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9mq TV intervista
a Fulvio Grimaldi di Marzia Di Sessa
Cattura di Messina Denaro, significati e retroscena, il
secolare matrimonio tra criminalità di Stato e criminalità “organizzata”, il
sistema mediatico da noi e nella “comunità internazionale”, guerre e colpi di
Stato in corso. Stragi di Stato (Portella della Ginestra, Piazza Fontana e
segg., Falcone-Borsellino, Roma-Firenze-Milano) e Stati in vendita.
Visione TV, forum sulla cattura di Messina Denaro,
condotto da Francesco Toscano, con Antonio Ingroia, Fulvio Grimaldi, Ferruccio
Pinotti e Giacomo Gabellini
Un giornalista e tre esperti di mafia e massoneria fanno a
pezzi la vulgata mediatica “mainstream” dedicata alla “grande vittoria dello
Stato sulla mafia”, che sarebbe sancita dalla “cattura dell’ultimo stragista”.
Precedenti, analogie, ricorrenze di un rapporto Stato-mafie che attraversa
indenne stagioni e personale politici, nazionali e internazionali.
Calma e gesso, ragazzi. Se hanno preso Messina Denaro, vuol
dire che non contava più niente. Infatti, pare che sia un oncologico terminale,
scovato in una nota clinica. Lo potevano prendere ogni giorno, da trent’anni a
questa parte, esattamente come, a suo tempo, Riina e Provenzano. Se non l’hanno
fatto prima, vuol dire che il patto di ferro, settantennale, tra mafia e classe
politica istituzionale, non ne contemplava la sostituzione.
La scelta di prenderlo ora, dopo che risultava visibile e
trovabile da decenni per le sue molteplici attività criminali e, soprattutto,
legali, pienamente inserite nel tessuto economico ufficiale di Sicilia e
società nazionale, è concordata. Come negli altri casi.
Scelta di opportunità politica. Per Cosa Nostra, disfarsi di
un peso gravato da troppa notorietà e da una malattia che lo inefficientava;
per il regime, superare, con questo “gran colpo” apparentemente anti-mafia, una
pesantissima crisi di credibilità. Tonfo dopo tonfo, da dilettanti allo
sbaraglio, determinati da una serie di “infortuni”, ridicolaggini, contraccolpi
sociali e mediatici: le stronzate di Nordio e Cartabia, il decreto Rave, i
voucher per far sopravvivere con un tozzo di pane, gli appalti liberalizzati a
favore di malviventi, lo scandalo della consegna di sempre più armi al gaglioffo
nazista di Kiev, sempre più costose e tecnologiche.
Quell’Hulk di Crosetto che vende armi e fa il ministro della
Difesa, a spudorata e provocatoria esemplificazione di un principio, il
conflitto d’interessi, che fa marciare e marcire l’intera cosiddetta democrazia
capitalista occidentale, l’impero anglosassone allo sfascio e le sue miserevoli
appendici
Depauperamento degli arsenali e delle tasche dei
contribuenti, scandalosamente sempre più a fronte di micidiali sprangate
economiche alla gente comune, la raccapricciante dimostrazione, ora per ora, di
una banda di spregiudicati pregiudicati, inquisiti, prescritti, sprovveduti e
mediocri, all’assalto del nostro Stato e dei nostri beni. Oltre tutto al
servizio di un predatore e masskiller storico.
L’arresto di un boss spento e destinato a morte, sollecita
la consapevolezza che si tratti solo della
toppa peggiore del buco, come nel caso in cui altri regimi provavano a mettersi
il rossetto sul muso di porco, chiudendo dietro le sbarre partner divenuti
spendibili per tutti i soci del consorzio.
Nervi freddi, per piacere, ora che cercheranno di travolgere
le nostre virtù analitiche e lucidità cognitive con un prolungato tsunami
celebrativo dell’eroica impresa forza 7:
onde altissime che offuschino l’orizzonte, schiuma e spruzzi che riducano la
visibilità e opacizzino la trasparenza delle acque.
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