https://www.youtube.com/watch?v=lmaf7rSqlHY
https://t.me/debitoedemocrazia/3137
Byoblu-Mondocane 3/15: “DEMOCRAZIA, MA CHE, DAVVERO?!”. In onda domenica
21.30. Repliche, lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00,
sabato 16.30, domenica 09.00 (e poi provate a dire che non capita un giorno utile!)
Un Mondocane corredato da qualche mia riflessione video in occasione del
presidio all’ambasciata britannica in difesa e per la salvezza di Julian
Assange, della Palestina e della verità.
Che sollievo per i gazzettieri embedded della nostra (Occidente politico)
stampa potersi armare e partire, al comando del demente senile Biden, contro l’assassino
Putin - apoditticamente tale, a
prescindere - del più importante, amabile,
maestoso, invitto, oppositore dello zar. Oltre alla malvagità intrinseca del tiranno,
se ne poteva rilevare anche la cretinaggine per aver ucciso uno che, da morto,
gli si sarebbe ritorto contro mille volte più di quanto non abbia mai fatto in
vita. Un eroe ignorato in Russia, ma resosi paladino dell’Occidente per aver
opposto al salvatore di tutte le Russie (un terzo di Ucraina compresa) la sua
qualità di integerrimo malvivente e lestofante, orgoglioso razzista, intrinsecamente
fascio, come usa oggi, ladro di 400 milioni dalla società francese di cui era
rappresentante e di altri 350 milioni dei donatori alla sua “fondazione”, usati
per lo shopping personale. Un mercenario come più idealmente vicini ai nostri ideali
la CIA non avrebbe potuto trovarne
Che sollievo, per Mentana, Molinari, Fontana, Skynews, Rainews, Vespa,
aver potuto mettere il coperchio Navalny sul pentolone nel quale è stato messo
a bollire un intero popolo. Che liberazione dalla ricerca spasmodica di sostegni
alle balle relative al 7 ottobre di Hamas (poi 7 ottobre del fuoco amico). Panzane
divenute vie via più difficili da avallare perfino di quelle che gratificarono
di brevetti da piloti di Boeing un’allegra brigata di viveur sauditi pieni di
soldi, donne e whisky, incapaci di manovrare perfino un ultraleggero, ma nominati
martiri per Allah poiché necessari ad avviare la guerra mondiale al terrorismo
(leggi a Russia e dintorni). E che lenimento sulle piaghe inflitte alla propria
etica professionale da una moltitudine di impertinenti che da noi, giornalisti
mainstream (flusso principale), pretende di dichiararci solidali col rompiballe
rinchiuso nel carcere londinese di Belmarsh e possibilmente presto toltoci dalla
coscienza che, opportunamente, abbiamo lasciato in custodia allo sportello “Stipendi
e bonus di merito”.
Si passa dalla carneficina sionista a Gaza, osservata girando i pollici
da chi pretende di contare, ma partecipata da chi conta per davvero nello
spazio e nel tempo con mille e mille manifestazioni per le strade del mondo, a
costo di farsi spaccare la faccia dagli emuli del 1922 (con Padre Pio in
testa), di Scelba, che amava sparare a operai e braccianti per tornare alla
normalità dopo la sbronza partigiana e costituzionale. Emuli anche, in una
nostra storia agita da pezzi di merda, a galla sempre nella stessa ideologia, dei
Cossiga, o Taviani, o Rumor, che ci pestavano e sparavano per conto di chi si
sentiva a disagio nel rumoreggiare delle piazze, scuole, fabbriche, periferie,
carceri. Eredi di chi, più recentemente, al G8 di Genova, pensava che,
buttandoci tra i piedi il corpo trafitto di Carlo Giuliani e quelli lacerati della
Diaz (stesso questore di Pisa l’altro giorno), avrebbe spianato la strada,
intralciata da barboni e marginali, verso i tempi e gli ordini nuovi ed elitari.
A proposito di marce bi-tri-quadri-deca-omni-partisan al Campidoglio, con
l’inestinguibile fiamma d’antan, al lancio tra i piedi di un cadavere a fini di
osso da spolpare, ci stiamo facendo l’abitudine. Dai 3000 delle Torri Gemelle a
uso di sterminio globale, siamo arrivati a quelli a destinazione più specifica.
A cosa sia servito l’osso Navalny ce lo siamo detti. Tempi perfetti: lui muore e,
alla conferenza della Sicurezza a Monaco finalizzata a rinverdire Nato e guerre,
spunta, soffusa di glamour e di condoglianze sentitissime, la Navalnaja. Del
resto, l’incastro diventa sempre più facile da capire, alla luce della
rozzezza a cui si stanno lasciando
andare questi falseflaghisti. Si autoconvincono che le menti del popolino, offuscate
dal Covid o dal gender o dal clima o da Zelensky, o da Lollobrigida, siano
pronte a conformarsi a qualsiasi puttanata. Le piazze, a dispetto dei manganelli
spaccafacce, dicono altro.
Ma c’è un altro osso che, in mancanza di novità, torna spolpabile ed è
quello del pur sempre ingiustamente morto giovane Giulio Regeni.
Visto che, tolti di mezzo, o lasciati in mezzo, quelli grossi del mondo
arabo, ingombranti e imprevedibili, soprattutto in merito a Israele e Palestina:
Iraq, Libia, Siria, trattenuto nel caos il Libano, sistemato nei bagni di
sangue civili il sempre infido gigante Sudan, soggiogati i valletti monarchici
di Giordania e Marocco, tenuti assieme dalla comune cassaforte quelli del Golfo,
restano da sistemare l’Algeria, che si è scrollata di dosso i bacherozzi
colorati dell’ennesimo regime change, e l’Egitto.
Egitto dall’improntitudine intollerabile, 120 milioni di abitanti,
padrone dell’arteria ombelico del mondo, vincitore dei terroristi ISIS da noi
coltivati nel Sinai, capace di cacciare un premier nostro fiduciario Fratello
Musulmano e di consegnarsi a un generale che sostiene i nostri nemici in Libia
e arriva a scambiarsi doni e carinerie con Putin. Come non pensare a gettargli
tra i piedi un cadavere al fulmicotone, sponsorizzato dalla Fratellanza e dai
Servizi a Londra, munito di cospicua dote finanziaria da offrire a chi - come dice
al sindacalista, presunto eversore, nel famoso video – gli presenti “un bel
progetto”.
Oggi, visto che all’Egitto, al suo bilancio statale in forte difficoltà da
boicottaggio terroristico del turismo e taglio dell’acqua del Nilo da diga
etiopica, il compare Netaniahu vorrebbe indirizzare 2 milioni e passa di
palestinesi, regalo a cui Al Sisi ha risposto mobilitando le sue forze
corazzate, da noi un sollecito tribunale riesuma la povera salma. Uccisa da Al
Sisi, proprio come per Navalny “ha stato Putin”. C’è qualcuno, a questi due agnelli
molto vicini, che se la ride della grossa.
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