“Cos’è
la destra, cos’è la sinistra…”
CON LULA
IL BRASILE TORNA ALL’OVILE
https://youtu.be/89EfY1fIGCk Visione TV
Lilli Goriup di Visione TV intervista Fulvio Grimaldi sui
risultati delle elezioni in Brasile svoltesi domenica 30 ottobre e vinte di
misura da Ignazio- Lula - da Silva su Jaire Bolsonaro.
Cosa dice l’intelligente vignetta? Lula e Bolsonaro si
abbracciano e il loro seguiti si azzannano. Esatto. Cosa intende? Che tra i
due, sul piano dell’economia e della subalternità ai grandi interessi industriali,
finanziari, nazionali o transnazionali, non esistono differenze sostanziali.
Entrambi, nei rispettivi mandati presidenziali e, ora, nelle loro prospettive
politiche si schierano dalla parte “giusta”: neoliberismo fondamentalista,
banche (Lula ha nel vice Altwink un sicario del sistema bancario
internazionale), investimenti stranieri, export, con l’uno a leggera
inclinazione verso gli strati più poveri, eminentemente cattolici, quanto meno
parolaia, e l’altro visto con maggiore simpatia dal latifondo, ma anche dai deprivati
evangelici. Tutto qua.
Dove, però, il presunto sinistro e il così definito destro
si scambiano drasticamente i ruoli è nel campo geopolitico. Qui, se opposizione
alle guerre USA-NATO-UE-FEM, gestite come strumento istituzionale per ii
rapporti internazionali, deve essere inteso come linea di sinistra, nel senso
classico, Bolsonaro è di sinistra e Lula, intimo da sempre di Bush, Obama e,
quindi, Biden, è un destro fiero e dichiarato.
Qui, se l’opposizione alla dittatura sanitaria dell’organo
transnazionale dell’oligarchia farmaceutica è, nel solito significato non
inquinato, di sinistra, cioè autodeterminata, non subalterna a interessi e poteri
elitari, di nuovo Bolsonaro, rigorosamente anti-vaccino e anti-restrizioni,
risulta essere di sinistra e il vecchio sindacalista di destra.
Qui, se un mondo multipolare, non dettato dalla
cosca-loggia-mandamento del finanzcapitalismo globalista, a gestione
militarizzata, medicalizzata, climatizzata, genderizzata, è il sistema
equilibrato, equo, costruttivo e pacifico, chi ne è il sostenitore risulterebbe
di antica sinistra. E Lula, da sempre ligio alla Casa Bianca (perfino quando
prestò le sue forze militari a mettere in riga Haiti dopo il golpe
anti-Aristide degli USA) non lo sarebbe, Bolsonaro, dinamico costituente dei
multipolari BRICS (Russia, Cina, Sudafrica, India, Iran e Brasile), sì.
Detto questo, ora staremo a vedere. Intanto i botoli che digrignano
nella vignetta dei due compari simboleggiano un Brasile spaccato in due, con i
contendenti per la presidenza che (a dispetto dei sondaggisti manipolatori che
provano a predeterminare il risultato a forza di falsità), risultano alla fine
separati da meno di un punto. Con questa divisione può capitare di tutto. Anche
una messa in discussione dei risultati che, come tutte le contese elettorali in
Occidente e come le ultime presidenziali negli USA hanno oscenamente
dimostrato, sono meritevoli di ogni sospetto.
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