venerdì 22 gennaio 2021

Il vecchio Biden e il "nuovo" governo USA --- PROSPETTIVE DRAMMATICHE PER AMERICA E MONDO --- Il futuro che si fa passato grazie a Fake News e Fake Flags

https://www.davvero.tv/videos/il-surreale-giuramento-di-joe-biden-fulvio-grimaldi  

Mia intervista per Byoblu - DavveroTV sull’insediamento di Joe Biden presidente e sul ritorno di neocon, clintoniani e obamiani. Vecchie facce delle guerre e dei colpi di Stato per il nuovo governo. Trumpismo e Neocon per il futuro dello scontro tra sovranità e globalizzazione negli USA e nel mondo

Torniamo, col senatore di lunghissima lena, poi vice di Obama e con i vecchi/nuovi associati neocon, al massacro dell'Iraq. Dell' annientamento del più avanzato e prospero paese del Medioriente e di 3 milioni di suoi cittadini Joe Biden fu, nel Partito Democratico, il massimo promotore. Altrettanta benevolenza democratica riversò su Panama, Libia, Siria, Afghanistan, sulle sanzioni genocide a decine di nazioni, di Guantanamo, sulle torture Cia rivelate da un rapporto parlamentare, sulle carceri segrete  nascoste in paesi succubi, sugli assassinii extragiudiziali mirati di Obama, sulla riduzione, sempre con Obama, della polizia a esercito interno dotato di carri armati, droni, artigleria, aerei, sulla Georgia lanciata contro la Russia, sul riarmo e sulle minacce nucleari, sul golpe e sulla nazificazione dell'Ucraina...

Il 6 gennaio 2021 è stato in stretta successione all'11 settembre 2002. Il primo è il sequitur logico e operativo del secondo. Con le Torri Gemelle si inaugura il "Patriot Act", redatto qualche tempo prima, pensate un po', proprio da senatore Joe Biden, capo della Commissione Esteri. Attentato con il quale si lancia una serie ininterrotta di aggressioni, chiamate "Guerra al terrorismo". Con il secondo, si trova la giustificazione per proclamare terrorista (nazista per "il manifesto") il presidente sconfitto col trucco e annunciare, sempre con Biden e le oligarchie mediatico-tecnico-finanziarie, l'esistenza del "terrorismo interno" e quindi la guerra ad esso. Essendo quell' "esso" 75 milioni di elettori e relative famiglie,  almeno metà dei cittadini USA, a voler essere più onesti degli scrutatori USA, è stata dichiarata la guerra a metà dell'Unione americana.

Se nella relativa libertà democratica conquistata grazie alla Resistenza che, in quanto a indipendenza e sovranità si rifaceva al nostro momento migliore, il Risorgimento, potevamo parlare di un'Italia divisa tra destra e sinistra. Posizioni  intese, allora a buona ragione, come DC e PCI, l'oggetto del contendere erano, al netto di Gladio, servizi terroristici e Cia, i rapporti di forza parlamentari. La contesa, se la confrontiamo con quanto pare abbiano in mente i Democratici di Biden quando dichiarano guerra al "terrorismo interno", si evolve in una Piazza Fontana, una Piazza della Loggia, una Via Georgofili, ogni giorno in ogni piazza degli Stati Uniti. Esageriamo? Forse sì, forse no, se pensiamo al loro sterminio dei nativi, sia in casa che nel mondo. Si tratterà di vedere se le misure di sorveglianza, controllo, manipolazione e passivizzazione, fornite al regime da high tech, media e i virus di Big Pharma, saranno tali da neutralizzare ogni capacità di rispondere.

Una specie di "guerra stellare" per la quale ai bidenian-obamian-neocon, il buon Barack, stella polare, ha fornito i mezzi, trasformando una polizia tradizionale in corpo d'élite militare, tipo Battaglione Azov in Ucraina. Logico che tra i primi annunci di Biden ci fosse quello della fornitura di armi a Kiev. Governo a cui, peraltro, è grato per aver insabbiato il processo a lui e al figlio Hunter per le malversazioni compiute con la Burisma Energia, una società ucraina di farabutti.

Una guerra stellare che ha per arma fine del mondo il controllo, la promozione e la negazione della comunicazione tra umani. Arma che privati, del tutto privi di legittimazione, esercitano contro chiunque, a partire dalle massime istituzioni, come s'è visto con l'eliminazione dai social del presidente degli Stati Uniti. La guerra contro i divergenti, "terroristi interni", è già in atto e si avvale di una violenza comunicativa mai vista. Dopo aver impedito a Trump di comunicare, il padrone di Twitter, Jack Dorsey, è stato intercettato mentre prometteva che quello era solo l'inizio, che "l'eliminazione delle voci non conformi si sarebbe allargata senza limiti e sarebbe durata per settimane e anche più a lungo". Nelle stesse ore, per aver espresso consenso a Trump, sono stati sospesi 70.000 account.

Il dato di fatto è che, con questi sviluppi, negli Stati Uniti  si è allargata e approfondita la spaccatura di classe e di strategia che da anni si va aprendo nel paese. Sul piano geografico e sociologico, Coste Orientale e Occidentale contro il centro, il famoso Midwest. Da un lato le élite riunitesi, sotto la Cupola Storica dei Grandi Finanzieri, nella consorteria tecno-scientifico-militare; dall'altro i "deplorables", così definiti da Hillary, i "miserabili" di Trump. Agricoltori, operai, impiegati, ceto medio ricuperato alle delocalizzazioni delle multinazionali e restituite all'occupazione, secondo il motto "America first". Per Biden, i suoi media, i suoi pupari, "terroristi interni". Contro i quali si è intanto già fatta una bella prova, dopo il collaudo, in campagna elettorale, delle milizie "antirazziste e antisovraniste" Black Lives Matter e Antifa. Nel giorno dell'insediamento, con i 27mila elementi armati della Guardia Nazionale, dotati di artiglieria e cacciabombardieri, fatti passare per difensori contro la Maidan di Trump, abbiamo visto come si occupa e neutralizza una grande capitale.

Oltre ad aver annunciato la guerra tra i suoi concittadini, metà terroristi interni, coadiuvato dalla hillariana riesumazione del cadavere putrefatto del Russiagate ("l'assalto al Capitol Hill l'ha manovrato la Russia"), il vecchietto non arzillo s'è messo in testa le piume di alcuni annunci che hanno prodotto orgasmi tra "followers" (come "il manifesto", il cui Guido Moltedo non ha saputo contenersi dal colmare il suo altarino, già eretto in onore di Hillary e ora di Joe, con ceri ed ex-voto "per grazia ricevuta"). Immigrazione quanta se ne vuole, dai paesi disastrati da lui e dai suoi predecessori; ritorno a Parigi per il trattato sul clima (che nessuno osserva e osserverà); no a quell' oleodotto, lunga vita ai panda e tè ogni pomeriggio alle 5 con Greta.

Infine in tutte le amministrazioni di borgo, città, Stato e federali, promozione delle minoranze discriminate e rimozione dell'odio dei poveri verso i ricchi. Quote rosa, e possibilmente maggioranza, per donne e LGBTQI, inusitatamente diventate categorie politiche e vittime in un'era postmoderna che ha ampiamente superato l'arcaica contrapposizione tra la minoranza ricchissima e la maggioranza povera. Ne è un simbolo la/il trans Rachel Levine, sottosegretaria alla Sanità, dopo esserne stata titolare, sicuramente bravissima, nello stesso dicastero in Pennsylvania (Stato cui Joe è particolarmente debitore per essere  uno dei sei che, per due ore nella notte delle elezioni, ha sospeso i conteggi per poi ricominciare con tutti i voti a Biden e nessuno più a Trump, che fin lì era avanti)

Nè Wall Street, nè Silicon Valley, nè Big Pharma, nè Pentagono, nè "il manifesto", hanno alcunchè da obiettare. Anzi, con quelle minoranze vanno a nozze, ci campano loro e i padroni liberatisi dalle maggioranze "dell'odio". E neppure Juan Guaidò, golpista fallito in Venezuela, se ne dispiace, visto che il suo ambasciatore a Washington, Carlos Vecchio,. ha potuto assistere, tra pochi eletti, alle festività inaugurali del neopresidente. Del resto, non aveva Obama dichiarato il Venezuela di Chavez e Maduro "massimo pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti"?



Di questo e d'altro si parla diffusamente nel video.


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