Visione TV
Guidati, interrogati e stimolati da Francesco Toscano, Gianmarco Landi, Romolo Lazzaretti e Fulvio
Grimaldi, che ha visto il Brasile nel primo mandato presidenziale di Lula, per
poi constatarne la crisi e la caduta, si confrontano con quanto sta succedendo,
a partire dall’invasione di Brasilia da parte di sostenitori dell’ex-presidente
Bolsonaro. Sostenitori che non accettano il verdetto delle elezioni
presidenziali, vinte da Lula Da Silva.
Che giudizio dare dei due contendenti, a partire dal
rispettivo retroterra sociale, dalle cose fatte, dalle posizioni assunte, dagli
scandali attraversati, e dai riferimenti geopolitici. Bolsonaro che diffida dall’operazione pandemia
come viene consacrata negli USA, rafforza il gruppo dei BRICS, sottratto
all’obbligo di impegnarsi nella globalizzazione voluta dall’Occidente. Ma
Bolsonaro, anche, che sta alla punta di uno schieramento che include i
militari, i latifondisti, le potentissime chiese evangeliche.
Poi Lula, forte del successo nel primo mandato, indebolito
dalle realizzazioni mancate del secondo, travolto dalla corruzione che ha
travolto il suo partito, la presidente che gli è succeduta e lui stesso, ma che
ancora ha la fiducia dei settori popolari, dei contadini senza terra, dei
milioni di poveri nel desolato Nord Est. Lula che vanta una stretta amicizia
con Washington attraverso figure apicali come Bush e Obama, ma che rivolge i
suoi primi saluti a Putin e disapprova il diluvio di armi e soldi sull’Ucraina
I media occidentali, nella loro consueta
manipolazione-semplificazione, offrono compatti un quadro drasticamente
manicheo della contrapposizione che oppone non solo i due politici, dove uno,
Lula, è l’angelo, e l’altro, Bolsonaro è il demonio, ma l’intera popolazione
del gigante latinoamericano. Ma le cose stanno davvero così?
Intanto la grancassa sull’invasione dei palazzi delle
istituzioni a Brasilia, è servito ai media falsi e bugiardi ad occultare il
colpo di Stato compiuto su solito mandato USA in Perù contro un presidente
eletto democraticamente e che si era schierato per riforme a vantaggio delle
classi escluse. Da due settimane è in corso una repressione sanguinaria contro
un intero popolo che protesta contro il golpe, ma siccome parlarne
imbarazzerebbe i burattinai del golpe, di tutti i golpe latinoamericani,
compreso quello ancora non del tutto sventato in Bolivia, si schiamazza sui
“fascisti” che attaccano le sedi della “democrazia” a Brasilia.
Su quello che potrà significare tutto questo per il popolo
brasiliano, per gli altri paesi del subcontinente e per gli equilibri mondiali,
al futuro domestico e geopolitico imboccato da Lula l’ardua sentenza. In ogni
caso attenti ad accettare le cose come vi vengono presentate dai soliti
“tifosi”
Nessun commento:
Posta un commento