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Mia intervista ad ATRIonline su censure USA, Great Reset, Trump, Biden, crisi italiana, Covid, e sul più e meno
“Mascherine, distanziamenti, confinamenti, restrizioni fino al 2023”.
E oltre, visto che ci saremo abituati. Far morire nel frattempo un altro quarto dell’economia nazionale, quella media e piccola. A quella maggiore ci avevano già pensato i Grandi Vecchi, Prodi e Draghi. Al momento, il metodo si vale dell’estensione dello stato d’emergenza bio-tecno-fascista al 30 aprile. Serve a chiudere, imbavagliare. E a distrarre gli italiani dalle coltellate che gli schieramenti mafio-politici si stanno dando sulla spartizione del bottino di 310 miliardi. Soldi che l’UE ci elargisce a strozzo per offrire al moloch globalista il sacrificio di qualche generazione italiana in arrivo.
La sposa poligama, seppure morganatica, di Tedros Ghebrejesus, Anthony Fauci e Roberto Burioni
Stamane, a Radio Rai, mi è toccato di ascoltare, in stretta sequenza temporale e anche logica, un crescendo di perle di saggezza e di conforto. Ha iniziato quella voce della speranza e della massima frequentazione del Covid che è l’l’italoamerikkkana Ilaria Capua, veterinaria e virologa con la passione per infettanti pipistrelli e pangolini. E per cittadini tampinati da tamponare e vaccinare. Sospettano molti della sua esistenza corporea, però sanno, per intensa esperienza, di una sua incombenza televisiva a reti unificate più assidua delle interruzioni di DAZN. Sono i vantaggi del virtuale.
Per anni si è dedicata a instillare, con i il suo approccio tamponistico e virusiano alla scienza veterinaria, un benefico terrore a protezione del mondo animale. Con la grata occasione offertale da una scienza “improvvisata, caotica e creativa” (copyright Dr. Francesco Zambon, OMS Venezia) per queste benemerenze è stata elevata a svolgere tale missione tra gli animali umani. Risultando questi, per disposizione e opere del buon dio e della sua Chiesa, più remissivi e meglio addomesticabili.
Cosa ci ha voluto ricordare la signora, virale nei social e viralista in Tv, oltre alla legge mosaica che tutti, presto o tardi (presto, senza mascherina e con più di due amici in casa), verremo colti dalla signora in nero con la falce? Come si premurano a confermarci a cadenza fissa e ininterrotta (casomai ci distraessimo) anche certe epifanie fisse su schermi e carta, con i sottotitoli che dicono Prof.Galli, Prof. Ricciardi, Prof. Pregliasco, Prof. Burioni.... Sono le guide turistiche attraverso i meandri dei nostri sogni e incubi. Sono gli apostoli di una verità che più virtuale non si può. Tanto che alcuni, più che di virtuale, parlano addirittura di “fake”. E così, comunque, che ci fanno scivolare via le ore della detenzione coatta, tra paure e panico, ma anche nella consolatoria persuasività del camice bianco e l’occasionale, ma decisiva, apparizione dall’alto dell’uomo che, di bianco, ha perfino lo zucchetto.
Alla fine della messa così cantata, non possiamo non rimanere convinti che l’unico modo per ritardare il sempre ventilato avvento della madrina in nero con la falce, di Ilaria e amici, è indossare la mascherina, fin nelle pratiche licenziose e non indossare abitudini di mancato isolamento e ridotta vicinanza ad altri. Per tutto il mese? Per tutta la stagione? Non avete capito, per salvarci, per ora si parla solo della fine del... 2023. Dopodichè, nessun problema a tenerci l’usanza spontaneamente e per sempre. Saremo perfezionati in transumani.
Se poi moriremo, nel mondo tutto covizzato, di cancro, infarto, diabete, depressione, suicidio, vuol dire che ci ha detto sfiga. E se rotoliamo per le scale e ci fracassiamo il cranio, non dubitate che il tampone ci troverà, costi quel che costi, un briciolo di virus dei tempi di Tutancamon.
Si sono , dopo la Capua, succedute nella trasmissione varie voci incoraggianti che armonizzavano col canto della veterinaria meglio del “Volo” tra di loro, fino al gran finale uscito dalla radio con i gorgoglii attuffati di Romano Prodi. Ieri, oggi e domani, Grande Vecchio e Grande Feldmaresciallo UE e della globalizzazione. Sul glorioso petto i nastrini e l’”Euro di ferro con allori e brillanti” conferitigli da amici stranieri per la cessione a gratis dell’apparato industriale italiano e della sovranità, già dei suoi concittadini.
Nella sua missione, in linea coi tempi farmaco-digitali, alle antiche punizioni tra ghiacci, fiamme e scudisciate, soprattutto ai nostalgici del dio pagano, riserva ai reprobi un destino anche peggiore. L’elegantemente definita sconoscenza, che, col pane al pane, significa crassa ignoranza e non ti fa capire cosa vanno facendo a te e alla tua comunità e cosa dovresti fare tu per il tuo bene. Sconoscenza che si ottiene, per un verso, connettendo e, per l’altro, disconnettendo.
I due processi, deconstruens e construens, sono integrati e sinergici. Uno svolge il compito di disconnettere gli umani dal loro ambiente reale, fisico, sia naturale, che sociale, sapendolo indispensabile e salvifico per l’intera specie e necessario a perpetuarla integra, in quanfo fornitore di conoscenza e, dunque, coscienza di sè e dei fatti. L’altro, parallelamente, connette. A cosa? Esattamente a ciò che, oggi come oggi, s’intende per quel verbo. Il diavolo non veste Prada, veste il nulla. Se paragoniamo la realtà come la vorrebbe la classe diabolica che ci dirige, potremmo pensare a un pallone di calcio. Siamo disconnessi dalla sfera di cuoio e stiamo attaccati al forellino del gonfiamento per connetterci con l’aria. Si chiama nichilismo. La cosa da fare, sarebbe prenderlo a calci.
Dal momento che a leggere si deve attivare qualcosa e si fa un po’ fatica, siamo entrati nell’era del guardare e ascoltare, che ci lascia splendidamente passivi. E nemmeno quelli che appaiono e parlano faticano molto. Ecco perchè il video. Sono, o non sono à la page?
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