All’ombra
della Palestina
VIOLENZA
– NON VIOLENZA, THIS IS THE QUESTION
Vittima
fa fico, lotta meno
“Mondocane
video”, canale Youtube di Fulvio Grimaldi
https://www.youtube.com/watch?v=pimP-rBWEA4&t=17s
Dove si parla di due mie interlocutrici palestinesi, coraggiose
e bravissime giovani donne di Gaza che fanno le giornaliste. Hanno visioni
contrapposte su quanto va succedendo nella loro massacrata Striscia, e le loro
opinioni toccano una questione centrale della storia umana: violenza-non
violenza. Nell’occasione si fa un breve excursus nella storia della Resistenza
palestinese, dai dirottamenti del FPLP alle Intifade, ad Hamas, vincitore delle
ultime elezioni del 2006 tenute dal collaborazionista Abu Mazen dell’ANP.
Una sostiene le buone ragioni di Hamas e la necessità della
lotta armata, ormai unica soluzione lasciata dal colonizzatore genocida, anche
a costo degli inenarrabili sacrifici imposti alla popolazione. L’altra sostiene
forme di resistenza, purchè non siano quelle di Hamas, ormai insostenibili per
civili stremati oltre ogni limite.
Lo spunto per questa discussione l’hanno fornito le recenti
manifestazioni contro Hamas di cittadini vuoi esasperati, vuoi rassegnati, vuoi
manipolati. Tutto sommato, come sostiene una delle corrispondenti da Gaza, non
più dello 0,001 della popolazione, da porre al confronto con le decine di
migliaia che sono accorse a sostenere i combattenti di Hamas nelle ripetute
occasioni della riconsegna dei coloni prigionieri catturati il 7 ottobre.
Il 7 ottobre della narrativa di Israele e Hamas fondata
sulle menzogne e viene così descritto dal giornalista d’inchiesta del
quotidiano israeliano Haaretz e dal suo video consegnato alla TV Channel 13,
con cui ha ripercorso tutte le storie inventate dal testimone Rami Davidian,
centrate sui presunti stupri di massa, scoprendolo colpevole di totali falsità.
Personaggio questo, smentito an che da testimoni israeliani dei Kibbutz
attaccati il 7 ottobre che già avevano dimostrato false alcune delle menzogne
più grossolane, come la decapitazione di 40 neonati, poi gettati nei forni
(palese richiamo ad altri “forni”) e mai esistiti. Neppure polizia e anatomopatologhi
hanno trovato prove di stupri.
Al si là della pratica sistematica dell’inganno e delle
falsità che sappiamo strutturale nella comunicazione sionista, resta il punto
di partenza: violenza e non violenza. E, a seguire, se agli oppressi convenga
la compassionevole solidarietà ai soggetti in quanto vittime, che a me pare
vada poi essenzialmente a beneficio dell’autoassoluzione di chi, costretto
all’inerzia, guarda da fuori, oppure un militante sostegno politico, materiale,
e non solo, a chi combatte con le armi.
Come i popoli nel processo di decolonizzazione, dall’Algeria
al Vietnam e come da noi nella lotta partigiana antinazifascista. Rivolta
armata sancita legittima dal Diritto Internazionale come esemplificata nella
Carta dell’ONU e, dunque, dalla comunità umana. Che, peraltro, riduce la non
violenza assoluta a disarmo unilaterale e complicità con l’oppressore.
Personalmente, prescindendo da forme di lotta armata
valleitaria, fuori contesto, fuori razionalità e fuori consenso popolare,
spesso pesantemente infiltrate e manipolate, come le abbiamo conosciute
direttamente, concordo con una massima, non so se assunta a principio dagli
ebrei del ghetto di Varsavia sotto assalto tedesco, o da Che Guevara: MEGLIO
MORIRE IN PIEDI CHE VIVERE IN GINOCCHIO.
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