sabato 13 giugno 2020

L'OMS, l’Azzolina, il virus: un circo e tre clown ... IL GINOCCHIO DEL POLIZIOTTO SUL COLLO DI GEORGE FLOYD, IL GINOCCHIO USA SUL COLLO DEL MONDO ... La rivoluzione colorata torna a casa




Statue abbattute. “Chi controlla il passato, controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato” (George Orwell)

Covid-19: tocca agli studenti
Come spesso, diamo un’occhiata in casa e poi ce ne andiamo fuori. In casa abbiamo fatto tremare i penati con la risata omerica, fatta però tra denti digrignanti, innescata da un paio di labbra rosso-cardinale, con sotto una ministra dell’Istruzione, dalle quali era uscito la formidabile, per quanto lugubre, battuta di scolari sotto plexiglass. Affine ad Alcmeone che, uccisa la madre, fu privata del senno dalle Erinni, Lucia Azzolina, avendo ucciso l’Istruzione, madre sua e di tutti noi, aveva subito analoga sorte. E fu la pazzia a dettarle deliri che solo degli irresponsabili come noi potevano prendere per barzellette. Tipo, facciamo che metà studia da remoto, e l’altra in presenza. E giù cataratte di ghignate.  Facciamo che voi entrare alle 8, voialtri alle 10, e voi laggiù a mezzogiorno. E visto che studenti come pesci nella boccia di plexiglass non vi stanno bene, facciamo che di plexiglass gli mettiamo solo una visiera da astronauta.

Mancano duecentomila insegnanti? Abbiamo altrettanti supplenti votati alla supplenza eterna E voi, ragazzi, andate a studiare sui prati, sotto i ponti, a gennaio sul laghetto ghiacciato, nei cinema e nei musei. Con plexiglas sul muso. Così, se ci cadete sopra, vi tagliate la carotide, ma vi salvate dal virus. Quante alle aule di 13 ragazzi ben distanziati, ne avremmo pronte centomila, ma solo dopo che Colao vi avrà convinti che studiare da casa e su schermi vi permette di finire imbecilli e squilibrati fin dalla terza media.

Ma non ce la dobbiamo prendere con due sfavillanti labbra rosse, per quanto minchiate ne escano. Se guardiamo all’Azzolina e le sue labbra come soggetto erotico le riconosciamo un ruolo assolutamente degno e la distanziamo – è il dogma salvifico del tempo – dalle donne dalle cui labbra, meno vermiglie, escono concetti e non minchiate. Del resto, ciò che determina i borborigmi culturali che sgocciolano da quelle belle labbra, non è altro che quanto una ministra di Conte, Zingaretti e di Maio, con rispettive task force di illuminati, deve al magistero dell’OMS, cui tutti si sottopongono. Mascherine inutili, no necessarie, no nocive; guanti indispensabili, no, che schifo, fanno malissimo, clorochina si si si, clorochina no no no, clorichina si si si, test sierologici buoni, test sierologici cattivissimi, gli asintomatici ti impestano tutti, nessun contagio dagli asintomatici… A seconda dell’input che via via prevale e dei talleri che via via arrivano da Bill Gates, o sono negati da Trump. Cosa mai possiamo pretendere dalla bella Lucia quando a istruirla  ci stanno dei cazzari col botto.


C’è rivoluzione colorata e rivoluzione colorata
Di “rivoluzioni colorate” contro governi non integrati, quelle concepite, organizzate e finanziate da organismi del Deep State USA per conto di globalizzatori imperiali e neoliberisti - CIA, NED, NSA, la Open Society di Soros, USAID, Amnesty, HRW, Avaaz e altre ONG – ce ne sono o di massa, che sfruttano rimostranze popolari, o di totalmente spurie. Di queste, solitamente riconoscibilissime per i soggetti messi in campo, si sono visti esempi in Libia, Siria, Serbia, Venezuela. Delle prime, il modello storico è quello egiziano, prima di “primavere arabe” assai diverse tra loro, le più recenti essendosi verificate in Libano, Algeria e Sudan. Al Cairo, una rivolta popolare contro un tiranno installato dell’imperialismo, Hosni Mubaraq, ma che era anche diretta contro i suoi sponsor in Occidente e Israele, fu presto infiltrata da manipolatori di segno opposto e consegnata nelle mani dei Fratelli Musulmani, storica opzione britannica e poi neocolonialista
L’esperienza, nata da elezioni boicottate da tutti fuorchè dalla Fratellanza, vide eletto con il 17% dei voti l’integralista Mohamed Al Morsi, che, prima di essere spazzato via da una nuova sollevazione di massa, riuscì a imporre a cittadini, lavoratori e aderenti ad altre confessioni un regime repressivo anche peggiore di quello del suo predecessore. Con la successiva elezione del presidente Abdel Fattah Al Sisi, i moti popolari cessarono e ai Fratelli, come ai loro padrini, non rimase che il ricorso al suo braccio terrorista, l’Isis. Quello che “il manifesto”, sostenendo spie spedite in Egitto dai servizi britannici, chiama “l’opposizione al despota Al Sisi”.
George Floyd in Palestina 

George Floyd: razzismo poliziesco e razzismo foglia di fico
 Le proteste in atto dal giorno dell’uccisione di George Floyd mediante ginocchio sul collo e altre ginocchia sul petto, il 20 maggio, sono del tipo egiziano: coinvolgono masse di cittadini mossi da giusta indignazione per i feroci abusi di una polizia fatta da Obama esercito in tutti i suoi mezzi e metodi. In una prima fase caratterizzata da violenza e saccheggi, ha visto poi crescere, fino alla preminenza, la partecipazione di bianchi i quali, al rifiuto del razzismo, aggiungevano la denuncia dell’iniquità sociale, esasperata dalle micidiali misure di restrizione con pretesto coronavirus. Queste, come ovunque, dettate eminentemente, contro lo scetticismo del presidente Trump, dalla cupola sanitario-farmaceutica facente capo al virologo vaccinista Anthony Fauci e allo stesso Bill Gates
Il poliziotto USA stile Obama

Gridare al razzismo, abbattere Trump
Colto fin dalle prime battute e nettamente percepita da Trump e dal suo entourage e seguito politico-sociale, l’obiettivo delle proteste divenne lo stesso presidente e il voto di novembre che rischia di confermarne il mandato, a meno che non lo travolgano sconvolgimenti sociali finalizzati ad aggravare un’economia che, a dispetto del covid-19, pare ancora reggere meglio che in altri paesi. Apparvero, nel ruolo di capi, alcune formazioni militarizzate legate al Partito Democratico e più direttamente gestite dal governo parallelo USA, o Deep State. Quello che Trump, a dispetto dei suoi accomodamenti, non lo ha mai digerito.
 

Soros e “Antifa”
Come al tempo dei tumulti contro la vittoria di Trump nel 2016 e la sconfitta della prediletta Hillary Clinton, continuatrice del militarismo guerrafondaio e del golpismo dell’amministrazione Obama, sotto la copertura della condivisibile parola d’ordine Assembramenti buoniantirazzista e antifascista, presero la direzione della rivolta i “Black Lives Matter” e gli “Antifa”. Entrambe organizzazioni che godono dei finanziamenti, del supporto mediatico e del sostegno propagandistico di ambienti legati all’obama-clintonismo, al Deep State, all’Intelligence. La prima delle due è partita grazie a 33 milioni di dollari versatile da George Soros. Il corrispettivo italiota sono le Sardine e utili idioti di pseudosinistra che si sono ritrovati “contro il razzismo” a Piazza del Popolo, il 7 giugno. In queste occasioni vedete molti pugni. Non sono quelli della rivoluzione. IL pugno chiuso lo ha reinventato e pervertito Otpor, il gruppo anti-Milosevic di Soros a Belgrado.


Le criptomilizie dell’élite
Vi figurano protagonisti eccelsi della ricchezza americana e mondiale, quali la Open Society di Soros,Amazon, America Express, Bank of America, Apple, Barclay’s Bank, BP, Citygroup, Coca Cola, eBay, FILA, Goldman Sachs, Google, IBM, Ikea, Levi’s, Vuitton, Merck, McDonald’s, Microsoft, Nike, Pepsi, Pfizer, Sanofi, Starbucks, Uber, Wall Mart. Complessivamente le 279 maggiori multinazionali e banche Usa, compresi i colossi farmaceutici e compresi alcuni tra i più spietati sfruttatori razzisti del lavoro a basso costo e a pessimo ambiente. All’indirizzo unitario ci pensano i Rockefeller, i Rotschild, i Soros, la cabala che si riunisce come Bilderberg, o a Davos. A volte in Vaticano.

Da come la nostra popolazione si è sottomessa, obbediente e terrorizzata, alle falcidie di libertà, diritti umani e civili, salute, solidarietà sociale, autodeterminazione, commissionata dalla cosca tecnoscientifica internazionale e domestica al Conte Pippo, non dovremmo meravigliarci di come tante brave persone si siano fatte trascinare in piazza da manipolatori di questa risma. Che tutto avevano in testa fuorchè razzismo e fascismo, ma invece l’eliminazione dell’inaffidabile testamatta Trump che, al di là dei toni da sconquasso imminente, mai si decideva ad andar giù davvero pesante con Russia, Cina, Iran, Libia, Siria. Anzi, iniziava a preparare il ritiro delle truppe USA da Afghanistan, Iraq e Germania, tutte indispensabili per la guerra a Putin. E, gravissimo, si faceva beffe dell’apocalisse pandemica e tagliava i fondi ai commandos OMS di Bill Gates.
A questo punto, però, non è dribblabile la domanda di come si siano fatti abbindolare centinaia di migliaia di bravi americani, che avevano assistito rassegnati alla violenza razzista della polizia, cronica sotto tutte le amministrazioni federali e statuali, mentre abbruttiva la società in cui vivevano, riflettendo altre violenze, sociali ed economiche. Come stavolta si siano fatti trascinare a una rivolta che è diventata il clou della campagna elettorale dei nemici di Donald Trump: il partito democratico e tutto l’apparato militar-finanziario-digitale che, dal fallimentare Russiagate, all’epifania di un imbroglione senile, butterato dagli scandali ucraini e altri, come l’impresentabile Joe Biden candidato presidenziale, ha condotto una guerra senza tregua a chi si teme possa rivincere le elezioni. 
Assembramenti buoni, assembramenti cattivi, razzisti di complemento e razzisti in sevizio permanente effettivo.


Una chiave di lettura la dà, nel nostro piccolo, la discrepanza che caratterizza i plausi e i biasimi indirizzati dal nostro establishment destro-“sinistro”, e comunque imperialista, rispettivamente agli assembramenti. “cattivi”, quelli di chi si oppone alle manipolazioni e privazioni, di portata epocale, della falsa pandemia, e “buoni” quelli di chi urla “abbasso il razzismo” (e intende “abbasso Trump”), o “viva la democrazia” (intendendo il ritorno del colonialismo anglosassone a Hong Kong).
La sollevazione nordamericana senza precedenti, con le sue più modeste ricadute europee, per i suoi agenti potrebbe anche sfociare in guerra civile, letale per le chances di Trump a novembre e prodromo di uno Stato di Polizia auspicato a livello mondiale dai gestori della pandemia. Uno stato d’emergenza permanente che sospenda il processo elettorale e favorisca la rimozione forzata del presidente. Ma più che altro, nei vari Stati americani coinvolti (tutti governati dai Democratici), come a Berlino, Londra, Parigi, Roma, le manifestazioni hanno lo strategicamente prezioso effetto collaterale di mettere il razzista cartonato al posto del razzista in carne, ossa, uniforme, consiglio d’amministrazione, servizio segreto, Stato.
Nancy Pelosi e parlamentari Democratici in ginocchio per Floyd


Con l’inginocchiarsi di eroi della convivenza umana, come i soliti VIP di servizio nello sport e a Hollywood, e come la speaker del Senato Nancy Pelosi e i suoi, tutti virulentemente guerrafondai, dall’Iraq 1991 in poi; o con le invettive contro Trump di Bush Junior, quello delle Torri Gemelle, o del mega-imbroglione e spergiuro Colin Powell, ministro della Difesa che truffò il mondo intero sulle armi di distruzione di massa di Saddam, ora si permette di sollevare l’indice contro Trump, siamo al parossismo dell’ipocrisia. E capiamo il tasso di depistaggio insito nei tumulti in corso. Come ne è segnata al massimo grado l’intera Operazione Covid-19.

Il ginocchio sul collo di 7,3 miliardi di George Floyd, neri, bianchi, gialli, bruni
Gli Usa hanno condotto in media una guerra all’anno da quanto il bubbone si è installato nel Nuovo Mondo. A dispetto del virus, le proseguono in Afghanistan, Siria, Iraq, Libia, Somalia, Yemen, Africa e le minacciano a Russia, Cina, Venezuela e Iran.. A forza di crimini inflitti ad altri, ma costati al suo stesso popolo ha accumulato un debito di 26 trilioni, 70.000 dollari a persona, il più grande della Storia, ma che, a forza di impunità, non pagherà mai. Da Bush padre, attraverso Clinton, Bush il minore, Obama fino a Trump, il Deep State che li ha espressi tutti, salvo l’ultimo, governa uno Stato che conduce sette guerre pubbliche e una trentina di occulte, per milioni di morti e oceani di distruzione. Impone sanzioni a nazioni libere che mirano al genocidio. Opera colpi di Stato militari o colorati ovunque ci si distacchi dagli ordini di servizio delle élites. Impone ai governanti Nato di sabotare gli interessi del proprio paese per favorire quelli degli Usa e della Cupola, di cui è l’arma principale. Per cui, in piena reclamata pandemia mortale, manda il suo esercito a imperversare in Europa lungo la frontiera russa.

Coloro che utilizzano i mezzi più efferati per ridurre in quantità e qualità la specie umana, le specie viventi, appartengono in stragrande maggioranza a questo Stato e alla stessa confessione. Perseguono un Nuovo Ordine Mondiale totalitario, disumano, transumano, basato su un iper-bio-tecno-fascismo, in cui è permesso di vegetare solo all’uomo digitale, sanitarizzato, distanziato dalla sua specie e dalla natura. L’uomo-macchina.
Con il 4,5% della popolazione mondiale, ha una forza armata delle dimensioni e dei costi pari a quelle degli undici paesi che lo seguono e che arrivano al 50% dell’umanità. Ha il più alto numero di suicidi, omicidi, tossicodipendenti (oppiacei e psicofarmaci), malati da farmaci, assassinati da polizia, carcerati pro capita, del mondo (2,3 milioni, di cui i neri, il 13% della popolazione, sono il 50%). Forma i suoi giovani a perpetuare la “nazione eccezionale” con un’educazione alla violenza sociale e bellica, a forza di film, spettacoli, gare e videogiochi di devastazione e stragi.
Meglio buttar giù statue che l’establishment



Ora questa nazione decapita e rovescia le statue dei benemeriti di ieri, oggi malfattori. A buttare giù qualche necro-simbolo della “civiltà” occidentale, tipo Cristoforo Colombo, si prova pure comprensione. Se non fosse che chi approva tali “rimozioni”, punta a rimuovere la Storia intera. Elemento fastidioso nell’immaginario collettivo dei popoli, e, soprattutto, di quelli oppressi: la memoria. Senza la quale è molto più facile manipolare la gente. Giudicare personaggi di ieri con i criteri di oggi, perlopiù balordi o falsi, ma politicamente corretti, serve a questo, a recidere il passato, le radici.


E, comunque, sempre meglio protestare contro lontani morti, buttandone giù le statue, che, diononvoglia, contro gli attuali innumerevoli crimini di guerra e contro l’umanità dell’Occidente. Le élites del Potere sono estasiate di tanta rivolta. Di solito l’incitamento a una folla decapitatrice, inferocita per altra causa, viene da chi di quell’altra causa è responsabile. Non per nulla il nostro organetto del Deep State, “il manifesto”, mette in pagina ben tre articoli di peana ai distruttori di monumenti. Lasciando che si taglino teste di marmo, si conta di evitare che gli si taglino quelle vere.

 

P.S.
Io che ho vissuto nelle città tedesche come Dresda, mentre Winston Churchill le inceneriva  con tutta la gente dentro; io che ho per terza patria l’Iraq, polverizzato dagli eredi ed emuli di Churchill, che già ne aveva gasato la popolazione settant’anni prima; io che ho frequentato i luoghi e gli esseri viventi in tanta parte del mondo, mentre venivano devastati dai simil-Churchill, dell’imbrattamento della statua del mostro da parte dei suoi stessi concittadini, non posso che essere felice.


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