Lasciatemi fare due premesse, anche per non farci
totalizzare del tutto da quanto si vorrebbe far contare, insieme al Covid, più
di ogni altra cosa nel mondo: il buco nero che si apre negli Stati Uniti
intorno alle elezioni presidenziali e nel quale rischiamo di finire tutti. Di
fronte alla confraternita delle guerre, delle piattaforme digitali, degli
intossicatori che si fanno chiamare “sanitari”, insomma quelli del
rovesciamento dell’umanità nel suo contrario, tramite reductio ad unum
del pensiero nel Nuovo Ordine Mondiale, mai così cruciale la scelta, ahinoi,
del “male minore”.
La prima è uno sfogo che faccio uscire dai tasti, per
evitare che mi fuoresca dallo stomaco e li imbratti. Riguarda cosa, a proposito
delle elezioni USA, “il manifesto”, noto giornalino dell’estrema destra
imperiale, riesce a collocare sotto la testatina “quotidiano comunista”.
Rappresenta la metastasi mediatica del fenomeno che ho sfiorato nell’articolo
scorso, sui “comunisti di regime”. Quella categoria di ex, o sedicenti sinistri
che, dell’Operazione Covid si sono fatti vittime morali e intellettuali, da
competere con il numero delle vittime biologiche attribuite al virus. A costoro
va concessa l’attenuante di una storica passione per il dogma che cala dall’alto
e, di più, del noto dato italiota-donabbondiano di chi il coraggio non ce
l’ha, non se lo può dare.
Se lo stomaco vi regge, leggete in questi giorni di
imminente guerra civile negli USA, i tuffi nell’irreale e nel falso nei quali
si esibisce la pattuglia di commandos che quel bollettino del Deep State
impegna nel supporto al rintronato Biden, alla sbirra Harris (con dietro la
masskiller Hillary) e ai burattinai che li fanno ballare. Sono in prima linea
le pasionarie degli Stati Uniti, “Faro di democrazia nel mondo” (sic!),
di Hillary e la Pelosi, solidali con il loro giuramento di non accettare “in
nessun caso” una vittoria di Trump
Premessa 2: Un eroe iracheno
Nel titolo l’ho chiamato il Che Guevara dell’Iraq, come penso che Saddam ne sia stato il Fidel degli anni migliori. E non m’importa niente dei rimbrotti di certi “ortodossi trinariciuti”. Ogni popolo, se gli riesce a esprimere un leader rivoluzionario, antimperialista fino al sacrificio, ha il suo Che. I combattenti delle “Forze popolari di Mobilitazione”, che hanno sconfitto l’Isis e tirano missili sul quartier generale USA, sono suoi figli. Onore a Izzaat Al Douri!
Paura. Il Covid non basta? Ecco il terrorismo
d’antan
Prima di arrivare alle imprese a sostegno di Joe Biden del
governo parallelo USA, uno sguardo su Vienna. I media sapientemente descrivono
l’attentato, costato la vita a 4 persone e ferite ad altre 20, avvenuto vicino
alla sinagoga (peraltro chiusa), per quanto molto più vicino si trovassero
chiese, hotel, ristoranti e moltissimi edifici. E’ un insopprimibile moto
dell’animo dei nostri bravi informatori-indirizzatori.
Deplorata la morte di inermi e innocenti, ci sarà tempo per
affrontare le inevitabili problematiche legate a quell’episodio di terrorismo.
Come sempre, verranno fuori elementi che apriranno vasti orizzonti per
approfondire e indirizzare ricerche e ipotesi, al di là dei rozzi e stancamente
ripetitivi stereotipi dei regimi e dei media di regime. Intanto possiamo solo
evidenziare come, compiuto alla vigilia del nuovo lockdown austriaco,
non gradito da nessun essere pensante, il fatto si possa ben rappresentare come
terrorismo che uccide a sostegno del terrorismo che imprigiona. Chi si opporrà
più a farsi chiudere in casa? I romani, intelligentemente, partivano sempre
dall’assunto: “cui bono?”, a chi fa bene?
I potenti di Biden, i deplorables di
Trump
Dunque, “il manifesto” scrive che Donald Trump, una
catastrofe mondiale, un disadattato mentale, medita di non riconoscere un
risultato che sarà inevitabilmente a favore di Joe Biden, il garante di tutte
le cose belle che succedono nel mondo da Clinton, Bush, Obama in qua. Al punto
che lo sostengono fervidamente Hillary e Barack, il che non è poco per una
coppia che vanta il primato di guerre, assassinii extragiudiziali, militarizzazione
della polizia, rivoluzioni colorate e colpi di Stato. Per cui non possono
mancare eroi dell’America obamiana come Negroponte, Bolton e Black Rock, Wall
Street, tantissimi generali, tutti i tycoon del digitale e tutti i capi di CIA
e FBI degli ultimi vent’anni. E sequitur anche che nei ranghi dei
candidati Democratici alle prossime parlamentari federali e statali ci sia,
rispetto ai Repubblicani, quasi il doppio di reduci dall’Intelligence e delle
Forze Armate. Senza alcun dubbio, il male peggiore. Molto, molto peggiore.
Torniamo al fatto clou del giorno, anzi, dei giorni, visto che la disputa su chi ha vinto le presidenziali USA si protrarrà per un bel po’ e con un crescendo di manovre legali, mediatiche, di ordine pubblico e di colpi bassi. Ci torniamo, dopo aver constatato come i legulei del nostro regime abbiano provato a usare il drammone americano per distrarre l’attenzione di noi, vittime del Covid dai più scellerati provvedimenti addottati con gli ultimi DPCM. Penso in particolare ai micidiali e demenziali coprifuoco degli esercizi pubblici e a una delle cose più infami mai partorite da una qualsiasi banda di gangster tecno-politici: la mascherina ai bambini delle elementari e la DAD al 100% nelle superiori. Immaginate l’insegnante davanti al computer, nell’aula vuota, e il ragazzo che contende lo strumento al padre ridotto allo “smart working”, per poi finire come un carcerato in isolamento.
Perforando l’imbarazzo, a volte ringhioso, a volte
lamentevole, dei nostri media all’obbedienza Deep State, dall’estrema destra
del “manifesto” alla liberal-destra di “Repubblica”, apprendiamo che Trump, al
momento, si è dichiarato avviato alla vittoria. Una vittoria che sarà messa in
discussione dall’immane imbroglio Democratico dei voti postali (quasi fossimo
nell’epoca dei messaggeri del re a cavallo) e, più ancora da conteggi e
riconteggi, che passeranno per le forche caudine della collaudata sollevazione,
anche armata, di uno squadrismo sociale già visto in fase pre-elettorale. Che
poi si arrivi a un verdetto della Suprema Corte, che confermi Trump, prima che
lo fermi un golpe affidato a militari e Intelligence, resta tutto da vedere.
Mai così cruciale la scelta tra male maggiore e male minore
Gli avversari di Trump, oggi individuabili nei killer
seriali del Covid e delle guerre, sono pronti a tutto. E’evidente da quanto
hanno scatenato contro il presidente durante tutto il mandato. A partire dalla
sua investitura, con la marcia su Washington delle donne. E, subito dopo, tre
anni e mezzo di tentato colpo di Stato, sostenuto dai media e dalle grandi
Fondazioni, portato avanti con la gigantesca bufala del Russiagate e relativo
ossessivo perseguimento di un impeachment fondato sul nulla.
TIP, vengono alla luce quelli del golpe. Quelli
collaudati in Ucraina.
Al netto dei precedenti eversivi, capeggiati da Hillary
Clinton e Nancy Pelosi con il loro dichiarato rifiuto a priori di una vittoria
di Trump, quanto si vorrà ora mettere in atto è già contenuto nel programma “Transition
Integrity Project” (TIP), “Programma per l’integrità della transizione”. Il
documento, di 22 pagine, è stato elaborato alla fine del 2019 e pubblicato ad
agosto. Prevede tre scenari, intitolati “La crisi elettorale”, ognuno dei quali
culmina in un dilagare di violenza. Del resto, è quanto i media pro-Biden
pronosticavano (annunciavano) da mesi prima del voto. L’annunciata messa in dubbio
del presidente dichiarato vincitore in queste ore in Pennsylvania, è già in
corso. Nella notte si sono fermati i conteggi e si è bloccato l’accesso ai
seggi degli scrutatori Repubblicani. Si tratta della classica rivoluzione
colorata postelettorale, stavolta in casa, però senza osservatori
internazionali. Quando mai, nella “democrazia faro del mondo”! Al termine
dell’operazione, Trump dovrebbe essere processato, condannato e incarcerato.
Contro questa manovra, Trump non possiede nè milizie, né appoggi maggioritari
nei servizi, nell’FBI, tra i militari, o nei media. Gli rimangono le masse di “deplorables”,
come ha definito i di lui elettori Hillary: deplorevoli, straccioni.
Sono significativi i ruoli dei due portavoce
del TIP: Rosa Brooks, già consulente del Pentagono e personale di Hillary
Clinton, dirigente della Open Society di George Soros, docente all’accademia
militare di West Point e dirigente del Think Tank “New America”, finanziato dai
giganti di Silicon Valley, dei quali promuove la visione di un mondo
transumano, tutto digitale e algoritmi ; il colonello Lawrence Wilkerson, capo
di Stato Maggiore dell’ex-segretario di Stato, Colin Powell, quando questi
giurava all’ONU sulle armi di distruzione di massa di Saddam. Anche la
direttrice del TIP Zoe Hudson, è dirigente della fondazione di Soros, grande
organizzatrice di destabilizzazioni colorate, e suo collegamento con il governo
per 11 anni. Una conventicola, questa, che se passa negli USA, si avvicina alla
fine dei suoi giorni millenari anche il resto dell’umanità
Il TIP è un oscuro gruppo a carattere massonico composto da
un’élite di membri del governo, forze armate e stampa, di cui si è scoperto il
piano per diffondere disinformazione e caos a seguito dell’esito elettorale. Si
prevede di trarre vantaggio dal ritardo nella dichiarazione del vincitore,
dovuto all’alluvione dei voti postali, assurdamente in arrivo fino a tre giorni
dopo la data del 3 novembre. Ne devono conseguire l’inasprimento dello scontro politico e
sociale, basato su disinformazione, massiccio intervento delle star di
Hollywood (da noi le sottostar pro-Covif) e l’avvio di sedizioni violente per
le strade
Qui ci sono quelli che stanno a vedere, quelli che,
presunti marxisti, ma lontani anni luce da Marx, evitano le contraddizioni
interne al nemico e se la cavano concludendo che “tanto tutto è capitalismo”.
Poi ci sono gli indifferenti, obbedienti, o le monadi di resistenza. Di queste
ultime, pensanti, i “not deplorables” si devono liberare in ogni modo.
Rischiano di inquinare. E, allora, come in ogni passaggio d’epoca innescato da
grandi cospirazioni che sfruttano miseria, carestie, crisi varie e, quindi,
paura ben coltivata, parte la caccia alle streghe. Una volta “eretici”,
“satanisti”, “demoniaci” e, appunto, streghe, oggi vengono chiamate fascisti,
nazisti, negazionisti, sovranisti, omofobi, odiatori, razzisti, ultradestra,
analfabeti funzionali, terrapiattisti…
I “not deplorables” sono forti, disposti a tutto, ma
non lasciamoci intimidire. Continuiamo, con la verità, a strappare il bavaglio
dalla faccia e dal cervello della gente. Chiunque vinca negli USA.
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