giovedì 1 ottobre 2020

Cinque le guerre del sultano-sicario. La sesta alla Russia ------- NAGORNO KARABAKH, TUTTI CON ERDOGAN ----- Armeni, un genocidio non basta


ieri

oggi

 Trasfigurazione e assunzione in cielo del cattivo Erdogan

 Secondo alcuni la colpa è tutta dell’URSS che ha creato le grandi Repubbliche, ma anche quelle piccole e le regioni autonome. Così nell’Azerbajan Sovietico Stalin ci ha messo un pezzo di Armenia chiamato Nagorno Karabakh, abitato interamente da armeni. Quando erano tutti comunisti, la questione non si poneva. Quando, invece, l’Azerbajan è diventata una dittatura capitalista, sotto l’immortale clan Alijev, cara ai turchi e agli Usa, e l’Armenia una democrazia amica della Russia, gli armeni del NKA si sono risentiti di stare con gli azeri e si sono dichiarati indipendenti (diversamente dal Kosovo, riconosciuti da nessuno). Ne è scaturita nel 1990 una guerra, vinta dagli armeni e, da allora, ogni tanto qualche scaramuccia.

Il sultano, i padrini, i sicari, il progetto

A questo punto il più frenetico guarrafondaio del mondo, dopo il trio Bush-Clinton-Obama, non si è saputo contenere e, anche su solleciazione di Pompeo e dei generaloni statunitensi, ha spinto gli azeri all’attacco. Una volta per tutte sembrerebbe. Non gli par vero di poter allargare la presa dei suoi Fratelli Musulmani da Ankara ad Armenia, Libia, Siria, Iraq, Somalia, tutto il Mediterraneo Orientale dei ricchi giacimenti di gas per i quali è già in urto e in guerra, più o meno guerreggiata con Libia, Grecia, Egitto, Italia, Francia e sotto a chi tocca. Quanto a Israele, alle corna che gli fa s’accompagna la strizzatina d’occhio. Dal terzo giorno dell’aggressione azera, le forze armate di quel paese sono sotto comando dello Stato Maggiore turco. Stato Maggiore prima di tutto Nato, che nulla può fare senza il consenso, o la collecitazione degli USA. L’Intelligence e gli istruttori, invece, sono israeliani Tanto per esplicitare chi fa cosa.


 Quant’è cattivo il sultano! Quanto ci serve il presidente

La balla qual’è? E che UE, Londra, Berlino, Parigi, Roma e i loro strilloni liberal-sinistri schiammazzano moralisticamente contro questo sultano ottomano fuori tempo massimo, per quello che fa a giornalisti, avvocati, curdi, patrioti siriani, iracheni, libici, somali e oppositori in genere. Balle. Anche rosse e giall. Lui e il colonialismo dei Fratelli Musulmani gli garbano invece molto. E così al Deep State USA e alla Cupola sopra di esso. Da sempre la Fratellanza, a partire dall’Egitto (che se ne è salutarmente liberato), sta al colonialismo come la spia britannica, Lawrence d’Arabia, sta alla vera liberazione della nazione araba.

 Il progetto di Erdogan-USA-Israele e chi non ci sta




 I nazionalisti populisti, popolari e sovranisti tipo Assad, Al Sisi, Haftar, Hezbollah, i greci liberatisi di Tsipras, le milizie patriottiche irachene che hanno cacciato l’Isis caro a Erdogan e che bombardano l’ambasciata USA di Baghdad un giorno sì e l’altro pure, non gli vanno per niente a genio. E non gli va per niente bene, a lui, agli Usa e a Travaglio, neppure l’ENI. Che si permette di fare, lui, la politica estera italiana che, per il governo è leggere l’ordine di servizio USA la mattina. E perlopiù la fa in amicizia con l’Egitto, grossa pecora nera del Mediterraneo.   Tutti rompiscatole in vista del vaccinatissimo e digitalissimo Nuovo Ordine Mondiale.

E così il Capitan Fracassa, con l’esercito più potente della NATO fuori da quello americano, è autorizzato a menare botte a destra e sinistra. Più c’è caos e più ne vanno di mezzo i popoli. E più partono i profughi che fanno tanto bene alle ONG, al papa e alle multinazionali. Gli sta benissimo. Tanto che neppure il più strepitante tambureggiatore per i diritti umani, “il manifesto”, non trova, nell’occasione, più niente da rilevare su quel che il sultano fa, oltreche a oppositori e popoli qua e là, ai curdi, ora che ritenta il genocidio degli armeni con cui Kamal Ata Turk inaugurò la Turchia moderna.

 L’attacco dei Fratelli Musulmani di Ankara e Baku al Nagorno Karabakh è l’attacco all’Armenia e l’attacco all’Armenia è l’attacco alla Russia. Ecco perchè i botolini da salotto della defunta Rossanda, dal grembo della “Comunità Internazionale in cui sta comodo comodo,”  la mette ancora una volta sull’ipocrita  parità tra aggrediti poveri e aggressori ricchi, facendo pareggiare il conto tra nazionalisti azeri e “nazionalisti” armeni  Scampa invece il nazionalista, ma NATO, Erdogan e nessuno grida alao scandalo per gli armamenti, soldati e terroristi jihadisti estratti da Idlib, che il sultano ha spedito a sostegno del fratello Ilham Aliyev. Oltre ad aver impiegato la propria aviazione per abbattere aerei armeni.


 
Il quadro è dunque di una chiarezza abbagliante, per quanto opachissima per chi ragiona con il capo chino in attesa del pat pat del benevolo padrone. L’Armenia vive con le pezze al culo, non possiede risorse da predare, è cristiana, democratica sul serio, amica di Mosca e ha nella memoria la liquidazione del suo popolo cent’anni fa. Disturba il riassetto della regione intorno al Mar Nero e della rete di gas e oleodotti (vedi il TAP), con cui gli USA vogliono eliminare dalla scena la concorrenza russa. Ormai ridotta al Turkish Stream a Sud e al North Stream nel Baltico, mentre del tutto svaporata, con la guerra a Siria e Iraq, è l’alternativa Iran-Iraq-Siria-Libano-Europa. L’Azerbajan è il fidato vassallo, opportunamente autocratico dell’Occidente, nemico quanto quello dell’Iran, usufruitore dell’espansionismo turco, ha ricchezze immense di idrocarburi e l’amicizia e il sostegno sotto forma di intelligence e di istruttori militari di Israele, con il quale condivide il culto dei Fratelli musulmani, delle loro milizie tagliagole e dell’ Iran delendum est.


 
E la Russia, e Putin?

Vegliano. Il portinaio della Nato, Stoltenberg, è in Georgia a concludere con i golpisti colorati di quel paese il trattato peril loro ingresso nella NATO. La Georgia confina coin l’Armenia, l’Armenia e il Nagorno Karabakh armeno, ai termini del diritto internazionale titolare di autodeterminazione, confinano con l’Azerbajan che confina con la Turchia che confina con Pentagono, CIA nella NATO. Con la distruzione dell’Armenia si completa l’assedio-accerchiamento della Russia.

Ma mentre la Turchia, capofila Nato nella regione, dà fuoco a qualsiasi catasta di legno che incontra e sempre e ovunque a minaccia, pericolo e danno alla Russia, Mosca veglia. Sollecita tregue e all’irruzione delle bande armate e dell’aviazione turche rispode con invocazioni alla diplomazia, ai negoziati. Così fa con la Siria, bombardata ogni giorno da Israele, a cui aggrotta le ciglia, nemmeno tanto, mentre ai siriani nega la difesa antiaerea S-400  che concede ai turchi.


 Forse Putin considera che non è il caso di precipitarsi in aiuto a un primo ministro armeno, Nicol Pashinyan, non molto amato poichè  arrivato al potere nel 2018 sull’onda di una rivoluzione colorata. In ogni caso non manda aiuti, non accusa la Turchia, come non ha mai accusato Israele, che entrambi non f anno che prendere a pedate nei denti i suoi alleati e amici e, quindi, lui stesso. Ora pare che Pashinyan abbia offerto negoziati a Baku sulla base della rinuncia alla rivendicazione del Nagorno Karabakh come parte della Repubblica armena. Sarebbe stato il minostro degli esteri russo, Lavrov, a suggerirgli, come primo passo, il riconoscimento del NKA come Stato indipendente. Poi si vedrà.

 

Furbo Putin. Difende la pace lisciando il pelo ai cani di guerra. Hai visto mai che funzioni.......

Nessun commento: