui fili dipartono dalla Vedova Nera, il mostro letale che fa tessere
la sua tela a Langley, Wall Street, Pentagono, Bilderberg, Davos. Parliamo dei
“rivoluzionari libici”, così omaggiati da Rossana Rossanda, dei vari “colorati”
alla Otpor, dei “ribelli democratici” di Hong Kong o Portland, di “Black
Lives Matter”, Me TooI e affini. E, si parva licet, delle
nostrane Sardine, anch’esse fasulle e dunque di vita brevissima, rispetto a
quella dei nobili pesci di cui avevano usurpato il nome.
Il modo più facile per riconoscerli è l’uniformità degli
slogan, l’attrezzatura logistica omogenea e immediata, la violenza estrema e
indistinta nella ricerca del caos, lo sfruttamento di rivendicazioni popolari
mutate, su ordine della Cupola, in regime change attraverso il
depistaggio su obiettivi che i militari chiamano “falsi scopi”. Immancabili il
plauso unanime di tutta la propaganda finto-giornalistica del globalismo, il
finanziamento da centrali occulte, ma per niente oscure, tipo Open Society di
Soros, Fondazione Ford, Fondazione Rockefeller, National Endowment for
Democracy e tante altre.
Si ripete anche il modello della sinergia:
attentati-manifestazioni violente, fatte passare per pacifiche e dove la sola
violenza è quella della polizia che difende governi sgraditi. E lo sforzo di stornare
attenzione e riprovazione dal vero responsabile (perlopiù lo stesso che detta
questa strategia) a quello preordinato e da abbattere.
Infatti il “falso scopo”, il governo di Hassan Diab, non
esattamente un apparato da “Città del Sole”, ma neanche il responsabile della
catastrofe, si è dimesso. Si arriverà ad elezioni che produrranno risultati
sgraditi alla teppa di Soros e una nuova affermazione di Hezbollah. Per cui ci
sarà la rivolta dei “brogli”, con dietro ovviamente tutto il servitorame della
stampa occidentale. Intanto Israele, elefante nella stanza che nessuno vede,
è uscito di scena. Sparite tre invasioni sanguinarie, attentati a gogò,
bombardamenti, quotidiane violazioni della sovranità, provocazioni, eccidi,
sabotaggi, Sabra e Shatila, le infami armi proibite, le mine anti-bambini….
In assenza di guerre, "pacifisti" colorati e armati
Da Belgrado a Maidan, da Tegucigalpa in Honduras a Deraa in
Siria, a Bengasi, a Tehran a Beirut la tecnica si ripete pedissequamente. Prima
una grossa provocazione fatta passare per giusta reazione alle malefatte del “regime”,
che ponga in fibrillazione e apprensione l’intero paese. Poi, a rinforzo,
manifestazioni “popolari” da tempo preparate, armate, rifornite e circondate
dal sostegno di media e governi occidentali.
La Serbia messa in ginocchio dalle bombe Nato (e del sinistro
D’Alema, invocate dall’ecologo Alex Langer e dall’editorialista del “Foglio”,
Adriano Sofri) e, subito, i violenti tumulti di Otpor, specialisti addestrati
da generali della CIA. In Honduras golpe militare con morti e feriti, ordinato
da Hillary e Obama, e successiva jacquerie di bande di marginali guidati da un
dirigente del Mossad. A Bengasi assalti di sicari islamisti armati a stazioni
di polizia, aeroporti, caserme, bombe francesi e poi Nato e mercenariato terrorista
in arrivo da Qatar, Tunisi, Colombia, che da Bengasi muove verso Tripoli. Così
a Deraa, cecchini infiltrati in cortei di protesta pacifica che sparano ai
manifestanti come ai poliziotti, risposta molto contenuta del governo e,
subito, bombe e tagliagole da mezzo mondo fatti passare per “ribelli”. E se non
si può innescare l’operazione con le bombe, si applicano sanzioni mostruose che
provocano devastazioni sociali, da imputare al governo contro cui scatenare le
turbe “pacifiche”.
Il cocktail servito al bar della Vedova Nera:
bombe, sanzioni, terrorismo, manifestazioni per la democrazia
A Beirut, ripetuti tentativi dell’Occidente, dei sauditi e
di Israele di mandare il paese, segmento importante dell’Arco della Resistenza
(non solo scita), a gambe all’aria con mariuoli e spie infiltrati in tutti i
gangli dello Stato, governanti corrotti lapidatori delle grandi ricchezze del
paese (tipo i due “sauditi” Hariri) e, soprattutto, un’invasione israeliana
dopo l’altra, attentati di indubbia matrice finalizzati alla stessa
destabilizzazione. Infine, l’apocalisse del 4 agosto e successiva ripresa dei
tumulti dei soliti noti, comandati dalle solite centrali. Obiettivo, non la riunione
di tutte le forze sane e patriottiche del paese a contrastare la cospirazione dalla
chiara paternità del perenne carnefice, ma un governo responsabile di non aver
sorvegliato 3000 tonnellate di nitrato d’ammonio e di aver così favorito
l’immane esplosione del deposito.
Deposito diventato, è ovvio, arsenale di armi Hezbollah,
come denunciato tra il 2018 e l’altro giorno, dall’indefettibile Netaniahu. Un
governo da annientare e, con esso, ogni presenza politica ed armata di Hezbollah
e, quindi, della sua efficacissima rete assistenziale che, finora, aveva
risparmiato al paese milioni di morti di fame. Non per nulla a Macron i
tumultuanti hanno chiesto di riprendere il controllo del paese. Proprio come a
Hong Kong il ribellismo è tutto in nome di un ritorno del colonialismo
britannico e, ora, anche yankee.
Libano non solo: nitrato d’ammonio contro
Siria, Iraq, Iran
Non c’è “manifesto”, o altra velina atlanto-sionista, che sottolinei
l’imbecillità dell’idea che Hezbollah, massima forza di difesa dei popoli
dell’area, collochi i suoi armamenti in un porto, oltre tutto pieno di
esplosivo chimico, oltre tutto sotto controllo totale dell’ultradestra armata
cristiano-israelo-maronita dei Gemayel e Geagea. Né rilevano il fatto
accertato che a questo governo, con un presidente cristiano, ma patriota e
ministri e robusta presenza parlamentare di Hezbollah, i controllori del più
grande porto di Tripoli abbiano occultato l’esistenza di quel nitrato
d’ammonio. Forse anche perché arrivano prove di come esso fosse usato per gli
ordigni confezionati dai mercenari antisiriani e antilibici e per i recenti
ripetuti attentati a installazioni industriali e commerciali in Iran. Tutto si
tiene.
Il ritorno della “Grandeur”
Emmanuel Macron, con un governo francese che, come per la
Libia bombardata da Sarkozy, dal Sahel al Medioriente si fa mosca cocchiera del
revanscismo colonialista, è riuscito a presentarsi come salvatore del paese
(naturalmente dagli Hezbollah), raggranellando ben 230 miserabili milioni di
dollari di aiuti. Con i quali conta di ricomprarsi il Libano, uno dei nodi
strategici del Medioriente. Elemosina schifosa, con schiaffone in faccia a una
nazione che la sua parte ha offeso, umiliato e distrutto centro volte in
cent’anni. Dal canto suo i benefattori del FMI hanno condizionato i loro 11
miliardi di prestito all’eliminazione di ogni traccia di Hezbollah e alla
svendita, per ripagare il debito, dei vastissimi beni del paese, a partire dal
suo immenso patrimonio immobiliare, dalle banche alle società dei servizi, dai
porti e aeroporti. E soprattutto che si obliteri l’idea che il Libano possa
costituire il principale passaggio dall’Est all’Ovest della vituperata e
temutissima Via della Seta cinese.
Elemosina agli sguatteri, aiuti agli umani
Su un piano un po’ diverso si collocano i tre grandi aerei
da trasporto russi, carichi di soccorsi, atterrati a Beirut a poche ore
dall’attentato. Cina e Iran preparano grandi investimenti per rimettere in
piedi le infrastrutture, con i cinesi impegnati meglio di altri, nei porti. Lo
stesso Iran e la Siria, nonostante rimanga squartata e incendiata, sono in
primissima fila negli aiuti, con Tehran che ha allestito un ospedale da campo e
macchinari e la Siria che, nonostante gli Usa continuino a bruciarli i campi di
grano, fa arrivare generi alimentari. Tanto più urgenti dopo che l’attentato ha
distrutto i silos che contenevano le riserve di granaglie. Ne avete sentito parlare
dai vostri media?
Bielorussia, chi vince è un dittatore
Sulla terza vittoria di seguito del presidente Bielorusso
Aleksandr Lukashenko, con l’80% dei voti contro i 6 virgola qualcosa
dell’avversaria Svetlana Tikhanovskaja (una Carneade il cui unico merito era di
essere la moglie di un candidato finito in prigione per corruzione,
naturalmente un “martire” per l’Occidente), c’è poco da dire. I dittatori del
pensiero unico, distruttori del mondo a forza di guerre, sanzioni, fame ed
epidemie, coloro che ingabbiano i loro e altrui popoli in una Vergine di
Norimberga fatta di menzogne e condizionamento fisico-mentale, quando vince uno
fuori dall’ordine da loro costituito o programmato, vince con i brogli ed è un
dittatore. E le proteste che subito vengono innescate e magnificate sono quelle
dei democratici. Come nel Venezuela quando Guaidò ci provò con Maduro, o las
Damas de Blanco, fidanzate dei fasciomafiosi di Miami, contro Fidel.
Lukashenko, come Vucic di Serbia, ha l’imperdonabile colpa
di governare un paese che, situato, come Ucraina, i Baltici, i Balcanici,
addosso alla Russia, diversamente dagli altri va per conto suo (anche rispetto
a una gelosissima Russia) e non marcia sotto le insegne a stelle e strisce.
Anzi non pratica nemmeno il turbocapitalismo neoliberista e, crimine assoluto,
non ha seguito le procedure da Coronavirus, finendo meglio in termini di
contagi e decessi, a dispetto di niente lockdown, campionato di calcio
con pubblico e parata nazionale con folla. Salvando così l’economia dei suoi
piccoli e medi e non finendo con l’affamare il popolo. Quelli che all’umanità
danno esempi del genere (vedi Nicaragua, Svezia, tanti paesi africani, Giappone
più o meno) fanno uscire dai gangheri la Vedova Nera. Da cui le livide
scempiaggini che vi arrivano dai nostri schermi e giornali. Come
dall’impeccabile democratico Ignazio La Russa.
Non fosse che poi le cazzate le paghiamo sulla nostra
pelle, ci sarebbe da farsi prendere da crampi spasmodici di riso a seguire le
imprese del nostro regimetto. Pare un istrice con gli aculei puntati in tutte
le direzioni. Vittima, insieme a tutta la confraternita del buon vaccino, di
una tranvata come quella, a Berlino, del milione degli anti-pandemia di balle
(si ripete il 29 agosto!), ha reagito da vipera pestata sulla coda. Ritorsione
al veleno sono i nuovi picchi di contagi, di positivi (gente che non ha niente,
ma viene dichiarata malata dal tampone) e di morti (tuttora negati all’autopsia
e onni-includenti). E ovviamente non c’è niente da temere dei cari migranti che
arrivano come cavallette, chi con Covid, chi indirizzato alla mafia nigeriana e
che il manifesto vuole disseminati sul territorio anzichè concentrati nei
lazzaretti-bomba galleggianti.
La colpa è tutta di quegli scapestrati che si
sono permessi una vacanza a Monaco, o in Istria. La colpa è dei giovani, meno
vittime dell’ipnosi di massa diffusa dai gas propagandistici e che perciò si
riuniscono al mare, o in piazza. Vivono, come ne hanno diritto. E’ dunque
occorre abbassare di colpo l’età media dei contagiati, dei positivi, qualunque
cosa queste due parole false e bugiarde significhino. Ormai solo i boccaloni masochisti ci credono,
e il picco rischia di essere quello della gente che ha capito come contagiati,
positivi e decessi si producano inclinando di qua o di là il pallottoliere dei
tecno-scienziati, a seconda se le persone siano sufficientemente spaventate, o si
danno alla presa di coscienza.
Modello Italia
Ma il buffo, o, se volete, lo scandalo sta nel come nei
confronti degli sparapanzane nominatisi esperti, lo sparamanette al governo
rivendichi il primato delle fandonie e i suoi lustrascarpe mediatici ce lo
assecondino. Così quando i titani della scienza chiedono la zona rossa per due
centri lombardi stroncati da guai cardiorespiratori, innescati dalla camera a
gas in cui sono stati ridotti a vivere dallo “sviluppo”, il tirannello leguleo
traccheggia, misurando i pro e contro rispetto ai competitors lombardi e
all’opinione pubblica. Poi, come nel caso dei trafficanti di presunti naufraghi
di Open Arms, per cui se l’è cavata con grande eleganza morale scaricando il
“sequestro” sul solo Salvini, piagnucola che non glie l’avevano detto.
Credibile e nobile, in entrambi i casi, quanto Sciaboletta quando separa il suo
destino da quello del Duce. Sono mediocri, ma sanno essere feroci, certi
aspiranti caudilli.
Cos’è che gridava l’astuto Bracardi?
Infinitamente sospetto di complotto contro tutti noi, già
solo per aver secretato gli atti che hanno sconvolto e, perlopiù, rovinato la
vita degli italiani da zero a cent’anni, solo per obbedire a chi ci ritiene
tutti obsoleti e ridondanti, quest’omino in preda alla sindrome di Caligola,
senza averne le qualità, ha poi disatteso il minimo di credibilità attribuibile
al Comitato tecnico-scientifico. Quando questo suggerì di limitare la
reclusione alle tre regioni infette, travalicando quel minimo di oculatezza scientifica,
chiuse in casa e perseguitò per strada 60 milioni di italiani, fin nelle
regioni dove il Covid non s’era neanche affacciato al cancello. Il motivo
essendo – e qui da ridere c’è davvero poco – non l’epidemia e la protezione da
essa, bensì una prova generale di ingegneria sociale destinata a ridurre i
cittadini in sudditi, reclusi, se del caso e puniti, annullati in quanto faccia
e persona, peggio, molto peggio del grezzo fascismo. Proprio come previsto per
tutti dalla Vedova Nera. Ingegneria sociale inghirlandata da bonus a tutto
spiano, compreso quello che assegnava 600 euro, poi 1000 alle partite Iva in
difficoltà.
Solo che questi, non si sa se più ruffiani o pasticcioni, a
tale bonus non hanno fissato un tetto. E così se lo sono fregati cinque
parlamentari e 2000 amministratori sul territorio. Degna classe dirigente,
degna di degno premier. E’ il “Modello Italia”, bellezza
“In galeeera!”
Allora, con la scusa di salvarci dal nazifascismo, ci
misero in mano a quelli della trasumanza nel biotecnofascismo, la cui
preparazione fu affidata a mafie, Vaticano, Gladio, governanti arruolati da
costoro. Il che dovrebbe portare Pippo Conte e un sacco di gente sotto processo e noi al Manzoni dell’Adelchi,
un genio più veggente di Tiresia.
Roma: “Il
forte si mesce col vinto nemico,
Col novo signore rimane l’antico;
L’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
Si posano insieme sui campi cruenti
D’un volgo disperso che nome non ha…
Passa la voglia di ridere
anche ascoltando che allo Spallanzani, nella fregola di arrivare primi col
vaccino, danno 700 euro al “volontario (diciamo pure morto di fame) che rischia
la ghirba accettando di sottoporsi alla sperimentazione del vaccino. E’ dichiarato
impunemente “genetico” e sperimentato solo in vitro e sui disgraziatissimi
animali, detti altamente rassicuranti per quanto diversissimi dall’uomo.
Genetico vuol dire che riguarda la mappatura genomica, quella che produce
profili genetici. Il vaccino genetico li può modificare. E così avremo
finalmente l’”uomo nuovo”. Quello che era quasi riuscito al Talidomide della
farmaceutica tedesca Chemie Gruenenthal, con i suoi neonati focomelici e privi
degli arti. Peccato che venisse ritirato dal commercio nel 1961.
L’Adelchi continua così:
Domani, al
destarvi, tornando infelici,
Saprete che il forte sui vinti nemici
I colpi sospese, che un patto troncò.
Che regnano insieme, che sparton le prede,
Si stringon le destre, si danno la fede,
Che il donno, che il servo, che il nome restò.
Sono 75 anni
da quando Gli Usa scagliarono sul Giappone le bombe atomiche. Centinaia di
migliaia di morti, allora e nei decenni. Solo per ridurre alla sottomissione
l’URSS. Poi 75 anni di aggressioni
ininterrotte. Un’ecatombe che ha reso modeste tutte le precedenti Credete davvero che si possa mai e poi mai,
nei secoli dei secoli, dar retta a una sola parola, a un solo gesto, a una sola
azione, a una sola indicazione di uno Stato capace di questo? E dei suoi
corifei?
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