mercoledì 7 agosto 2024

ESTATE ROVENTE ESTATE COSCIENTE A dopo….

 



Prima di dileguarmi per un mesetto di intervallo e prima di ricomparire qua e là e con Mondocane su Byoblu, vi lascio qualche immagine e qualche racconto in video miei e di copasseggeri.

Premetto che l’estrema, parossistica manifestazione del grado di barbarie ultranazista raggiunto dallo Stato fuorilegge sionista con l’assassinio di Ismail Haniyeh, ha offerto ai nostri gabbamondo politico-mediatici l’opportunità di rappresentare l’Iran, colpito, ferito e umiliato, la Grande Minaccia di un conflitto generale. E’ la risposta al crimine senza precedenti – risposta eventuale, che non l’Iran, ma i prostituti mediatici sentenziano imminente – il pericolo che incombe sul mondo. Mica il crimine, l’ennesimo, sistemico. L’ipotetica ritorsione.

Mica è questa conventicola di spiaggiati della Storia, di criminali psicopatici, senza neanche più il minimo freno legale e morale, comunità di genocidi, infanticidi, torturatori di inermi, a rappresentare il carcinoma che va facendo marcire il mondo. Macchè, sono invece tutti quelli che si trovano sul lato ricevente. Orwell non ci sarebbe mai arrivato. Ma forse neanche il tizio che si sono inventati: Satana.

E’ la Storia sta a guardare. E non solo la Storia.

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Le foto si riferiscono a tre eventi cui ho partecipato in giorni recenti.

Al Trullo, Roma, sulla Palestina e sulla drammatizzazione che vanno facendo della risposta dell’Iran all’atto criminale dello Stato-delinquente sionista, sulla gigantesca mistificazione delle False Flag impiegate per guadagnare consenso ai crimini d’aggressione, con un eccezionale intervento del palestinese Jihad sulla fascistizzazione globale (e italiana), della quale Israele è simbolo e punta di diamante.

A Gambassi Terme (FI), dove ho presentato il mio libro “Uno sguardo dal Fronte”, che, vi ricordo, tra Palestina e Irlanda, Latinoamerica e Africa, Serbia e Medioriente e perfino Italia, copre quasi un secolo di vita, di vite, di guerra, di criminalità padronale e di eroismo umano. Amici molto pazienti mi hanno ascoltato leggere qualche brano.

A Pontedera, alla festa annuale dei CARC, sulla NATO ieri, oggi, domani, con partecipazione di numerosi comitati ed associazioni, e specifico accento sulla militarizzazione dei nostri istituti d’istruzione di ogni grado, a partire dall’alternanza scuola-lavoro che diventa alternanza scuola-guerra. In evidenza urgente la mobilitazione contro la sede del Comando Nato a Firenze che, con l’arrivo a Solbiate Olona (VA) della Forza NATO di Rapido Intervento, le circa 120 basi USA e NATO insediate in Italia e l’occupazione del 64% del demanio in Sardegna di poligoni militari, rappresenta una morsa mortale sulla sovranità e sulla pace del nostro paese. Il bersaglio delle ritorsioni saremo noi, mica gli USA.

Qua e là mi è anche venuto di tirare le orecchie al mio ottimo uditorio. Bravi su tutto, ma sordi e muti su due attacchi fascisti e oscurantisti che capovolgeranno questa nazione: “Autonomia Differenziata” e “Premierato”: disgregazione e riduzione a espressione geografica, da un lato, ducismo per grazia di dio e volontà del popolo dall’altro. Bene le firme, ma non basta! Se mai volessimo conquistare barca e timone, tocca mobilitarsi prima che tutto venga sfasciato.




 



PALESTINA, SAPERNE DI PIU’ PER MEGLIO DARE UNA MANO

 

Consiglio vivamente a tutti, per una più approfondita conoscenza/coscienza della questione israelo-palestinese, oggi ombelico del mondo, il Webinar internazionale di “Infopal” sull’attualità palestinese e mediorientale. Interventi del sottoscritto (“False Flag: 7 ottobre e 11 settembre, coincidenze che hanno cambiato il mondo”), di Ramzy Baroud (direttore Palestine Chronicle, sulla nascita e caduta del Sionismo), Romana Rubeo (Palestine Chronicle, “La profonda connessione tra il sionismo e i movimenti di estrema destra in Europa”), Patrizia Cecconi (“Il dominio della narrazione egemonica sulla Palestina”), Razie Amani (analista di geopolitica, docente universitaria: “La nuova presidenza iraniana: la Palestina e la Resistenza”) e la direttrice di Infopal, Angela Lano (“Colonialismo di insediamento, il più devastante dei colonialismi”)

Intero Webinar: https://www.youtube.com/@AssociazioneInfopal

Mio intervento: https://youtu.be/b7MM3XWM37c?si=2pQPJV8p7u8ks8Ru

 

ITALIANI? ANCHE NO.

I propedeutici dell’Autonomia Differenziata

Una puntata di “Metapolitica- Il fuoriscena del Potere”. Conduce Francesco Capo.

E, dal momento che in queste sfessanti giornate di estenuante riposo, frastornante spasso, iperattività sessuale, avete abbondanti riserve di tempo per stordirvi di cultura e conoscenze, eccovi un ultimo contributo prima della mia dissolvenza. Trattasi stavolta di qualcosa che è partita come forum su che italiani siamo ed è finita in tumultuoso divertissement revisionista. Mai sono volate più alte le mie piume di bersagliere.


https://www.youtube.com/watch?v=DJzGRPgSniQ&t=12s

Il confronto, oggi acceso, addirittura virulento, peggio che ai tempi del confronto tra Vittorio Emanuele II e Ferdinando II, o tra Garibaldi e Pio IX, io lo avrei sottolineato con, sullo sfondo, le note del “Canto degli italiani”, sommariamente chiamato “Fratelli d’Italia”. Anche se ormai, al tempo dei patrioti (a stelle e strisce e con stella di David) che vanno amministrando un paese, al tempo stesso frantumato e ducizzato, quell’inno risuona quasi solo dalle gole svogliate dei giocatori di qualche nostra Nazionale.

Con davanti gli strepiti da volti paonazzi di neoborbonici e neopapisti alla minima menzione dell’Italia unita come processo di emancipazione, maturazione, compimento di un’istanza naturale, geografica, culturale, sociale e politica, già riconosciuta e consacrata 2.500 anni fa da Roma repubblicana, la provocazione mi viene facile. E Goffredo Mameli si presta benissimo.

Insomma. da Roma in poi, per 2000 anni, un variegato e multiforme popolo, unito da lingua, incontro e scontri storici, i secondi spesso da esterni voluti, da una funzione geopolitica determinata dalla collocazione, rigorosamente definita da confini naturali, al centro del nodo più strategico del pianeta, ha provato, più o meno consapevolmente, a darsi il ruolo a lui confacentesi nel contesto di imperi e nazioni.

Roma aveva capito che consolidare in unità la penisola e i suoi abitanti era la base irrinunciabile per contare qualcosa, farsi rispettare, estendere la propria egemonia ed esercitare scambi, influenza, dominio. Il dominio, a parte la parentesi che agita ormoni e neuroni di YosoyGiorgia e quelli dei suoi ballila catacombali, ai patrioti veri non interessa. Interessa essere in condizione di farsi valere al pari di altri e non farsi mettere in testa i piedi da austriaci, francesi, spagnoli, germani vari. Come da tutti coloro che, da Enea in qua, si infastidiscono a trovarsi di fronte una forza, un’identità, una coesione che tieni in mano le chiavi del mare che separa/unisce nord, sud, est, ovest e, con Roma prima e, poi, con un Risorgimento che ci ha fatto diventare noi e durare tali, bene o male, per quasi due secoli.

Sibilano che a fare questa zozzeria del Risorgimento, che tanto male ha fatto alla Chiesa, al Sud, ai civilissimi borboni (massacratori di tutta l’intellettualità napoletana), ai Gonzaga e ai Doge, siano stati gli inglesi, anche un po’ i francesi, magari pure qualche spagnolo e transilvano. Che Garibaldi si limitava a obbedire e stuprare. Che la ferrovia l’avevano fatta loro (falso). E gli italiani? Quelli delle Cinque Giornate, della Repubblica Romana, dei Vespri Siciliani, della cacciata dei Borboni, di tutti i moti insurrezionali, Savoia o non Savoia?  E Battisti? E Anita? E Filangeri? E Settembrini?

Alti si levano i lai, lo sdegno sanfedista e le feroci denunce di incommensurabili crimini che agitano le fisionomie dei miei interlocutori, nella trasmissione del serenissimo Francesco Capo, al solo, inaudito, tentativo di definire lo sciagurato processo di unificazione e cacciata di stranieri e sovrani assoluti dal paese “Risorgimento”, o addirittura “rivoluzione”. Ora che, con l’autonomia differenziata, i neosanfedisti fascisti ci ridurranno a volgo disperso che nome non ha, come 200 anni fa, quegli interlocutori si placheranno. Saranno contenti. Proprio come quegli inglesi e francesi che avrebbero fatto, loro, l’unità d’Italia. E che la loro, di unità, se la tengono ben stretta.

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