“Joe Biden non è stato certificato come vincitore di alcuno stato, per non parlare di nessuno degli stati altamente contesi che si sono indirizzati verso i riconteggi obbligatori, o stati in cui la nostra campagna elettorale ha valide contestazioni legali che potrebbero determinare il vincitore finale. I voti legali decidono chi è presidente, non i media. Rimane sconvolgente il fatto che la campagna di Biden si rifiuti di accettare questo principio di base e voglia che le schede vengano contate anche se fraudolente, fabbricate, o spedite da elettori non eleggibili o deceduti. Allora, cosa nasconde Biden? Non mi darò pace finché il popolo americano non avrà il conteggio dei voti onesto che merita e che la Democrazia esige”.
(Donald
J. Trump, presidente degli Stati Uniti)
Elezioni USA, il pre-giudizio che crea i fatti
A dispetto di fanfare, cimbali, tamburi e turiboli, con cui
inservienti politici e giornalisti di piacere celebrano la vittoria del pupazzo
dei mandanti delle guerre armate e di quelle sanitarie, la questione è
tutt’altro che chiusa. La tengono spalancata nei cinque Stati decisivi un black
out notturno, quando Trump era ovunque in testa, una ripresa dei conteggi con
la valanga di voti postali (grazie Covid!) sopraggiunti, spesso con timbro
postale post-datato per farli rientrare nella legalità del 3 novembre; le
testimonianze di abusi eclatanti, come l’esclusione dai seggi degli osservatori
repubblicani, le malefatte in tutto il paese dei “facilitatori” democratici per
far arrivare il voto postale a quei 100 milioni mai visti prima, e soprattutto,
in diversi casi, il surreale successivo 100% dei voti a Biden e zero a Trump.
Ce ne vorranno di procedimenti giudiziari, prima che le celebrazioni dei
sicofanti abbiano un qualche conforto istituzionale. Nel frattempo si godano la
loro estasi i Pulitzer della nostra informazione: Giannini: “E’ giunta la
liberazione!” E, blasfemo,”Il 25 aprile dell’America e del mondo”,
Feltri (Bilderberg e “Domani”): “Cambiano davvero le nostre vite!” ; Riotta:
“Beato il paese che ha un'élite di 75 milioni di elettori”. E poi i Molinari, Serra, Fontana, Gruber...
Gentiloni li ha superato tutti: “Mi sono abbracciato da solo”. E ha
trovato il nulla.
.L’ISPI traduce il programma dei padrini di Biden
Se il gruppo di neocon sociocidi dovesse riuscire a radicarsi nella Casa Bianca, a seguito di sentenza, o di tumulti e violenze del tipo di quelle visti nel pre-elezioni, ma forsennatamente maggiorate, portate a pretesto per un intervento militare, per noi sarebbe un potenziamento dell’indirizzo globale che Trump ha cercato di rallentare, senza troppo riuscirci. L’ISPI, Istituto di Studi di Politica Internazionale, una dependance dei Think Tank del Deep State, ci elenca alcuni degli sviluppi che ci riguardano. Ci possiamo fidare, le sue fonti sono credibili.
Dice Biden: “Riunire la banda” per superare vecchie
tensioni con gli europei. In linguaggio non orwelliano, significa ricondurre
l’Europa all’ordine, far evaporare i sogni di autonomia franco-tedeschi, gli
affari con Russia (North Stream), Iran, Cina e pussa via all’esercito europeo.
Per l’ISPI significa “ripristinare la leadership americana” dopo anni di
deleterio “isolazionismo degli USA”. Avendo Biden ripetutamente
raffigurato la Russia come “la minaccia più grande alla sicurezza della
Comunità Internazionale”, verremo tutti arruolati in una guerra
fredda-calda contro Mosca senza precedenti. Ne usciranno nuovi, infiniti
Russiagate contro chiunque si opponga. L’ISPI:
“Fare quadrato contro Mosca, ricompattare la NATO contro
vecchi e nuovi autoritarismi”…. Dopo aver fatto 30, con Biden l’Alleanza
atlantica spera di fare anche di più (Kosovo, Georgia, Ucraina, America
Latina)… Ritrovare quella leadership e quella guida (sinonimi che si
rafforzano a vicenda) di cui ha bisogno dopo quattro anni in cui si è persino
messa in dubbio la sua stessa ragion d’essere”. Conclude l’Istituto
amerikkkano. “La sfida più grande sarà far riprendere agli Stati Uniti il
ruolo che hanno sempre svolto (?). Con Biden, gli USA vanno in cerca del loro
antico splendore, guidare il mondo. E guai a noi se non faremo una scelta di
campo decisa”. E questo viene descritto come “il nostro più autorevole
centro nazionale di geopolitica”!
In ogni caso, l’anticipazione è corretta: far quadrato
contro Mosca vuol dire accentuato assedio Nato, propagandistico e terrorista, a
Mosca, incominciando con l’assalto all’Iran e intensificazione dell’attacco
USA-ISIS-Turchia a Siria e Iraq.
A la guerre, comme à la guerre, comme à la
guerre…
Potenziamento dell’intervento militare in altre
parti del mondo, Yemen, Somalia, Africa. Destabilizzazione di paesi non
conformi, a partire da Algeria e Filippine. Tentativo di rompere ogni intesa
Russia-Cina e promuovere l’interesse, comune a Washington e Pechino, per un
mondo farmadigitale High Tech che si imponga attraverso autoritarismo sociale e
controllo sanitario.
C’è dell’altro. Biden è erede, sostenitore e promotore, da
senatore e poi vicepresidente, di tutte le nefandezze di Washington nell’era
del biotecnofascismo imperialista, che inizia con Reagan e raggiunge il suo
picco con Bush, Clinton e Obama. Per quanto non vada dato troppo rilievo alla
sua persona, visto che non è che il bamboccio cartonato che sta alla cosiddetta
vice, Kamala Harris, e ai poteri predatori, esattamente come il Bush minore stava
al suo vice, Cheney, fiduciario primo di quei poteri.
Le élites nella nuova Santa Alleanza
Una coalizione globale delle élite criminali, dall’Iraq alla Jugoslavia, da Guantanamo alle torture legalizzate CIA, dalla “querra” alla (con la) droga a quella al (con il) terrorismo, dall’Osama dell’11/9 all’ Al Baghdadi dell’Isis, dall’Iraq a Libia e Siria, dallo Yemen ai colpi di Stato e alle destabilizzazioni NED-Soros in Ucraina, Honduras e dappertutto, dalle crisi fabbricate dal turbocapitalismo in danno ai subalterni, fino allo strumento disumanizzante delle pandemie, lanciato sotto Obama con il primo tentativo della febbre porcina nel 2009. Progetto delle stesse élite, ma allora sconfitto da una maggioranza di medici non corrotti. Progetto transcontinentale per la sorveglianza e la riduzione all’onanismo dell’essere transumano, con ogni rapporto interspecie solo da remoto
Ma quali lavoratori? Viva le Minoranze!
Con la fazione Biden vedremo una risorgenza dei temi di
distrazione di massa, che siano massimamente divisivi in una società che,
unita, rischia di sfuggire al controllo. Il femminismo con le zanne, tipo Me
Too e Non Una di Meno, che esultano per sorelle come Hillary, o
Lilli Gruber, condurrà a fondo la frammentazione sociale con la guerra all’uomo
in quanto tale. Né è l’anticipazione la statua di Luciano Garbati posta davanti
alla Corte Suprema di Manhattan. Una Gorgone che pietrifica chi la guarda e per
la quale noi ci aspettiamo che giunga presto un Perseo con il suo scudo
riflettente. Affiancate ad altre “minoranze” discriminate, riprenderanno vigore
le campagne LGBTQI, dei migranti, “disperati” votati a essere sbattuti qua e là,
via da casa loro per far posto alle multinazionali. Vittime, che non sanno di
esserlo, delle tante dittature da obliterare.
Quanto alla disoccupazione da eliminare, lo si
farà eliminando i disoccupati. Con i pensionati hanno già fatto un buon lavoro.
E non ci sarà più nessuno a mettere in discussione l’eliminazione del lavoro, della scuola, dei circoli, dei negozi, dei medici in carne e ossa, del commercio, dei contadini, di una
cultura, fatti da donne e uomini in carne e ossa. Ci penseranno i logaritmi, i
robot e i robotizzati. E tutto si vedrà su degli schermi. E’ il compito delle misure anti-Covid.
Le quali, poi, prepareranno con più impeto la rimozione, militarmente o con virus, degli ostacoli al Nuovo Ordine Mondiale: chi insiste a lavorare, studiare, amare, comprare. mangiare a contatto con altri, chiunque si riunisca, chiunque non prenda vaccini per tutto, compreso per la inappetenza da McDonald’s, chiunque non si faccia controllare e orientare dal chip identitario, chiunque rivendichi una nazionalità che non sia USA e, ancora per un po’, tedesca, britannica o francese. Chiunque ricordi cosa c’era prima e usi la parola “ritorno”, o normalità. Chiunque ci tenga alla famiglia di prima, di oggi e di domani. Esecuzione immediata per chi osi digitare la parola “libertà”. S‘è già sperimentato nella Grecia dei colonelli, quando "ἐλευθερία", “Elefteria”, la dovevamo labializzare, o sussurrare coprendoci la bocca. E i cantanti nei locali dei resistenti omettevano la parola nella canzone, creando un vuoto che gridava.
L’ordine di servizio della malavita organizzata
ai suoi “giornalisti”
Per questo personaggio, che ricattava il
governo ucraino perché non processasse il figlio fellone e poi vendeva i suoi
favori a oligarchi cinesi, ha perso ogni compostezza, perfino linguistica, il
nostro “quotidiano comunista”. La sua pattuglia dei cantori del Deep State
aveva salivato per la serialkiller golpista Hillary (oggi in predicato di far
parte della squadra di Biden) e, poi, per le prodezze
covidiane della cupola globale bio-tecno-fascista. Oggi, altaleneggia tra
orgasmo per il canditato presunto vincente e invettive da bassofondo al “gangster”
che si era permesso di “ergersi contro le élite”,nel nome delle
famigerati plebi razziste, sovraniste, populiste: i “deplorables” di
Killary. Cosa resta della credibilità di questo quotidiano, cosa della sua
pretesa ideologica, cosa della sua dignità professionale?
Il male della banalità
Detto questo, per capire come vanno le cose del mondo,
spesso bastano episodi, neanche di portata cosmica, che, però, ne riassumono il
succo, come il cacciatore di cardellini, o chi deturpa l’ambiente con
ecomostri, o guadagna avvelenando un fiume, esprime la necrofagia degli
attuali, e anche storici, strati “superiori” dell’umanità.
La mia esperienza giornalistica, dopo una trentina d’anni in un ambiente dagli alti e bassi morali e professionali, registra nel decennio al TG3 due esempi particolarmente emblematici della decadenza professionale nello status di chi, da informatore del pubblico, si è fatto PR e pubblicitario alla corte del principe. Hanna Arendt, a proposito del mini-processo di Norimberga celebrato da Israele a Eichmann, s’era inventata l’improprio e perciò poi abusato lemme della “banalità del male”. Per quel giornalismo impersonato da due mie colleghe in RAI, oggi collocate al vertice degli onori e del prestigio, mosche cocchiere dell’atlanto-sionismo, si dovrebbe parlare piuttosto del “male della banalità”. Come se ne dovrebbe parlare a proposito dei predicozzi buonisti del Bergoglio, che mettono la croce sulla prua delle corazzate imperiali.
Se banalità significa parole vuote come gusci di noce e
roboanti come tuoni senza temporale, se banale deve essere chi si vale di
rigoglio ruffiano e di deserto culturale, se la banalità è retorica senza
onestà e sta all’autenticità e alla sostanza come un selfie sta a una foto di Robert Capa, quel giornalismo oggi è il male.
Sinistra e destra per me pari sono: due
vedettes
Oggi, dalle posizioni guadagnate al servizio dei giochi di guerra con i loro milioni di morti, vedi le due “colleghe” spargere rose sul cammino di un vegliardo rimbambito, curato da una badante-sbirro, che entrambi si propongono di navigare – accelerare – nella scia di un trio di predecessori manigoldi, Clinton-Bush-Obama e della loro politica necrofora che ha fatto registrare un primato di crimini a livello mondiale. Dieci anni di bombe su inesistenti armi di distruzioni di massa e che finivano sui depositi di grano, sugli ospedali, sugli acquedotti; successivo assalto genocida a Iraq e altri sei paesi, con un totale di almeno 5 milioni di morti ammazzati solo dalle armi e almeno altrettanti per effetti collaterali e conseguenti.
Provengono entrambe, le tessitrici di scendiletto per il
principe, da Sinistra, l’una da Telekabul e l’altra da “il manifesto” e anche
da Telekabul. Quest’ultima dalla poltrona RAI, la prima da una delle massime
capitali del mondo, hanno meritato per aver accompagnato con lauri e canti le
imprese suddette. Hanno raccolto medaglie in America Latina e Israele, in
Kosovo e Iraq. Oggi potranno confermarsi vallette del presentatore il cui
spettacolo tornerà a essere: vecchie e nuove guerre e colpi di Stato, magari per
procura a mercenari terroristi (Iran, Russia, Libia, Siria, Armenia, Venezuela,
Bolivia… e pandemie fino all’ultimo “positivo”, con tutti a casa, soli davanti
al computer, a sopravvivere elettromagnetizzati, senza tentazione di
incontrarsi con gli altri e di guardare nient’altro che Sky e Netflix.
Ultimamente, la principale commentatrice politica del “manifesto”, Preziosi, è
stata accolta da De Benedetti nel suo bilderberghiano “Domani”. Chi vuole
instupidirsi stupendosene?
Depopolare! E gli animali?
E gli altri? cosa ne sarà degli autoctoni originali del
pianeta, quelli a cui noialtri abbiamo sottratto nove decimi dello spazio e,
nel tempo, ridotto a un minimo le varianti? C’è lo scienziato pazzo, ma
megalomane e narcisista, che, dopo essersi inventato il virus con la pretesa
infondata di attribuirsi tutte le morti nel mondo, tranne quella degli animali,
rimbrottato da Bill Gates e da Biden, ha rimediato alla mancanza. Sta facendo i
primi esperimenti in Danimarca, paese incline alle innovazioni: i danesi sono i
primi per colonie eoliche e i primi col chip sottocutaneo previsto dal Grande
Resettaggio del Forum Economico Mondiale. Tutti i corona virus prediligono i
climi freddi ed ecco che, dopo essersi aggirato tra cani, gatti, fringuelli e
le zanzare care a Crisanti, ora è stato autorizzato alla caccia grossa. In
Danimarca vivono ingabbiati 13 (tredici!) milioni di visoni. Tredici milioni
per cinque milioni di abitanti (pare che lì si mettano la pelliccia anche i
merluzzi).
13 milioni di visoni, animaletti simpatici, intelligenti e utili all’equilibrio biologico, dovranno essere sacrificati all’ultimo dei coronavirus sparsi dai Grandi Seminatori e che, prima dei Crisanti, Burioni e Ricciardi, a loro e a noi non facevano che il baffo di una normale influenza. Il Conte di Copenhagen, impostato dai rispettivi tecnoscienziati, ha previsto che al mito virale siano immolati tutti e 13 (tredici) i milioni Avendo fin lì evitato la morte post-tortura su pavimenti di fil di ferro che laceravano le zampe ed erano strette da far impazzire
Chissà se li scuoieranno per farli mettere addosso alle
signore e diffondere ulteriormente il virus? Chissà se prima praticheranno ciò
che vedemmo in un’irruzione della LAV nell’allevamento di Valmontone? Elettroesecuzione, con un polo nell’ano e
l’altro in bocca perché il pelo si rizzi e rimanga vaporoso a vantaggio delle
sorelle Fendi. Finito il suo lockdown, sparirà anche questa specie, dopo il 99%
di specie estinte dalla comparsa dell’homo allora sapiens, le mille all’anno di
oggi e le 844 scomparse nei cinque secoli prima del 1.900. Resteremo soli. E
neanche per molto. Non è di
depopolazione che si parla a Davos?
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