domenica 10 agosto 2025

Ebrei, sionismo, Israele, antisemitismo… CARO TRAVAGLIO

 


Caro Direttore,

A scopo di chiarezza e di onestà d’intenti premetto: meno male che esistono il Fatto Quotidiano, il suo direttore, e sue punte di diamante della categoria, quali Luttazzi, Ranieri, Robecchi, Basile, Palombi, Barbacetto e quasi tutti gli altri.

Ti rinnovo la stima e la riconoscenza per quello che tu e il tuo giornale fate per contrastare e battere il pianificato degrado dell’informazione nella nostra parte di mondo. Questo mio apprezzamento è condiviso dalla maggioranza dei miei interlocutori. Per evitare il rischio, umanamente comprensibile, dell’accettazione acritica di una tua clamorosa, ma non inedita, deviazione da quella che è una riconosciuta correttezza storico-professionale, tanto sorprendente quanto gravida di deformazioni cognitive, mi premetto di diffondere questa lettera. Serve per rimediare, con una divergenza dettata dalla realtà storica e attuale, alla sua eventuale mancata pubblicazione.

 

Nel tuo editoriale e in una tua risposta al lettore Giovanni Marini del 9 agosto, vanno rilevati errori e falsità di una portata inconciliabile con la precisione e onestà con la quale sei solito affrontare questioni politiche e storiche. E’ sorprendente come, in un giornalista di eccezionale correttezza e competenza, possa aver prevalso sulla realtà lapidaria dei fatti un approccio preconcetto, antiscientifico, determinato forse da trasporto sentimentale.

Nell’editoriale ci sono affermazioni apodittiche che utilizzano il solito scudo Netaniahu a copertura di una storia quasi centenaria di illegalità, abusi, crimini etnici, per cui si rimprovera la mancata distinzione tra ebrei e israeliani e tra israeliani e il loro governo. Peccato che la quasi totalità della comunità ebrea internazionale supporta, se non la giunta politico-militare dell’”unica democrazia in Medioriente”, però quanto questa va infliggendo dal 1947 ai legittimi titolari di questa terra. Peccato che ripetuti sondaggi appurano che dai due terzi ai tre quarti degli ebrei israeliani condividono quando la giunta va facendo in Cisgiordania e Gaza.

 

Ne porti un esempio sul tuo giornale con le corrispondenze dell’israeliana “anti-Netaniahu” Manuela Dviri: lacrime sugli ostaggi e sui soldati IDF, ciglio asciutto, anzi cieco, su 2 milioni in corso di eliminazione e 10.000 “ostaggi”, spesso torturati, detenuti al di fuori di ogni legittimità, nelle carceri israeliane. Una distinzione diventa difficile.

Quanto alla risoluzione ONU sui due Stati, che tu rivendichi fu una decisione a maggioranza dell’assemblea generale dominata dagli USA, che così evitarono la legittima risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Una spartizione che assegnava alla minoranza immigrata ebraica la maggioranza del territorio. I governi arabi che, secondo te, “scatenarono quattro guerre in 25 anni per cancellare Israele”, intervennero, prima, per fermare il terrorismo ebraico di Irgun e Haganah contro villaggi palestinesi. Poi tre volte aggrediti con operazioni pirata e attentati, prima di rispondere (io c’ero), per evitare che fosse cancellato il popolo arabo di Palestina da coloro che definisci “politici illuminati della sinistra socialista” (sinistra socialista de che, Direttore? che escludeva non solo dal socialismo, ma dal diritto a restare e vivere, sette milioni di autoctoni).

Sì, politici illuminati sulla via del Grande Israele, pianificato da Ben Gurion, Golda Meir e relativi mandanti del recupero colonialista, attuato dai successori a spese di milioni di titolari di quella terra espulsi e centinaia di migliaia di arabi trucidati sul posto e in vari paesi.

 

Politici illuminati della sinistra socialista, che affidavano a ufficiali dell’esercito vincitore della Guerra dei Sei Giorni (preceduta dalla distruzione a terra, in tempo di pace, dell’aeronautica egiziana e siriana) la guida di comitive di giornalisti nella visita ai territori conquistati e alle popolazioni sconfitte. Avevo contestato uno di tali ufficiali per avermi indicato i corpi di soldati egiziani in decomposizione, lasciati ai lati della strada verso Gaza, con il commento “L’unico arabo buono è l’arabo morto”. Commento poi da me ritrovato sui muri delle case palestinesi saccheggiate dall’IDF durante Piombo Fuso, 2009. E avevo criticato gli insulti che aveva poi abbaiato contro gli amministratori palestinesi di Rafah, schierati contro un muro. Me ne vennero le percosse di quell’’ufficiale e poi l’espulsione dal paese. E Netaniahu ancora non c’era. C’erano gli illuminati politici socialisti di sinistra…

Esalti come generose concessioni dello Stato colonialista etnico e repressivo i trattati di Camp David e Oslo che, sul terreno, confermarono, a una dirigenza palestinese mutatasi in collaborazionista a tradimento di un popolo impegnato nella resistenza nelle sue varie forme, tutte legittime, delle Intifade e della lotta armata, l’occupazione militare sotto farlocche forme di amministrazione civile dei collaborazionisti. Sarebbe stato il 96% e poi il 100% dei territori occupati. Quelli incessantemente riempiti da insediamenti di fanatici coloni armati e frantumati in piccole riserve indiane da un sistema viario che esclude accessi e connessione.

 

Quanto alla “democrazia” garantita dal fatto che “politici, giornali, intellettuali, militari, magistrati e cittadini contestano il governo”, forse andrebbe rilevata l’inezia razzista di una democrazia riservata agli occupanti e garantita da un muro di divisione alto 9 metri e da sistematici raid e razzie contro quanto resta delle comunità palestinesi, titolari millenari di quella terra.

Potrei aggiungere una considerazione storica che ti sfugge completamente. Chi, tedesco, polacco, russo, statunitense, britannico, francese, giunge in quella terra, se ne appropria e ne caccia o uccide i titolari millenari, non ha alcun rapporto storico con esso e tanto meno alcun diritto a intestarselo. E’ una abnorme operazione colonialista di un colonialismo europeo sconfitto e rilanciato dagli USA, priva di ciò che fonda nazioni e relativi Stati: la comunità storica, etnica, magari plurietnica, culturale, linguistica, territoriale. Qui invece abbiamo una struttura fondata sull’inedito principio della comunità confessionale, corroborata dall’invenzione di una discendenza, raccontato da un libro di leggende, da una tribù di aggressivi nomadi alla caccia di popoli e della loro terra. Domani ci sarà qualcuno che pretenderà uno Stato in Friuli per gli Avventisti del Settimo Giorno.

 

Passiamo alla lettera del tuo lettore e all’affinità che rispettosamente affermi tra costui e i nazisti di Hitler.

Giovanni Marini esprime un pensiero che legittimamente accompagna molti e anche i migliori di noi quando coltivano il dubbio socratico: c’è qualcosa nel comportamento degli ebrei attraverso la Storia che li caratterizza e che potrebbe determinare un giudizio negativo, l’antisemitismo? L’usura a loro riservata e ai cristiani ipocriticamente inibita e che si perfeziona oggi con il ruolo guida del più vorace capitalismo e il controllo quasi totale della finanza e di buona parte dell’economia in Occidente? L’indubbio settarismo confessionale che diventa di comunità separata da tutte le altre in ogni contesto nazionale e che su questo prevalgono? La creazione di una statualità in Israele fondata sull’apartheid, vale a dire sull’eccellenza della componente fattasi maggioritaria e, con la convinzione, aristocratica e biologicamente ingiustificata, dell’unicità assoluta, garantita da un dio esclusivo autonominato e garante, a imitazione di quello predatore della bibbia, del diritto a prevalere su chiunque altro in assoluta impunità: “Gott mit uns”?

 

Il tuo lettore si pone una domanda incisiva e forse decisiva e che riporta alle mie considerazioni sulla tua collaboratrice israeliana: perché questo popolo è inerte (se non complice) di fronte al genocidio operato dai suoi dirigenti e ora perpetuato dai 900mila coloni invasori dai metodi e propositi nazisti?

Direttore, tu rispondi con un sillogismo: “Chi subì il genocidio è morto nei lager, quindi oggi non può compiere alcun genocidio”. Peccato, però, che i genocidati di allora siano presi a pretesto (vedi Finkelstein: “L’Industria dell’olocausto”) e quindi rimessi in azione, per il genocidio di chi se ne dice l’erede. E, visto che condanni addirittura l’ipotesi provocatoria che il lettore pone, alla luce dei fatti, circa un sionismo, forma di imperialismo razzista, come imprinting innato, non credo che dovresti, prima di salvarti l’anima con il Netaniahu che definisce terroristi tutti i palestinesi, chiederti come mai costui governa, in democrazia, da trent’anni. E viene contestato solo perché non libera gli “ostaggi”.e sacrifica il suo esercito contro una Resistenza di popolo invincibile. Resistenza ovviamente “terrorista”.

 

E poi, cosa diceva Agata Christie, che tu indubbiamente apprezzi, caro direttore? Due indizi, tre indizi… Qui gli indizi sono tanti quanti i giorni dell’occupazione israeliana della Palestina. E anche di più, quando penso al ruolo di Microsoft, Google, Meta, Amazon, X, Apple, Palantir…. con i loro staff di (ex)agenti Mossad, Shin Beth, IDF.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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