https://www.youtube.com/watch?v=h3QL8Kxlokg
(C’è un breve difetto video all’inizio della
registrazione, poi tutto scorre normale)
Di epoca in epoca, le parole, all’apparenza criptiche, di
George Orwell ne fanno uno che meglio di Tiresia vedeva l’apocalisse verso la
quale andavamo precipitando. Questo predisse a Odisseo che, una vota tornato a
Itaca avrebbe dovuto ripartire ed errare ancora. Quello ci assicurò che,
scampati dal gorgo nazifascismo e guerra, vi ci avrebbero riprecipitati. E ciò
che si sta avventando sul mondo in questi giorni di impazzimento dei fautori di
guerra e nuovi fascismi, ne realizza le previsioni.
Il protagonista assoluto è l’uomo paradosso ricomparso sulla
scena, dopo il suo primo mandato, assicurando pace e riconciliazione ai quattro
angoli del mondo. Oggi siamo ai missili Tomahawk concessi al corrotto despota
neonazi di Kiev con cui i tecnici Nato, presenti sul campo sotto mentite
spoglie fin dal colpo di Stato del 2014, vorranno mozzare le zampe all’orso
russo, colpendone le strutture vitali fino a Vladivostok.
A Gaza si chiamano tregua o cessate il fuoco, o Piano di
Pace, per placare i fremiti di indignazione mondiale, i rinnovati stermini di
sopravviventi nell’età della pietra allestitagli da chi ci salva dal
terrorismo. In Cisgiordania a 800.000 coloni armati è stato dato il via alla
caccia col ferro e col fuoco di 2,3 milioni di indigeni colonizzati disarmati.
Dopo aver provato a distrarre coloro che potrebbero
obiettare prospettandogli il silenzio dei tamburi e proficui scambi di beni e
servizi, il taumaturgo quasi Nobel della Pace ha allestito un mostruoso
apparato di morte contro un popolo in America Latina. Il cui crimine è che da
un quarto di secolo dimostra che si può tener testa al predatore, garantirsi
vita e giustizia e far da avanguardia a tutto un continente già destinato a
cortile di casa yankee.
Per far trangugiare all’umanità, che sulla Palestina aveva
incominciato a gettare bastoni tra le ruote dello schiacciassi
sion-imperialista, nuovi genocidi dall’altra parte del pianeta, lo sponsor e
fruitore bancario di tutto il narcotraffico mondiale, ha dato del narcos al
presidente del paese, il Venezuela, che non aveva mai visto fiorire neppure una
piantina di cannabis. Ma che, in compenso, si teneva stretto il petrolio che
gli permetteva di nutrire e curare e far lavorare e abitare le sue genti e lo
negava a coloro che ne vorrebbero trarre trilioni a proprio uso e consumo e a
compravendita di tutto il resto.
Viene puntata dagli F-35 del pazzoide di Washington anche la
Colombia, passata da narcopresidenti alla Uribe, cari ai gringos, a uno,
Gustavo Petro, che la pensa e la fa come i bolivariani del Venezuela, del
Nicaragua, dell’Honduras, del Messico. Intanto Maduro, a cui la valida
mobilitazione civico-militare di tutto un popolo chavista servirebbe, sì, a
contrastare un’invasione-occupazione, ma molto meno contro i bombardamenti di
quegli F-35, si è rivolto per una mano a Russia, Cina e Iran. Certamente amici,
ma la Cina si tiene ontologicamente lontana da ogni sbattere di sciabole.
L’Iran deve guardarsi da chi gli agita in faccia le sue bombe atomiche e la
Russia, beh, se pensiamo alla Siria, meglio proprio non farci conto.
Tutto questo Zeitgeist, spirito del tempo come in Germania i
filosofi chiamavano la tendenza generale, cioè la forza che si mette sotto i
piedi il diritto, è più contagioso di una finta epidemia mirata a passivizzare
le persone in vista del peggio in arrivo e non può non avere le sue ricadute
sulle cose spicciole. Come da noi, con la separazione delle carriere, la messa
a guinzaglio del Pubblico Ministero e il regime, presto premierato, che detta
quali reati perseguire – un presidio davanti a una fabbrica, un flash mob
anti-Ponte – e quali no - il sindaco che passa l’appalto al cugino, o lo
squadrista nero che devasta una scuola pro-Pal (è successo quattro volte in
pochi giorni a Genova).
Qualche altro caso, alla rinfusa, di Zeitgeist spicciolo (de
minimis non curator praetor)? In piena assemblea dei massimi dignitari
della società umana, al palazzo di vetro, un tentacolo della piovra cannibala
di Tel Aviv dà della strega a Francesca Albanese, indicandole il destino sul
rogo. Poi il tipo con la pannocchia in testa le blocca l’accesso ai suoi soldi.
Niente conti bancari alla reietta. Al governatore di Rio, un fascistone
bolsonariano, gli gira di far festa nella favela e, copiato e incollato il
modulo trumpiano, dà dei narcos a tutti i disperati morti di fame confinati tra
cartoni e lamiere (io li conosco) e ne ammazza un 150 (ovviamente neanche un
boss).
Per rinnovare l’anatema contro le continue interferenze di
Mosca nel vari Russiagate che intorbidano i risultati elettorali in Occidente,
niente di meglio che un Trump che promette agli argentini 40 miliardi di
dollari, ma solo se votano il picciotto Milei. Calci in culo in caso contrario.
Una bella usanza, di grandiosa efficacia per mettere a posto
disturbatori, l’aveva inaugurata il presidente canadese Trudeau. Ai camionisti che,
con una loro “Colonna della libertà” avevano percorso il paese protestando
contro i ceppi del “green pass”, aveva chiuso i conti bancari. Niente prelievo,
niente pagnotta. Fine corsa. Ha fatto scuola. Conoscete Frederìc Baldan,
autorevole lobbista alla UE, ha scritto un libro da collocare sulla mensola del
caminetto: “Ursula Gates, la von der Leyen e il potere delle lobby a
Bruxelles”, dove si disseppelliva l’insabbiato scandalo dello Pfizergate
(gli sms privati Ursula-Bourla relativi a miliardi di dosi Pfizer e di euro
nostri, che poi erano stati fatti sparire)? No? Ora conviene saperne, perché
quello che hanno fatto a lui è il metodo Trudeau, un metodo in vista di nuovi disturbatori:
le banche belghe gli hanno chiuso tutti i conti bancari, personali e aziendali,
compreso il conto di risparmio del figlio di cinque anni. Si aggira sul
lastrico.
Tra gli spiccioli, di poco conto, ma illuminanti quanto un
faro da 2000 watt sul famigerato spirito del tempo, quanto è successo a Larry
Bushart, veterano e multi-encomiato alto funzionario di polizia a Perry County,
nel Tennessee. E’ stato cacciato dalla polizia, gli hanno tolto tutti i nulla
osta e visti, addirittura del Dipartimento di Stato e l’hanno chiuso in una
cella della prigione di Perry. Quale il crimine? Aveva deplorato, in termini di
sfottò, coloro che, come il bonzo dai capelli gialli, si strappavano i capelli
per il martirio del propagandista nazista Charlie Kirk e avevano esaltato il
suo retaggio ideologico.
Eccessi americani? A un collega di Larry, poliziotto di
Weissenburg in Germania, il tribunale amministrativo di Ansbach ha tolto la
qualifica, lo stipendio, la pensione e lo ha espulso da tutti i corpi delle
forze dell’ordine. Il delitto: aveva criticato il Green pass e altre norme di
costrizione adottate in nome del Covid.
Ma rifacendoci ai padri “Ubi major minor cessat”. E
dunque torniamo ai massimi sistemi. Quelli del Trump uno e trino e quadruplo e
quintuplo e….Guerra alla Russia, Guerra alla Palestina, guerra alla Somalia (da
100 giorni bombarda quel paese, lo sapevate?), guerra all’Iran e, ora guerra al
Venezuela. E pensare che il narcotraffico non è affatto una minaccia al
capitalismo statunitense. E’ invece una delle sue forme clandestine di
riproduzione.
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