Bye bye Grande Israele
LIBANO, INIZIO DELLA FINE PER CHI?
Byoblu, Arianna Graziato intervista Fulvio Grimaldi
Avete presente quel pugile, Tyson, a 58 anni vecchio come il
cucco, ma con una carriera di sfracelli alle spalle? Ci riprova, è chiuso
all’angolo, mena colpi all’impazzata senza cogliere il bersaglio, barcolla, si
aggrappa alle corde, crollerà. Qualcuno getta l’asciugamano, si chiama Amos
Hochstein, israelo-americano dell’IDF.
E’ andata così a Beirut nei giorni scorsi, ma, a dispetto
della complicità delle varie mafiosità predatrici dell’Occidente politico,
neanche la tregua di 60 giorni salverà Israele dall’abominio universale con cui
lo vede e tratta la parte migliore dell’umanità.
Contro il Libano, obiettivo da distruggere per far spazio
alla Grande Israele, colpo fallito nel 2000 e nel 2006 col naso rotto da
Hezbollah, Israele, che già non riesce a domare Hamas in una striscia di 60km x
10 bombardata e genocidata da 14 mesi, doveva:
-
mettere
in sicurezza 150.000 esasperati cittadini cacciati dalle loro colonie nel Nord
e nel Sud della Palestina occupata e che ora arrivano a prendere a pugni i
propri soldati, in gran parte riservisti che non gliela fanno più.
-
Sollecitare al ritorno i 700.000 occupanti della
Palestina che, a causa dei casini in corso, dentro Israele e tutt’intorno,
hanno abbandonato Israele e da paese dell’immigrazione (indispensabile per
contenere la prolificità palestinese) lo hanno ridotto a paese della gente in
fuga.
-
Superare una crisi economica senza precedenti
dovuta alla scomparsa degli investitori esteri e alle difficoltà delle imprese
provocata dal trasferimento di impiegati, tecnici, operai e dirigenti nelle
file dell’IDF. Tamir Hayman, già direttore della Divisione dell’Intelligence
Militare sionista, dice che, dopo 2 anni, Israele non ha raggiunto nessuno dei
suoi obiettivi contro Hamas e Hezbollah.
-
Pacificare con una vittoria finalmente netta le
masse di suoi cittadini in rivolta per come il loro regime, per proteggerne il
capo dai processi per le sue ruberie di Stato, prosegue una guerra
infischiandosene dei loro congiunti in mano a Hamas e perlopiù uccisi dalle
proprie bombe.
-
Creare in Libano il fatto compiuto, trampolino
per l’assalto all’Iran, prima del cambio dell’amministrazione USA.
-
Provare all’opinione pubblica mondiale che i mandati
d’arresto a Netaniahu e Gallant del Tribunale Penale ONU sono pura fuffa e
Israele può permettersi tanti genocidi quanto gli pare.
Mi fermo qui, ma ci sarebbe dell’altro su questo piano.
Completate voi il giro d’orizzonte. Vi porterà sull’orlo dell’abisso in cui,
soprattutto a forza di implosioni e di perdita di status morale mondiale,
questa creatura deforme sta per precipitare.
Così si è affidata ad Amos Hochstein, che l’acchiappasse per
il colletto prima del precipizio. Chi è costui? Secondo la stampa del lecca
lecca è un imparziale mediatore tra le parti in conflitto, o in sofferenza, della
contesa libanese. Secondo chi guarda oltre è un ex-ufficiale dell’IDF sionista
che, negli anni ‘90 reprimeva e uccideva i militanti delle Intifade palestinesi
e chi altro capitava sotto tiro; poi un consulente per l’energia di Obama e
Biden che fregò ai palestinesi di Gaza i diritti sui giacimenti di gas davanti
alle loro coste. Dunque, l’ideale dell’imparziale negoziatore.
Di fronte a quanto sopra ho elencato circa le condizioni di
salute dello Stato sionista, questo signore doveva trovare un coniglio nel
cilindro. Ma ha trovato solo un pelouche da farci giocare tutti quelli che
vogliono convincerci che a Israele è andata bene e agli arabi tutti molto male.
La tregua prevede che debba riattivarsi la risoluzione ONU
1706 del 2006, adottata dopo che Hezbollah, allora ancora in ciabatte, ci aveva
messo un mese per cacciare le truppe israeliane dal Libano. C’ero alla
battaglia decisiva di Bint Jbeil e ricordo con una certa soddisfazione come gli
invasori, cacciati di casa in casa, dimostrassero una volta di più che Israele
è micidiale a bombardare (visto che nessuno nei dintorni a una forza aerea, o
anti-aerea), ma molto scarsa nello scontro sul terreno, dove le equazioni si
impongono. Credo che più che di armamenti trattasi di motivazione.
Per farla breve, cosa si è concluso con questo accordo del
cessate il fuoco? Prima nominalmente, poi nella sostanza.
Entrano in campo e nel sud libanese (i 30km tra confine e il
fiume Litani) gli inutili, ma “indispensabili” Unifil e, insieme a questi, un
esercito libanese che vale quanto quello dei soldatini di piombo che avete
nella cameretta. E’ composto da una miriade di credenze, etnie, tribù,
impostazioni politiche e culturali che ricorrentemente, per la soddisfazione di
del Libano vuole disfarsi, si guardano in cagnesco. Dovrebbero questi, e
Unifil, con addirittura la supervisione di “osservatori” francesi, tedeschi
(come si sa nemici mortali e, dunque, fornitori di armi di Israele)
e…americani, impedire a Hezbollah di esserci e agire.
Venendo alla
sostanza, quell’esercito libanese non ha niente di nazionale e quindi è
debitore di motivazione e capacità a combattenti come Hezbollah che, da 40 anni,
in politica e in armi, dimostrano di essere gli unici a difendere paese e
nazione, per quanto frazionata. E perciò, e anche perché i sionisti, furbi,
hanno bombardato, oltre a Hezbollah, tutto il Libano, da Nord a Sud, da Est a
Ovest. Perfino la loro ex-quinta colonna cristiano-maronita, perfino i
quartieri residenziali e gli ospedali, comprese i patrimoni archeologici e
turistici che facevano la ricchezza del paese. Hanno così creato, loro, una
coscienza avversa nazionale, una resistenza collettiva.
E’ vero che Israele si è riservata il diritto di rispondere
a eventuali minacce Che vuol dire tornare a invadere quel pezzetto sospirato di
Grande Israele che sta tra la Linea Blu e il Litani. E nel tempo in cui le
provocazioni, False Flag, sono lo strumento principale per le guerre coloniali
e imperiali, un Hezbollah che tiri un mortaretto oltre quella linea lo si
inventa facilmente. Basta rifilare qualche shekel al contadino del Sud in
difficoltà di sopravvivenza per la sua famiglia nella casa disintegrata da
quelli degli shekel…
Non saranno quell’esercito di cartone variopinto libanese a
impedire a Hezbollah di ritornare nel Sud. Anche perché c’è già e c’è sempre
stato: è popolo. L’IDF lo sa bene e, infatti, a tregua conclusa, ha subito
cominciato a sparare sugli sfollati libanesi tornati a decine di migliaia nei
loro villaggi e città del Sud. Mentre dei parallelamente sfollati dal Nord
della Palestina occupata, non ne è rientrato nessuno.
Anzi, il sindaco della colonia di Metula, David Azoulay e
quello del Consiglio Regionale di Merom, Amit Sofer, hanno rifiutato di far
rientrare gli abitanti, dicendosi non convinti della sicurezza. E Azoulay ha
aggiunto: “L’accordo favorisce Hezbollah ed è una vergogna!”. Chi ha vinto, chi
ha perso?
Restano da vedere due cose su cui è forse presto trarre
conclusioni. Hezbollah aveva iniziato la tempesta di missili su Israele il
primo giorno dopo l’attacco a Gaza, in solidarietà e sostegno alla Resistenza
palestinese. Gliela farà venir meno alla luce della tregua in Libano? E i
militanti iracheni delle Forze di Mobilitazione Popolare che da mesi
bersagliano obiettivi in Israele? E gli yemeniti? Tutti sospenderanno le azioni
dell’Asse della Resistenza per via della tregua in Libano? E lo faranno perché è credibile ciò che si
ventila: una tregua anche a Gaza?
Per ora accontentiamoci che, per quanto manovrato a favore
di Israele dal presunto mediatore Hochstein, con garanzie dei colonialisti USA
e francesi, l’esito vede Hezbollah, sì danneggiato dai colpi alla sua dirigenza,
ma assolutamente capace di reagire e oggi saldo sulle proprie posizioni
militari e politiche, con dietro un paese che gli assicura un sostegno maggiore.
Per contro, lo Stato sionista attraversa una crisi interna ed esterna senza
precedenti e, in Libano come nel resto del mondo, gode di un’avversione senza
precedenti. Alla luce delle sue caratteristiche psicopatiche procederà verso la
propria rovina. Come minimo, merita un TSO.
Byoblu, Arianna Graziato intervista Fulvio Grimaldi
Avete presente quel pugile, Tyson, a 58 anni vecchio come il
cucco, ma con una carriera di sfracelli alle spalle? Ci riprova, è chiuso
all’angolo, mena colpi all’impazzata senza cogliere il bersaglio, barcolla, si
aggrappa alle corde, crollerà. Qualcuno getta l’asciugamano, si chiama Amos
Hochstein, israelo-americano dell’IDF.
E’ andata così a Beirut nei giorni scorsi, ma, a dispetto
della complicità delle varie mafiosità predatrici dell’Occidente politico,
neanche la tregua di 60 giorni salverà Israele dall’abominio universale con cui
lo vede e tratta la parte migliore dell’umanità.
Contro il Libano, obiettivo da distruggere per far spazio
alla Grande Israele, colpo fallito nel 2000 e nel 2006 col naso rotto da
Hezbollah, Israele, che già non riesce a domare Hamas in una striscia di 60km x
10 bombardata e genocidata da 14 mesi, doveva:
-
mettere
in sicurezza 150.000 esasperati cittadini cacciati dalle loro colonie nel Nord
e nel Sud della Palestina occupata e che ora arrivano a prendere a pugni i
propri soldati, in gran parte riservisti che non gliela fanno più.
-
Sollecitare al ritorno i 700.000 occupanti della
Palestina che, a causa dei casini in corso, dentro Israele e tutt’intorno,
hanno abbandonato Israele e da paese dell’immigrazione (indispensabile per
contenere la prolificità palestinese) lo hanno ridotto a paese della gente in
fuga.
-
Superare una crisi economica senza precedenti
dovuta alla scomparsa degli investitori esteri e alle difficoltà delle imprese
provocata dal trasferimento di impiegati, tecnici, operai e dirigenti nelle
file dell’IDF. Tamir Hayman, già direttore della Divisione dell’Intelligence
Militare sionista, dice che, dopo 2 anni, Israele non ha raggiunto nessuno dei
suoi obiettivi contro Hamas e Hezbollah.
-
Pacificare con una vittoria finalmente netta le
masse di suoi cittadini in rivolta per come il loro regime, per proteggerne il
capo dai processi per le sue ruberie di Stato, prosegue una guerra
infischiandosene dei loro congiunti in mano a Hamas e perlopiù uccisi dalle
proprie bombe.
-
Creare in Libano il fatto compiuto, trampolino
per l’assalto all’Iran, prima del cambio dell’amministrazione USA.
-
Provare all’opinione pubblica mondiale che i mandati
d’arresto a Netaniahu e Gallant del Tribunale Penale ONU sono pura fuffa e
Israele può permettersi tanti genocidi quanto gli pare.
Mi fermo qui, ma ci sarebbe dell’altro su questo piano.
Completate voi il giro d’orizzonte. Vi porterà sull’orlo dell’abisso in cui,
soprattutto a forza di implosioni e di perdita di status morale mondiale,
questa creatura deforme sta per precipitare.
Così si è affidata ad Amos Hochstein, che l’acchiappasse per
il colletto prima del precipizio. Chi è costui? Secondo la stampa del lecca
lecca è un imparziale mediatore tra le parti in conflitto, o in sofferenza, della
contesa libanese. Secondo chi guarda oltre è un ex-ufficiale dell’IDF sionista
che, negli anni ‘90 reprimeva e uccideva i militanti delle Intifade palestinesi
e chi altro capitava sotto tiro; poi un consulente per l’energia di Obama e
Biden che fregò ai palestinesi di Gaza i diritti sui giacimenti di gas davanti
alle loro coste. Dunque, l’ideale dell’imparziale negoziatore.
Di fronte a quanto sopra ho elencato circa le condizioni di
salute dello Stato sionista, questo signore doveva trovare un coniglio nel
cilindro. Ma ha trovato solo un pelouche da farci giocare tutti quelli che
vogliono convincerci che a Israele è andata bene e agli arabi tutti molto male.
La tregua prevede che debba riattivarsi la risoluzione ONU
1706 del 2006, adottata dopo che Hezbollah, allora ancora in ciabatte, ci aveva
messo un mese per cacciare le truppe israeliane dal Libano. C’ero alla
battaglia decisiva di Bint Jbeil e ricordo con una certa soddisfazione come gli
invasori, cacciati di casa in casa, dimostrassero una volta di più che Israele
è micidiale a bombardare (visto che nessuno nei dintorni a una forza aerea, o
anti-aerea), ma molto scarsa nello scontro sul terreno, dove le equazioni si
impongono. Credo che più che di armamenti trattasi di motivazione.
Per farla breve, cosa si è concluso con questo accordo del
cessate il fuoco? Prima nominalmente, poi nella sostanza.
Entrano in campo e nel sud libanese (i 30km tra confine e il
fiume Litani) gli inutili, ma “indispensabili” Unifil e, insieme a questi, un
esercito libanese che vale quanto quello dei soldatini di piombo che avete
nella cameretta. E’ composto da una miriade di credenze, etnie, tribù,
impostazioni politiche e culturali che ricorrentemente, per la soddisfazione di
del Libano vuole disfarsi, si guardano in cagnesco. Dovrebbero questi, e
Unifil, con addirittura la supervisione di “osservatori” francesi, tedeschi
(come si sa nemici mortali e, dunque, fornitori di armi di Israele)
e…americani, impedire a Hezbollah di esserci e agire.
Venendo alla
sostanza, quell’esercito libanese non ha niente di nazionale e quindi è
debitore di motivazione e capacità a combattenti come Hezbollah che, da 40 anni,
in politica e in armi, dimostrano di essere gli unici a difendere paese e
nazione, per quanto frazionata. E perciò, e anche perché i sionisti, furbi,
hanno bombardato, oltre a Hezbollah, tutto il Libano, da Nord a Sud, da Est a
Ovest. Perfino la loro ex-quinta colonna cristiano-maronita, perfino i
quartieri residenziali e gli ospedali, comprese i patrimoni archeologici e
turistici che facevano la ricchezza del paese. Hanno così creato, loro, una
coscienza avversa nazionale, una resistenza collettiva.
E’ vero che Israele si è riservata il diritto di rispondere
a eventuali minacce Che vuol dire tornare a invadere quel pezzetto sospirato di
Grande Israele che sta tra la Linea Blu e il Litani. E nel tempo in cui le
provocazioni, False Flag, sono lo strumento principale per le guerre coloniali
e imperiali, un Hezbollah che tiri un mortaretto oltre quella linea lo si
inventa facilmente. Basta rifilare qualche shekel al contadino del Sud in
difficoltà di sopravvivenza per la sua famiglia nella casa disintegrata da
quelli degli shekel…
Non saranno quell’esercito di cartone variopinto libanese a
impedire a Hezbollah di ritornare nel Sud. Anche perché c’è già e c’è sempre
stato: è popolo. L’IDF lo sa bene e, infatti, a tregua conclusa, ha subito
cominciato a sparare sugli sfollati libanesi tornati a decine di migliaia nei
loro villaggi e città del Sud. Mentre dei parallelamente sfollati dal Nord
della Palestina occupata, non ne è rientrato nessuno.
Anzi, il sindaco della colonia di Metula, David Azoulay e
quello del Consiglio Regionale di Merom, Amit Sofer, hanno rifiutato di far
rientrare gli abitanti, dicendosi non convinti della sicurezza. E Azoulay ha
aggiunto: “L’accordo favorisce Hezbollah ed è una vergogna!”. Chi ha vinto, chi
ha perso?
Restano da vedere due cose su cui è forse presto trarre
conclusioni. Hezbollah aveva iniziato la tempesta di missili su Israele il
primo giorno dopo l’attacco a Gaza, in solidarietà e sostegno alla Resistenza
palestinese. Gliela farà venir meno alla luce della tregua in Libano? E i
militanti iracheni delle Forze di Mobilitazione Popolare che da mesi
bersagliano obiettivi in Israele? E gli yemeniti? Tutti sospenderanno le azioni
dell’Asse della Resistenza per via della tregua in Libano? E lo faranno perché è credibile ciò che si
ventila: una tregua anche a Gaza?
Per ora accontentiamoci che, per quanto manovrato a favore
di Israele dal presunto mediatore Hochstein, con garanzie dei colonialisti USA
e francesi, l’esito vede Hezbollah, sì danneggiato dai colpi alla sua dirigenza,
ma assolutamente capace di reagire e oggi saldo sulle proprie posizioni
militari e politiche, con dietro un paese che gli assicura un sostegno maggiore.
Per contro, lo Stato sionista attraversa una crisi interna ed esterna senza
precedenti e, in Libano come nel resto del mondo, gode di un’avversione senza
precedenti. Alla luce delle sue caratteristiche psicopatiche procederà verso la
propria rovina. Come minimo, merita un TSO.
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