domenica 24 gennaio 2021

CON LA GLOBALIZZAZIONE, TENDENZA ETERNA DELLE ELITES, AL GRANDE RESET (mia intervista video su “comedonchisciotte”)


https://comedonchisciotte.org/dalla-globalizzazione-al-grande-reset-intervista-a-fulvio-grimaldi/  

 (la foto generosamente inserita è di quando ero giovane e bello😜…)

“L’illusione della libertà continuerà fino a quando sarà remunerativo proseguire con l’illusione. Quando diventerà troppo costoso mantenere l’illusione, verranno semplicemente tolte di mezzo le scenografie, tireranno via i sipari, faranno sparire tavoli e sedie e ciò che si vedrà sarà solamente il muro di mattoni sul retro del teatro” (Frank Zappa)

“Siamo tutti nella fogna, ma alcuni tra noi guardano alle stelle” (Oscar Wilde)

Ci sono degli sprovveduti, o illusi, o frodatori, che attribuiscono all’ Operazione Coronavirus un colpo mortale alla globalizzazione e il ritorno alle volontà e al decisionismo locale, nazionale: ognuno per sé, con i suoi tamponi, le sue misure di contrasto, i suoi vaccini. Sarebbe come dire che l’industria militare ha posto fine alle guerre.

Una globalizzazione perseguita nei secoli, nel segno della croce, della mezzaluna, del commercio, della cultura, del colonialismo, dai pochi ai danni dei tanti, che invece oggi, grazie a Covid, digitalizzazione totale, Intelligenza Artificiale, dollaro piuttosto che politica, , punta al suo compimento

Il rapporto 2021 del Forum Economico Mondiale è un compendio di minacce e di squarci di apocalisse che si imporrebbero all’umanità sempre che non adottasse le ricette “salvifiche” elaborate dagli attuali manovratori del mondo - digitali, chimico-farmaceutici, militari - operanti sotto la Cupola della storica Grande Finanza Tribale. I primi rappresentati, essenzialmente, dal regime USA con i suoi sicari europei e dalla Cina. Se pensate che questo sia “complottismo”, accusa mossa a chi si permette di dare un’occhiata dietro ai sipari menzionati da Frank Zappa, dedicate un po’ di tempo alla lettura del “Rapporto Rischi Globali” compilato dal Forum Economico Mondiale in vista del suo annuale convegno a Davos in Svizzera. Si va dalla catastrofe ambientale, all’estinzione delle biodiversità, alla fine del lavoro umano, alla robotizzazione globale, alla disgregazione sociale, allo spegnimento intellettuale. E gli unici che possiamo far qualcosa siamo noi. Modernamente mai eletti. Non vi rappresentiamo per niente, fossimo matti. E non si tratta di previsioni, ma di intenzioni.

Come se Truman avesse detto ai giapponesi: “Occhio che arriva l’atomica, ma, tranquilli, ci penso io”.

https://www.nogeoingegneria.com/news-eng/the-global-risks-report-2021-world-economic-forum/

Il quadro è quanto di più tetro ci si possa immaginare, anche percorrendo i meandri più oscuri della storia umana. Come già praticato con le varie manipolazioni basate sul “peccato”, sull’eresia, sulla disobbedienza, la prospettiva immancabile è quella di una catastrofe illimitata alla quale porre, forse, rimedio, concedendo a questi “signori del mondo” il diritto e il potere di intervenire coercitivamente su ogni aspetto della società e della vita dell’individuo e delle nazioni. Quanto alla paura, al terrore che quella prospettiva implica e con la quale si conta di ottenere quanto già si è ottenuto col virus, basta la copertina del rapporto.

In questa intervista video si ragiona su una globalizzazione che parte da molto, molto lontano, che, seguendo un unico, costante filo rosso e passando di élite in élite, raggiunge oggi la sua fase conclusiva con la realizzazione del Grande Reset, che dovrà portare, se non contrastato, al Nuovo Ordine Mondiale: una conventicola di alieni straricchi che tiene in pugno tutte le ricchezze di un pianeta, a quel punto popolato da robot artificiali e da qualche rimasuglio di umanità transumana.

L’espressione più chiara e al tempo feroce di questo percorso si è vista con quanto è successo al presidente USA “fuori norma” Donald Trump che, nel quadro della vera e propria guerra alle nazioni democratiche e autodeterminate, a sovranità popolare, si era permesso di lanciare la parola d’ordine “America first”, prima l’America. Con questa visione, solo parzialmente attuata nel suo programma, aveva rafforzato il sacrosanto impegno delle nazioni che si rifiutavano a dissolversi in un amalgama indistinto, privo di identità, manipolabile e manovrabile e che ripetevano il principio implicito in ogni costituzione: Italia first, Palestina first, Siria first, Venezuela first, Russia first, Cuba first, Iraq, Libia e tutte le nazioni first e, proprio per questo, rispettose della sovranità di tutte le altre. Come i padri e le madri con i figli e i figli con i padri e le madri.

Saltando i persiani e Alessandro Magno, la marcia della globalizzazione verso il primo Grande Reset inizia in Palestina un po’ meno di 2000 anni fa e raggiunge il successo con Costantino, nel quarto secolo. Riprende slancio nei secoli degli imperi, poi dei colonialismi e fa i passi più lunghj a partire della seconda metà del XX secolo. Suoi strumenti, in costante evoluzione, l’AIDS, la droga e la presunta “guerra alla droga”, il terrorismo e la “guerra al terrorismo”. Ogni volta l’asticella del totalitarismo e della paura si alza di qualcosa. Siamo all’ennesima guerra all'invisibile pericolo, ovviamente mortale, il Coronavirus. Una semplice influenza, ma, come dice la parola stessa, l'imperatoe dei virus.

Gli strumenti della globalizzazione, dopo le fasi “soft” delle manovre persuasive, manipolatrici e ricattatrici (vedi UE) diventano, nei momenti delle svolte storiche, quelli del collaudato processo colpa-punizione-premiazione, che una popolazione ipnotizzata dai dogmi socialmente coercitivi si fa imporre.  Dogmi, pensieri unici che, grazie alla pervasività dei media unificati, la gente ha di fatto interiorizzato e continua ad autogenerare. 

Quanto verificatosi negli Stati Uniti, oltre un passato di genocidi e stermini che non hanno l’uguale nella Storia, con la capacità di una classe straordinariamente abbiente e potente di manipolare la realtà e imporre la frode, ci avvicina fortemente all’obiettivo finale dell’élite. Con il concorso compatto di tutti i poteri non eletti, tecnocratici e antidemocratici, le loro avanzatissime tecnologie e la disponibilità di mezzi sconfinati per corrompere, hanno installato nella Casa Bianca un vecchio arnese del sistema, senile, ma dimostratosi affidabile durante mezzo secolo di gangsterismo internazionale. 

Finchè si muoverà passabilmente, appeso ai fili, lo faranno marciare in quel Lock Step vaticinato da Rockefeller fin dal 2010. Poi passerà una Parca e il filo lo taglierà. Così anche da noi. Fin qui il processo del globalismo “semper ad majora” gli è riuscito. Per fermarlo, “ad majora” dovremmo marciare noi. In lock step, al passo, meglio di loro, senza fili.


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