venerdì 18 luglio 2025

E l’America sta a guardare --- SIRIA, GLI AVVOLTOI SI SCANNANO SUI BOCCONI


 

Un sanguinoso parapiglia di mercenari in parte sfuggiti ai loro datori di lavoro pare portare a uno scompiglio imprevisto nella sistemazione della Siria che sembrava completata con l’installazione al Damasco del capo del terrorismo islamico – nominato indifferentemente e senza sostanziali differenze Al Qaida, Al Nusra, ISIS, Daesh, Tahrir al Sham, e delle sue bande di tagliagole. Bande che ho avuto il maledetto privilegio di vedere all’opera in una ininterrotta orgia di atrocità contro civili, durante 12 anni di guerra su mandato Nato alla Siria libera, democratica e socialista. Bande che hanno subito continuato l’opera con la mattanza di centinaia di civili per la grave colpa di essere alawiti, la religione del presidente Assad, o cristiani.

Oggi il mercenariato druso di Israele, storicamente inserito nelle forze di sterminio dei palestinesi, addirittura come reparti d’élite, è stato mandato a dar man forte ai drusi di Siria che, al momento dell’invasione israeliana, si sono immediatamente messi a disposizione di quello che è il vero obiettivo di Tel Aviv, l’estensione della Grande Israele alla regione meridionale della Siria.

Il ruolo di manovalanza e vivandiere che i mercenari curdi hanno svolto a favore della stabilizzazione coloniale statunitense nel nordest della Siria, regione dei giacimenti petroliferi e dei settori agricoli più produttivi, corrisponde esattamente al ruolo dei drusi a servizio della colonizzazione israeliana.

Ne risentono le altre fazioni impegnate nell’appropriarsi degli arti del grande paese arabo mutilato, che contro Assad avevano giocato la carta del terrorismo islamista, per anni radunato, sotto protezione e con armi e foraggiamenti di Erdogan, nell’enclave nordico di Idlib.

Tra queste, primeggiava la Turchia che, nella fase della conquista di Damasco sembrava aver messo il cappello su quanto della Siria gli premeva di più: la capitale, Aleppo, Oms, le città maggiori, la rappresentanza istituzionale con il terrorista Ahmed Al Sharaa. Nel palazzo presidenziale sedevano gli stupratori e scuoiatori di Al Qaida, braccio armato della Fratellanza Musulmana di Erdogan, onorato di vasti riconoscimenti USA, Nato, UE.

E qui si è verificata la prima, prevedibile crepa. Pensare che uno Stato criminale come quello sionista, rotto a tutte le violazioni di tutti gli accordi, potesse acconciarsi ad accontentarsi della sua fettina territoriale del bottino, le falde del Golan e poco più, rivelava sacche di dabbenaggine nei vecchi compari della mattanza: turchi e Isis.

Con il risultato che Israele si permette impunemente di bombardare quanto si definisce esercito siriano (nient’altro che le milizie terroriste ripulite) fino ai palazzi dell’ex-tagliateste Al Jolani. E l’ex-socio terrorista, i cui compagni feriti venivano riparati nelle cliniche del padrino Netanyahu sul Golan, non riesce neppure a pigolare un lamento.

Altro esito che Israele ritiene di poter tenere sotto controllo è l’imbarazzo di Trump e di tutto l’establishment USA che si era precipitato a riconoscere il regime-canaglia in cravatta democratica e a levargli sanzioni e nomea di terroristi. E finchè Trump si limita all’imbarazzo e a qualche balbettio sull’opportunità di moderazione, al massimo bubbone terrorista mediorientale gli sarò pure perdonato se dà in testa ai terroristi, stavolta islamici, amici degli USA, ma in seconda fila. Con Israele vale il detto Ubi major terrorista….

Ma dura minga. E’ vero che ancora una volta Israele impazza e glielo lasciano fare. E’ un micropaese di 8 milioni di abitanti spaventati, stufi di bunker e attratti dalla remigrazione (80.000 hanno lasciato il paese dal 7 ottobre, 10.000 si sono trasferiti in Grecia, 200.000 sono ancora evacuati dagli insediamenti in Galilea colpiti da Hezbollah), minato al suo interno da lacerazioni sociali, resistenza indomabile palestinese, umiliazioni missilistiche iraniane e yemenite, repulsione morale e intellettuale mondiale. E’ uno Stato artificiale con i piedi nella fossa.

Si dimenerà nelle sue convulsioni di entità in crisi irreversibile, relegata nel disprezzo, se non nell’odio di una comunità che, stavolta, si può davvero chiamare internazionale- Si dimenerà e menerà ancora e sempre peggio, all’impazzata. Ma ha il destino segnato. E solo questione del quando E se non Trump, gli USA ne prenderanno atto. Lo dovranno fare al traino del resto del mondo.  Come l’Ucraina, Israele è diventato mera zavorra.

Resta, a noi, infelici cittadini di un paese disastrato, sudditi forzati di un regime in cui i recuperi nostalgici azzerano le distanze storiche e generazionali, da rilevare l’enorme macchia fangosa nera nel quale galleggiano i nostri governanti. Una macchia di vergogna composta di viltà, opportunismo, complicità.

Per 21 mesi la nostra premier ha navigato, trasognata e con lo sguardo assente, o abbassato, attraverso oceani di sangue, nequizie, trucidamento di bambini attratti da manigoldi con in mano un pezzo di pane o un bicchiere d’acqua. Non ha visto nulla, non ha rilevato nulla, non ha denunciato nulla.

Ci è voluto l’attacco di questa canea di mostri a una chiesa della sua religione, il ferimento di un sacerdote della sua nazionalità, perché trovasse quattro frasette di circostanza su un degrado dell’integrità morale umana non visto in millenni.

Quattro frasette che in nessun modo ha voluto estrarsi dalla bocca per un’altra connazionale, della più elevata qualità umana, ferita nel profondo attraverso l’assalto indecentemente diffamatorio dei padrini, padroni, compari a cui Meloni si associa e a cui obbedisce: Francesca Albanese.

 

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