Fake news fake
Da noi imperversano, tipo bombardamento di Dresda, le fake
news. Le rivediamo finalizzate a seminare terrore e assembramenti in ospedali e
pronti soccorsi, tramite fake contagiati e fake decessi da fake Covid
(fake=falso). Decessi autentici, invece, da intubazioni, ventilazioni,
ovviamente in assenza coatta di parenti, e cure salvavita negate agli
oncologici, diabetici, infartuati e depressi. E tutti, convinti che i
governanti governino per noi, i medici medichino per noi e i media ci diano
notizie vere, abboccano e si adeguano. Negli USA, operando gli stessi mandanti
ed eseguendo gli stessi sicari, la differenza la fa un presidente il quale, bene
o male che gli vogliate, tutta questa pantomima la contrasta e ridicolizza. Ma il
senso profondo di tutto questo pochi lo sanno.
Basterebbe l’eresia di un presidente anti-Cupola, degna dei
catari contro il papa, perché i signori del Nuovo Ordine Mondiale
digital-pandemico, ricorrendo a personaggetti come Greta Thunberg, o a
personaggioni come Bergoglio, o ad altri chicchirichì del pollaio, lo
sostituiscano come “male assoluto” addirittura a Russia, Cina, Iran. E, nella
congiuntura, alla maledetta idrossoclorochina ammazza-virus e vaccino. Servono
a creare l’aria giusta perché questo outsider del cazzo faccia la fine proprio
dei catari. Cosa che a lungo hanno tentato con l’altro grande ingannp del
secolo, il Russiagate. Una pandemia del falso finita, insieme al suo amanuense,
il procuratore Mueller, sepolta dal ridicolo, a dispetto dei patetici tentativi
di Hillary Clinton di farla rispuntare ora, in forma di foruncolo rosso sulle
terga di Trump..
Partita e giocatori
Vedremo di esporre brevemente, nelle elezioni presidenziali
statunitensi, chi e cosa sono in gioco, sul piano interno e su quello geopolitico.
Si tratta dello scontro tra quello che da Reagan fino a
Obama, c’è stato e quanto Donald Trump, barcamenandosi tra connivenze e
confliggenze con quel retaggio irriducibile e ricattatorio, ha provato a
cambiare. Il primo si esprime nel noto Deep State, governo parallelo
storico (sul campo guidato da Intelligence, Pentagono, Wall Street e
sionmassoneria), come si è andato perpetuando nell’alternanza tra Repubblicani
e Democratici, fin dallo sbarco dei padri puritani. Passiamo dal genocidio
degli autoctoni, attraverso una guerra in media all’anno fuori casa,
ininterrotti colpi di Stato e destabilizzazioni colorate, fino al bombardamento
nucleare e alle incessanti guerre, dalla
Corea del Sud a oggi. E’ lo schieramento cui fanno riferimento e devono
obbedienza la maggioranza dei politici e media italiani e intellettuali,
artisti, scienziati e medici di seconda e terza fila del mondo. Pensate a Burioni,
o a Fedez. In America, invece, si tratta di primattori quali le star di
Hollywood, Michael Moore, New York Times, Washington Post, CNN, NBC, CBS
e altri che, da Nixon e, successivamente, dalle guerre all’Iraq in poi, si sono
fatti standard aurei propagandistici delle guerre dei super-ricchi.
Il retaggio di Bush-Obama e il bilancio di
Trump
Gradimento lavoratori, disoccupazione, occupazione, deficit, PIL
Trump si è posto come vindice degli interessi dei
lavoratori della Rustbelt. del ceto medio massacrato dalle crisi sotto Barack
Obama, e ostacolando, a tratti e più a parole che nei fatti, ma in maniera
sufficiente a farsi detestare, il complesso militar-industrial-securitario, ha riportato
in patria produzione e lavoro che i predecessori avevano delocalizzato
all’estero. Rompendo con il continuismo dei precedenti trent’anni, è risultato la
variabile impazzita del sistema. Moderatamente alternativo, ma già solo per
questo, giudicato peggio di Nerone. Del resto, cosa ci si poteva aspettare di
meglio da un’America militarizzata e deculturizzata, come l’hanno ridotta le
marionette dei Poteri Forti, da Johnson in poi?
Bush Jr e Obama hanno lasciato all’economia USA l’onere di
6,4 trilioni in spese di guerra, più 1 trilione di costi per i veterani nei
prossimi decenni. Le loro guerre, sette maggiori e molte striscianti, hanno
affiancato la depopolazione programmata da Bill Gates e soci con 5 milioni di morti
accertati, più altri due da calcoli approssimativi e molti altri ancora, mai
tenuti in conto, da sanzioni a decine di nazioni. Senza neanche parlare dei
crimini di un Obama che ha firmato ogni settimana la lista CIA degli
assassinandi senza processo, negli USA e nel mondo, della Guantanamo mantenuta,
o della vergogna di imporre il segreto su un rapporto di 6000 pagine, della
Commissione Intelligence del Senato, che elencava la spaventosa pratica della
tortura di cui si è macchiata la CIA. Oppure, pensando agli indignati per il
muro col Messico, già in piedi prima di Trump (ci sono stato e l’ho filmato),
che costui è stato il presidente che ha espulso più immigrati di ogni altro:1,
5 milioni.
Chi le guerre le fa, chi le subisce
Trump ha ereditato le guerre di Obama, non aggiungendone
altre e riducendone l’impegno, insieme alle centinaia di migliaia di mercenari
terroristi, jihadisti e non, dai due predecessori, a partire dell’11 settembre,
addestrati, pagati e impiegati in vari scenari bellici. Le rivoluzioni colorate
sotto l’amministrazione Trump sono state promosse per iniziativa di elementi,
non a lui omologhi, come i neocon bushiani Pompeo, Bolton, Negroponte, e
strutture collaudate nei precedenti decenni, come la NED, l’Atlantic Council,
la CIA, varie ONG. Ha seguito troppe spesso le indicazioni di questi ambienti,
rimediando con limitati ritiri di truppe e sanzioni, ma resistendo
ostinatamente alle enormi pressioni del Deep State e di Israele perché
attaccasse l’Iran.
Globalisti e multilateralisti
Come questo aspetto della politica delle potenze e dei
rispettivi alleati e propagandisti, si rifletta nello scontro in atto negli
Stati Uniti non viene lontanamente percepito, e tantomeno illustrato, dai
nostri gallonati analisti che deambulano pomposi per pagine e schermi.
Potrebbero, dovrebbero, capirlo e dirlo se, anziché occultare la vicenda più
clamorosa venuta alla luce nel corso di queste ultime giornate di campagna
elettorale, obbedissero alla deontologia che gli imporrebbe di passare i fatti,
tutti, al pubblico..
Quanto in Italia ed Europa le forze del “progresso” e dell’”innovazione”, delle minoranze
migranti, o di genere, macho-femministe, globaliste, pseudo-ecologiste,
covidiste, atlantosioniste ed europeiste (zanzara-cocchiera a “sinistra” “il manifesto”)
hanno lanciato contro i, neanche malamente, definiti sovranisti, populisti,
nazionalisti, nel caso del presidente dallo shampoo all’arancia ha raggiunto il
parossismo. Quando poi si è curato con farmaci, efficaci a dispetto dell’OMS,
di Bill Gates e del Ricciardi washingtoniano, Anthony Fauci, e ha dimostrato
che dall’influenza detta Covid-19 si guarisce rapidamente come da qualsiasi
influenza e ha detto ai cittadini, da terrorizzare col virus, di non aver paura
e che i numeri dei virologi sono una barzelletta e che gli ospedali dai
“contagiati”, sani o meno, ci guadagnano…… si sono aperte le porte
dell’inferno.
Squadristi “antirazzisti”, fascisti “antifascisti”
Per minare i successi economici e la riduzione della
disoccupazione dell’Amministrazione, i Democratici hanno scatenato, insieme al
Covid-19, il caos in tutti gli Stati in cui lo hanno favorito i governatori di
quel partito. Dopo lo tsunami di preparazione, infine sfiatato, del #Me Too,
teso a obamizzare le donne contro tutti gli uomini, sono arrivati i fascisti di
“Antifa” e gli pesudo-antirazzisti di “Black Lives Matter” che,
su commissione e con dimostrato finanziamento di varie fondazioni del Deep
State, Rockefeller, Ford, Soros, hanno devastato, incendiato, saccheggiato,
picchiato in città come Seattle, Portland, Minnesota e Philadelphia. Si sono
uniti ai promotori della pandemia per rappresentare all’elettore una nazione
che Trump avrebbe reso preda e vittima di sfascio e decadenza.
Quando i mandanti del grande casino si sono resi conto che
la gente incominciava a stufarsi del fatto che ad alcuni abusi e omicidi della
polizia seguivano la distruzione della convivenza civile, tanto far calare i
sondaggi, veri o falsi, favorevoli a Biden, hanno attenuato la guerriglia.
Oltre tutto i nefasti della polizia USA, celebrata da noi da infinite serie tv
rompiminchia, erano altrettanti sotto altri presidenti e Obama aveva
addirittura proceduto a militarizzarla, fornendo mezzi militari, quali carri
armati, aerei, droni, cannoni e quant’altro.
Per far prevalere su trombe e tamburi dei media e donazioni
dei miliardari a promozione di Joe Biden, avrebbe dovuto bastare la sua precoce
demenza senile che, a parte infinite puttanate e perdite del filo, gli ha fatto
dire che correva per il Senato, anziché per la Casa Bianca, che presidente
sarebbe diventata Kamala Harris (e qui
non si sbagliava) e che 200milioni di americani sarebbero morti di virus entro
la fine di un suo discorso. Ma c’è voluto dell’altro, del più esplosivo, a far
precipitare le chances del vecchietto scemo (pertaltro finito nel contrapasso
dell’accusa di molestie a femmine), peroratore di ogni guerra di Obama. La
rivelazione che quella famiglia, Joe e figli, poteva ben concorrere al titolo
di “famiglia più corrotta d’America”.
“La più corrotta famiglia d’America”
I media di corte erano riusciti a quasi far dimenticare la
provata porcata della Coppia Joe e Hunter Biden in Ucraina, a cui il papà aveva
minacciato di negare 1,5 miliardi di aiuti, se il presidente non avesse rimosso
il procuratore che stava processando, per una montagna di reati e tangenti, la
Burisma Holding, colosso del gas, e lo stesso Hunter, assunto, da perfetto
incompetente, a 50.000 dollari. Era solo l’apericena. La bomba è un hard disk
del computer di Hunter, che il figliolo del politico più ammanigliato col grande
business USA aveva dimenticato da mesi presso un riparatore. L’hard disk era
finito nelle mani del FBI, ma, di fronte all’inattività di questo, il tecnico l’aveva
legittimamente consegnato a Rudolph Giuliani, avvocato di Trump. Che ne ha
fatto pubblicare il contenuto sul più antico e diffuso quotidiano statunitense:
il New York Post. Contenuto confermato dal socio in affari di Hunter, Devon
Archer e molti altri.
Da quel momento, come presidente degli USA, Joe Bidèn è
diventato una foglia morta. Anche se vince a forza dell’incredibile imbroglio
dei voti postali fomentati dai Democratici, che, nei loro innumerevoli passaggi,
sono ultramanipolabili, fino a poter arrivare all’urna 9 giorni dopo la data delle
elezioni, il ricatto penderà su di lui peggio di quanto Trump fosse
condizionato dalla fandonia del Russiagate.
La Cina preferisce i Democratici, i Democratici
preferiscono la Cina
Quel disco non conferma solo quanto dell’affaraccio
di Kiev già si sapeva, ma anche un’infinita altra serie di affari torbidi, ben
più illeciti e costituzionalmente abietti. Eminentemente con la Cina e
soprattutto, a partire da quando il vicepresidente di Obama poteva tutto, investimenti
con oligarchi cinesi vicini al governo e intimamente legati ai servizi segreti
di Pechino. Evidentemente con la conoscenza e approvazione delle massime
autorità. Un Cinagate all’ennesima potenza, stavolta provato dagli stessi
documenti e chat dei protagonisti. Investimenti e operazioni per miliardi, in
particolare con il titolare del gigante dell’energia cinese CEFC, Ye Janming,
che ai Biden tutto concedeva pur di essere presentato al padre vicepresidente,
per assicurarsi vasti campi d’azione negli USA.
Tutto e molto altro dimostrato da mail scambiate tra le due
parti e incise nel disco. E per dare un tocco di integrità morale al tutto,
anche immagini, elettoralmente accattivanti per papà, di Hunter nudo che
fuma crack e fa sesso. Avete notato qualche presstitute che abbia riferito
la non irrilevante vicenda al mondo, salvo i social e il New York Post? No, neanche
avete avuto sentore che Twitter ha censurato la storia e ha bloccato l’account
del NYP fino a quando non è stato costretto da un tribunale a retrocedere. E
noi ci stupiamo quando.questi piattaformisti bannano un nostro articoletto! Alla
luce di quanto sopra, dovremmo anche immaginare perché Trump ce l’abbia con la
Cina, tanto vicina al Deep State nella sua concezione degli affari globali del
mondo e della sorveglianza totalitaria sui propri cittadini compresa negli
schemi del mondialismo . Come anche del tutor dell’operazione Coronavirus, OMS,
cioè di Bill Gates, Microsoft e vaccini, a fini del Nuovo Ordine Mondiale, per
i quali sempre sia lodata la Cina per come ha gestito il suo virus.
Donne per la democrazia
E’ difficile dire se questi fatti faranno desistere signore
democratiche come Hillary Clinton o Nancy Pelosi, presidente della Camera, dall’invocare
il colpo di Stato se Trump vincesse. La prima, perenne idolo di tutti i commentatori
del “manifesto” per i suoi trascorsi honduregni, libici, siriani e l’esultanza
per il linciaggio di Gheddafi. “In nessun caso”, ha minacciato la prima,
“va riconosciuta una vittoria di Trump”. “Qualsiasi sia il conteggio
la sera del voto”, ha promesso la seconda, “Biden non dovrà concederela vittoria”. Sono donne. Sono democratiche e
Democratiche. Sono di quel genere “che salverà il mondo”, con sorelle come Susan
Rice, Samantha Power, Victoria Nuland, Madeleine Albright, Condoleezza Rice…
Tutte che, per salvarlo, il mondo, prima si sono date da fare per distruggerlo.
Torniamo allo scontro geopolitico e ai suoi
vessilliferi. Abbiamo visto i Democratici non rinunciare a scalmanarsi in tutti
i modi contro la Russia. Trump e la sua amministrazione, per converso non gli
attacchi a una Cina espansionista e diffusora di virus. Forse c’è da dedurne
che le forze, neanche più tanto oscure, del Deep State americano e
internazionale condividono con la Cina l’obiettivo globale di un nuovo mondo digitale-farmacologico,
che gli USA devono perseguire a forza di brutalità e violenza imperialiste.
Tipo, prima globalizziamo il mondo, poi ce la vediamo tra noi. Mentre la Cina
lo farebbe correre sui binari della pace e delle infrastrutture. Un mondo in
cui entrambi poli condividono la totale digitalizzazione dell’umanità,
perseguita a forza di controlli e sorveglianza. Ottenibili in Occidente con
l’Agenda ID202, dei miliardari di Davos, e come in corso di realizzazione in
Cina tramite il bio-tecno totalitarismo dei dispositivi legati al corpo.
Complemento a quei crediti sociali, che rendono meritevoli o immeritevoli di
posizione, reddito, viaggi ed altro.
Un mondo distopico che prevede il rovesciamento totale dell’esistente.
E per quanto la prospettiva cinese preveda una globalizzazione nel segno della
cooperazione e dell’egemonia in termini di pace, l’idea che questa venga
realizzata a costo delle libertà individuali e di una meritocrazia determinata
dai logaritmi di regime, non ce la rende simpatica. Vediamo se, come già
intravvisto nelle turbolenze delle marce delle donne, seguite alla vittoria di
Trump nel 2016 e come anticipato, in questa campagna elettorale, dall’imperversare
negli Stati dell’Unione di manipolatori covidiani e bande di squadristi, dopo
il 3 novembre si avvererà il vaticinio di Hillary e Nancy: colpo di Stato, o
guerra civile, l’uno dopo l’altra. Forse l’esito, di sicuro apocalittico,
dipenderà dal noto complesso militar-industriale In ogni caso sarà un passo
verso l'implosione dell’Impero.
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