venerdì 11 dicembre 2020

 Notiziole

Confortanti, desolanti, irritanti, interessanti.

 


  1. Sono arrivati a 18 gli Stati USA che si rivolgono alla Corte Suprema perché sospenda la proclamazione di Joe Biden presidente da parte dei Collegi Elettorali il 12 dicembre, in seguito alla loro denuncia, iniziata dal Texas, di violazioni di leggi (hanno unilateralmente cambiato le leggi che governano le procedure) e di brogli nelle procedure elettorali di quattro Stati decisivi: Pennsylvania, Georgia (dove esiste un video che dimostra i brogli), Michigan e Wisconsin. Contro questa denuncia si sono dichiarati 22 Stati con governi democratici, mentre l’Ohio non si è pronunciato. Gli Stati Uniti sono nettamente spaccati in due fronti duramente opposti. La Corte Suprema può respingere il ricorso, accettarlo con riserva e rinviare ogni decisione, o convalidarlo. Molti parlano, alla luce di quanto i Democratici hanno allestito in termini di violenza durante la campagna elettorale e, prima, con l’immane imbroglio del Russiagate, di forte possibilità di guerra civile. 

  2. Sono centinaia i medici, scienziati, virologi, epidemiologi, accademici, testimoni che, ignorati da tutti i media, salvo quelli social, spesso censurati o cancellati, denunciano la totale inaffidabilità scientifica del metodo diagnostico PCR con tampone. Un tampone che dà falsi positivi in almeno il 60% dei casi. Rilevano che nei vari paesi a regime farma-digitale si praticano test con tampone ai malati, agonizzanti e addirittura ai morti (cui peraltro il ministro nega l’unica prova, l’autopsia) a persone decedute per patologie varie, respiratorie, cardiache, diabetiche, oncologiche. Si rileva inevitabilmente una qualche traccia di virus, presente in ognuno di noi, vecchio o nuovo, e si dichiara la morte per Covid-19. E’ così che il Sistema, valendosi della complicità di medici dimentichi di Ippocrate, può dichiarare i nostri 900 morti di oggi

  3. In val di Susa non è finita. Certamente lo è per i 5Stelle, ormai, dopo il voto per la forca del MES, nemmeno più in mutande, ma non per coloro che contano, il popolo del ValdiSusa. Qui trovate un comunicato della combattente storica, Nicoletta Dosio, da poco uscita dal carcere in cui era stata rinchiusa per meriti di libertà e verità, che dovrebbe confortare i pretoriani di regime francesi, tedeschi, statunitensi, turchi, non più soli nelle brutalità repressiva consacrata dal Potere in tempi di Covid. Chi si illudeva che, dal medioevo delle teste spaccate, occhi accecati, arti fratturati, polmoni gassati, corpi e vesti inzuppati, donne atterrate e trascinate, candelotti e pallottole d’acciaio e gomma sparati in faccia, si fosse passati alla modernità della manipolazione-sottomissione mentale indotta e autoindotta, ha da ripensare. C’è da rilevate che nè in Bielorussia, né in Russia, Ungheria, Hong Kong, paesi diabolici, si è mai potuto, nonostante i tentativi dei noti provocatori, filmare scene del genere.

Fulvio


Messaggio inoltrato -----

Da: Nicoletta Dosio <nicoldosio@gmail.com>

A: Comitati NOTAV .EU <comitati@notav.eu>

Inviato: venerdì 11 dicembre 2020, 01:53:52 CET

Oggetto: [Comitati NoTav] da Nicoletta

 

Anche questa sera si torna a casa con la nausea ed i polmoni in fiamme. Non è il Covid: sono almeno un centinaio i lacrimogeni lanciati dal posto di blocco fatto di centinaia e centinaia di agenti in assetto antisommossa, schierati contro di noi giovani e anziani NO TAV.

Finisce così una giornata che ha avuto inizio nel cuore della notte, con l’occupazione militare e le ruspe che abbattono alberi e, per allargare il cantiere TAV devastano il sottobosco dei Mulini, là dove, protette da foglie ed erba secca, dormono le larve della Zerinthia, la farfalla meravigliosa e rarissima per la quale l’Università di Torino ha vantato un progetto di protezione.

Siamo un centinaio di persone, giovani ed anziani. Dopo una breve assemblea al presidio di Venaus, ci siamo messi in cammino verso il posto di blocco che impedisce l’accesso al Comune di Giaglione.

Lontano, molto lontano, al fondo della strada che serpeggia da frazione a frazione e si fa sentiero in mezzo ai boschi, resiste il presidio dei Mulini, un pugno di giovani sotto assedio.

Dopo il bivio

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