lunedì 8 novembre 2010

SERBIA, VOCI DAL SEPOLCRO

D'Alema, Clinton, Kohl, Chirac, Blair sventrano la Serbia La giovinezza non è un periodo della vita, e uno stato d'animo, che consiste in una certa forma della volontà. In una disposizione dell'immaginario, in una forza emotiva nel prevalere dell'audacia sulla timidezza, della sete dell'avventura, sull'amore per le comodità. Non si invecchia per il semplice fatto di aver vissuto un certo numero di anni, ma solo quando si abbandonano i propri ideali. Se gli anni tracciano i loro solchi sul corpo, le rinunce all'entusiasmo li traccia sull'anima. Essere giovane significa conservare a sessanta, a settant'anni, l'amore del meraviglioso, lo stupore per le cose sfavillanti e i pensieri luminosi, le sfide intrepide lanciate agli avvenimenti, il desiderio per insaziabile del fanciullo per tutto ciò che è nuovo, il senso del lato piacevole e lieto dell'esistenza. Resterete giovani finché il vostro cuore saprà riceve i messaggi di bellezza, di audacia, di coraggio, di grandezza, di forza che vi giungono dalla terra da un uomo o dall'infinito. Quando tutte le fibre del vostro cuore saranno spezzate e su di esso si saranno accumulate le nevi del pessimismo e il ghiaccio del cinismo è solo allora che diverrete vecchi e possa Iddio aver pietà della vostra anima.
(Albert Sabin)

Riporto qui, in calce a qualche mia considerazione, contributi di Alessandro Di Meo, un militante esemplare della causa dei diritti umani e dei diritti dei popoli da anni impegnato in un coraggioso, indefesso, solitario lavoro di informazione sulla tragedia jugoslava, come determinata dall’imperialismo euro-statunitense, e in particolare sulla catastrofe del Kosovo, dove i delinquenti occidentali sono riusciti a capovolgere il rapporto carnefici-vittime. Devo precisare che la mia stima per Alessandro non è estendibile alla sua associazione, Un Ponte per… , nella quale lui brilla come una rara perla, ma che io ho conosciuto e respinto per le sue ambiguità politiche divenute nel caso iracheno veri collaborazionismi. Basta ricordare, le comparsate di fantocci dell’occupazione allestite in Italia, o la vergognosa farsa della liberazione delle due Simone e l’uso propagandistico fattone successivamente dai complici della distruzione e della verità dell’Iraq.

Fra qualche settimana nello pseudo-Stato Kosovo, disconosciuto da tutti i paesi non del tutto sodomizzati dai colonizzatori e che è essenzialmente il patio trasero, il cortile di casa, della base Usa Bondsteel, la più grande costruita dopo il 1945, si torna a votare. Le bande mafiose, trafficanti di stupefacenti, organi, donne, bambini, cui gli occidentali hanno affidato la gestione “statale” della droga dall’Oriente, alla stregua del modello Messico per la cocaina colombiana, si sono azzannate e hanno provocato la crisi del “governo” del serial killer, narcotrafficante, gigolò di Madeleine Albright (allora Segretaria di Stato Usa), Hashim Thaci. Le cosche chiamate Partito Democratico del Kosovo (dell’ex-terrorista UCK Thaci) e Lega Democratica del Kosovo (di Fatmir Sejdiu, fondata dal trafficante caro all’Occidente, Rugova) si sono spaccate sulla spartizione del bottino cadutogli nelle fauci grazie allo sterminio o alla cacciata dalla provincia serba di metà della popolazione (quella non albanese e non prona al brigantaggio locale e internazionale). Dietro alla crisi anche la volontà dei colonizzatori e dei loro sgherri di sabotare il ruolo che si doveva assegnare alla Serbia in questioni bilaterali e a protezione della comunità serba sopravvissuta alla pulizia etnica Nato-UE-UCK: commercio, comunicazioni, energia, servizi postali, acque.

Bombe ai serbi, da Aviano

Dobbiamo la creazione dell’ennesimo narco-nonstato, accanto a Colombia, Honduras, Messico, Afghanistan (ora puntano a Haiti e Myanmar), oltreché al criminale di terza classe D’Alema e al pifferaio nel suo taschino, Adriano Sofri, alle sinistre ufficiali tutte, ottusamente, opportunisticamente, infamemente, suicidamente, solidali con le colossali – e rasserenanti – menzogne della propaganda degli assalitori. Mistificazioni clintoniane, pannelliate, woytiliane, tedesco-revansciste, universalmente bevute, sui cattonazisti croati, sui mafioislamici bosniaci, sui patrioti serbi a partire da Milosevic, Karadzic, Mladic, sulle invenzioni al curaro, tipo stragi serbe a Razak o Sebrenica. Soprattutto sui difensori serbi della sovranità e della giustizia sociale contro i licantropi etnicisti e confessionali scatenati dall’imperialismo, dove i primi diventavano “ultranazionalisti” e i secondi rivendicatori dell’”autodeterminazione” (sotto il tacco dello stivale straniero).

La Jugoslavia è stata disintegrata, la Serbia disossata e scuoiata, messa in mano a uno scagnozzo rinnegato come Tadic, gettata alla mercè di vampiri alla Marchionne, divenuta scuola di mercenari da utilizzare nella “rivoluzioni colorate” della destabilizzazione imperialista. Il Kosovo, madrepatria serba, terra delle sue radici quasi millenarie, spogliata della sua componente umana e affidata a farabutti di lurida tacca che dessero profondità strategica alla fortezza del Pentagono, base d’assalto e centro segreto di tortura, in cambio dei margini di guadagno nel narcotraffico internazionale. Traffico che serve alle banche ed economie occidentali per non precipitare nel baratro dei loro meccanismi demenziali.


Noi, la Serbia e i suoi martiri li abbiamo dimenticati. Ce li hanno ricordati l’altro giorno i 13 temerari, fuori dal contesto melmoso di chi a sinistra piagnucolava sulle bombe stragiste ma condivideva il paradigma tossico della “guerra umanitaria ai nazionalisti serbi”, che il 13 maggio 1999, sotto il consolato del padrone Usa, insieme a tanti manifestarono contro la guerra “umanitaria” e furono massacrati di botte dai celerini di D’Alema. Anni dopo, in perfetta e logica continuità con il barbiere bombarolo di Gallipoli, un pezzo di magistratura devota al Berlusconi d’Iraq condannò a 7 anni questi sacrosanti difensori della verità, della giustizia e della pace. Il 5 novembre scorso la corte d’appello gli ha concesso le “attenuanti”, bontà sua, che così hanno fatto scattare la prescrizione. C’era stato il solito cucuzzaro del pacifismo aveugle, Enzo Mazzi, Gino Strada, Paolo Beni (Arci), Paul Ginsborg (Girotondi), Ugo Biggeri e altri tremila, che avevano diffuso un appello contro la sentenza definita, udite udite, “sproporzionata”. Ma che bravi, con tutto rispetto per altre cose buone che costoro fanno. Infatti il giudice ha “concesso” le attenuanti. Attenuanti del cazzo! Quei 13 andavano decorati col Nobel per la pace, altro che l’Obama messo lì dai tagliagole per coprire di nero le loro scimitarre!

*********************************************************************************
Propaganda e disinformazione
Oggi ho aperto il sito de "la repubblica" e, in prima pagina, ho trovato una bella sorpresina, un articolo degno del peggior nemico dei serbi: la propaganda, unita a quella disinformazione pianificata e lucida, segno dei tempi che corrono, che sono corsi e che correranno davanti ai quali ben poco resta da fare a noi, poveri, tristi e solitari Don Chisciotte che andiamo dietro alla pretesa di giusta e corretta informazione e, soprattutto, di verità (ah, questa sconosciuta!).
Così, inutilmente certo, ma cocciutamente comunque, ho voluto scrivere una lettera al direttore, alla rubrica delle lettere e alla redazione de larepubblica.it. Ve la riporto qui,anche perchè difficilmente la leggerete altrove.

"Posso dirlo che avete da tempo superato la soglia dell'indecenza, per quanto riguarda l'approccio al tema ex Jugoslavia?
Oggi questo articolo in prima pagina (http://www.repubblica.it/esteri/2010/11/05/news/tadic_vukovar-8766359/) sulle scuse di Tadic, così come tanto spazio avete dedicato al simbolo del male (sottintendendo male uguale Serbia) Ivan il terribile e non una parola sulle scuse del presidente croato Josipovic per eccidi compiuti dai croati neosecessionisti, precedenti a Vukovar. Scuse fatte in contemporanea alla visita di Tadic!
E tutto questo dopo aver dedicato zero spazio alla notizia del terremoto di ieri l'altro, che non sarà stato Haiti, per fortuna (ma magari qualcuno fra di voi, della scuola di Adriano Sofri, a questo punto credo se lo auguri) ma che almeno per rispetto al dovere dell'informazione un comune lettore si aspettava di trovare.
Davvero senza speranza e senza più parole (e da oggi, anche senza più alcun interesse per il vostro lavoro che se è in malafede qui, può esserlo sicuramente anche altrove).".
Alessandro Di Meo
Pubblicato da Alessandro Di Meo a 16:40 1 commenti
MERCOLEDÌ 3 NOVEMBRE 2010
I serbi sono soli
E certo, non c'era mica il famigerato "Ivan, il terribile" da mostrare alle televisioni, coi suoi tatuaggi celtici e cetnici da "Grande Serbo", "violento e massacratore", "pulitore etnico a denominazione d'origine controllata!". No, non c'era Ivan, c'era solo un terremoto, con due morti nel villaggio di Grdica, dove vivono famiglie profughe dal Kosovo che dopo tanti anni, con tanta fatica, si sono rifatte una casa dove provare a far crescere i propri figli. Case oggi crepate, di terremoto, ma chissenefregherà mai?
No, nessuna televisione ha mostrato qualcosa di questo terremoto di una intensità pari a quello che ha sconvolto L'Aquila, con povere case fatte di mattoni che hanno resistito molto meglio di case dello studente fatte con l'approvazione delle italiche concessioni edilizie! I serbi non valgono queste notizie, i siti di giornali come La Repubblica (e non solo...) non hanno degnato di un trafiletto quei morti e quei feriti e quelle tante case danneggiate per gente che dovrà affrontare il terribile, quello si, inverno balcanico, aggiustando crepe e tetti, rinunciando alla legna per il riscaldamento, rinunciando a molte di quelle cose normali al nostro mondo.
Non meritano i vostri articoli, mentre li merita Ivan il terribile, corrispettivo ideologico di chi si permette di affermare che i serbi sono la schifezza di questo mondo (vero Sofri?) tralasciando di commentare le loro disgrazie.
I serbi sono soli, a questo mondo. Sono soli e lo sanno. Lo so da tempo, anche io. I serbi sono soli, noi che ci sbattiamo per loro, siamo soli. Siamo già in due.


L’Urlo del Kosovo

di Alessandro Di Meo

Storie vere da cui è impossibili fuggire.
L'urlo che la propaganda non riesce a coprire.
Voci che spezzano il coro allineato del pregiudizio che è letale per le persone tanto quanto le scorie della "guerra umanitaria".

Il Libro
Il libro vuole essere una denuncia del dramma vissuto da migliaia di persone, in prevalenza serbe, cacciate da quella terra, il Kosovo e Metohija, dove hanno da sempre vissuto e convissuto con altre etnie. Le ingerenze esterne dovute a interessi di potere, politici e, soprattutto, malavitosi, hanno tolto la parola alle persone per consegnarla alla propaganda e alla menzogna.
L’autore, attraverso le storie narrate, cerca di spostare l’attenzione sui veri protagonisti della triste e drammatica vicenda: le persone in carne e ossa, facendosi testimone della loro tragica vicenda per una ricostruzione dei fatti meno condizionata da propaganda e luogo comune.

Il DVD
Il documentario è un viaggio tra le conseguenze dei bombardamenti che nel 1999, per 78 giorni, hanno colpito quel che rimaneva della Jugoslavia. A oltre 10 anni di distanza, i problemi e le contraddizioni che la cosiddetta “guerra umanitaria” voleva risolvere si sono, in realtà, moltiplicate. L’insorgere di malattie sempre più gravi, dovute a inquinamento ambientale e uso indiscriminato di uranio impoverito; la chiusura delle fabbriche con conseguente perdita del posto di lavoro; la drammatica situazione dei serbi rimasti nei villaggi del Kosovo, di fatto ghettizzati; lo stato dei monasteri ortodossi, patrimonio culturale e storico dell’umanità, a rischio distruzione. Un viaggio nella Serbia di oggi, ancora troppo devastata nel cuore e nell’anima.

si può richiedere l'edizione completa di libro e dvd a:
http://www.unponteper.it/bottega/description.php?II=315
Codice prodotto: 02084
nome: L'Urlo del Kosovo (Libro+DVD)
Durata: 52'
contributo richiesto: euro 18.00
Spese di spedizione: euro 3.00

13 commenti:

davide ha detto...

è naturale star dalla parte dei serbi,per un comunista.Naturale perchè la Storia ce lo dimostra,perchè qualsiasi persona appena capace di analizzare gli eventi politici non deve assolutamente rimamenere indifferente.
Invece i compagni sopratutto i rivoluzionari che più rivoluzionari non si può,si fermano a patetiche disquisizioni moralistiche sulla democrazia che mancava ai tempi di milosevic,e infatti ora cosa c'è?
Lunga vita alla memoria di milosevic e del popolo serbo.
ps:ma sai che proprio la Serbia mi ha avvicinato ai tuoi scritti Fulvio,prima ti vedevo solo su rai tre a fare servizi ambientalisti

Anonimo ha detto...

eh eh le due simone... una fiction per bertolazzo!
si vedeva benissimo che era una finta... mi ricordo che c'erà qualcosa di "falso" nel tramonto... bisognerebbe rivedere il filmatino...!

Anonimo ha detto...

"Il Kosovo, madrepatria serba, terra delle sue radici quasi millenarie, spogliata della sua componente umana e affidata a farabutti di lurida tacca che dessero profondità strategica alla fortezza del Pentagono, base d’assalto e centro segreto di tortura, in cambio dei margini di guadagno nel narcotraffico internazionale. Traffico che serve alle banche ed economie occidentali per non precipitare nel baratro dei loro meccanismi demenziali."

Grande Gri, quando sintetizzi così bene, con pochi riccioli!
:)
Samantha

davide ha detto...

in realtà,l'affaire due simone,che forse meriterebbe un ulteriore approfondimento perchè molte cose mi son sfuggite mi sa,era gestito dal rambolazzo bertolaso dei poveri,maurizio scelsi..no?Un nome simile o sbaglio?

Fulvio ha detto...

Evviva, ho ritrovato la maestrina dalla penna rossa!
Fulvio

Anonimo ha detto...

avevo postato un commento, ma forse non è arrivato.
Volevo solo ringraziarti, Fulvio, per la gran considerazione mostrata per il lavoro svolto, da volontari, in questi anni di solitudine per la Serbia e di oblio per la grande ingiustizia subita. Volevo però ricordare che senza l'esistenza di una associazione come Un Ponte per, tutto sarebbe stato più complicato e, forse, impossible da realizzare. Lo dico conscio dei difetti, degli errori, delle divergenze anche grosse che si sono create negli anni. Ma dico pure che chi non fa non sbaglia. E Un Ponte per, in tutti questi anni, dal 1991 prima guerra del golfo fino a oggi, ha fatto molto. Noi, dell'area Serbia, forse abbiamo rappresentato spesso un'eccezione, ma non possiamo scordare il grosso sostegno che ci è venuto da persone come Fabio Alberti prima, storico fondatore di UPP, o da Loretta Mussi, attuale presidente, che nel 99 era con te a portare solidarietà agli ospedali di Belgrado colpiti dalle bombe alla grafite. Tu hai dato la più bella definizione di Un Ponte per... associazione piccola dalle idee meravigliose. Molte, coi nostri amici serbi,le abbiamo realizzate. Un saluto.
Alessandro

Anonimo ha detto...

Fulvio sei il +++++, che rabbia che certe voci debbono restare confinate nel ristretto circolo della rete! Concordo con te su tutto e mi istruisci e apri gli occhi sulla merda in cui siamo immersi. Anche se tu non vuoi sentirne parlare, io ti dico che le tue posizioni, a parte il considerarsi o meno di sinistra,combaciano per il 95% con quelle di Coes, il sito di Lagrassa e soci, che mi sembra una delle migliori voci di ricerca attuali, pur prendendo le distanze dal loro filoberluskazzismo.
Saluti
Dario di Terni

Anonimo ha detto...

Caro Dario di Terni, tra me e gli squadristi di La Grassa c'è di mezzo l'oceano che divide l'umano dal progetto imperialista fascista. Poi mettersi sotto il fetido culo di Berlusconi per attaccare da lì USraele è la procedura di chi s'accoppia con la zoccola per irritare la chiavica.
Fulvio

Anonimo ha detto...

Ciao Fulvio, seguo sempre con attenzione quanto denunci e scrivi. Ho avuto il piacere di contribuire al libro di Alessandro realizzando le riprese video in Kosovo. Ma forse ti ricordi anche di quando eravamo insieme in Iraq. Ciao da Stefano

Fulvio ha detto...

Ciao Stefano, complimenti per le riprese. Un ricordo comune di un grande paese, vilipeso, diffamato, distrutto.
Fulvio

davide ha detto...

pensa,seguivo la grassa perchè convinto che fosse stalinista!E invece...Diciamo che non è l'unico ve ne son altri che hanno bizzarre teorie sul nostro passato e futuro.Dobbiamo anche dire che a parte te e losurdo tutto il resto a sinistra è democretinismo in stato avanzato-le critiche alla cina,all'iran,alla russia e così via- e la deriva rebeldista universalista antistato e nazione di certe teste calde,portano molti comunisti come me a leggere certi rossobrunismi.Però se ne esce sempre e si ritorna ancora più convinti del comunismo -serve veramente un partito comunista che nazionalizzi i settori strategici,che punti sull'istruzione pubblica e che faccia affari con le nuove potenze mondiali.

Anonimo ha detto...

A prova di quanto vere siano le parole dette da Fulvio sulla Serbia e sui prugiudizi contro di essa, vi segalo un disgustoso intervento ( che giustamente ha sollevato qualche polemica ) del giornalista sportivo di mediaset Maurizio Pistocchi che nella trasmissione "controcampo" ha affermato, riferendosi a Krasic, il forte giocatore serbo della Juventus:
"Krasic è una delusione, pensavo fosse serio, invece è solo un serbo!"
E giù risate di consenso da parte di tutto lo studio.
Vedere per credere:

http://www.youtube.com/watch?v=JlNBghwVnWo

Ditemi voi se si può...

P.S. non sono juventino per la cronaca

Anonimo ha detto...

Tanto per chiarezza, e per dovere, le riprese fatte per il documentario L'Urlo del Kosovo, oltre che da Stefano, che saluto, sono state eseguite in varie occasioni da Alessandra Esposito, da Marzia Lami e anche da me stesso. Per ciò che riguarda Krasic e i luoghi comuni, che dire... uno luogo comune più, uno meno! La cosa difficile è riuscire a presentare l'altra faccia della Serbia, quella vera, reale. Ci proveremo venerdì 19 alle 21 e 30 a Roma, presso il Fusolab (via g. Pitacco, a villa Gordiani).
Alessandro