Alessandro, benvenuto.
Te lo dice uno che ti segue da molti anni, ti conosce e del
quale ricevi regolarmente i lavori, scritti e filmati, con particolare
attenzione al Movimento 5 Stelle e a quello che tutti non possono non aver
percepito come il progressivo declino e allontanamento dalle premesse sulle
quali era nato ed era arrivato a prendere il 33% del voto espresso da italiani
non rassegnati.
Sei rientrato sulla scena pubblica con l’intervista in cui
ha chiesto, come legittimamente spetta a te, figura di primissimo piano del
Movimento, come anche a qualunque degli iscritti, un convegno nazionale,
congresso o assemblea costituente che sia. Mi auguro che tu sia arrivato in
tempo massimo. Just in time, come ci fa dire la degenerazione
linguistica che da diffusori di civiltà ci ha reso colonizzati da inciviltà.
Appena in tempo, dal punto di vista della rappresentanza istituzionale dei
5Stelle, visto il progressivo radicamento di molta parte di essa, non nei
principi, ma nelle poltrone sulle quali, a volte indebitamente, li ha insediati
un’elezione che spesso si è trasformata in privilegio e poi in abuso.
Sicuramente entro tempo massimo per la base, che, secondo quanto mi insegnano
assidue e profonde frequentazioni, da amico e giornalista, nella sua misura più
estesa ti aspettava con ansia e affetto. E speranza di riprendere la strada
maestra.
A proposito di tempi, liquidiamo subito la rozza, collerica
e perciò debole, reazione di chi sa benissimo che la tua figura e la tua storia
contribuiscono, insieme alla nostra percezione dell’inversione di marcia
compiuta negli ultimi anni, a strappare al re i vestiti della mistificazione e
dell’abbaglio. Per non esserti adeguato ad un andazzo che vedeva gli esponenti
5 Stelle comportarsi come lemming in tuffo dal precipizio, l’anziano
trasformista ti ha detto “di aver perso il senso del tempo”. Forse perché il
tuo tempo lo avevi “perso” vedendo a raccontandoci i “fuori dal tempo” del
dominante che infligge e del dominato che subisce o resiste, nel Sud del mondo
sotto attacco USA. Iran, Messico, Guatemala… Quegli USA e quella Nato cui un
tuo “fratello” sventurato non nega mai il suo “servo encomio”. Quanto a “tempo
perso”, certo è che Grillo il suo lo ha ritrovato nel Congresso di Vienna del
1815. Quello della Restaurazione.
Usando logori borborigmi diffamanti su terrapiattisti e
pappalardi, per ridicolizzare la tua sacrosanta richiesta che finalmente i
vertici del M5S si acconcino, al di là del filtro telematico, deformanti come
tutti i rapporti digitali, senza faccia, senza spazio, a far parlare e dare
ascolto a chi del movimento è sangue, sudore, lacrime e integrità, Beppe Grillo
conferma di volersi erigere a padre delle bussole perse. Una bussola pare
l’abbia orientata, fin dall’inizio, verso il nono cerchio, nella ghiaccia del Cocito, dove si incontrano
i traditori dei parenti e quelli della patria e del partito.
Un interrogativo lacerante,
ma motivato da quel suo abbraccio, mortale per tutto ciò che il movimento
rappresentava, con un ceto dirigente politico-economico e un primo ministro che
in questi giorni stanno celebrando a Villa Pamphili, a porte chiuse come è di
prammatica, il loro piccolo Bilderberg, o Davos.
Temo, caro Alessandro, che,
per quanto doverosa, se non altro per mettere in difficoltà chi dei
parlamentari si guarda allo specchio la mattina, la tua richiesta di un incontro
nazionale sulla linea del movimento non troverà riscontri positivi. Forse un
po’ di clic su like si potevano gestire. Con un’assemblea di corpi,
senza mascherine, è più difficile. C’è già chi, percependo la tua chiamata al
confronto, nessuno escluso, come il raschio del seghetto sulla gamba della sua
poltrona damascata, ti risponde con i toni risentiti di chi si vede scoperto
con le mani nella marmellata e quelle mani da lì non le vuole togliere. C’è
chi, tra gli alleati PD e IV, terrorizzato dall’ipotesi di un M5S ricuperato e
rilanciato contro il sistema, prospetta ai colleghi 5 Stelle l’apocalisse di
una crisi con conseguente esito nefasto alle elezioni. E’ Il ricatto di una
rottura col premier bilderberghino che si vaticinava leader del riciclato
movimento, e a Grillo stava bene per la definitiva saldatura con quel mondo
dell’”innovazione” inaugurato dall’operazione Covid-19.
La speranza rivoluzionaria
di un Movimento Cinque Stelle, gravido di idee e volontà di riscatto,
emancipazione, libertà, onestà, si è infranta contro l’inaudita adesione dei
parlamentari a una combriccola di reazionari, corrotti nella politica e nella
morale, sopravvissuti al deperimento politico e morale di due partiti dal poderoso
passato, ma incapaci di affrontare la modernità in termini di liberazione,
combattendone lo stravolgimento e la subalternità a economia e tecnologia
antinazionali e sovranazionali, interne ed esterne. Tu, Alessandro, che ti sei
sempre opposto a fare da puntello a questa gente, hai dovuto assistere al
crollo di ogni diversità quando il movimento si è prestato alla più efferata
guerra mai condotta contro il nostro popolo, incredibilmente all’umanità
intera, i suoi diritti umani e civili, i suoi anziani e i suoi giovani, i suoi
lavoratori e i suoi artisti, la sua libertà e autodeterminazione, l’intero suo
futuro: l’operazione Coronavirus. Una disumanizzazione imposta dai necrofori
della globalizzazione, accettata ed eseguita dai loro infiltrati e sguatteri locali,
subita da una popolazione ridotta alla passività a forza di paura e menzogne. E
della mancanza di un Movimento 5 Stelle.
Tra espulsi da un vertice di
arroganti, incolti e opportunisti, o usciti di propria volontà, o rimasti in
sofferenza e rabbia - parlo dei 5 Stelle nelle istituzioni - c’è il meglio
degli eletti: Cunial, Barillari, Corrao, Lezzi, Grillo, Paragone, altri. Io non
so che rapporti vi siano tra voi. Ma so che tutto quello che si oppone alla
risacca, andrebbe unito. Alcuni di costoro credono in una rifondazione del
Movimento partendo da dentro, dall’esistente in parlamento e sul territorio. Altri
puntano a fare piazza pulita, alla creazione di un soggetto politico che del
Movimento riprenda, rafforzi e approfondisca teoria e pratica, fondate sulla
ricostruzione dei rapporti tra umani, contro la disgregazione sociale forzata
di cui l’operazione virus è il principale strumento. Ma anche contro
l’illusoria contraffazione di quei rapporti, attraverso la raggelante e
totalizzante utopia digitale.
Secondo il tabloid
scandalistico dei VIP, “La Repubblica”, cui la tua apparizione fa correre
brividi lungo la schiena, non avrai la forza di liberarti dai legami d’affetto
che ti hanno reso parte organica dei 5 Stelle, al di là delle dissonanze e
crisi che si vivono in tutte le famiglie. Capisco benissimo quale dolore una
persona come te, che è andata condividere le sofferenze dei più deprivati e
oppressi, debba provare per la lacerazione degli affetti saldati in tanti anni
di comunanza di lotta e di vita. Lo capisco per averlo provato nella parabola
dei miei rapporti con Lotta Continua e poi con Rifondazione Comunista. Ma non
credi che l’amore di cui sei oggetto da parte di migliaia di persone, che in te
hanno riposto fiducia per le sorti loro e della comunità valga a colmare di
ricchezze i vuoti lasciati da chi ha dimostrato di non meritarti. Delusione sì,
illusione no.
Sulla scelta tra queste
opzioni, io non ho titoli per pronunciarmi. So di certo una cosa. Non so se sia
la parte maggioritaria dei militanti, degli iscritti, dei sostenitori, degli
interessati. So di sicuro che è la migliore del nostro paese e nel nostro
tempo. Non solo della base 5 Stelle, di tutta la società italiana. L’unica con
la quale si possa costruire un futuro consapevole del nostro passato, delle
nostre radici, della nostra sovranità e quindi degna del presente. Parlo di una
base disorientata, arrabbiata, frustrata, indomita. Un popolo che non aveva mai
smesso di lavorare sul territorio lungo le linee e con gli obiettivi a cui si
era votato. E che non è fuori dal tempo, come dice l’ex-padre da uccidere
ritualmente, ma è quello che non lascia che i suoi figli ed esso stesso siano messi dietro un filo
spinato, nei lager dell’intelletto e del corpo. Lager al cui confronto quelli
del passato, strumentalmente deprecati dai recintori di oggi, ti avevano
lasciato almeno padrone della tua mente.
Alessandro, è difficile vedere altri se non te e coloro che ti
hanno preceduto in una insubordinazione che dovrebbe maturare in sollevazione.
Coloro che hanno tenuto duro. Spero che tu non sia arrivato in ritardo e spero
che tu rimanga determinato, a dispetto delle belve che ti si lanceranno contro.
O si riesce a raddrizzare questo vascello di donne e uomini giusti, sottraendolo
ai miasmi e affidandola a venti salubri, o se ne costruisce un altro. Non siamo
mai tutti sulla stessa barca, come vorrebbero Bergoglio e come perorano
ossessivamente oggi i coronavirusisti. Siamo NOI nella stessa barca. E siamo
all’ultimo crocevia.Tertium non datur.
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