lunedì 12 giugno 2023

Mentre il trio UE cerca di appropriarsi della Tunisia --- MA QUALE SOSTITUZIONE ETNICA, E’ MOLTO PEGGIO

 


BECCATA DEL PICCHIO XIX

La Genesi https://rumble.com/v2tavxu-beccata-del-picchio-puntata-19.html

 

Prendendo lo spunto della nuova Troika (Melonsky, Ursulensky e Ruttensky) che si precipita sulla Tunisia per riportarla all’ordine del FMI, del neocolonialismo euroatlantico, e dello schieramento globale contro Russia e Cina, ci occupiamo di migrazioni.

Dal punto di vista della triade che, tra salamelecchi e carinerie cerimoniali vari, prova a ricuperare un paese di alto valore strategico africano-mediterraneo, il presidente Kais Saied è una spina nel fianco. Sottratto il potere, segnato da inefficienza e corruzione, ai Fratelli Musulmani, fiduciari storici e attuali del colonialismo, sull’onda di una rivolta di massa,  il prestigioso costituzionalista Saied costituisce un ulteriore elemento di disturbo agli occhi del neocolonialismo euroatlantico. Insieme ad Algeria, Egitto, Sahel e la parte precipua della Libia sotto controllo di Bengasi, la Tunisia di Saied è un ostacolo alla normalizzazione della regione, già così bene avviata dalle cosiddette Primavere Arabe.

La spedizione del trio uscito dagli allevamenti dei Young Global Leaders di Klaus Schwab (Davos), era finalizzata a comprarsi, a forza di qualche elargizione monetaria (a futuro debito), la sottomissione della Tunisia ai diktat euroatlantici: 900 milioni dall’UE, purchè Tunisi accetti i 2 miliardi-con-ricatto del FMI. Che non riguardano tanto la questione migratoria, utilizzata da propagandistico pretesto per convincere i popoli rivieraschi europei che ci si preoccupa di salvarli dalla… sostituzione etnica. Parolaccia raccapricciante, questa, per Schlein e tutti gli attori, figuranti, comparse, che la chiamano accoglienza e integrazione di popolazioni disperate. Definizione, in effetti, del tutto impropria, dato che non di sostituzione si tratta, bensì di indistinto amalgama, finalizzato ad annullare diversità ed identità storiche, nazionali, culturali.

Ciò che la mini-Troika pensava di imporre al presidente tunisino riguardava, sì, anche un certo controllo su transiti e imbarchi  (che, comunque, la Melonsky si sa essere prontissima a continuare a far subire agli italiani, nella misura in cui la sua disponibilità serva agli scopi strategici dei padrini/padroni riordinatori globali). Persi, nel fronte africano del Mediterraneo, l’Algeria (da sempre), l’Egitto, i quattro quinti della Libia sotto Haftar e quasi tutto il Sahel, la Tunisia era destinata a diventare il caposaldo e il trampolino del revanscismo neocolonialista.

Trattavasi di convincere Saied a finalmente accettare il prestito dell’FMI, complementato di un tesoretto UE, e adottare quelle misure con le quali tali prestiti disinteressati, finalizzati a estrarre i paesi da difficoltà economiche varie, intendono ridurli agli schemi favorevoli al capitalismo finanziario e produttivo occidentale. Momentanei sollievi al costo di riforme strutturali che facciano sprofondare il soggetto in un debito insolvibile, foriero di dipendenza totale. Investimenti predatori esteri, economia rivolta all’esportazione e alla soppressione di consumi addirittura basilari. Saied ha detto no alla monetizzazione della sottomissione. Letteralmente: “La Tunisia non si compra”.

Un altro governante cui gettare un giulioregeni tra i piedi per provare a ridurlo all’obbedienza. Con Al Sisi non ha funzionato. E pare che così stia andando anche con Kaid Saied.

La beccata del picchio, però, è centrata su un altro tema, più vasto, più strategico, più criminale. Il fenomeno migratorio, falsato da tutti coloro che lo innescano, gestiscono, descrivono.

Non di sostituzione etnica si tratta, ma di miscione etnico, sociale, culturale fino alla totale estinzione delle diversità e identità. L’omologazione di Pasolini all’ennesima potenza. Un piattume indistinto, dove chi assimila, chi viene assimilato e tutti vengono privati del proprio ruolo storico, culturale e geopolitico. Dove individui, comunità, nazioni, civiltà, perdono la propria memoria e quindi, la loro ragione d’essere. Lo chiamano abbattimento dei confini. Ma i territori dentro ai confini da obliterare, svuotati delle proprie generazioni produttive e riproduttive, in grado di difenderli e svilupparli, vengono poi assunti dai predatori delle multinazionali occidentali.

Il progetto è questo, il timone è nelle mani degli stessi operatori di pandemie, guerre, fluidità di genere, colpevolizzazioni climatiche e corredi vari. Gli ascari sono ONG e varie realtà associative, private, pubbliche, miste, laiche, religiose, che costituiscono il mercenariato di una manovra finalizzata al Nuovo Ordine Mondiale.

 

 

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