Un po’ di oblio, un po’ di Covid e Porta Pia non c’è più
BERSAGLIERI CONTRO LA PIU’ LUNGA E SANGUINARIA MONARCHIA ASSOLUTA
20 settembre 1870, fine del Pensiero Unico. Una data, una breccia, uno spirito che servirebbero oggi. E un’autocelebrazione
Porta Pia, 1870
https://www.youtube.com/watch?v=DKNcX_Z6rO4, Fanfara. CTRL + CLIC SUL LINK
Fanfara e piume al vento
Che io alla leva dei 18 mesi abbia fatto il bersagliere, Primo Reggimento Bersaglieri, e perchè abbia scelto quel corpo, può interessare nessuno, se non qualche rattrappito reduce, o qualcuno cui venga l’uzzolo di sfottermi per militarismo. Bene. Io quella mia esperienza la collego non solo a mie personali ragioni e vicende, ma, e questo può essere interessante, ai paralleli che la Storia stabilisce oggettivamente tra quanto accadde allora e quanto succede oggi, a quanto facemmo allora, e quanto stiamo facendo, subendo, volendo, oggi. Dalla temperie della nazione che vuole superare divisioni e dominii interni ed estranei, a quella di una nazione che, 150 anni dopo, torna a dover superare divisioni e dominii prepotenti, dogmatici ed estranei, con tanto di collaborazionisti e vendipatria, come allora.
Certo che, nel 1957, non è per questo che mi sono fatto bersagliere. Si diceva da noi, “bersagliere a vent’anni, bersagliere tutta la vita”. Già, ma da bersagliere di quei tempi! Mica di quelli delle vergogne colonialiste, o che la repubblicaccia di oggi manda in giro a uccidere e a morire sotto comando USA-NATO, in odio ai popoli liberi.
I miei bersaglieri erano quelli di Porta Pia contro il papa re che si voleva tenere il potere temporale e un gran bel pezzo d’Italia e, a chi non ci stava, gli mandava contro i gendarmi a tagliar teste, o i borboni, francesi, austroungarici, a seppellirli sotto le bombe. Erano i bersaglieri che accorrevano a Mentana e alla difesa della Repubblica Romana, quella del ‘48 e della costituzione davvero più bella del mondo; che volavano davanti a tutti nelle battaglie del Risorgimento, che, avanguardie rivoluzionarie, si ammutinavano nel 1920 ad Ancona, e poi con il popolo di tutta Italia, contro Giolitti che voleva fare la guerra all’Albania. E non pote’ più farla! E tutto il mummificato e corrotto regime liberale andò in pezzi. E le città e le fabbriche venivano occupate dai rossi. Prima di Togliatti.
“Maiali, volete vivere in eterno?” (Federico II Hohenzollern)
I bersaglieri di quel generale Lamarmora che, primo comandante al mondo, abolì i massacri dissennati dell’avanzata in file fitte fitte, quelle per le quali si veniva falciati come grano dal fuoco nemico. Insegnò ad attaccare in pattuglie di soli tre, sfruttando la copertura del terreno, risparmiando vite a migliaia. Primum vivere! Vinse su strateghi, teorici della guerra e generaloni di mezza Europa. Non vinse sugli scellerati Cadorna e Diaz che, quarant’anni dopo, riattivarono le mattanze.
Alessandro Lamarmora
Fin da bambino: mi piaceva correre , tanto da poi diventare fondista. E i bersaglieri correvano. Tanto e sempre.Per un anno e mezzo non ho fatto che correre. Era bello e salutare. Correvano i corpi, mica le connessioni. Mi piacevano le bande e quelli suonavano la fanfara, suonavano stupefacentemente correndo, con le piume svolazzanti, e la gente ci si commuoveva e gridava “Viva i Bersaglieri!”, davano un senso di patria/matria. E i ragazzini gli correvano appresso saltellando..
“Bersagliere a vent’anni, bersagliere tutta la vita”
Son cose che rimangono, al di là del mutazione politico-morale sopravvenuta, quando spirito e fisionomia vennero corrotti in mercenariato bellicista (grazie D’Alema). E rimane la botta al tiranno nel Vaticano e la fine di un’Italietta, “espressione geografica” (Metternich) spezzettata tra feudi, camarille aristocratiche, contee, marche e predazioni imperialiste. Sentite il coro dell’Adelchi di Alessandro Manzoni:
Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti,
Dai boschi, dall’arse fucine stridenti,
Dai solchi bagnati di servo sudor,
Un volgo disperso repente si desta;
Intende l’orecchio, solleva la testa
Percosso da novo crescente romor....
S’aduna voglioso, si sperde tremante,
Per torti sentieri, con passo vagante,
Fra tema e desire, s’avanza e ristà;
E adocchia e rimira scorata e confusa
De’ crudi signori la turba diffusa,
Che fugge dai brandi, che sosta non ha...
E dovrebbe rimanere nella nostra memoria, nel nostro immaginario collettivo e, quindi, nella coscienza e nei propositi, quanto si volle e si fece, appena un secolo e mezzo fa. Lo si volle e fece anche perchè nel nostro bagaglio emotivo e intellettuale c’erano, a torto o a ragione (tocca sempre guardare al contesto) la Roma della Repubblica, della resistenza ai barbari (compresi, a mio vedere, quelli cristiani), i liberi Comuni, i vespri siciliani, il modello francese del 1789, i moti della prima metà dell’800.
Radici recise, pianta secca
Diffidate a priori di coloro, i globalisti, che vi danno del “sovranista” e vengono per rapirvi la memoria, cancellando, occultando, diffamando. Lasciandovi inermi ed esanimi nel presente del TINA (“There is no alternative”). Vi tagliano le radici. Dopodichè non saprete mai più chi siete e faranno di voi ciò che vogliono. Non sta forse succedendo?
1958 con, per primo, il caporale Amati, leccese, grande bersagliere, grande amico
Insomma, i 18 mesi di militare di leva erano sicuramente meglio che il successivo mercenariato volontario di mestiere. Intanto un colpo di Stato con quelli di leva, contadini, operai, studenti, impiegati, tutta una generazione, non riesce. E per molti era la prima e a volte l’unica, ottima, occasione per conoscersi tra italiani di varia estrazione geografica e di classe, di unirsi nella sopportazione di inedite fatiche e assurdità, nella resistenza a superiori imbecilli o tracotanti, a condividere le libere uscite in compagnia, a cantare insieme correndo e a dirsi le cose che facevano male e quelle che facevano bene. Io, poi, grazie a un commilitone amico, della mia stessa Firenze, cambiai la mia opinione politica nel suo opposto, quella di oggi. E imparai anche cose che mi sarebbero state utili molto più tardi.
1970 (prescritto) A qualcosa la leva era servita
Dopo il Papa, il Covid contro Porta Pia
I sacrosanti festeggiamenti della Breccia del 1870, dell’unità completa raggiunta, a dispetto di un potere della superstizione che rivendicava il potere temporale su terre e cittadini, vengono organizzati dall’Associazione Nazionale Bersaglieri. Sono stati rinviati al 2021, causa Covid-19. Brutto segno. Un nemico impiegato da rinnegati contro il popolo e la sua patria. Come già quello del 1930. Era stata festa nazionale, laicissima, fino a quell’anno, quando Mussolini regalò al Vaticano i famigerati Patti Lateranensi. ”Scurdammoce ‘o passato...”
Dieci anni prima della Breccia, era stato proclamata l’unità nazionale nella forma di Regno d’Italia. Erano stati spazzati via i Borboni, ancora oggi impropriamente rimpianti, cacciati gli austriaci, neutralizzati i francesi e tolti di mezzo i vari conti, duchi, dogi, del mosaico italico. Il paese finì nelle mani di una dinasta che, al netto del liberale Cavour, era la peggiore, più incolta e ottusa, tra quelle che erano rimaste inchiodate al trono in Europa. E ancora si discute se Garibaldi, alla luce dei rapporti di forza e degli atteggiamenti popolari, avesse fatto bene a dire “obbedisco”, o se avesse potuto marciare su Torino e poi su Roma, accelerando di molto i tempi e il giusto e il buono.
Fanfara contro canto mariano
Fatta l’Italia nel 1860, dopo quasi un millennio di aspirazioni e sforzi, restava quel bubbone incistato in Roma. I bersaglieri non riuscirono a farlo fuggire, come nel 1848, quando Pio IX scappò a Gaeta, sotto il borbone (tornò e commissionò al noto cardinale Antonelli una strage di romani che si erano voluti liberi, come non si era vista dal tempo del Sacco di Roma). Riuscirono, però, a togliergli dalle grinfie lo Stato della Chiesa (Lazio, Umbria, Marche, Romagna) e a impostare un mezzo secolo di politica anticlericale e anche antireligiosa.
Nell’estate del 1870 erano andati a schierarsi tutt’intorno a Roma cinque divisioni con 50mila uomini, agli ordini dei generali Rafaele Cadorna (non l’inetto macellaio, suo figlio, del 1915) e Bixio. Il 12 settembre le truppe italiane violarono i confini dello Stato Pontificio. Il comandante di quel feudo papale, Kanzler, rispose all’intimazione di resa di Cadorna con un “Difenderemo lo Stato con tutti i mezzi”. A chi avesse aperto il fuoco sulla città, il papa minacciava la scomunica. Per evitarla, il fuoco dei cannoni sulle mura fu fatto aprire al capitano Giacomo Segre, ebreo.
Oggi, quale breccia ?
Nella breccia aperta a 50 metri da Porta Pia irruppe un battaglione di bersaglieri. La sua fanfara si scontrò con un canto mariano dei gendarmi pontifici dall’altro lato delle mura. Quasi immediatamente, lungo tutta la cinta muraria, si levarono bandiere bianche. Lo Stato Pontificio si era arreso. L’Italia tutta divenne laica. Più nessun infedele, eretico, apostata, agnostico, ateo, fu perseguitato, ostracizzato, frustato, incarcerato, condannato e ucciso.
Ci sono voluti 150 anni e due guerre mondiali perchè qualcuno riattizzasse il bubbone e lo potenziasse a metastasi, permettesse il ristabilimento del potere temporale sotto forma di trame oscure, proprietà immobiliare immensa e occulta e massima conncentrazione della ricchezza del mondo (e il Segretario di Stato, Parolin, da Bilderberg). Perchè a forza di guerre al sesso, alla droga, al terrorismo e, ora, alla libertà e alla vita tramite Covid, il potere, aprocrifamente detto spirituale e quello apocrificamente nominatosi temporale e pubblico, si congiungessero in un nuovo assalto alle libertà, alle verità, alla ragione. In quanto ghibellini, durarono di più quelli del Medioevo.
Col novo signore rimane l’antico;
L’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
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