BECCATA DEL PICCHIO XIX
La Genesi https://rumble.com/v2tavxu-beccata-del-picchio-puntata-19.html
Prendendo lo spunto della nuova Troika (Melonsky, Ursulensky
e Ruttensky) che si precipita sulla Tunisia per riportarla all’ordine del FMI,
del neocolonialismo euroatlantico, e dello schieramento globale contro Russia e
Cina, ci occupiamo di migrazioni.
Dal punto di vista della triade che, tra salamelecchi e
carinerie cerimoniali vari, prova a ricuperare un paese di alto valore
strategico africano-mediterraneo, il presidente Kais Saied è una spina nel
fianco. Sottratto il potere, segnato da inefficienza e corruzione, ai Fratelli
Musulmani, fiduciari storici e attuali del colonialismo, sull’onda di una
rivolta di massa, il prestigioso
costituzionalista Saied costituisce un ulteriore elemento di disturbo agli
occhi del neocolonialismo euroatlantico. Insieme ad Algeria, Egitto, Sahel e la
parte precipua della Libia sotto controllo di Bengasi, la Tunisia di Saied è un
ostacolo alla normalizzazione della regione, già così bene avviata dalle
cosiddette Primavere Arabe.
La spedizione del trio uscito dagli allevamenti dei Young
Global Leaders di Klaus Schwab (Davos), era finalizzata a comprarsi, a forza di
qualche elargizione monetaria (a futuro debito), la sottomissione della Tunisia
ai diktat euroatlantici: 900 milioni dall’UE, purchè Tunisi accetti i 2
miliardi-con-ricatto del FMI. Che non riguardano tanto la questione migratoria,
utilizzata da propagandistico pretesto per convincere i popoli rivieraschi
europei che ci si preoccupa di salvarli dalla… sostituzione etnica. Parolaccia
raccapricciante, questa, per Schlein e tutti gli attori, figuranti, comparse,
che la chiamano accoglienza e integrazione di popolazioni disperate.
Definizione, in effetti, del tutto impropria, dato che non di sostituzione si
tratta, bensì di indistinto amalgama, finalizzato ad annullare diversità ed
identità storiche, nazionali, culturali.
Ciò che la mini-Troika pensava di imporre al presidente
tunisino riguardava, sì, anche un certo controllo su transiti e imbarchi (che, comunque, la Melonsky si sa essere
prontissima a continuare a far subire agli italiani, nella misura in cui la sua
disponibilità serva agli scopi strategici dei padrini/padroni riordinatori
globali). Persi, nel fronte africano del Mediterraneo, l’Algeria (da sempre),
l’Egitto, i quattro quinti della Libia sotto Haftar e quasi tutto il Sahel, la
Tunisia era destinata a diventare il caposaldo e il trampolino del revanscismo
neocolonialista.
Trattavasi di convincere Saied a finalmente accettare il
prestito dell’FMI, complementato di un tesoretto UE, e adottare quelle misure
con le quali tali prestiti disinteressati, finalizzati a estrarre i paesi da
difficoltà economiche varie, intendono ridurli agli schemi favorevoli al
capitalismo finanziario e produttivo occidentale. Momentanei sollievi al costo
di riforme strutturali che facciano sprofondare il soggetto in un debito
insolvibile, foriero di dipendenza totale. Investimenti predatori esteri,
economia rivolta all’esportazione e alla soppressione di consumi addirittura
basilari. Saied ha detto no alla monetizzazione della sottomissione.
Letteralmente: “La Tunisia non si compra”.
Un altro governante cui gettare un giulioregeni tra i piedi
per provare a ridurlo all’obbedienza. Con Al Sisi non ha funzionato. E pare che
così stia andando anche con Kaid Saied.
La beccata del picchio, però, è centrata su un altro tema,
più vasto, più strategico, più criminale. Il fenomeno migratorio, falsato da
tutti coloro che lo innescano, gestiscono, descrivono.
Non di sostituzione etnica si tratta, ma di miscione etnico,
sociale, culturale fino alla totale estinzione delle diversità e identità.
L’omologazione di Pasolini all’ennesima potenza. Un piattume indistinto, dove
chi assimila, chi viene assimilato e tutti vengono privati del proprio ruolo
storico, culturale e geopolitico. Dove individui, comunità, nazioni, civiltà,
perdono la propria memoria e quindi, la loro ragione d’essere. Lo chiamano
abbattimento dei confini. Ma i territori dentro ai confini da obliterare,
svuotati delle proprie generazioni produttive e riproduttive, in grado di
difenderli e svilupparli, vengono poi assunti dai predatori delle
multinazionali occidentali.
Il progetto è questo, il timone è nelle mani degli stessi
operatori di pandemie, guerre, fluidità di genere, colpevolizzazioni climatiche
e corredi vari. Gli ascari sono ONG e varie realtà associative, private,
pubbliche, miste, laiche, religiose, che costituiscono il mercenariato di una
manovra finalizzata al Nuovo Ordine Mondiale.
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