sabato 16 ottobre 2021

GREEN PASS, GOLPE MONDIALE --- Dal sabato "fascista e dal sabato antifascista", al totalitarismo del fascismo 2.0

 
GREEN PASS, GOLPE MONDIALE
Dal sabato "fascista e poi antifascista", al totalitarismo del fascismo 2.0

 



https://www.youtube.com/watch?v=FqASi-ToekQ 
  
Mia intervista di "Sancho" sul prima, durante e dopo del sabato romano che avvia alla conclusione del Colpo di Stato 

Un volgo disperso repente si desta;
Intende l’orecchio, solleva la testa
Percosso da novo crescente romor.
Dai guardi dubbiosi, dai pavidi volti,
Qual raggio di sole da nuvoli folti,
Traluce de’ padri la fiera virtù:


 (Manzoni, Coro dell'Adelchi)

Prova di forza? Non gli rimane che un nuovo lockdown




 Hanno cercato la prova di forza? L'hanno avuta. Non proprio come se l'aspettavano, visto quello che va succedendo a partire dal fatale, diventato fatidico, 15 ottobre. Forse quel venerdì sarà una data iscritta nella Storia, come il 25 aprile, il primo maggio, esagerando un po'. O magari, Giove non voglia, come Caporetto. Basterebbe, forse, un nuovo lockdown con gli Arditi Incursori, la Folgore e i droni. Comunque vi abbiamo vissuto la prima risposta di massa e di forza al colpo di Stato iniziato nel febbraio 2020 e arrivato a compimento, con il cappio green, il 15 ottobre 2021.

Era inspiegabile che un popolo aggredito e colpito nei suoi diritti più elementari, in tutti gli aspetti della sua vita personale e sociale, nella sua libertà e verità, rimanesse passivo, subisse, si facesse intimidire fino alla paralisi fisica e mentale. Probabilmente, da quello che s'è visto il 15 ottobre, accumulava le forze, come a volte succede quando un popolo vessato e brutalizzato pare dormire. Pensate ai moti europei della prima metà dell'800, dopo secoli di dominii monarchici assoluti. Lasciatemi sognare.

Il vostro inviato al Circo Massimo di Roma, 15 ottobre 
Non solo i grandiosi portuali di Trieste, vera avanguardia come lo sono stati, 50 anni fa, gli operai di Mirafiori e gli studenti di Architettura a Valle Giulia. Ma tutti i fermenti, le occupazioni, i blocchi, le piazze di popolo a cui quelli di Trieste hanno dato la sveglia. Con un momento apicale che riguarda il contrattacco di pezzi delle istituzioni in difesa delle istituzioni. Non mi riferisco solo ai bravissimi parlamentari che si sono congiunti ai portuali e ai manifestanti, "da Trieste in giù". Quelli di "Alternativa c'è" a Trieste, che hanno svergognato un parlamento contento di essere stato evirato, o delle "Sentinelle della Costituzione" al Circo Massimo di Roma. Ventimila a dispetto dell'ancora mugolante Lamorgese e del suo ricorso a polizia + esercito + droni (armati?) per fermare "il rigurgito fascista". Che invece poi s'è visto, in epifania tecnomoderna, nell'adunata elettorale dei sindacati pro totalitarismo draghiano, a Piazza San Giovanni.
 
Qualcuno, tempo fa, ma anche sempre, ci ha insegnato che, un potere in ascesa, a fare la vittima ci guadagna. Specie se pretende di affrontare un Golia immaginario.
 



Barillari salva la dignità degli eletti del popolo

Uno degli episodi più significativa è quello a cui ha dato vita il consigliere regionale Davide Barillari, per denunciare e contrastare l'illegittima negazione a un eletto del popolo di esercitare la funzione a cui l'elettorato lo ha delegato. Davide è il primo eletto italiano a violare il fascistissimo obbligo del cappio green imposto anche a tutti i rappresentanti nelle istituzioni elettive, a negazione del diritto di rappresentare quella parte ampia del popolo che non è vaccinata ed è privata del pass. La sera prima del 15 ottobre, Davide è entrato nel Consiglio regionale del Lazio, quello al quale era stato eletto, e l'ha occupato insieme alla deputata Sara Cunial. Questo in attesa di esserne tratto con forza da quelle stesse "forze dell'ordine" che la propria forza l'hanno collaudata, appena ore dopo, per permettere alla teppaglia parafascista di devastare la sede di un sindacato.

L'influenza stagionale che si fa bue epocale





 

A forza di un’influenza pompata come la famosa rana di Esopo e di un qualcosa di genico-chimico che dovrebbe risolverla, ma fa un male dell’accidente perché piena di sozzerie, ci hanno un po’ spinto, un po’ tirato fino all’epocale 15 ottobre 2021. Al carro di buoi politico-scientifico che ci ha trainato a questo esito fatale, avremmo (quasi) tutti preferito quell’altro veicolo che i francesi dicono tiri di più. Insomma, tradizione contro contemporaneità, alla faccia dell’onorevole Zan, della prestigiosa rivista “Lancet”, che ormai chiama le donne “corpi con vagina” e del Superman yankee che hanno deciso sia bisessuale e, necessariamente, sulla via della universalmente ambita transessualità. 

Del resto, non siamo noi avviati alla transumanità? E’ lo Zeitgeist, lo spirito del tempo e, ragazzi, non vogliamo stare al passo?  Il Lockstep è dal 2010 che il duo sull’Olimpo, Rockefeller-Rothschild, lo raccomanda in quel loro rapporto su un futuro tutto dall’alto al basso. Vedete nella foto chi glielo ha ispirato.

 

Il ruggito del topo

Mentre scrivo, dalla stanza accanto mi arriva il ruggito di Maurio Landini, capo della CGIL. Infischiandosene di una "pausa silenzio elettorale" di cui nessuno finora, democraticamente e rispettosamente verso gli altri, s'era mai infischiato, guida un corteo attraverso la città, cosa non più consentito dall'antifascista Lamorgese a nessuno, e approda alla gloriosa piazza San Giovanni. Dalla quale si sprigiona quel suo urlo belluino. Il ruggito è lo stesso, televisivo, dei bei tempi, quando irrompeva col suo tuono di innocua verbalità sull'indifferenza consapevole e complice dei vari giustizieri di lavoratori: Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte...
 
 E' bastato un po' di formaggio


 
A sentire quel ruggito, m'ha stretto il cuore la nostalgia. Quella dei tempi della Seconda Repubblica. O era già la terza?  Il rimpianto di quando ancora credevamo, a dispetto dei risultati, che un giorno il  leone avrebbe divorato tutti i licantropi. Troppo tardi ci siamo resi conto che quel ruggito, oggi riproposto dal palco della guerra totale al fascismo (nel nome del totalitarismo iperfascista)), non di leone era, bensì di topo.

Ci meravigliamo? Ma se non siamo neanche più nella Terza Repubblica! In quale allora? In nessuna. A repubblica che non è più repubblica, ruggito che non è più ruggito (e non lo è mai stato).


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