mercoledì 5 marzo 2025

C’è ancora l’America Latina, chi l’avrebbe detto --- SCOSSE TELLURICHE DAL MESSICO ALL’ARGENTINA

 


C’è ancora l’America Latina, chi l’avrebbe detto

SCOSSE TELLURICHE DAL MESSICO ALL’ARGENTINA

 

 “Il ringhio del bassotto” Paolo Arigotti intervista  Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/watch?v=iyVp0wMj43s

 

Il Messico da Obrador a Claudia Sheinbaum, nel segno della sovranità nazionale, dell’antimperialismo e dall’aggressività USA. Resta la questione del Chiapas, dove, fin dai tempi del sedicente Subcomandante Marcos, si manipolano le comunità zapatiste contro la sinistra messicana.

Il Nicaragua sandinista che supera l’ennesima cospirazione colorata, con protagonisti la CIA, il Vaticano, i media occidentali.

L’Honduras, liberatosi dalla dittatura imposta con il colpo di Stato di Obama nel 2009, continua la sua marcia verso un’autentica liberazione dalle multinazionali USA, a dispetto del tentativo di destabilizzarlo utilizzando bande criminali armate.

Il Venezuela, supera l’ennesimo golpismo USA, successivo a elezioni vittoriose per la rivoluzione bolivaria, portato avanti dalle eterne quinte colonne reazionarie, viene ora aggredita dal confine ovest da bande armate mercenarie che la Colombia di Petro e il Venezuela di Maduro cercano di contenere. Altro fronte a est, dove gli USA fomentano la militarizzazione della Guyana contro il Venezuela che ne rivendica il possesso storico della regione di confine.

Il Perù resta obiettivo strategico USA sul Pacifico. Dopo il dittatore stragista Fujimori, il governo antimperialista e sovranista di Pedro Castillo, tuttora carcerato ea dispetto di una rivolta indigena endemica, viene abbattuto dal golpe di Dina Boluarte, presidente del parlamento, su istigazione della Generale Laura Richardson, Comando Sud USA.

In Ecuador, dove la felice transizione, tra il 2007 e il 2017, da massima base Usa nel subcontinente a nazione sovrana e antimperialista realizzata da Rafael Correa, la contesa in vista del ballottaggio è tra il proconsole USA Daniel Noboa e l’esponente della Revolucion Ciudadana, Luisa Gonzales, entrambi al 44% al primo turno. Perenne resta l’ambiguità della formazione indigenista Pachakutik, al 5%, che incredibilmente non ha dato indicazione di voto.

La questione più dolorosa per lo schieramento antimperialista e bolivariano è data dalla Bolivia. Interrotto, con Evo Morales, tra il 2007 e il 2019, il processo di riscatto dalle dittature imposte dagli USA, con un golpe civile-militare, la sinistra antimperialista ha riconquistato il potere con un’inarrestabile vittoria elettorale di Luis Arce, valente economista di tutti i mandati di Morales.

Morales che, con la fuga in Messico e poi in Argentina al tempo del golpe, ha perso molto del suo prestigio nella popolazione e, specificamente, nel suo movimento MAS (Movimiento al Socialismo), ha poi insistito per essere candidato unico alle prossime elezioni presidenziali, contro il dettato della Costituzione, da lui già violato quando aveva preteso, prima del golpe un terzo mandato. Los scontro tra le due fazioni della società antimperialista, di Morales e Arce, ha lacerato il paese, mentre se ne vorrà approfittare il solito settore nettamente fascista dei latifondisti di Santa Cruz, perenni fomentatori di destabilizzazioni agli ordini degli USA.

Quanto all’Argentina, sta crescendo una sempre più diffusa resistenza sociale al manovratore della motosega, Milei, che però, nel frattempo, continua a segare tutto quanto corrispondeva a uno Stato e ai suoi compiti verso il cittadino.

Il Brasile, con lo storico doppiogiochista Lula, si barcamena. Si è rifiutato di riconoscere la vittoria di Maduro in Venezuela e, incredibile, ha posto il veto all’ingresso di Caracas nei BRICS. Del resto, la sua prima visita dopo l’elezione è stata a Biden.

Cina e Russia dappertutto. Ma non con basi militari e lanciamissili ai confini tra USA e Messico e Canada (tipo Ucraina). Con accordi di cooperazione paritaria su investimenti e lavori per infrastrutture, miniere, scambi. Trump se ne sta preoccupando.

 

Eccetera eccetera.

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