Medicina agli ordini, o Medicina libera
Si parva licet componere magnis (se
ci è permesso di confrontare il piccolo con il grande), la bomba che ha messo
in crisi l’assetto viraldispotico e tecnoscientifico del nostro paese si
potrebbe definire la sineddoche della sollevazione popolare che sta mettendo a
ferro e fuoco almeno 40 dei 50 Stati della Federazione nordamericana. Quanto
alla bomba, se è perfettamente adeguato dare del “bomba” al generale Pappalardo,
bravo a trasformare in oro di visibilità la paglia coltivata nei cervelli di un
po’ di arrabbiati, i suoi gilet arancioni non sono che il mortaretto che deve
distrarre dal grosso botto con cui altri hanno scardinato il castello di carte
false su cui da quattro mesi si erge il coronavirus.
Prima di addentrarci alle fiamme che bruciano quanto resta
del più potente e violento paese del mondo, lasciatemi dire di questo ordigno
finito tra i piedi dei congiurati col coltello ficcato nella schiena del popolo
italiano. Tutto stava precedendo serenamente verso l’annunciata (e perciò
programmata) seconda ondata della pandemia, vuoi a fine giugno, vuoi a ottobre,
quando uno, che ai colleghi virologi da salotto tv e da comitato tecnico-scientifico,
sta come l’Apollo del Belvedere sta ai finti Modigliani pescati a Livorno,
decideva di dire basta! Il virus è morto, il virus non c’è più, lo
spettacolo è finito, buonanotte ai musicanti.
Alberto Zangrillo, primario
di terapia intensiva del S. Raffaele, sarà il medico di Berlusconi ma è anche
il primatista italiano di studi epidemiologici pubblicati nelle più autorevoli
riviste mediche del mondo. Subito confortato da un altro luminare della virologia,
Luciano Gattinoni, trovandosi a corto di pazienti e di virus, ha
dichiarato che il covid-19 aveva perso la sua carica e stava scomparendo e che
quindi “la si facesse finita anche col terrorismo”. Lo ha confortato
un coro di valutazioni uguali di colleghi di pari rango, tedeschi, statunitensi
(dal Parnaso del MIT di Boston), di Oxford, compreso Matteo
Bassetti, direttore per le malattie infettive del San Martino di Genova.
Gente da corsia, da trincea, visto che per farci prigionieri ci hanno detto che
siamo in guerra, da occhi negli occhi dei malati. Hanno tutti constatato che è
successo quanto succedeva ogni anno, dai tempi dei nostri trisavoli, con tutte
le influenze stagionali, senza che si siano mai proclamate pandemie, inventati
decessi, imposti stati d’assedio nazionali e terrorismo politico-mediatico da
farti morire, ma di paura. E che era ora di smetterla con i lockdown,
anche perché stavano causando infinitamente più danno sanitario ed economico,
che non lo stesso virus.
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(Zangrillo a Mezz’ora+)
Per quanto la cosa fosse corroborata dai numeri, non
adulterati stavolta dall’inclusione proditoria di morti da eccesso di età, o da
altri malanni, compresi quelli determinati da mancanza di cure, causa
detenzione, la reazione è stata violentissima. Disturbati nei loro tragitti
extra-clausura, da residenze di classe ai saloni delle conferenze stampa e, da
lì, sugli altari approntati negli studi televisivi, dai quali lanciare apocalittiche
visioni e strali punitivi contro gli scettici, i tecnoscienziati hanno reagito
come un solo virus pandemico. Disciplinatamente supportati da una stampa che,
dal manifesto ai giornaloni al Fatto Quotidiano, scatta non appena il Deep
State, o Bilderberg, o Davos, si fanno sentire, reagiscono con elegante
dialettica: “Stupidaggini, provocazione, sconcerto, Zangrillo ha sbagliato,
crea solo confusione”.
Sono parole di una tecnoscienziata: Sandra Zampa (PD),
esperta di Storia della Chiesa. Barbara Spinelli, sul Fatto Quotidiano, si è
spinta fino a far tracimare un paginone di peana alla società futura retta dalla
Scienza che, come proclama Burioni, è “unica e non democratica”. Degna
apostola dei girotondi di Tsipras e figlia di quell’Altiero che, a Ventotene,
vaticinava uno Stato autoritario e temeva che senza una bella guerra tra USA e
URSS un’Unione Europea sarebbe stata difficile da fare. Ne va, per tutta una
categoria, del prestigio acquisito, del potere accumulato, dei profitti
vaccinari in prospettiva e, perché no, della cospicua tariffa per comparsata. E
del ritorno nell’ombra di laboratori stiticamente finanziati.
USA: Pandemista contro antipandemista
In America la situazione è un tantino più complessa. Anche
lì ci sono gli amici di Big Pharma e associati di Bill Gates, capeggiati dall’apocalittico
epidemiologo Anthony Fauci, della Task Force anti-virus, in duello all’ultimo
sangue con Trump, sia per lo scetticismo di quest’ultimo sulla mostruosità
genocida del virus, sia perché il presidente si sfondava di idrossoclorichina,
nonostante che l’OMS l’avesse bandita (più che altro perché, secondo molti efficace contro il corona, l’antimalarico
ostacolava il trionfo del vaccino di Bill Gates a venire). Partiamo da cosa ci
dicono i soliti media. Poi passiamo a certi dati.
Con differenziazioni che non sono che sfumature, la stampa
italiana concorda sugli eccessi della polizia, ovviamente di Trump, sul
permanere, con Trump, di un razzismo di fondo, però potenziato dai famigerati
suprematisti bianchi, cari a Trump, alle cui violenze si opporrebbero i bravi,
seppure un po’ anarchici, militanti di “Antifa” (organizzazione, presente in
miniatura anche da noi, della galassia Ong di George Soros), avanguardia di un’America
“liberal” (leggi Partito Democratico, leggi Deep State, FBI, CIA, NED,
Rockefeller, Atlantic Council, Hillary e Bill Clinton, Melinda e Bill Gates,
Kissinger). E a questo incendio, determinato dall’uccisione dell’afroamericano
George Floyd in una quarantina di Stati USA, con gli immancabili saccheggi dei “teppisti
ed estremisti”, con addirittura l’assedio alla Casa Bianca del detestabile
Trump, uno solo è il rimedio. Il ritorno di Obama, sotto forma, sebbene
piuttosto insenilita, di Joe Biden (ma si rimedierà facendo coppia con Hillary
o, meglio, con Michelle Obama).
Una rivolta di sinistra che diventa di destra
per la destra che si finge sinistra
E’ l’affresco della situazione dipinto dalla CNN e dalla
stampa (Washington Post, New York Times, Wall Street Journal) con l’aggiunta di
un particolare sul quale i nostri media sono ancora in ritardo. I disordini, la
violenza sono fomentati da nient’altro che dalla Russia e da Putin. Tentativo
maldestro di ravvivare il cadavere del Russiagate (come il bocca a bocca dei
nostri “virologi” sul virus). Un’operazione obamiana distrutta dal fallimento della montatura del
procuratore Robert Mueller, dalla prova del complotto contro il consigliere per
la Sicurezza Nazionale, generale Michael Flynn, e che ora pone a rischio di
inchiesta e processo lo stesso Obama e il suo entourage di cospiratori anti-Trump.
Quell’Obama davanti al quale Donald
Trump, con tutto quel che di bislacco e delittuoso si può attribuire all’uomo-pannocchia,
pare un dilettante in fatto di guerre e crimini contro l’umanità: Iraq, Libia,
Somalia, Siria, Afghanistan, Venezuela, Honduras, Ucraina, Georgia, Yemen,
polizia USA militarizzata e decimatrice di afroamericani, droni Predator
assassini ad abbattere “sospetti” in tutto il mondo, un milione e mezzo di
immigrati espulsi (un record), torture CIA, eccetera eccetera, ad libitum.
Probabilmente il peggio del peggio mai visto nella Casa Bianca.
Cosa c’è dietro una rivolta di proporzioni inedite negli USA
dalle storiche lacerazioni etniche? Una rivolta che non risparmia che pochi
Stati della Federazione, segnata da episodi di violenza, uccisioni, saccheggi. E
le città più colpite, da Los Angeles a New York, da Chicago a Minneapolis, da
Detroit a Dallas, da Denver a Baltimora, da Philadelphia a Washington DC, sono
tutte governate dai Democratici. E tutte vedono in prima fila negli scontri gli
squadristi di “Antifa”. E in molte di loro si scoprono cumuli bene ordinati di
mattoni, là dove non era visibile nessuna attività edilizia, ma che sono serviti
ottimamente a sfasciare teste e vetrine. Si tratta forse del caos che dovrebbe,
insieme alla pandemia, far prendere alla rivolta contro il razzismo e la polizia
una direzione contro chi, grazie ai successi economici, dopo le lunghe stagnazioni
dell’era Bush-Obama, e avendo di fronte una cartuccia spenta come Biden, si
avvia a rinnovare il mandato presidenziale?
Ricchi e poveri: l’evidenza che acceca
Chissà se è un caso che ad analisti e cronisti sfuggano
dati che mettono l’intera vicenda in una luce diversa, abbagliante. Stiamo sperimentando
sulla nostra pelle, e ne vediamo i paralleli nel mondo, un’operazione di orchi
contro gran parte del genere umano. Una pandemia, fabbricata a partire da una
normale influenza, per costringere interi popoli alla spersonalizzazine e alla
sottomissione assoluta in cambio di uno spaventoso arricchimento di pochi.
Decine di milioni di persone precipitate nella povertà assoluta, economie
nazionali rase al suolo, suicidi negli USA aumentati del 40%, una rapina di
proporzioni senza precedenti ai danni del 99% dell’umanità.
In compenso, nel corso dei mesi in cui gran parte degli
abitanti del Globo erano privati dei diritti fondamentali, incarcerati e ammutoliti
dal terrore e da una repressione ultrafascista, con per esito nient’altro che
la rovina personale e sociale, qualcuno ne ha tratto profitti senza pari nella
storia degli arricchimenti. Che, comunque, sono sempre da rapina, a meno che
non trovi la famosa pepita. Negli USA, ai 40 milioni che denunciano la perdita
del lavoro e richiedono i buoni pasto per non morire di fame, si contrappone un
pugno di miliardari che promette di evolversi in trilionari. Nel corso dei mesi
tra inizio marzo e fine maggio, ce lo dice un rapporto firmato dall’Istituto di
Studi Politici e dall’Associazione Americana per la Giustizia Fiscale, la
ricchezza complessiva dei miliardari USA è cresciuta dai 2,948 trilioni di
dollari ai 3,382 trilioni.
Volete che le folle di incazzati dei tanti ceti
e delle tante etnie che tumultuano nelle città nordamericane non sappiano, non si
siano accorti, non sia questa la molla che è saltata nella loro coscienza e che
ne ha fatti corpi e parole lanciati contro il sistema?
Dai miliardi ai trilioni, dalla vita alla
sopravvivenza
I 5 miliardari di punta, protagonisti delle
opportunità commerciali offerte dal virus e dalle chiusure - Bezos, Gates,
Zuckerberg, Buffett, Ellison – hanno guadagnato insieme 75,5 miliardi, un
incremento del 19%. A conferma che i loro business erano i meglio piazzati per
la pandemia, hanno catturato, in quei mesi, il 21% dell’aumento complessivo
della ricchezza dei circa 600 miliardari USA. Per Forbes i 614 miliardari
americani erano diventati 630 tra marzo e aprile, con un primato assoluto del
lanciarazzi Elon Musk, di Tesla, il cui patrimonio è cresciuto del 48% (36
miliardi). Quello di Jeff Bezos, Amazon (vendite online, morte dei negozi), è
aumentato di 35 miliardi (è la somma che il governo spende per l’istruzione),
mentre Zuckerberg, Facebook (telematica per lavoro e studio da remoto), si è
dovuto accontentare di 25 miliardi in più (la spesa dello Stato per l’assistenza
alimentare ai poveri).
Se poi guardiamo ai ricchi del mondo intero, i 25 più
ricchi (tra cui 16 statunitensi e 3 cinesi), che insieme valgono 1,5 trilioni
di dollari, hanno guadagnato dai soli due mesi di “pandemia” 255 miliardi. In tre, Bezos,
Bill Gates, Warren Buffett, dispongono ora di una ricchezza che è pari a quella
della metà dei 330 milioni di statunitensi, a simbolo e rappresentanza di
un abominio di oligarchia che ha dato vita alla nazione più diseguale per
distribuzione della ricchezza del mondo. L’Italia la segue dappresso. Un’oligarchia
che, come i nostri Elkann, Cairo, De Benedetti, sa garantirsi lo scudo, non
solo della magistratura (vedi la fogna della nostra Giustizia), ma ancora più
totale quella dei media. Il solo Bill Gates si è assicurato per 9 milioni di
dollari i servizi del sinistro “Guardian”, con 3 milioni quelli della NBC
Universal, con 1 milione al Jazeera, con ben 49 il plauso della BBC. Altri, come
Bezos e Elkann, fanno prima, i media se li comprano.
Curiosamente all’intero panopticum mediatico sono sfuggiti
non solo gli effetti sulla composizione sociale di gran parte del mondo dell’Operazione
Covid-19, sui ricchi in contrapposizione a quelli sui poveri: le due facce
della stessa medaglia del capitalismo al tempo del coronavirus, dell’OMS, di
Bill Gates e della sua cosca. Gli sono sfuggiti soprattutto i motivi per i
quali centinaia di migliaia di persone, bianche, nere, brune, in quasi tutte le
città statunitensi si sono messe a rumoreggiare e a scasinare nelle piazze. A
partire dall’assassinio di un innocente da parte di un bruto in uniforme, in
rappresentanza, però, di tutti i bruti che hanno dato vita a questi Stati Uniti
d’America e che intendono mantenerla tale. Costi quel che costi.
Anche l’assalto al Venezuela irriducibilmente bolivariano e
chavista. Anche la guerra alla Russia, per la quale gli USA si stanno al momento
esercitando con decine di migliaia di uomini e mezzi in Polonia e tutt’intorno
ai confini russi, a dispetto del coronavirus, di Trump e dei suoi che preferiscono
la guerra alla Cina. In ogni caso, Di Maio si è dichiarato d’accordo con
entrambi, la Nato, tutto. Degli altri non mette neanche conto parlare. Anche se
nascosti da mascherine, sappiamo come la pensano. E cosa fanno. E non sarà un
pappalardo a fermarli.
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