Cinque
giornalisti della testata al Quds uccisi a Gaza nella loro macchina
contrassegnata “PRESS” portano a 200 i giornalisti sterminati nella Striscia,
in aggiunta ai propri famigliari, colpiti con loro nelle rispettive abitazioni,
e a quelli abbattuti in Cisgiordania. E’ democrazia.
Un
cittadino iraniano arrestato a Fiumicino su richiesta degli USA perché avrebbe
a che fare con la produzione dei droni iraniani utilizzati in Ucraina. E’
democrazia.
Cinque
cittadini pakistani, tra cui una donna, colpevoli di assolutamente nessun
reato, ma sospettati di volersi unire a una qualche Jihad terroristica (non
quella al potere per conto USA-Sion-Turchia a Damasco), arrestati a Bologna. E’
democrazia.
Uno
dei più rinomati giornalisti britannici, Richard Medhurst, prelevato a forza
dall’aereo a Londra, trattenuto per giorni in arresto, privato degli strumenti
di lavoro, sulla base di nessunissima accusa, minacciato, intimidito. Aveva
parlato male dei “liberatori della Siria”. E’ democrazia.
Qualche
accenno sulla stampa mainstream e via. Succede dove comandano i buoni. Quelli
della dittatura della sorveglianza e della repressione, delle leggi antioperai,
del carcere a chi si oppone a Grandi Opere devastatrici, o occupa un’aula
scolastica, o mette su un picchetto. Quelli delle guerre e dei genocidi.
Poi
nel mondo delle autocrazie e dei cattivi succede una cosa mostruosa: in Iran
viene fermata tale Cecilia Sala, inviata del giornale di un confesso spione e
provocatore CIA, impegnato in ogni sua espressione a propagandare menzogne e
inviti alla guerra contro la teocrazia (islamica, non quella ebraica). Succede
nel paese marchiato dagli autori dell’11 settembre come uno dei 7 da eliminare
(con sei ci sono già riusciti), ininterrottamente diffamato, calunniato,
aggredito da agenti della destabilizzazione. E’ dittatura.
Viene
rinchiusa in un carcere per detenuti di ogni tipo che, però, per i nostri
embedded viene definito “famigerato” e “riservato ai dissidenti”, dove si
verifica “ogni genere di nefandezze” (tipo quelle attribuite al carcere di
Assad, ridicolizzate da foto che si scoprono fabbricate in altri tempi e altri
luoghi). Nefandezze per le quali non è mai stata esibita una prova (ma tutto serve,
come in Siria, a satanizzare uno Stato non Nato, in Siria distrutto, qui
imperdonabilmente in piedi)
Non
viene espletata la più elementare forma di rispetto del diritto internazionale
e della sovranità, anche giuridica, dello Stato in questione, rispetto
consistente nell’attesa delle motivazioni del provvedimento. Trattandosi di
cattivi senza se e senza ma, si scatena la canea sugli “abusi inflitti
all’innocente eroina della libera informazione” (come concepita dal giornale
dello spione e guerrafondaio ad oltranza).
E’
democrazia.
Intanto,
senza attendere neanche un minuto gli esiti dell’indagine e dell’esame della
scatola nera, nel caso dell’aereo azero (cioè della colonia caucasica degli
USA) precipitato in Kazakistan, dove si era diretto per scampare a una pioggia
di droni ucraini sul Grozny in Cecenia, lo si dichiara abbattuto da un missile
russo. E anche questo è libera informazione nelle libere democrazie.
Ho
frequentato i “colleghi” occidentali, italiani in primis, nelle aree del mondo
in cui i buoni provano a fare democrazia: Iraq, Libia, Siria, Serbia, Irlanda,
Africa, America Latina. So di cosa
parlo.
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