martedì 22 luglio 2025

Fulvio Grimaldi per L’Antidiplomatico --- False flag rivisitate --- SREBRENICA-ISIS, CERTEZZE O DUBBI?

 



https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-fulvio_grimaldi__false_flag_rivisitate_srebrenicaisis_certezze_o_dubbi/58662_62064/

 

John McCain, senatore repubblicano, candidato alla presidenza USA nel 2008, in missione in Siria con il leader dell’ISIS Al Baghdadi e altri mercenari islamisti nell’assalto alla Siria.

 

ESTRATTI DALL’ARTICOLO

Nei giorni scorsi abbiamo dovuto subire il tornado, ricorrente intorno a ogni dannato 11 luglio, del trentennale del cosiddetto massacro, per molti genocidio, di Srebrenica in Bosnia che, secondo i celebranti, sarebbe avvenuto quel giorno dell’anno 1995, a conclusione della guerra di disfacimento della Federazione jugoslava. Per inciso, nella furia di commemorare quell’evento, arricchito costantemente di nuove macabre scoperte di salme dissotterrate e da dissotterrare negli anni a venire, anche ben trent’anni dopo, neanche il più rispettabile cronista o commentatore riesce a osservare almeno un frammento della buona regola del dubbio, visto il cui prodest, o almeno dell’attenzione a versioni altre del fatto…..

Che pure ci sono. E abbondanti e autorevoli, condotte con strumenti di verifica storica e scientifica. Tale è la disponibilità, tra indolenza, complicità e assoggettamento a quanto prevale nella narrazione pubblica, irrobustita da un’alluvione di immagini e testimonianze dirette, date per inoppugnabili. Ogni voce alternativa, ogni seme di dubbio, magari della dimensione di un granello di sabbia nel potentissimo ingranaggio, ha ormai assunto il carattere della blasfemia. 8000 vittime s’è detto e 8000 restano.

E’ una cifra che fa colpo. Non per nulla sarebbero 8000 anche i curdi sterminati da Saddam ad Halabja. Altro evento contestato, perfino dagli americani. Eppure, se 8000 fanno genocidio, cosa fanno i 150.000 calcolati da Harvard e Lancet a Gaza? Per Radio Radicale, 8000 sarebbero i trucidati dal regime siriano di Assad. Qualcuno ha contato 8000 vittime del Covid a Wuhan e 8000 precise sarebbero le vittime annuali dell’influenza in Italia e figuriamoci se non erano 8000 gli ebrei italiani deportati in Germania, mentre quanti pensati che siano, per Repubblica, i minori morti per incidenti stradali in Europa se non 8000? Come erano certamente 8000, prima ancora che qualcuno arrivasse munito di pallottoliere, i morti del terremoto 2016 tra le impenetrabili montagne del Nepal.

8000, numero apotropaico, di quelli che servono ad allontanare i flussi maligni. Quelli delle verità sconvenienti?

… Eppure il dubbio su Srebrenica ed eventi affini meriterebbe una qualche attenzione, quantomeno alla luce di quanto questa truculenta vicenda e il suo perpetuarsi forzoso nell’immaginario collettivo siano serviti e stiano servendo a demonizzare la Serbia, i serbi, ieri oggi domani sempre, elemento dissonante nei Balcani normalizzati, e a giustificare il crimine massimo di Norimberga, la guerra d’aggressione del 1999 contro Belgrado (con il nostro governo D’Alema-Mattarella, portatori d’acqua, anzi di bombardieri, con le orecchie)…..

A ogni false flag la sua guerra d’aggressione

Forse Srebrenica meriterebbe un approccio più problematico, almeno circospetto, se la si guarda incastonata in un mosaico dal quale spiccano vicende come

-       Racak, il finto massacro di 45 falsi civili kosovari ed effettivi miliziani UCK, allestito da William Walker, ambasciatore USA nell’OSCE, per innescare i bombardamenti del 1999. False Flash smascherata da una squadra di anatomopatologi finlandesi.

-       La False Flag allestita dai servizi italiani (SISMI) nel 2001su mandato USA con documenti fabbricati che avrebbero dimostrato come Saddam avesse acquistato dal Niger uranio arricchito (Yellow cake) per la sua bomba atomica.

-       Le “fosse comuni di Gheddafi” nelle quali il leader libico avrebbe sepolto masse di oppositori, che poi risultarono le normali fosse scavate nel cimitero di Tripoli in vista di defunti.

-       L' 8 giugno 1967, durante la Guerra dei Sei Giorni, per forzare l’intervento USA, la nave spia americana USS Liberty venne attaccata da forze aeree e navali israeliane in acque internazionali al largo del Sinai, causando 34 morti e 171 feriti.

-       Il 22 luglio 1946, camuffati da operai e da inservienti palestinesi, membri dell'organizzazione terroristica ebrea, Irgun, piazzarono un ordigno nell’Hotel King David, a Gerusalemme, sede amministrativa e militare britannica. 137 tra morti e feriti.  Fine del mandato britannico sulla Palestina, inizio del terrorismo sionista in tutta la regione.

-       4 agosto 1964, il presidente Johnson conferma che la corazzata USA Maddox è stata colpita da navi vietnamite nel Golfo del Tonchino. A conflitto terminato, la NSA (Agenzia di Sicurezza Nazionale) ammette che nessun attacco nordvietnamita si era mai verificato. Costo della bufala: 58.220 soldati USA e 3 milioni di vietnamiti.

-       Dicembre 1989, Timisoara. La manovalanza dei manovratori della destabilizzazione dell’ultimo bastione filosovietico e anti-gorbacioviano dei Balcani innesca una rivolta nella cittadina rumena ed esibisce alla stampa internazionale 19 corpi, riesumati da fosse comuni. Sarebbero parte di 12.000 uccisi dalla Securitade rumena. Tutto dimostrato falso. A Natale Ceausescu e la moglie Elena, subiscono una sommaria e barbara fucilazione.

-       21 agosto 2013, East Ghouta, Siria. In piena aggressione NATO affidata al mercenariato Al Qaida-ISIS, oggi collocato al potere da Turchia, USA e Israele, i media occidentali attribuiscono all’esercito di Assad l’uso di gas tossici contro civili uccidendo 1.400 persone tra cui molti bambini. Per Obama si tratta del superamento della linea rossa. Le foto dei bambini risultano scattate mesi prima, dopo un bombardamento NATO a Tartus. Investigatori dell’ONU e dell’OPCW, l’ente addetto al controllo delle armi biologiche e chimiche, smentiscono che gas siano stati utilizzati. Ma la bufala continua a essere diffusa.

.

La lista potrebbe allungarsi fino a quasi segnare la motivazione di ogni aggressione bellica ad andare indietro di secoli. Insomma è una prassi di chi deve presentare un alibi per i suoi crimini di guerra. Concludiamo con due grandiose False Flag, ahinoi ancora sventolate da alcuni tra coloro che si ritengono affrancati dai condizionamenti delle mistificazioni: l’11 settembre delle Torri Gemelle “colpite da piloti sauditi” (almeno due, la terza non si sa…) e del Pentagono perforato, dove non c’era neanche un custode, o una donna delle polizie, da un Boeing 757 riuscito a volare all’altezza dell’erba sul prato antistante; e il 7 ottobre 2023 nella Palestina occupata, dove 1.200 persone e qualche decina di edifici sarebbero stati disintegrati, dai Kalashnikov di Hamas e non dai tank ed elicotteri dell’IDF intervenuti  in attuazione della “Dottrina Hannibal” ufficialmente proclamata (come risulta da ripetute inchieste, anche di media israeliani).

Sventola la falsa bandiera chi non dovrebbe

E’ solo un breve elenco che, però, dovrebbe servire a creare un’ambiente favorevole almeno alla diffidenza. La chiave per dare a questa diffidenza la dignità del giustificato e fortissimo dubbio, è una domanda-bisturi, tratta dalla saggezza antica: a chi conviene? Nei casi elencati, anzi, in tutti i casi di False Flag, il raggiungimento degli obiettivi che la provocazione si era proposti, fornisce una risposta chiara e incontrovertibile.

… Che larghi strati di società, passivizzati da poderose operazioni di disciplinamento psicologico e, quindi, comportamentale, tipo Covid-Green Pass, clima, terrorismi, minacce belliche, o TINA (There is no alternative), si adagino, per quieto per quanto subordinato vivere, nell’adattamento a contraddizioni logiche e storiche sesquipedali, sta nell’ordine delle cose. Che vi si conformino esponenti di punta della componente evoluta e critica, apparentemente esperta dei trucchi impiegati perche i pochi possano tenere sotto scacco i tanti, è sconfortante e, a volte, incredibile…..

Vorrei fondare queste considerazioni su due recenti esempi nella pubblicistica che si pone come antidotica rispetto ai condizionamenti di massa. Srebrenica, appena celebrato in mezzo mondo (occidentale) con ampie e ridondanti rievocazioni di orrende atrocità e nefandezze serbe; e l’ISIS, o Al Qaida, o Stato Islamico (se non è zuppa è pan bagnato, le diverse denominazioni servono a mascherare sotto una pluralità di sigle un unico progetto strategico), divenuto subitaneamente rispettabile e partneriabile, per aver tolto di mezzo l’ultimo grande e forte paese arabo in grado di infastidire Israele e USA.

Srebrenica, non solo una versione

Un illustre magistrato, senatore, uomo di sinistra, confortato dalla cronaca retrospettiva di un giornalista, ha contribuito, nella recente ricorrenza, a ribadire e dare certezza, su un quotidiano degno di rispetto, a quella che, secondo un numero riguardevole di ricerche, inchieste e testimonianze, risulterebbe invece una mega-False Flag realizzata nel luglio1995 in Bosnia. Obiettivo dell’operazione, giustificare il dissolvimento della Jugoslavia attivato da NATO, UE e Vaticano, a partire dai primi anni ’90 e criminalizzarne il cuore tuttora resistente, la Serbia.

Il famigerato Tribunale Criminale per la Jugoslavia all’Aja, allestito, equipaggiato e pagato dagli USA, quello che fece morire in carcere per mancanze di cure cardiache Slobodan Milosevic per non essere riuscito a provarne alcun “crimine di guerra o contro l’umanità”, avallò quella che fu un’invenzione del presidente bosniaco Alija Izetbegovic, da lui stesso più tardi parzialmente negata.

L’uccisione da parte delle forze serbe del generale Mladic di nientemeno che 8000 uomini e ragazzi assediati nell’enclave bosniaca della Serbia venne smentita da numerose investigazioni indipendenti (di cui la stampa continua a non prendere atto). Venne negata anche dai massimi responsabili ONU e CIA sul posto. Philip Corwin, durante gli eventi il più alto funzionario ONU in Bosnia, l’ex-dirigente CIA Robert Baer, in azione durante il conflitto, parlarono di una “frode gigantesca”, di “manipolazione” e di “marketing politico”.

Prima dell’arrivo delle forze serbe, truppe bosniache al comando di Naser Oric, rifornite per vie aera dagli USA, avevano occupato l’enclave, pur dichiarato zona demilitarizzata dall’ONU, e avevano compiuto una vasta “pulizia etnica” nei vicini centri serbi. Qui furono documentate 1.500 uccisioni tra il 1992 e il 1995. Ovviamente un massacro finito nelle pieghe oscure delle cronache. Che però non poterono esimersi dal riferire della condanna di Oric per crimini di guerra, con contorno di contrabbando e furto di aiuti umanitari destinati alla sua gente. Condanna poi annullata. Da chi? Ma dall’affidabile tribunale dell’Aja, no?

A impedire la continuazione dei massacri, le forze serbe presero il controllo di Srebrenica e evacuarono in sicurezza le famiglie musulmane, 20.000 persone, verso campi profughi gestiti dall’ONU. L’evacuazione venne confermata da inviati dell’americana AP (Associated Press) e, successivamente anche da funzionari ONU.

Giorni prima dell’arrivo del generale Ratko Mladic (oggi all’ergastolo all’ Aja insieme al presidente della Repubblica Srbska, Radovan Karadzic), 12.000 miliziani di Naser Oric, per evitare lo scontro con le truppe serbe, abbandonarono improvvisamente la città e si diressero in fuga verso la città bosniaca di Tuzla, a 80km. Durante questo trasferimento vennero ripetutamente attaccate dai serbi e persero in combattimento 2.000 uomini. Altri vennero fatti prigionieri e poi scambiati con catturati serbi.

Nel 2021, un accurato studio dello storico israeliano Gideon Greif conferma che non c’+è stato massacro e, tanto meno, genocidio e che la maggioranza dei musulmani, al netto di alcuni episodi di rappresaglia per le stragi di Naser Oric, caddero in combattimento durante la marcia da Srebrenica a Tuzla. Si afferma anche che a Pilica, 50 km a nord di Srebrenica, 1000 musulmani sarebbero stati giustiziati. L’inchiesta forense scoprì solo 150 corpi e che le vittime erano state uccise da un contingente croato sotto controllo dell’intelligence NATO. Resta misterioso anche il dato che decine di nomi di presunte vittime ricomparvero più tardi tra i candidati in elezioni della Bosnia Erzegovina.

Agghiacciante l’ammissione del Capo della Polizia di Srebrenica, confortata da analoghe dichiarazioni di funzionari musulmani, secondo cui il presidente bosniaco Izetbegovic li avrebbe informati confidenzialmente che l’improvvisa evacuazione di Srebrenica faceva parte di un accordo con il presidente USA, Bill Clinton. Clinton avrebbe detto a Izetbegovic che un intervento NATO (il successivo bombardamento) sarebbe stato possibile solo se ai serbi della Bosnia fosse stato imputata l’uccisione di almeno 5.000 musulmani a Srebrenica.

Al tentativo di far fuori la Serbia, ultimo intralcio alla “normalizzazione” NATO e UE dei Balcani occidentali, prima guerra intraeuropea con vista sull’URSS, tentativo che, come si vede, continua tuttora in vari modi, diede un contributo decisivo il nostro governo “de sinistra” D’Alema-Mattarella. Non pare che questi responsabili abbiano mai fatto ammenda, o pagato per questa pesante responsabilità. Anzi.

Campi e mercati della morte, tutti serbi

Srebrenica non fu che il culmine di una campagna di false flag finalizzate a preparare il terreno alla guerra totale poi lanciata, alla fine del secolo, a partire dalla consegna della provincia serba del Kosovo a bande di tagliagole, trafficanti di droga e organi, sotto patronato NATO e dall’espulsione di complessivamente 700.000 serbi dalle loro terre in Kosovo e nelle Krajine, poi croate.

In precedenza, 1992, c’erano stati i cosiddetti “campi della morte” serbi a Trnpolje in Bosnia. Tre giornalisti britannici visitano un campo di prigionieri bosniaci e rilevano l’ottimo trattamento loro riservato. Ma poi trovano persone libere all’esterno del campo e le riprendono attraverso fili spinati che circondano un magazzino, filmano un musulmano emaciato, gli chiedono di togliersi la maglia. Muore poco dopo di tubercolosi. Ma passa per vittima dei “campi della morte”. L’inganno viene documentato da un giornalista tedesco nel 1997. Non se ne parlò più. Lo stesso Izetbegovic, poco prima di morire: “Non c’erano campi della morte serbi”. Ma intanto, su quello spunto, iniziarono i raid NATO, a partire dalla no-fly zone.

Per non dilungarmi, salto l’universalmente accreditato “Massacro del Mercato di Sarajevo” o “Massacro del pane”1992-1995, il tiro al piccione sullo stradone al centro di Sarajevo che per anni sarebbe stato operato da cecchini serbi. Mi limito a ricordare che la Missione di Protezione dell’ONU giunse alla conclusione che questi attacchi “sono stati probabilmente allestiti dalla fazione bosniaca musulmana per ottenere consenso internazionale al proprio progetto e un intervento militare risolutivo”. Questi rapporti non sono mai stati resi noti. In compenso, sull’onda propagandistica scatenata, veleggiarono verso Sarajevo, a sostegno della demonizzazione dei serbi del “dittatore Milosevic”, migliaia di benintenzionati, tra frati, umanitari, ONG sorosiane, cooperanti e falchi mediatici.

ISIS contro, o per, l’Occidente?

Qui l’inversione dei fattori con il rovesciamento del risultato nel suo opposto, è troppo grosso. E troppo grosso è il personaggio che questo pesantissimo capovolgimento del reale ha voluto sollevare e scagliare addosso a un’evidenza da frantumare. Ci arriverete da soli a chi è.

… Abbiamo a che fare con un religioso, dell’Ordine considerato la crème de la crème della scienza politica e diplomatica non solo della Chiesa, giornalista dell’illustre “Civiltà Cattolica”, docente all’Università Gregoriana. E con un paginone sul migliore dei quotidiani generalisti in edicola.

Chi pensa ancora che, a partire dall’11 settembre e poi dalle successive guerre colonialiste, o di distruzione di popoli e paesi, di cui quell’evento è preso a giustificazione, l’estremismo terrorista islamico abbia giovato all’Islam e non piuttosto, e alla grande, a coloro che le nazioni islamiche le hanno attaccate una dopo l’altra? Chi può ancora pensare che, impadronendosene, o rendendole macerie e caos, al meglio preda di predatori multinazionali, l’Occidente abbia inteso combattere l’ISIS? O Daesh, o Al Qaida, o Al Nusra, o Tahrir al Sham, ora, dagli stessi “nemici dell’Islam terrorista” posti al potere nell’ultimo grande Stato resistente islamico, ma laico?....

Questo “chi”, a cui rivolgo la domanda, non ricorda come, nel corso di tutti i 13 anni di guerra USA-NATO-Turchia-Israele alla Siria, i proxy operativi di questo conflitto su procura, appunto gli Al Qaida et cetera, venissero addestrati nei campi del protagonista NATO in Medioriente, Recep Tayyip Erdoğan? O in quelli del vassallo monarchico della Corona Britannica, re Abdallah di Giordania?  E il cui soldo arrivava dagli stanziamenti sauditi e pentagonali. E i cui feriti nel conflitto si ritrovavano salutati ed elogiati dal premier Netanyahu in confortevoli cliniche e centri di riabilitazione sul Golan occupato?

Ma chi è partito da Bengasi, inalberando bandiere nere con scritte coraniche, per buttare giù un leader e un popolo che erano riusciti a rasentare benessere, felicità e sovranità, infastidendo enormemente il globalismo dei pochi con zanne sui tanti sdentati? In Siria? In Iraq? In Libia?

Non vi pare, guardando anche ai vari attentati islamisti compiuti qui e là in Europa e fuori, che questi orrori e la sempre incombente minaccia abbiano operato come un virus pandemico, o come il rischio di arrostire su un pianeta surriscaldato, o come l’imminente invasione dei bruti russi con i loro tank a rifornirsi dal benzinaio nel Vaticano? O, anche meglio, come i fascisti al guinzaglio dei Servizi di Stato e Alleanza quando venivano sguinzagliati per varie stragi? Che, cioè, la paura collettiva suscitata dovesse lubrificare un recupero del disciplinamento sociale funzionale al saccheggio capitalista e al mantenimento di quell’ordine.

Ebbene, c’è chi scrive, guardando il mondo a testa in giù, che “Lo Stato islamico è stato sconfitto nel 2019 da una coalizione di 14 Stati, con l’aiuto dell’aviazione statunitense”. Quei 14 stati euroatlantici che dal terrorismo islamico hanno tratto il beneficio di una rinascita neocolonialista e il pretesto per stabilizzarsi al potere.

Sono già lungo e non entrerò in tutti i dettagli su come questo portbandiera dei corifei di un terrorismo islamico autogerminato per condurre lo scontro definitivo di civiltà come auspicato e poi avviato dai molto operativi teorici del Deep State, a partire dal loro profeta, Samuel Huntington.

Il nemico che fa fuori i nemici dell’Occidente

L’esimio studioso arriva a vedere nell’Isis, o in altre forme dell’arcipelago terrorista, il grande nemico degli USA e dell’Occidente tutto, proprio come formulato dai neocon in vista dell’11 settembre e a seguire posto a base del PNAC, Programma del Nuovo Secolo Americano, quando si programmava la distruzione di ben sette Stati arabi e islamici e, di conseguenza, una strada libera per la neocolonizzazione di interi continenti e, nello specifico, per l’egemonia imperiale del Grande Israele in Medioriente.

L’esimio studioso trae dalle lezioni dell’ineguagliabile scuola di diplomazia del suo Ordine, sempre peraltro a fianco dei poteri costituiti, la certezza che i miliziani Isis scoperti nei paesi del Sahel erano lì per combattere la civiltà occidentale, in questo caso rappresentata dalle truppe e imprese francesi e NATO impegnate nella rapina delle risorse di quella regione (uranio, oro, petrolio, rame ecc.). Quando, in anni recenti, i popoli di Niger, Mali, Burkina Faso, Guinea, Chad, ritennero giunto il momento di cacciare i colonialisti, guarda caso, questi confusionari dell’ISIS intensificarono gli attentati terroristici, ma stavolta apertamente contro i nuovi governi sovrani. Che la loro precedente presenza fosse servita a giustificare il guinzaglio militare colonialista? Il dubbio (dubbio?) è lecito.

…Logica ferrea del nostro esimio studioso impone anche che furono nemiche mortali dell’Occidente le bande terroriste DAESH che dal 2011 al 2024 misero a ferro e fuoco la Siria e poi l’Iraq, dove si lasciarono dietro 200 fosse comuni. Che mai sfiorarono un solo militare NATO, ma compirono atrocità, paragonabili solo a quelle di Israele a Gaza, esclusivamente contro cittadini e soldati siriani e iracheni a Mosul. Sconfitti in Iraq dalle Unità di Mobilitazione Popolare, si concentrarono a rimuovere il bubbone antimperialista siriano, arrivare a Damasco, togliere il paese al suo popolo e consegnarlo alla democratica triade formato dal sultano turco, dal Jack lo squartatore di Tel Aviv, e dall’attuale Mohammed Al Jolani, ora Ahmed Sharaa. Nasce il “Califfato Islamico”. Primo ospite beneaugurante di riguardo, Donald Trump…

Tutto questo per “minacciare come in passato l’Occidente”.

Se poi uno va a sfrucugliare il retroterra dell’esimio studioso, si imbatte nella solita ferrea coerenza anche per quanto riguarda l’ormai screditatissima (perfino in Israele) narrazione del 7 ottobre 2023 di Hamas che “uccide 1.200 persone e ne rapisce 250”. Cosa che, insieme alla vittoria dell’ISIS a Damasco, avrebbe consentito a Israele assediata (sic) di finalmente “tagliare l’anello di fuoco che l’Iran gli aveva costruito intorno”. Segue tutto un gioire per come, “grazie all’assistenza degli USA, Israele sia riuscito a resistere agli attacchi missilistici iraniani, contrattaccare con successo, distruggendo per rappresaglia le difese aeree iraniane”. Dove correttezza e onestà dell’esimio sventolatore di False Flag gli consentono di invertire disinvolto l’ordine della successione di chi aveva attaccato e di chi aveva risposto. Notevole il risultato politico.

Come anche quello ottenuto citando “la fine della guerra su entrambi i fronti grazie al cessate il fuoco stipulato da Israele con Hezbollah e poi con Hamas”. Cessate il fuoco constatato solo dall’esimio studioso, ma non osservato da Israele neanche per 10 secondi, né in Libano, né sugli altri sei fronti su cui esercita la difesa della civiltà. Cosa di cui pare non aver contezza.

…. Concludendo, amaramente: se le False Flag per promuovere a forza di guerre ed eccidi gli interessi del potere imperialcapitalista e le briciole per i suoi alleati, rappresentano un apice di nequizia, chi di questo meccanismo da vannamarchi al sangue si fa legittimatore tra le nostre fila, a quale vertice può ambire?

 

 

Nessun commento: