giovedì 5 dicembre 2024

Siria, Sudcorea, Georgia, Romania --- EST-OVEST-SUD-NORD, LA NATO SCRICCHIOLA --- Ma in Siria sono cent’anni di guerra agli arabi


 

“CALEIDO”, Francesco Capo intervista Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/live/WF2TLDBcIuw  

https://www.youtube.com/live/WF2TLDBcIuw?si=TYaaFgkW0SE4_r-_

https://youtu.be/WF2TLDBcIuw

 

ZEEV JABOTINSKY, fondatore del gruppo terrorista sionista Haganah: “L’unico scenario che ci da speranza è la disintegrazione della Siria. Dobbiamo prepararc a questo scenario, il resto è perdita di tempo.

DAVID BEN GURION, fondatore e primo presidente di Israele: “Dobbiamo prepararci all’attacco. Il nostro obiettivo è distruggere la Siria. La Siria deve finire nelle nostre mani”.

Quella che il Sionimperialismo, per interposti turchi, curdi e bande jihadiste, nella complicità con i petrotiranni, di fatto la NATO del Medioriente, sta conducendo contro la Siria, è il più recente episodio della guerra agli arabi in quanto nazione. Nazione collocata nel crocevia del pianeta e dotata della risorsa che da cent’anni continua a sostenere dell’Occidente politico il capitalismo e il colonialismo e ad esercitare dominio sul proprio come su gli altri popoli. Risorsa che non manca alla Russia, all’Africa e all’America Latina, oggi BRICS, con implicita fase epigonale del mondo come si era andato configurando sotto le “regole”.

I palestinesi decimati, il Libano ridotto in macerie, i grandi Stati arabi, Iraq, Egitto, Algeria, Libia, Sudan, fuorigioco per un motivo o per l’altro; le petromonarchie o complici, o voltate dall’altra parte e la Turchia Nato di Erdogan, con il suo sogno neo-ottomano, a disposizione in un ruolo non dissimile da quello dell’Ucraina di Zelensky… Per la resa dei conti con gli arabi l’occasione è promettente.

Il discorso sull’aggressione alla Siria, a nordovest con il mercenariato di Hayat Tahrir al Sham (già Al Qaida, Al Nusra e ISIS), fornito dai turchi e, a nordest, con quello dei boyscout curdi dell’occupante USA, andrebbe visto su questo sfondo. Quello a cui pose pennello, accendendo ceri sugli altari dei Crociati di Riccardo Cuor di Leone e Goffredo da Buglione, Londra, quando ha installato, sulla tomba dell’impero ottomano, il famigerato “focolare” per chi si prestava a tornare dove non era mai stato. Né lui, né i suoi vecchi.

Siamo, nel crocevia del pianeta, a quella che si vorrebbe la soluzione definitiva del problema arabo e dei suoi 450 milioni di esseri umani. Quelli che con Nasser, Gheddafi, Atassi e Assad, Ben Bella e Boumedienne, Nimeiri, Saddam, avevano fatto aggirarsi per questo ombelico del mondo lo spettro della Nazione Araba.

Con i palestinesi all’avanguardia, la Siria (che prima delle spartizioni coloniali era anche Libano, Giordania, Palestina) ne era, ne è, il cuore, il simbolo, la forza. Non per nulla sta lì, in piedi, dopo 14 anni di feroce aggressione, con il 17% del suo popolo sfollato e profugo, con le sue risorse o distrutte, o rapinate da incursori e occupanti, e a cui coloro che ci seguono dai cieli hanno aggiunto un terremoto devastante. E grazie ai russi, agli Hezbollah e a chi gli è venuto in soccorso avendo capito che razza di posta sia in gioco, lì e per l’umanità.

Come butterà? L’interpretazione di cosa sia avvenuto, e come, né di quale sia la situazione sul terreno, non è facile. Sì, a prima vista tutti concordano sull’interesse comune tra il Fuorilegge di Tel Aviv e il doppio- triplo- e quadri-giochista di Ankara (cui Putin aveva concesso quella superdifesa antiaerea degli S-400, negata a Tehran! E qualcosa significherà). Fallita la sottomissione e parziale occupazione di un Libano che, grazie ai suoi patrioti, resiste vincente da 44 anni, si prova a cambiare spartito. Del resto l’eliminazione dalla scena di una Siria irriducibile da sempre è ritenuto interesse condiviso da tutto l’Occidente politico per i motivi storici e attuali di cui sopra.

Occidente politico che, dopo aver inventato, rastrellato, addestrato, pagato (i sauditi), armato la teppa sanguinaria del jihadismo e averla impiegata nelle stragi terroristiche e ovunque occorresse promuovere guerre, destabilizzazioni, disciplinamenti sociali e occultarne, o giustificarne i mandanti, ora della sua riattivazione e della caduta di Assad pensa di potersene fare beneficiario una volta per tutte.

Per inciso, ci sarebbe da attendersi che cessasse la venerazione, da parte di certi “sinistri” nostrani, di una comunità curda di Siria, presunta democratica, femminista, ecologica, effettiva mercenaria della guerra statunitense, alla vista del suo parallelo attacco, vanamente smentito, a Deir Ezzor,

Sorprendente? Non per chi abbia visto sventolare, accanto alle bandiere curde, quelle americane e israeliane, nelle manifestazioni di giubilo dei curdi nei villaggi e territori arabi da loro occupati. Non coloro che hanno visto i reportage tv che raccontavano le visite di Netaniahu ai feriti dell’ISIS, curati negli ospedali israeliani sul Golan occupato. Erdogan è il cattivo che vuole fare fuori anche i curdi? Cosa che non ci consola del fatto che i curdi stanno facendo fuori i buoni.

Senza trovare opposizione, in queste ore la manovra pare arrivata a Hama, a due passi dall’altra grande città, Homs, e poi dalla capitale. Damasco smentisce e, indubbiamente i russi, con i bombardamenti sulle vie di rifornimento degli invasori, e l’esercito siriano, anche con gli amici in armi accorsi da Libano, Iraq, Yemen, hanno iniziato a reagire e, pare, a tener testa.

Può darsi anche che la teoria di certi analisti, secondo cui la mancata opposizione immediata al blitz dei tagliagole contro Aleppo, sia dovuto a un calcolo di Damasco. Ci sono 30.000 armati della Jihad, cacciati dalla Siria e spinti nel 2016 dall’esercito siriano nel governatorato di Idlib, al confine con la Turchia e sotto la sua protezione. Da allora hanno esercitato un dominio brutale sui 3 milioni di abitanti siriani, espropriandoli di tutto: funzioni amministrative, economia di sussistenza, commerci. Negli ultimi tempi si sono intensificate le ribellioni dei locali contro questo stato di cose.

Si ipotizza che Damasco, riducendo le difese all’aggressione, abbia calcolato che la penetrazione in profondità dei miliziani di Hayat Tahrir al Shams, possa aver sguarnito le loro posizioni in Idlib e offerto l’occasione ai siriani di occupare quella provincia, per poi accerchiare le unità penetrate in profondità nel paese.

L’alternativa rischia di essere il rovesciamento del governo di Bashar el Assad e la fine della Siria come la conosciamo e come ha resistito per 14 anni a un concorso di nemici che non hanno mai perdonato agli arabi di voler essere padroni a casa loro.

Nel video, poi, si guarda alla Corea del Sud cui un popolo in sofferenza e collera contro una sequela di dittature militari, finalizzate a mantenere il paese pronto alla programmata guerra contro il Nord e contro la Cina, nel quadro della Nato-di-fatto che comprende Giappone e gli anglosassoni del Pacifico.

Lì la buffonata, affidata da Washington al presidente Yoon Suk Yeol, degli 11.000 soldati nordcoreani arrivati in soccorso a Putin nel Kursk, sembra essere stata la goccia che ha fatto tracimare l’insofferenza della popolazione. Yeol, tra l’altro segnato da accuse di corruzione e malaffare che sembrano caratterizzare tutti i proconsoli dell’impero, ha provato a uscirne col colpo di Stato della Legge Marziale. Che ha retto 6 ore. I militari penetrati nel parlamento, ne sono stati cacciati a schiaffi e pedate dagli stessi deputati, mentre la folla tumultuava a favore di rapporti di fratellanza con la Corea del Nord. E così la NATO dell’Indopacifico s’è giocata una pedina cruciale.

Cosa che si direbbe che stia succedendo in Europa Orientale, Balcani e Caucaso, il baluardo avanzato contro il Putin che vuole arrivare a Lisbona. In Romania, fortilizio NATO con la sua più grande base europea, vince e va al ballottaggio tale Calin Georgescu, brava persona che vuole una Romania neutrale e che si faccia i cazzi suoi.

In Georgia, con il 54% contro il 34%, il partito Sogno Georgiano di Irakli Kobajidze, neutralista e amico di tutti, batte gli invasati di UE. Ora mandati a far casino europeista in piazza da una signora francese, nata a Parigi, tale Salomè Zurabishvili, che fa la presidente e dovrebbe ora cedere l’incarico e, invece, chiede nuove elezioni.

I crimini di Erakli? Ha visto cosa succede a un’Ucraina filo-UE e Nato e l’ha fatto vedere ai georgiani in tv, provocando una valanga di voti contro UE e Nato. Ha fatto di peggio: una legge che, come succede in tutti gli Stati democratici, che alle 25.000 ONG fatte arrivare dall’Occidente dal predecessore Saakashvili (quello della guerra dei 5 giorni con la Russia) impone di dichiarare quanto, dei finanziamenti esteri ricevuti (CIA, NED, USAID, Amnesty… ) supera il 20%. Peggio, il suo partito, la maggioranza, ha approvato una legge che inibisce di pubblicizzare e promuovere nelle scuole il gender, nel senso di GLBTQI+.

Ma è mai possibile?


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