L’onanistica pagliacciata di un migliaio di utili idioti ad
Acca Larentia, in memoria di tre fascisti ottusamente trucidati in quella che
fu la più ottusa forma di contrasto al fascismo praticata dalla sinistra
rivoluzionaria, è risultata pienamente consentita, e quindi appoggiata, dalle
Forze del cosiddetto Ordine su disposizione del governo rispetto ai propri
archetipi.
Nei momenti di difficoltà, il regime cripto-neofascista, che
si dica di destra o sinistra, manovalanza del terrorismo imperiale globale,
ricorre allo strumento di repressione già risultato vincente contro la più
grande sollevazione storica della società viva italiana dai tempi
risorgimentali e della Resistenza: strategia della tensione. Strategia nella
quale già mezzo secolo fa ha saputo coinvolgere una sinistra compromissoria, consociativa,
autoevirata rispetto alle prospettive rivoluzionarie vantate, ridotta a una
specie di ANP (con diversi Abu Mazen) della lotta di liberazione in Italia.
E’ bastato trovare qualche killer di Sistema, che si dicesse
antisistema di destra (tipo il Fioravanti di Bologna e di Piersanti Mattarella,
oggi ovviamente esonerato e ricuperato), e appendere dietro a Moro imprigionato
dai propri apparati il logo BR, con pioggia di volantini dal grottesco eloquio
para-rivoluzionario)
Acca Larentia, ha visto celebrare il fascismo alla
matriciana sotto gli occhi dei gendarmi di Piantedosi, quelli delle teste
spaccate ai filopalestinesi e del carcere a operai pichettisti e a ragazzi che occupano aule, quelli della
Bernini e di Valditara che deculturizzano e quindi decerebrano la società in
divenire digitale..
Come già all’inaugurazione della Scala, dove all’esibizione
del criptoneofascismo nella sua espressione Briatore-Montenapoleone-Dubai, si
evitarono obiezioni di classe e antifasciste investigando e colpevolizzando chi
aveva ricordato Costituzione e antifascismo, l’unico elemento di disturbo al
tonfo sull’asfalto dello scarpone chiodato delle guerre rimpiante e di quelle
da condurre, è stato la singola voce di un passante con il suo temerario e
fuoritempo richiamo alla Resistenza. Voce doverosamente repressa e intimidita
tramite identificazione e segnalazione alla Digos. La quale Digos assicura che
con calma e meticolosità visionerà video e foto dei bracciatori tesi, da
meticolosamente poi far sparire negli anfratti segreti dove ci si diverte un
mondo a farsi le pippe sui misteri italiani.
Tutto questo è il regalo della Befana Fascista offerto ai
schleinisti e al seguito obamian-zelinskista: avranno l’opportunità di indicare
alle loro schiere liberali, intrise di campo larghissimo, che il fascismo sta
lì, ad Acca Larentia, tra quattro smandrappati a braccio teso. Mica a palazzo
Chigi e nella rete di complicità di gerarchetti e federaloni in cui
l’amichettismo nero va avvolgendo poteri, affari, etica ed estetica del
belpaese. Libertà inclusa.
Peccato che sui polpastrelli di una mano, tesa tra le altre
mille, erano chiaramente distinguibili le impronte digitali di tale Fabio
Rampelli, vicepresidente della Camera.. Non è il caso di farci caso.
Come firma vi ripropongo la mia canzone, cantata da Leonardo
Carli del Canzoniere Pisano
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