venerdì 6 novembre 2020

Nel caos quelli che contestano le elezioni degli altri ---- USA, DALL’IMBROGLIO SEMPLICE, ALL’IMBROGLIO AL QUADRATO, A QUELLO ALL’ENNESIMA POTENZA ----- La bomba, disinnescata dai media, dei voti al 100% per l’uno e dello 0% per l’altro. Indovinate chi.

 


Il capo imbroglia? Tutti ciechi, sordi e muti

Toltomi dalle lenti gli schizzi di deiezioni che mi sono arrivati dalla, purtroppo, indispensabile (per capire come si muove la destra neocon USA) lettura del “manifesto” e anche di altri media, però meno oscenamente ipocriti, provo a scorgere nello scenario delle elezioni americane qualche barbaglio di realtà. Bagliori che, per quanto accecanti e che illuminano a giorno l’intero evento (verificatosi di notte e anche nella notte della deontologia dei nostri mezzi d’informazione) sono rimasti invisibili.

Del resto i nostri giornali e tv hanno la vita facile e ben ricompensata per fare da amanuensi che copiano i testi sacri degli organi statunitensi devoti a Clinton-Bush-Obama e, dunque, alle guerre armate, farmacologiche e digitali. Su una massa umana allevata alla paura dall’escalation strategica “AIDS, Terrorismo, catastrofe climatica, crisi fabbricate, terrorismo e Covid”, hanno gioco sempre più facile. Per cui almeno metà mondo e quasi tutti i cittadini nostri, oggi sono convinti che per Joe Biden e la sua famigliola di corruttori in Ucraina e trafficanti tra oligarchi cinesi, sia ormai per tre quarti aperta la Casa Bianca.

Tanto che nessuno ha da obiettare quando succede l’incredibile per un paese sedicente democratico: prima Twitter e Facebook, dell’unico Zuckerberg, cancellano i tweet del presidente degli Stati Uniti. Poi NBC, CBS, CNN, tutte imprese private, arrivano a interrompono la diretta tv, la notte scorsa, dell’intervento della massima istituzione, mentre commenta quanto succedeva nel paese. Che una roba del genere passi, si spiega con un terreno, già ben seminato e irrorato di glifosato giornalistico, da anni di falsità, invenzioni, frodi della grande comunicazione anglo-sion-massonica: Washington Post, New York Times, NBC e quattro quinti di Hollywood.

 

Verità e plotone d’esecuzione

2006: il precedente del mini-Biden, Prodi

Mentre scrivo, e siamo a fine-settimana, continuano i conteggi in cinque grandi Stati USA. Sono quelli decisivi per l’assegnazione dei Grandi Elettori e non tanto del voto popolare, in cui primeggia definitivamente l’uomo venuto da un futuro non gradito all’ Intelligenza Artificiale dei globalisti bio-tecno-fascisti. Il ritardo è dovuto al fantastico botto che ha percosso il mondo intero (ma non le redazioni italiane), nel pieno della notte, in quei cinque stati: Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, North Carolina, Nevada. Di colpo s’è fatto buio, i conteggi si sono fermati e, dopo ore di sospensione in un’altra dimensione, il futuro degli Stati Uniti appariva un altro, opposto. Un po’ come accadde da noi la notte delle elezioni del 2006, quando nella centrale del Viminale si spensero le luci e i conteggi. Quando ripresero, al vantaggio di Berlusconi si era andato sostituendo quello del piccolo Grande Vecchio, Prodi.

Cinque Stati dell’Unione che decidono per il mondo



Dato che gli Usa sono ancora la superpotenza che riesce a fare più casino nel mondo, se vince Trump, nonostante il rozzo e incalcolabile trambustone che è,  sappiamo che la degradazione globale dell’Umanità in transumanità automatizzata, il cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale, non partirà da quel paese, che risulterà sovranista, anti-cibernetico e anti-Covid. Se vince il fantoccio minus habens dei malformati digitali spurgati da Madre Terra, parte da lì e dalla Cina. E saremo fatti.

I cinque Stati in questione, tutti governati da Democratici, a un certo punto dei conteggi indicavano una prevalenza di Trump, o netta, o modesta. Ognuno di essi, a un certo punto della notte, fermò i conteggi. Quando ripresero, quasi dappertutto i nuovi voti risultarono tutti per Biden.

 In particolare, in Michigan e Wisconsin, Stati decisivi per il numero dei Grandi Elettori necessari per superare l’attuale impasse, la ripresa dei conteggi produsse un 100% dei voti per Joe Biden e, perciò, uno 0% per The Donald. Nel Michigan a Biden arrivarono 138,339 voti, mentre a Trump, nello stesso tempo, neanche uno. Vi pare possibile? Chi si è poi permesso di segnalare l’improbabile anomalia su Twitter, ha visto il suo cinguettio censurato e i suoi “like” e condivisioni bloccati.

Più tardi, dalla commissione elettorale venne la “spiegazione” secondo cui l’inconcepibile dato era dovuto a un errore nella contea di Shiawassee, dove si era aggiunto uno zero al totale dei voti per Biden! Cosa che non spiega affatto lo zero assoluto dell’uno e il 100% dell’altro.

Il cilindro dell’illusionista



In Wisconsin il candidato di Obama, Clinton, Bush e del complesso militar-digital-covidiano, supera miracolosamente, a metà notte, un vantaggio trumpiano di 4,1 punti, grazie a un’alluvione di voti al 100% per Biden, anche qui contro il corrispondente 0% per Trump.

In Pennsylvania ci hanno provato in modo diverso. Il Segretario di Stato Dem ha ordinato che si validino voti postali giunti dopo la data del 3 novembre, come se fossero arrivati in tempo, anche se non mostrassero il timbro postale, o non coincidesse la firma sulla scheda con quella della registrazione elettorale. In tal modo, ovviamente, non è possibile sapere quando, o da dove, le schede fossero state spedite.

Se si osservano queste procedure all’insegna di tale meravigliosa correttezza contro lo sfondo dei 100 milioni di voti per corrispondenza accanitamente sollecitati dai Democratici, dei voti di persone defunte, dei voti con firme contraffatte, delle masse di voti pro-Trump trovate nelle discariche, del doppio voto per posta e al seggio, del divieto a osservatori repubblicani di accedere ai seggi e svolgervi il proprio lavoro, se non dopo interventi dei tribunali, ci si pongono alcune domande.

Quelli che avevano previsto tutto



A volte succede che qualcuno abbia previsto, se non pianificato tutto. Ricordate la Fondazione Rockefeller che, nel 2015, aveva previsto la pandemia? O la simulazione fatta da Bill Gates, nell’ottobre 2019, perfettamente coincidente con quanto ci è piombato addosso nel febbraio scorso?  Vediamo come queste cose, nelle grandi occasioni, si perpetuano.

E’questo un processo elettorale trasparente e del tutto privo di manipolazioni? Cosa ne è stato della “landslide”, della valanga democratica, che avrebbe travolto quella screditatissima anomalia di un Trump che, ora, quanto meno, lotta testa a testa con quelli della “landslide”? A cosa fa pensare il “Transition Integrity Project” (TIP), nato un anno fa, composto per intero da alti esponenti neocon del complesso militar-industriale, dell’Intelligence, delle Fondazioni di Soros e simili, legati, o attivi nella precedenti amministrazioni di Obama (tipo John Podesta), Bush e Clinton? Autorevoli e potenti personaggi che avevano simulato quattro scenari elettorali e post elettorali, tutti risoltisi in scontro istituzionale, violenza e caos. Salvo nel caso di una vittoria schiacciante di Biden a livello sia di Grandi Elettori che di voto popolare. Il progetto è stato pubblicato nell’agosto scorso e prevedeva, come più probabile, un iniziale vantaggio di Trump e poi una rimonta di Biden, fino alla sua vittoria di misura. Su quali Stati si è concentrata l’attenzione del TIP? Indovinato: su quelli in cui si sono verificate i miracoli di cui sopra.  

Di imbroglio in imbroglio, verso lo splash finale



Chiudo ricordandovi l’eccellenza “comunista” del “manifesto”, la cui appassionata campagna di disinformazione per Biden ricorda quelle con cui il sovvenzionato giornale “de sinistra” si è sempre impegnato per le meravigliose rivoluzioni democratiche e di popolo, sorosianamente rivoluzionario. Quelle che si coloravano di arcobaleno ad Algeri, Hong Kong, Bielorussia, Venezuela, Nicaragua, Iran, Russia, Tailandia, Libano, Egitto, Libia e ovunque un governo e un paese non si ritrovassero nella stessa squadra in cui milita quel giornale, da tutti noi tenuto in piedi. A nostra insaputa.

Ci dibattiamo nel grande imbroglio del virus. Ma di imbrogli è oggi disseminato il mondo. Ci sono quelli nostri, vernacolari, tipo 5Stelle, tutto il centrosinistra e la sinistra. Più grave è quello a 28 gambe, due teste, una succursale bancaria di Washington e un cappello a stelle e strisce, che vorrebbe chiamarsi Europa. Quanto a quello NATO, c’è solo da ridere a leggerne lo statuto di organismo per la difesa e vederne le baionette infilate in molti degli organi vitali del pianeta Terra. Sorvoliamo su quello ecclesiastico, noto padre di tutti gli altri, e vediamo la scala degli imbrogli USA. Prima c’è quello del “Faro della Democrazia” (copyright “il manifesto”) a cui nessuno fa più caso, è un dato assodato e tollerato. Poi quello, storico, della “nazione speciale dal destino manifesto”, che, come tale, e come l’analoga Israele, tutto si può permettere. Infine, l’imbroglio all’ennesima potenza, perché frega i suoi stessi cittadini e, come il cosiddetto virus, contagia tutti gli altri Stati. E’ quello a cui stiamo assistendo.


Un’ultima domanda. Saranno mica, gli Stati Uniti, che non accettano osservatori internazionali alle proprie elezioni, ma che ne impongono a quelle degli altri dei quali contestano, giudicano e rifiutano, con sedizioni e golpe e a prescindere da inchieste e controlli, i risultati non graditi?

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